Mi ero guardata allo specchio del bagno una serie infinite di volte e nonostante il vestito che indossassi, quando lo avevo comprato mi era sembrato l'acquisto del secolo, adesso non faceva altro che mettere in evidenza tutti i difetti del mio corpo, oltre al fatto che mi sembrava eccessivamente nero.
-sei li da almeno una quindicina di minuti- Gonzalo mi affiancó, apparendo insieme a me nello specchio; indossava una maglia di cotone sotto un gilet e sembrava perfetto, come sempre.
-è troppo nero- gli dissi e lui mi sorrise scutendo la testa.
-è un vestito nero, è normale che sia troppo nero...altrimenti sarebbe stato..non so, rosso?- effettivamente il suo ragionamento non faceva una grinsa ma io continuavo a non piacermi.
Come era possibile che quando lo avevo provato in negozio lo avevo trovato perfetto e adesso, che mi serviva avere un po di autostima, sembrava che stessi indossando il primo straccio tirato fuori dall'armadio?
-sei bellissima, è la tua mente che ti tira brutti scherzi perché sei in ansia per il compleanno- a volte quando parlava mi sembrava Mat, dicevano le stesse cose e sapevo persino che avesse ragione.
Il vestito era lungo fin sopra le ginocchia ed aveva le maniche lunghe con uno scollo a barca non molto profondo, odiavo le scollature eccessive e gli spacchi che lasciavano nude le persone. Ai piedi,nonostante provassi un dolore assurdo, indossavo un paio di tacchi a punta color oro, quelli che ultimamente erano ritornati di moda che ,seppure fossero scomodissimi come poche, affilavano il collo del piede e slanciavano, dandomi quei due tre centimetri che non guastavano affatto.
-siamo in ritardo di dieci minuti- era vero e nonostante fossi pronta, avevo adorato il fatto che non si fosse lamentato e che mi avesse lasciato tutto il tempo che mi occorreva per continuare a girarmi da un fianco all'altro, cercando quante più imperfezioni possibili ma sapendo allo stesso tempo che non avrei avuto altra scelta perché era l'unico vestito che avevo recuperato dall'armadio di casa mia a più di seimilatrecentotrentacinque km di distanza da Torino.
Il cappotto che indossavo, era lo stesso di questa mattina e benché non fosse decisamente il capo che avrei abbinato al vestito, era sempre meglio che uscire con le spalle nude e lasciarsi congelare dai due gradi che tiravano fuori.
Mi consolava il fatto che l'avrei indossato solo per spostarmi da qui alla macchina e dalla macchina al ristorante.
-Federico, sono Gonzalo...si arrivo, volevo dirti che in macchina c'è Gwen che sta facendo una sorpresa a Paulo, mi raccomando non fargli capire nulla- la consapevolezza che gli amici di Paulo sapessero chi fossi, mi fece impanicare ancora di più. Un pomeriggio ne avevamo parlato, mi aveva elencato i nomi dei tre suoi migliori amici, quelli con cui aveva condiviso le ore di scuola, intrappolato dietro quei banchi di legno ma che insieme avevano reso quei momenti indimenticabili.
Conoscevano Antonella da sempre e probabilmente erano diventati amici, la mia presenza non sapevo quanto gli potesse andare a genio, soprattutto perché ero italiana e perché non mi conoscevamo affatto. Mentre mi arrovvellavo, torturando le dita delle mie mani, Gonzalo aveva messo la retromarcia uscendo dal giardino di casa sua e imboccando la strada per via Roma.
Paulo aveva mandato un messaggio ,chiedendo a Gonzalo che fine avesse fatto e dicendogli che lui era dovuto andare al ristorante perche Miralem e gli altri erano arrivati e non poteva lasciarli da soli ad aspettare, quando lui in realtà sarebbe dovuto arrivare prima degli altri.
