Le occasioni vanno prese al volo e dovunque esse ci porteranno sarà comunque un'esperienza, un viaggio, un'avventura.
-non abituartici troppo, ti rivoglio sempre qui- lo saluto stringendogli la mano e gli sorrido grata.
New York è sempre stato un posto,nel mondo, nella quale mi sarebbe piaciuto volentieri vivere. In piani totalmente diversi per la mia vita,mi immaginavo a lavorare come editor per qualche casa editoriale ;io un cane di piccola taglia e il mio inseparabile senso dell'umorismo.
-tornerò prima che ve ne rendiate conto- li saluto tutti ,uno ad uno e so che mi mancheranno.
-Pirlo si prenderà cura di te,piccola- sorrido alle parole di Gigi
-Pirlo è tirchio,sta attenta - commenta Andrea Barzagli, salutandomi e consegnandomi la sua maglia.
-se ti tratta male,tu dimmelo che lo disintegriamo-stavolta è Giorgio a parlare.
-ragazzi,starò via fino a Natale non per tutta la vita- sdrammatizzo e mi affretto a recuperare la borsa dalla panchina.
Non c'è è questo fa male e bene allo stesso tempo.
New York deve essere quell'isola sulla strada,dove ti fermi per un po' e poi ritorni a metterti sulla corsia.
-non voglio che tu vada via- mi stringo al suo corpo e chiudo gli occhi immaginando a quanto debba mancarmi,nella mia nuova quotidianità.
-pibe- lo guardo negli occhi
-tornerò, è solo una bellissima occasione che mi servirà per il lavoro e per me stessa; tornerò perché quella non sarà mai la mia casa- Non quando voi siete qui, quando tutti i miei ricordi migliori ,belli e brutti che siano stati, sono raccontati da questa magnifica città.
Gli aeroporti non mi sono mai piaciuti; sono posti in cui inevitabilmente qualcuno si separa sempre da qualcun'altro ,ci possono essere milioni di ragioni per poter prendere un aereo e andare via ma , forse però ce ne sono infinitamente di più per rimanere e lottare fino alla fine.
-tre mesi saranno l'eternità- mi bacia la fronte
-passeranno cosi veloce che non ti accorgerai della mia assenza e....mi raccomando sei il suo migliore amico e voglio vedervi giocare come dei leoni inferociti- mi sorride e io altrettanto.
La voce metallica,annuncia l'apertura del gate 5 per New York e mi volto a vedere dove è indicato il numero
-ora ,devo andare- lo stringo un'ultima volta e mi lascia andare,guardandomi da lontano.
Superati i controlli,la sfilza di messaggi di Matt mi fa sentire quasi male, fortuna che mi ha promesso di venire a trovarmi il prima possibile.
Mi aspetta un viaggio fisicamente lungo, otto ore in volo e poi cercherò di rimanere a galla,anche a kilometri e kilometri di distanza.
Il cellulare mi vibra nella tasca del giubbotto di pelle e quasi ho paura a sapere chi mi chiami.
La sua voce non credo la reggerei.
Quando leggo Miralem,quasi gioisco.
-mira- gli rispondo immediatamente
Nessuno dall'altro capo risponde,ma la voce del piccolo Edin,riempie questo apparente silenzio.
-cosa vuoi dire a Gwen?- gli chiede e lui sembra pensarci su e poi risponde con quella voce belle,giovane..innocente.
-che è la mia fidanzatina e..e e che mi deve portare tanti regali- il padre lo riprende subito mentre io, dall'altra parte del telefono sto ridendo con la felicità negli occhi.
-non si chiedono i regali Edy- continua rimproverarlo
-me lo ha detto zio Paulo di dirlo- beata innocenza
-Zio Paulo è stupido, non devi dargli ascolto- il bambino protesta perche è molto legato al numero 10.
È innegabile,Paulo ci sa fare con i bambini!
Forse, perché anche lui è ancora un bambino e questo, beh...questo è solo uno dei tanti motivi per cui ti innamori di lui.
Non c'è cattiveria nel suo sguardo, ci trovi solo tutte le cose belle del mondo, come se niente potesse realmente macchiarlo da dentro.
Niente, a parte suo padre.
-Gwen?- sento la sua voce più vicina
-hey Mira, puoi dargli tanti baci da parte mia?- l'immagine di Edin mi ritorna immediatamente nella mente.
Occhi vispi, gambette corte ma tanta,tantissima energia.
-non te lo passo perché ho paura che si metta a piangere, gli ho detto che torni tra un po' di giorni- sento tutto l'amore e la preoccupazione nella sua voce. È cosi che si diventa papà, quando hai paura che persino l'aria possa far male al tuo bambino.
