Civico 182

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Non è un capitolo, e non perché non sia pronto ne perché sia impazzita ed abbia deciso a random che non avrei pubblicato per questi giorni, semplicemente ho preferito zittire un attimo la mia mente che vola ad alte quote concentrandomi invece sulla realtà che mi circonda e che purtroppo circonda anche voi.
Il portone di legno scuro in piazza San Carlo, solo due o tre vie più in la del mio palazzo, quel portone dal civico 182 che ,benché sia un comunissimo e nemmeno tanto bello,portone di legno è orribilmente diventato il simbolo della paura dei nostri tempi.
In quel portone ,sebbene sia morta fisicamente la nostra Erika, perché si,lei era nostra non solo per la maglia che tifava ma perché era una ragazza con i cassetti pieni di sogni e che come noi aveva una vita, assai lunga, davanti; in quel portone è morto molto di più: la gioia e la serenità di poter vedere tutti insieme come un gruppo di tifosi sportivi,una delle manifestazioni calcistiche più belle, è morta la libertà di poter uscire da casa e mischiarsi tra le genti,in mezzo alla folla e confondersi tra le realtà che vivono parallele alle nostre e che purtroppo talvolta non immaginiamo nemmeno che possano realmente esistere. Sono morti tutti i diritti di pace per cui l'umanità,anni prima di noi, ha combattuto e tutto questo per cosa poi?
Per delle stupide manie di superiorità, perché è di questo che si tratta...non mischiamoci la religione perché quella è solo una scusa, non esiste entità sovranaturale a cui credere che ti istighi alla violenza e alla morte, piuttosto è l'egoismo e l'egocentrismo dell'uomo che ha portato negli anni tutta la feccia che parla e cammina nel mondo.
Mi prendo questa pausa perché è cosi che mi va, perché ce la dobbiamo prendere ragazze/i, perché la fuori quello che ci attende non è bello come nei libri, ha il sapore di terreno bruciato e di lacrime salate.
Mi prendo questo spazio per Erika,perché lei rimanga nei cuori di tutti noi, indistintamente dal credo calcistico e dalla nazione di appartenenza ; perché Erika era solo uscita ad accompagnere il suo ragazzo in una comune giornata di festa, dove la gente quando chiude il portone di casa non pensa a nulla se non al divertirsi, perche è giusto così e perché si è giovani e la vita la prendiamo a morsi e ci piace buttarci a capofitto in tutto e ,a volte quando abbiamo sogni che strabordano dal cassetto , continuiamo a prenderci il nostro tempo e diamo priorità ad altro perché siamo giovani e perché il mondo è nostro.
Quando leggo: "i giovani pensano che il mondo sia loro" mi chiedo se chi scrive questo sia stato felice nella sua vita.
Essere giovani è bello proprio per questo, perché sappiamo di avere del tempo e quindi non andiamo di fretta e ci gustiamo la vita, attimo dopo attimo e se l'attimo diventa un piccolo momento di eternità, ma chi se ne frega siamo giovani e abbiamo del tempo.
Ecco perché vi dico che in quel civico 182 non è morta Erika ma è morto di più.
Questo lo dedico a lei, che ogni volta che passo a pochi metti di distanza da quel portone ho la sensazione che un po di lei mi cammini accanto.
Ciao Erika, ti porterò lontano; la dove il tuo sorriso può ritornare ad abbellire il mondo.

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