Due giovani ragazzi e un ragazza, scesero nel momento esatto in cui Gonzalo fece loro uno squillo; entrarono nella macchina sedendosi sui sedili posteriori e salutarono in spagnolo, io preferii stare in silenzio, osservando di sottecchi quelli che erano chiaramente gli affetti principali di Paulo.
Sapevo che avesse due nipoti, figli del fratello maggiore ma mai, avevo avuto l'idea di cercarli e vedere quanti anni avessero ne che faccia avessero.
Rimasi particolarmente stupita nel comprendere che non erano molto più piccoli di me, mentre io invece mi aspettavo più dei ragazzi dall'età di dodici tredici anni massimo.
Quando guardai Gonzalo che, capendo il mio mutismo dettato dal nervosismo , mi sorrise i miei occhi si incrociarono con quelli di Lautaro che sedeva nel seggiolino al centro.
Mi sorrise e in parte ne riconobbi i tratti di suo zio Paulo e l'idea che fosse suo nipote mi fece sorridere parecchio perche, lui aveva qualche filo di barba mentre l'altro aveva ancora il volto liscio come la pelle di un bambino.
-bella la tua ragazza- gli disse in spagnolo a Gonzalo, credendo che non capissi cosa dicesse.
Gonzalo mi guardò attendendo una risposta, ma io feci finta di non comprendere quello che si dicevano anche perché, poi mi sarebbe toccato parlare con loro e non volevo mettermi nei casini come era tipico da me.
-non è la mia ragazza, è la mia migliore amica- rispose tranquillo, mentre osservava il percorso dal navigatore.
Dietro di me sedeva Federico e nonostante non lo avessi visto bene in faccia e il sedile ci separasse, mi sentivo osservata in continuazione, come se mi stessero facendo un esame obiettivo.
-aha, quindi te la scopi e dici che è la tua migliore amica?- sentii la sorella tirargli uno schiaffo dietro la nuca, Federico tossí imbarazzato e io mi guardai rapidamente con Gonzalo che era arrossito dall'imbarazzo.
-ragazzino, tu hai una fervida immaginazione - gli disse semplicemente, aumentando il volume della radio.
Il Combal.Zero era un locale che, benché fosse particolarmente famoso a Torino, non mi ero mai sognata di andarci perché sapevo che si sarebbe mangiato in maniera troppo raffinata e questo cozzava decisamente con il concetto di cibo che avevo io.
Per me, il cibo non era un'esperienza sensoriale, per me il cibo è un rapporto sessuale violento, io devo sfondarmici dimenticando di avere una dignità.
Quando Mat mi disse che il locale che aveva scelto Paulo era un posto simile, mi ero chiesta in quale stipite della porta avesse sbattuto la testa perché mi sembrava assurdo che avesse scelto un ristorante stellato per andare a cena, una cena di compleanno oltretutto, dove il quoziente intellettivo medio dei commensali, esclusa sua madre , era adatto più ad una panineria dove, piuttosto che avere piatti di ceramica enormi con un singolo e tristissimo tortellino al centro, ci si sfondava di kebab con due tonnellate e mezzo di salsa yogurt che fuoriusciva dalla carta, rischiando di macchiare per sempre i vestiti, di olio per fritture in cui la prima patatina che vi era stata immersa risaliva probabilmente al primo dopo guerra.
La jeep nera di Paulo era parcheggiata accanto alla sua lamborghini bianca, segno che fosse venuto da solo con Mat e che avesse lasciato al fratello la sua utilitaria per portarsi dietro il resto dei suoi amici che erano venuti dall'Argentina per il suo compleanno.
Quando scesi, attesi che il resto si allontanasse raggiungendo l'ingresso e lasciando me, Gonzalo e il regalo che fortunatamente mi ero ricordata di prendere, due secondi prima che il Pipa chiudesse la porta di casa sua.
-sto per vomitare- gli dissi, prendendo una generosa boccata d'aria.
Mi sorrise e mi abbraccio, sorreggendomi e accompagnandomi sino alla porta d'ingresso.