-proverò a chiamarvi quando gli orari saranno decenti per entrambi, altrimenti vedrò come fare- la mia voce viene in parte sovrastata dalle comunicazioni aeroportuali.
-vado Mira, altrimenti potrei perdere il volo- con il cellulare tra spalla e orecchio,prendo la mia borsa e il mio bagaglio a mano.
-sarebbe troppo bello se tu lo perdessi- ridiamo e ci salutiamo.
Bene Gwen, da qui non si può più tornare indietro.
Indietro ,però, ci guardo e vedo tutti i negozi che si vanno svuotando e riempiendo di nuovi passeggeri.
Il rumore delle valigie che vengono trascinate, una commistione di lingue e volti di tutte le età.
Ecco perché non mi piacciono gli aeroporti.
Sono confusionari e di confusione ne ho fin sopra i capelli.
Il mio posto è,fortunatamente, vicino al finestrino ed in prima classe. Ad Andrea Agnelli l'economy deve fargli parecchio schifo.
Qui la connessione è gratis, praticamente un paradosso se consideriamo che, in genere chi può permettersi un biglietto con un tale prezzo,abbia pure gli spiccioli per pagarsi la connessione.
Vi ho anche detto che i paradossi non mi piacciono?
Gwen,in questo periodo non ti piace nulla.
Apparte Paulo, quella è tutta un'altra storia.
A New York è nuovamente mattina quando atterro, e l'aria è frizzante ma nulla che il mio vestiario non possa sopportare.
- lei è la signora Ginevra Meneghini?- un'autista rigorosamente elegante,mi attende davanti le porte scorrevoli .
-si, piacere- gli porgo la mano e lui me la stringe, quasi facendomi accavallare le dita.
Aiha!
La macchina è nera con i vetri oscurati, mi sento in uno di quei film per super ricconi ed è subito Blair Woldorf.
Mi apro la portiera da sola, come ho sempre fatto da quando ne ero capace.
I gesti romantici non fanno per me.
Andrea Pirlo, se ne sta seduto con tutta la sua gloria, e mi guarda sedermi come se fossi un nuovo animale esotico arrivato dalla Tanzania.
-mi avevano detto che eri una bella ragazza, ma non avevo capito quanto- se non fosse che è praticamente un idolo per me,attualmente, gli avrei detto che queste tecniche di seduzione,andavano bene quando ancora in tv c'era la pubblicità dei ringo con Kaka.
-per me è un onore incontrarla- lui mi sorride e la conversazione si conclude qui.
È risaputo, Pirlo è una persona molto seria e riservata ed io sono troppo timida per poter intraprendere una conversazione dal nulla.
Osservo fuori ed è come nei film del bel cinema, immensi grattacieli, di vetro specchiato, si proiettano cosi in alto che sentirsi piccole formiche è il minimo.
La digitalizzazione della città è spaventosa, nulla a che vedere con l'Europa e non so se questo è effettivamente mi piaccia, sicuramente sono stupita ma continuo a credere che alla fine, l'Europa ha sempre qualcosa in più da raccontare, pregna di tradizioni e di cultura tangibile, quella che respiri a pieni polmoni quando ad esempio:annusi l'odore del pane appena sfornato, i dolci della nonna, i maglioni fatti in casa con lana e ferri.
Aria di eternità.
-Pensi ti possa piacere?- mi volto a guardarlo
-non lo so, forse non è proprio il mio posto preferito- in realtà per niente, ho bisogno di vintage per sentirmi bene.
-è solo questione di abitudini- ha ragione ma io non ho bisogno di alcuna abitudine.
Torino è la mia città e non è ancora tempo per andare via,non quando il mio cuore è rimasto lì.
-il tuo appartamento è un po' in alto- un po' in alto quanto?
-approssimativamente quanto?- con le dita indica un punto che sembra quasi essere il cielo.
-cosi alto?- il mio volto deve essere parecchio stupito perche mi sorride e annuisce.
-non è un problema vero?- assolutamente no!
-no! È magnifico...io ,davvero grazie- è strepitoso poter abitare così in alto.
Come sospesi su delle nuvole.
-Andrea ti vuole davvero bene- ed io ne voglio a lui, anche prima di conoscerlo e di constatare quanto sia gentile,intelligente,professionale e sopratutto quanto ci tenga alla sua squadra,ai suoi ragazzi.
-lo ammiro molto- anche più di molto.
L'arrivo agli uffici americani è strepitoso, non come la prima volta allo Juventus Center,ma altrettanto emozionante.
-qui sanno un po tutti chi sei- si? Sono diventata Lady Gaga e non lo sapevo
-non è cosi confortante - ride e mi accompagna in quello che diventerà il mio nuovo e momentaneo ufficio.
