Capitolo 53

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-mia cognata non vede l'ora di conoscerti- c'era dell'incredibile entusiasmo nella sua voce.
Entusiamo che: se da una parte mi lusingava,dall'altra mi metteva parecchia agitazione.
Si stava creando una sorta di aspettativa attorno alla mia persona che,alla fine avrei deluso la moglie di Gustavo.
-finirò per fare una stronzata delle mie- rise dall'altro lato del telefono, mentre io afferravo le chiavi della macchina e correvo a chiamare l'ascensore, sperando che non ci impiegasse l'eternità per salire.
Oggi sarebbe stata un giornata lavorativa intensa ma ero emozionata dal fatto che, avrei saputo se per i mondiali, alcuni dei nostri giocatori erano stati convocati dalla loro nazionale.
Paulo sarebbe stato in ritiro dal ventisei al ventotto, per prepararsi insieme alla squadra per la partita fuori casa contro il Verona ed il ventotto sera, aveva pensato che fosse strabiliante organizzare una cena di famiglia prima della partenza per le strepitose vacanze di fine d'anno di cui ancora,non conoscevo la meta.
-sono sicura che darai il meglio di te- e su questo non ci sarebbero stati dubbi.
Le mezze misure? Chi le conosceva!
Non volevo apparire per quella che non ero, anche perche la farsa non sarebbe stata in piedi più di cinque minuti ma, allo stesso tempo volevo piacere a tutti ed evitare di sentirmi a disagio con le persone che rappresentavano la famiglia di Paulo.
Non era nemmeno per la questione di Antonella, era per il ruolo che aveva la famiglia di Paulo nella sua vita.
Mi era stato chiaro fin da subito che, sua madre e i suoi fratelli erano un pezzo fondamentale nella sua vita e che, il loro giudizio contava cosi tanto che avrebbe fatto la differenza nel giorno del giudizio universale.
-sarà la relazione più breve tra le relazioni del mondo- cercai una gomma da masticare, tra tutto quel casino che regnava nella mia borsa.
Mi ostinavo a comprarle sempre più grandi e spaziose, dimenticando un dettaglio fondamentale, quello che ad un certo punto avrei fatto prima a comprare un sonar per scandagliare quelli che somigliano a dei fondali oceanici che si materiallizavano nella mia borsa, inghiottendo tutto quello che ci mettevo dentro.
Ero sicura, prima o poi sarei riuscita a trovare il cuore dell'oceano ma, mai avrei pescato quello che realmente mi serviva.
-ma porca puttan...buongiorno- salutai velocemente un passante che non conoscevo ma che, si era sbracciato spasmodicamente per salutarmi.
-ti sei alzata con il piede storto?- me lo chiese parecchio divertivo, sapendo perfettamente che in realtà la mattinata era partita piuttosto bene se non fosse che, la notizia di questa deliziosissima cena aveva stravolto tutto.
-Dybala, ritieniti fortunato che stai andando in ritiro- chiusi lo sportello della macchina e afferrai la cintura inserendola al suo posto e facendo smettere il dannato allarme di suonare.
-mi salto i tuoi primi tre giorni di ciclo, sono l'uomo più fortunato del pianeta e quando tornerò potremmo rotolarci da tutte le parti- effettivamente non era una cattiva idea, e il fatto che fossero passare più di ventiquattro ore da allora, iniziava a pesarmi parecchio, soprattutto perche ne avvertivo la mancanza.
-vai ad indossare la tua tunica arancione e prega pure per me che soffrirò a casa, da sola tra quintali di cioccolato che mi farò portare da Mat- si, perché il cioccolato aveva il potere di calmare i miei momenti di depressione mestruale in cui, piangevo senza alcun motivo guardando video di teneri animali. La parte più masochista di me li andava a cercare su youtube per un motivo oscuro che dopo anni e anni ancora non ero riuscita a capire.
-sto andando a Vinovo non in un tempio Tibetano e giusto perché tu lo sappia, non basteranno tutti i ritiri spirituali di questo mondo a calmare i miei istinti sessuali- sembrava l'introduzione di qualche documentario su superquark. Già immaginavo Piero Angela a condurre il programma su rai due.
-senti Franco Trentalance, non esagerare e torna tutto intero, mi manchi- avevo addolcito l'ultima parte perché andava bene essere stronze ma, mi mancava davvero tanto nonostante lo avessi visto meno di un giorno fa.
-mi manchi anche tu- le sue parole avevano il sapore del caramello e desiderai ardentemente appiccicarlmele addosso.
-mi lascerai andare a lavoro?- in realtà ero già per strada e mancavano poco meno di dieci minuti per arrivare in ufficio ma, sarei dovuta passare a prendere Martina alla fermata della metro a Porta Nuova,
-di a Roberto di rimanere nel suo piano, io sono li anche se non ci sono- risi e staccai la chiamata.
Che fosse geloso non era un mistero; la sua era una gelosia dolce e la provava per tutte le cose che erano sue, soprattutto per quelle cose a cui era particolarmente affezionato, e l'idea che io fossi diventata una di loro mi faceva sentire importante, importante per lui.

Fino Alla FineDove le storie prendono vita. Scoprilo ora