Il casino che facevano i ragazzi era assurdo e si sentiva da qui anche se ero sicura che avesse affittato la sala proprio per non avere problemi con le altre persone ma, stentavo a credere che di mercoledì sera, questo posto potesse essere affollato.
-buona sera- un ragazza all'ingresso ci accolse e portava con se un tablet che regeva tra le mani.
-Gonzalo Higuain- disse il Pipa e la ragazza lo trovò velocemente tra gli invitati, quando mi guardò compresi che attendeva che le dessi i miei nominativi per assicurarsi che non ci fossero imbucati ma io ero altrettanto sicura che Paulo avesse cancellato il mio nome, sapendo che non sarei potuta esserci.
-È una sorpresa per Paulo- gli spiegò Gonzalo e lei mi sorrise falsamente .
Più in la un altro ragazzo prese i nostri soprabiti e ci indicò la sala dove si erano sistemati tutti quanti.
Le pareti del locale erano di un color champagne che rendeva l'atmosfera particolarmente elegante, si vedeva chiaramente che fosse un ristorante stellato e io mi convincevo sempre di più che le trattorie a Vinovo erano più accoglienti, nonostante le uniche stelle che potevi trovarci erano le piante nel periodo di Natale.
Era girato di spalle, stava parlando con suo fratello e sua madre che gli stavano accanto in piedi e che gli stavano mostrando qualcosa. Indossava un elegante pantalone nero con un caldo maglione a collo lungo,anche esso nero. Nonostante non avessi il suo corpo vicino al mio, ne percepivo la presenza e sentii il mio copro quasi prendere fuoco.
Mat strabuzzó gli occhi stropicciandoseli e guardandomi due volte per essere sicuro che non stesse delirando, Miralem mi sorrise insieme a Claudio e Giorgio che si voltarono automaticamente a guardare Paulo che era ancora intendo a discutere con sua madre.
Dolores, mi guardava chiedendosi perché continuavo a guardare suo zio senza dirgli nulla, aspettando che si girasse.
Gli amici di Paulo, erano seduti accanto a lei e suo fratello e loro come lei mi guaradavano sorridendo tra di loro.
Quando si creò del silenzio, imbarazzante aggiungerei, sia Paulo che la madre che il fratello, si girarono e nonostante Paulo mi avesse guardata, avevo capito che non aveva recepito a pieno chi fossi, almeno fino a quando pochi decidimi di secondi dopo il suo cervello gli restitui l'immagine indietro e tornó a voltarsi e a guardami rimanendo fermo.
-auguri- gli dissi spezzando il silenzio.
Alicia mi sorrideva e guardava il figlio che guardava me e la cosa iniziava ad avere un non so che di comico.
-Gwen?- esclamo finalmente, superando la madre e il resto delle sedie che stavano dietro al tavolo a forma di cavallo, raggiungendomi immediatamente.
Sentivo tutti gli occhi su di noi e mi sentivo in imbarazzo, lui lo comprese immediatamente e prendendomi per mano mi portó più lontano, uscendo nuovamente dal locale.
Sapevo che fuori c'erano appena due gradi ma al suo fianco non percepii nemmeno il freddo nonostante avessi le spalle nude esposte al freddo.
-Gwen- mi disse sorridendomi e portando velocemente le sue labbra sulle mie.
Fu come un falò che si accesse a fiamme alte dentro di me.
-sorpresa- gli dissi sulle labbra mentre i miei occhi si confondevano con i suoi.
Portò le sue mani sui miei fianchi e mi attirò al suo corpo, annusando il mio profumo dalla mia pelle e quando le sue labbra si poggiarono sul lembo di pelle della mie spalle, un brivido intenso percorse la mia spina dorsale.
Avevo tante parole ferme in gola ma ero cosciente del fatto che le avrebbe potute leggere dai miei occhi e dal sorriso che aleggiava sul mio volto,non abbandonandolo nemmeno un attimo.