-benvenuta nella grande mela, Ginevra- le porte di quello che è un magnifico ufficio,si aprono e mi mostrano uno spazio confortevole, per fortuna nulla di asettico e privo di carattere.
-spero di esservi utile- lui annuisce e mi consegna il mio nuovo badge.
Bene Gwen, dai il meglio di te e quando tornerai a casa avrai dentro la tua valigia anche questa esperienza.
-io corro agli allenamenti, giù l'autista ti accompagnerà a casa, ci vediamo domani- mi saluta e lo vedo andare via.
Quando mi chiudo la porta alle spalle, i miei occhi corrono veloci sulle pareti della stanza che vengono illuminate da piccole lampadine a led di un bianco abbagliante.
È un punto di partenza,non di arrivo.
Ambientarsi non è mai troppo facile, soprattutto quando sei cosi lontano da tutto quello che inevitabilmente ti ha reso ciò che sei.
New York è un posto per grandi sognatori del futuro,un posto in cui non ci si guarda mai indietro ma troppo in avanti.
Si corre a passo con il tempo e si ha la possibilità di fare tutto e niente contemporaneamente.
Le prime mattine era tutto nuovo, tutto strano e attraente; l'idea che per tanto tempo avessi sognato un posto del genere e che adesso ci abitassi effettivamente ,aveva ingigantito le mie percezioni.
Ogni cosa sembra troppo woah, come ad esempio camminare nei marciapiedi e dover fare attenzione a non finire rovinosamente per terra,schiacciata dalla frenesia delle persone.
Mi guardavo in giro e non capivo in che stagione dell'anno mi trovassi.
Chi indossa ancora bermuda e canottiera,chi aveva già il giubbino di pelle e chi ancora portava cappellini di lana.
Era tutto cosi nuovo e senza tempo che pensai che in questa città non si può invecchiare mai.
Le prime sere,quando ancora il jet lag,faceva il suo corso,mi ritrovavo alle tre di notte con gli occhi cosi aperti e vigili che persino stare a letto era impossibile.
Avevo provato a costringermi a dormire ma era stato inutile.
Mi giravo e rigiravo sotto le lenzuola fino a quando non sgusciavo via a prepararmi una tazza di camomilla che purtroppo mi sortiva l'effetto contrario.
Alla fine alle sette ero ancora sveglia.
Più i giorni passavano e più iniziavo a chiedermi quale fosse il mio posto in questa grande città e se mai ce ne fosse stato uno.
I miei sogni da ragazzina era stati sogni di chi vuole spiccare il volo, di chi pensa di poter prendere il mondo in mano e di poterlo cambiare; sogni di una ragazzina che vuole crescere e New York è sicuramente un grande posto per crescere, forse non il migliore.
-il solito cappuccino?- Stevie è il giovane barman del piccolo caffè vintage,in cui ormai quasi tutte le mattine da due settimane a questa parte , mi fermo per godermi il mio inizio giornata.
-si,grazie- gli sorrido gentilmente.
Non è il caffe più buono del mondo, ma in questi casi vale la regola del meno peggio.
In una tazza da cartone e con una quantità di caffe e latte, utile per poterci bere quasi tutta la mattinata, percorro sempre la solita strada,piena dei soliti negozi super affollati.
La città non dorme mai.
-buongiorno- saluto gli altri e senza trattenermi troppo e mi chiudo in ufficio.
La visuale è magnifica e ogni giorno rubo un paio di minuti,al mio lavoro, per poterne osservare il ritmo ,inesorabilmente veloce , delle macchine che si rincorrono le une con le altre.
I miei colleghi sono simpatici, calorosi e molto americani.
Il molto americani,non saprei spiegarvelo meglio se non raccontandovi un piccolo episodio del secondo giorno che iniziai a lavorare come direttore manageriale.
Ero arrivata in ufficio con i miei soliti dieci minuti di anticipo e stavo leggendo sul mio ipad le email simpatiche che Gonzalo si era divertito a mandarmi.
Un po' avvertivo la malinconia e la mancanza delle mie persone e per carattere sono sempre stata una persona particolarmente restia a dare confidenza.
Micol evidenteme no.
Era entrato e mi aveva notata, sarò stata la novità del giorno, giovane sola e italiana,praticamente il fifa 2018 per la Ps4.
-ciao- mi aveva affiancato nel tavolo e mi aveva quasi spaventata.
-ciao- gli avevo risposto antipatica e speravo che girasse a largo, proprio ora che New York mi sembrava su un pianeta diverso,più che su un continente diverso.