-non ci sto credendo- gli sorrisi accarezzandogli il volto e indugiando i pollicci sulle sue labbra roventi e umide allo stesso tempo. Avrei voluto dirgli quanto fossi felice di vederlo, quanto mi fosse mancato e sopratutto quanto il mio cuore stesse battendo velocemente per i suoi sorrisi.
Avevo perso la testa e dovevo farmene una ragione, non riuscivo più a controllare le mie emozioni e mi sentivo come una zattera in un mare in tempesta e allo stesso tempo percepivo come potessi essere sicura che nonostante le onde la facessero barcollare da una sponda all'altra, questa alla fine sarebbe arrivata intera in riva al mare.
-auguri Pau- lo sussurrai ad un centimetro delle sue labbra e guardandolo,senza spezzare nulla di tutto quello che si stava per creare tra di noi, ricongiunsi le nostre labbra per un breve attimo e feci scontrare dolcemente i nostri nasi, in un gesto tenero ed intimo, qualcosa che solo pochi mesi fa non sognavo minimamente di fare.
Adorava la sensazione delle sue mani sulla mia pelle, la presa salda che le sue dita avevano sui cotorni nel mio volto, quando i miei capelli venivano sollevati e il mio volto veniva ripetutamente spinto verso il suo come a volerli fondere.
La sensazione della sua bocca sulla mia, ancora e ancora,mentre le mie labbra si schiudevano per accogliere le sue che sapevano di champagne e l'intenso profumo Blue de Chanel mi invadeva le narici.
Mi sarei preso un attimo di eternità per rimanere bloccata in questo momento, dove tutto il resto non esisteva nemmeno e l'hnica cosa che riuscivo veramente a percepire era il sapore del suo amore.
Afferró la mia mano e la strinse salda alla sua e sorridendomi ci dirigemmo nuovamente all'ingresso.
Non mi tremavano più le gambe, sapevo di avere accanto non un ragazzino ma un uomo, fatto e finito. Un uomo a cui avrei dato in mano la parte che più custodivo della mia persona e non era il cuore, sapevo di avergli dato la mia anima, ciò che di più vero avessi, qualcosa che seppure pesasse come il vento, aveva allo stesso modo la forza di poter stravolgere tutto.
Quando ritornammo in sala,per ovvie ragioni, tutti stavano attendendo il nostro ritorno e se prima avevamo attirato l'attenzione ora ero quasi certa che avevamo chiarito qualche dubbio, semmai ce ne fossero stati.
Lo sguardo di Lautaro mi fece sorridere parecchio perche osservava le mie mani strette a quelle di Paulo e registrò che si era sbagliato ; quando gli passammo accanto gli sorrisi e seppi dal suo sguardo arrossito che forse non sapeva che volto avessi ma sapeva chi ero.
-querida- mi salutò affettuosamente Alicia. La strinsi immediatamente contenta di vederla dopo tanto tempo.
Mat era corso immediatamente ad abbracciarmi e avvertire le sue braccia attorno al mio corpo era stavo meraviglioso.
-potevi dirmelo che saresti venuta- mi disse
-credimi, non lo sapevo nemmeno io...l'ho deciso all'ultimo minuto- mi guardò come a vedere se scherzassi e quando capí che non stavo scherzando assunse un'espressione facciale epica. Forse non mi avrebbe più riconosciuta e se solo avessi avuto un modo per tornare indietro per rivedermi, anche io non mi sarei riconosciuta.
Non ero la stessa Gwen di undici mesi fa, ero cambiata e mi bastava guardare Paulo al mio fianco per esserne consapevole.
-ti siedi accanto a me?- mi chiese Paulo ,mentre sorrideva alla madre che non faceva altro che alternare il suo sguardo tra me e il figlio.
Da vero gentiluomo mi fece accomodare alla sua destra e fortunatamente al mio fianco, dall'altro lato, vi stava seduto Douglas .
Mi sentivo come alle comunioni di quelle famiglie super numerose, in più di fronte a noi nom vi stava seduto nessuno e quindi, avevo l'impressione che tutti avrebbero buttato lo sguardo da questo lato e io, come al solito, avrei sbrodolato con il cibo e mi sarei macchiata come i bambini di due anni.
Due posti dopo Alicia, che stava esattamente dal lato opposto al mio, vi stava seduta Dolores o così avevo saputo si chiamasse; non pensai di piacerle nemmeno per un secondo e mi dispiacque tantissimo, non volevo che qualcuno delle persone più importanti di Paulo,provasse antipatia nei miei confronti.
Avrei fatto qualsiasi cosa per poter avere la sua amicizia, oltretutto non erano tanti gli anni che ci separavano e quindi sapevo che alla fine, qualche interesse comune lo avremmo trovato.
-sei bellissima- Paulo si avvicino al mio orecchio e mi sussurrò queste parole facendomi arrossire,più di quanto la sola situazione non avesse già fatto.
-grazie ma sei bugiardo- accerezzò una mia mano da sotto il tavolo , era pericolosamente vicino al mio ginocchio nudo ed io stavo avvertendo tutte le sensazioni come se queste fossero amplificate al massimo.
-hai un buon odore e la tua pelle mi distrae- il tono della sua voce era simile a quella sera quando ebbi la necessità di chiudere la chiamata; questa sera non potevo chiudere nulla a parte le gambe che stavo già serrando trattenendo del fuoco che sembrava divamparmi da dentro.
-siamo in un ristorante- bevvi del vino e capii che non era la mossa più intelligente perché,il vino avrebbe sciolto tutti i nodi che mi mantenevano lucida ma, era l'unico liquido già versato nel bicchiere.
Amai il cameriere che portò gli antipasti,costringendolo ad utilizzare entrambe le mani e a darmi una piccola tregua dai miei ormoni che si erano rincoglioniti,come tutto il resto del mio essere.
Sentivo che controllarsi stava diventando difficile, quasi impossibile.
Il mio corpo voleva il suo, voleva fondersi e perdere tutti i limiti che ci separavano...volevo vederlo perso nel suo istinto di uomo e di animale, volevo vederlo libero da ogni freno e avrei più intensamente voluto vedere con i miei stessi occhi, il desiderio esplodergli in quei pozzi verdi, ogni qualvolta il mio corpo sbattesse contro il suo in un ritmo sconclusionato di pelle e sudore.
Serrai le gambe e il mio ventre si contrasse come se cercasse qualcosa e poi ne rimanesse deluso; non mi osservai minimamente da nessuna parte perché la paura di vedere il mio volto eccitato tanto quanto il mio corpo, avrebbe potuto far crollare quella poca di resistenza che ero ancora in grado di fargli.
I miei occhi saettarono immediatamente sulle sue mani che reggevano un forchetta mentre stava portando del cibo alla bocca; non erano mani da pianista, ne mani da sarto o da chirurgo, erano delle mani da uomo comune e le unghia erano state smangiucchiate agli allenamenti o durante i pomeriggi quando giocava alla play, cosa che da quando erano arrivati i suoi amici a casa sua, avveniva con molta più frequenza.
Mi concentrai sul cibo, trovandolo interessante nella forma e nel colore e la spinta del vino mi fece ragionare sul fatto che, non capivo perche era necessario utilizzare la salsa di aceto balsamico, esclusivamente per macchiare il piatto.
Sembrava che colui che avesse decorato il piatto soffrisse del morbo di Parkinson perche, tutto aveva colpito tranne che il cibo.
-ti fa sorridere il piatto?- mi chiede Douglas e io annui
-credo che il vino stia iniziando a fare i suoi effetti- lo credevo eccome anche perche ero certa che le mie guance fossero rosse e percepivo ondate di calore dalle mie orecchie e questo voleva significare solamente una cosa, avevo bevuto abbastanza.
-Pau, puoi passarmi dell'acqua naturale?- si voltò ad osservarmi e quando afferrò l'acqua con decisione desiderai che fossi al suo posto.
Gwen, riprenditi!
Sua madre dall'altro lato mi sorrideva contenta non immaginando le sporche immagini che si susseguivano nel mio cervello parzialmente annebbiato.
-prego- mi disse riempiendomi il bicchiere e io lo bevvi tutto in un sorso, come se venissi dal deserto più vicino.
Si comportava come se non ci fossero le altre persone insieme a noi nella stanza;si muoveva con sicurezza come se conoscesse il mio corpo da sempre e a volte stentavo a crederci persino io.
Come poteva farmi questo, sapere i miei punti deboli e tutto quello che mi faceva ammattire quando, noi ci eravamo scambiati solamente baci roventi?
Domande che mi affollavano la mente e sapevo che non avrebbero avuto risposte a meno che non pescassi fuori antichi miti greci, allora solo così avrei saputo trovare risposta a quello che stava succedendo tra me e Paulo.
La cena procedeva splendidamente, i ragazzi stavano facendo baldoria come era solito per loro, sembravano una scolaresca liceale e adoravo vederli cosi complici e ragazzini nonostante la stragrande maggioranza di loro fosse divenuta padre.
Claudio dal lato destro del tavalo, rideva sommessamente con Andrea Barzagli e ogni tanto vedevo palline di carta che volvano tra le bottiglie di vino.
Dall'altro lato, gli amici argentini di Paulo si confondevano perfettamente tra gli altri ragazzi della squadra, come se anche loro si conoscessero da tanto tempo, questo fu sufficiente a farmi capire che erano ragazzi simpatici e che forse, non avrei impiegato tanto tempo per costruire un rapporto di amicizia con loro.
Federico Bernardeschi, il nuovo acquisto dalla Fiorentina e Douglas insieme a Gonzalo e Alex Sandro, continuavano a ridere per qualcosa di Miralem che non ero riuscita a capire nonostante avessero provato più volte a spiegatemela, fallendo miseramente perché scoppiavano a ridere.
Mentre sorridevo ,intenerita dal volto felice di Paulo a cui tutti poco alla volta dedicavano le loro attenzioni, mi accorsi che Lautaro e Dolores si erano alzati dicendo qualcosa a Mariano e si erano diretti all'esterno.
L'audacia,data dal buon vino che avevo bevuto, mi diede la spinta necessaria a portami fuori...sarebbe stato comodo se portassi con me Mat ma, preferivo andare da sola e provare a parlare con loro.
-dove vai?- mi chiese Paulo non appena mi alzai dalla sedia, recuperando il cappotto dalla spalliera.
-a fumare- gli dissi, sapevo che non avrebbe potuto fumare perché lo sport glielo impediva anche se qualcuna ogni tanto se la concedeva.
-non metterci troppo- mi aveva tirata a se, forse consapevole che la sua famiglia non era presente e che quella presente era distratta e mi aveva baciata pericolosamente vicino alla bocca.
Questa era stata la mossa decisiva, sentivo il sapore delle sue labbra sulle mie e mi sentivo protetta, pronta per affrontare la sua famiglia.
Erano seduti all'esterno, su delle sedie in ferro battuto e la ragazza osservava il fratello che stava aspirando da una sigaretta elettronica.
L'idea di potergli chiedere l' accendino, come scusa per parlare, era andata in fumo e dovevo trovare qualcosa di nuovo per non sembrare una pazza squilibrata.
Rimasi in piedi,vicino alla porta di ingresso, per alcuni minuti e tirai fuori la mia sigaretta e l'accessi, aspirandone il sapore di tabacco che riusciva a schiarirmi le idee, c'era freddo e le mie gambe coperte solo da un paio sottile di collant avvertivano le bassissime tempertature Torinesi; sfregai le cosce tra di loro in un tentativo di scaldarmi e avevo avvertito i loro sguardi nella mia direzione.
Di proposito mi voltai a sorridergli e Lautaro ricambiò contento, diversamente da Dolores che ritornó velocemente a guardare lo schermo del suo cellulare dove notai, con mio triste rammarico, una foto che la ritraea abbracciata a suo zio e ad Antonella.
Non volevo scoraggiarmi ma dovevo capire che con lei sarebbe stata dura e non aveva nemmeno tanto torto.
Antonella è una ragazza bellissima, con la voce dolce e che nel suo modo ha comunque voluto bene a Paulo e credevo fortemente che gliene volesse ancora, era facile pensare che fosse una ragazza perfetta e gentile perche aveva i lineamenti del volto morbidi e il suo sorriso viveva perennemente sul suo volto e stentavo a credere che qualcuno avrebbe potuto dubitare della sua dolcezza o avrebbe potuto mettere in dubbio il suo amore per Paulo senza vederci doppi fini.
Per prima io stessa mi ero convinta che fosse davvero una ragazza per bene, una alla quale non interessava se Paulo giocasse nella Juve e guadagnasse un sacco di soldi o se giocasse in una squadra di serie B dove il guadagno era nettamente inferiore poi però le maschere in quanto tali crollano e allora ti accorgi che la bella mela rossa e lucente che sta nel cestino sul tavolo, all'interno inizia a marcire.
-hola- li salutai avvicinandomi a loro
-hola- mi salutó il ragazzo, spostando un'altra sedia da sotto il tavolo e lasciandomi accomodare. Volevo parlare in argentino perché sapevo che con l'italiano non se la cavano bene come Paulo e perche parlare nella loro lingua li avrebbe messi a loro agio e mi avrebbe permesso di conoscerli un po meglio.
-tu devi essere Lautaro vero? E tu invece ti chiami Dolores?- osservandola meglio riconoscevo alcuni tratti di suo padre nel suo volto da giovane ragazza.
-si- rispose il ragazzo stupito dal fatto che conoscessi la sua lingua.
-tu sei Ginevra vero?- annui e gli sorrisi
-scusa per prima- si scusò per ciò che era accaduto sulla macchina e ne fui estremamente contenta perché erano pochi i ragazzi che ancora sapevano chiedere scusa.
-Paulo ci aveva detto che eri una ragazza bella ma non mi aspettavo cosi bella- gli sorrisi e arrossi per questo complimento indiretto,soffermandomi sul fatto che avesse chiamato suo zio per nome e che forse più che zio e nipote erano migliori amici.
Glielo avrei dovuto chiedere.
-io mi aspettavo dei ragazzi più piccoli, ma sono contenta che abbiamo piu o meno la stessa età- ne ero davvero felice, anche se forse con i bambini è più facile fare amicizia.
Dolores stava in silenzio e digitava freneticamente sullo schermo del suo cellulare, probabilmente messaggiando con qualcuno; Lautaro osservò come me sua sorella e mi sorrise un po' mortificato.
-è molto amica di Antonella- mi sussurrò
-qualcosa me lo aveva suggerito- gli risposi sorridendogli.
Non volevo invadere gli spazi della ragazza, anche perche l'avrei solamente allontanata e nemmeno pretendevo che le piacessi immediatamente ne in un prossimo futuro; avrei rispettato i suoi tempi e i suoi spazi come giusto che fosse e forse solo allora avrebbe fatto un passo nei mie confronti e io le avrei steso la mano con delicatezza, facendole capire che non volevo farle del male.
-è un po antipatica, ma ha sedici anni e sono tutti quegli ormoni impazziti- mi fece ridere il tentativo che Lauturo fece per difendere la sorella.
-è tutto okay, la trovo una ragazza davvero carina- e lo pensavo davvero,nonostante avesse fin da subito messo in chiaro che non mi avrebbe facilitato il gioco, per nessun motivo al mondo.
Probabilmente avrebbe parlato di me con Antonella e mi avrebbero riempito di parole poco carine ma ci stava pure, ero la ragazza nuova e dovevo convivere con questo per un po di tempo.
Il piccolo momento di silenzio venne interrotto dalla porta che venne aperta; il volto di Alicia Dybala fece il suo ingresso e non appena ci vide si avvicinò contenta abbracciandomi.
-sapevo che il Signore avrebbe realizzato le mie preghiere- mi baciò la fronte stringendo le mie braccia con le sue mani.
Adoravo il calore che il suo corpo emanava, lo stesso che mi aveva fin da subito fatta sentire a casa come se mi avesse tenuta tra le sue braccia dal primo istante che fossi nata.
-nonna, anche tu?! Io non vi capisco!- il tono di voce che era uscito dalla bocca della ragazza, avevo spiazzato il volto di sua nonna e quello di suo fratello.
-Dolor- interruppi immediatamente il tentativo di rimprovero.
- è tutto okay, non ha torto...è giusto che lei si opponga,non mi conosce e questo significa soltanto che vuole bene a Paulo- Alicia mi osservò sorridendomi e io le accarezzai la schiena tranquillizzandola.
Pochi attimi più tardi, il corpo di Paulo si materializzó accanto al nostro.
-Dolores ha le sue cose?- chiese direttamente a suo nipote che guardò prima sua nonna e poi me come a chiedere una tacita richiesta di aiuto.
-non si chiedono queste cose- gli risposi
-voi ragazze siete intrattabili nel vostro periodo- la madre aveva affiancato il nipote e subito dopo si erano allontanti ritornando dentro.
-hai conosciuto i miei nipotini?- annui contenta
-nipotini? Lautaro tra un paio di mesi ti supererà- non che fosse particolarmente difficile superare il metro e settantanove di Paulo.
- nella botte piccola ci sta il vino buono- si vantó
-si, ma non nel tappo- boccheggiò alcuni secondi per la mia risposta pungente e dopo scoppió a ridere.
-come ti sono sembrati?- mi abbracciò da dietro coprendomi con il suo corpo.
Il tessuto del suo maglioncino sfregò con la pelle delle mie spalle e un brivido percorse la mia schiena irradiandola da cima a fondo.
-sono perfetti, piuttosto dovresti chiedere a loro come gli sono sembrata io- mi sorrise e poggiò un morbido bacio alla base tra la spalla e il collo.
-gli sarai sicuramente piaciuta, tu piaci a tutti perché sei tu- la dolcezza delle sue parole era in grado di smuovere uragani dentro di me.
Mi girai tra le sue braccia, portando il mio volto al cospetto del suo; gli guardai le labbra e gliele baciai delicatamente alcuni secondi dopo.
-grazie, sapere che mi vuoi al tuo fianco è fondamentale- glielo dissi con il cuore in mano e con tutta la sincerità di questo mondo.
Sapere che mi fosse vicino e che mi volesse nella sua vita, tanto quanto iniziavo a realizzare di volerlo anche io, io che da sempre avevo allontanato tutti, mi faceva sentire protetta come se accanto a me avessi un esercito di cui potermi fidare ciecamente.
-averti al mio fianco è fondamentale- mi persi tra le sue parole e le sue labbra, assaporando la sensazione di sentirmi al posto giusto nel momento giusto.Eccolo!!! ☝🏻☝🏻
Lo so🤭, ho impiegato un po di tempo per postarvelo e vi chiedo eternamente scusa ma, ho avuto un pomeriggio incasinato e mi sono ridotta ad avere del tempo ⏳ libero adesso che sono in 🚗 per andare in un locale🍱🍤🍜🥠 .
Fatemi sapere cosa ne pensate e soprattutto se vi è piaciuto e vi va lasciate una stellina.
Ci vediamo 👀al prossimo aggiornamento zebrine 🦓 ❤️.
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Fino Alla Fine
FanfictionLa complicità batte tutto, persino quello che potrebbe sembrare impossibile. Lei è Gwen. Una giovane ragazza torinese la cui prospettiva della vita sembra girare attorno al lavoro ,a Mat il suo inseparabile migliore amico e al calcio che a discapito...