-io sono Micol e so che tu sei Gwen e vieni dall'Italia, ti abbiamo aspettato con ansia...quando è venuto il presidente Nedved ci ha detto che saresti venuta per risolvere qualcosa e che avremmo dovuto trattarti come se venisse sua figlia, sai? Ti abbiamo odiato un po tutti- le sue vocali troppo aperte e la velocità con cui metteva una parola in fila con l'altra mi stava facendo venire il mal di testa.
Micol è carismatico, con la prima marcia sempre ingranata e sempre super super carico.
Invade i miei spazi e non mi da tregue, è tutto ed il contrario di tutto.
-guarda cosa ti ho portato?- afferro il suo ipad e gli do una rapida occhiata.
Il volto di Paulo è in prima pagina, insieme a quello di Bonucci e Dani.
"Lite negli spogliatoi di Cardiff! Addio alla Champions League" scorro velocemente per trovare l'articolo e leggo la cosa più assurda di sempre.
Alzo lo sguardo e lo trovo mentre mi sorride
-che c'è? Non è strepitoso sapere come si divertono ad infangare le cose- proprio no!
-stiamo davvero rasentando il ridicolo- lui mi bacia la fronte e mi lascia in piedi,al centro del mio ufficio.
Okay, devo arrendermi perché è fatto cosi, molto americano e molto fisico.
La prima cosa che il mio istinto mi dice di fare è: chiamare Agnelli.
Da loro è pomeriggio inoltrato,mentre qui sono appena le dieci del mattino e la giornata è nel pieno del suo ritmo.
-pronto?- la sua voce è quella di sempre
-presidente- un sorriso spontaneo e sincero mi nasce sulle labbra.
-cara, come va?- ha sempre l'entusiasmo di un bambino, sarà uno dei tanti segreti che rendono questa dirigenza unica ed inimitabile.
-tutto bene, ho appena letto le assurdità che circolano- lui ride ed è sereno, insegnandomi inconsapevolmente che è cosi che si reagisce a qualcosa che non ha fondamenti.
Certe cose vengono fatte per scalfirti,per distrarti e per farti perdere.
-oh, Dybala ha ancora la guancia gonfia dallo schiaffo- ci scherza su.
-e a Bonucci prude ancora la mano?- continuo io e lui ride insieme a me.
-Dani Alves mi ha chiamato dicendomi di aver comprato un nuovo cellulare per Paulo, mentre di la a Cardiff ancora stanno raccogliendo i pezzi di quello rotto- mi chiedo se i giornalisti ,che scrivono queste boiate ,prima di stampare li leggono i loro articoli?
-cara mia Ginevra,cosa ancora non hanno udito le tue orecchie, questo è un mondo pieno di sorprese e a casa nostra ce n'è sempre una dietro l'angolo- lo immagino mentre,accomodato sulla sua poltrona,si sistema l'orologio al polso e la cravatta.
-sono sicura che rimanendo alla Juve per il resto della mia vita, mi si prospetta davanti un futuro prospero- ride con me e mi chiede se mi piace la città.
-si, ma manca la cosa fondamentale. Voi- è vero, mi mancano loro e la loro simpatia.
Il caffè del mezzogiorno preso al bar di Tony con i miei colleghi.
Mi manca Martina è le sue martinate,se cosi possiamo chiamarle.
Mi manca il mio appartamento ma soprattutto mi mancano i ragazzi.
Gonzalo e Paulo in particolare.
-Martina sta facendo del suo meglio- la cosa è parecchio confortante.
-torno a lavoro, sennò il capo mi licenzia- ormai la confidenza che si è stabilita tra me e Andrea Agnelli mi permette di poterci scherzare liberamente.
-buona giornata lavorativa Gwen- ci salutiamo e io ritorno alla mia,appena iniziata,giornata.
Mentirei se dicessi che non ho curiosato in giro per sapere cosa,in questa settimana che sono stata via da Torino, fosse successo.
A parte i soliti commenti calcistici e i pronostici per il nuovo campionato,nulla di entusiasmante.
La mattinata procede tranquilla e parecchio monotona, ognuno fa il proprio lavoro e parecchio bene.
Bussano alla porta e dico un piatto -avanti- continuando a leggere qualche riga del documento che ho tra le mani.
Quando i miei occhi si spostato sulla figura all'ingresso, quasi non posso crederci.
-Paulo?- non so se scattare in piedi o rimanere incollata alla sedia per evitare di finire rovinosamente per terra.
-in persona- ha un sorriso magnifico e il mio lo imita immediatamente
-che cosa ci fai qui?!- i miei piedi camminano dritti verso di lui e si fermano ad una spanna dal suo corpo.
-com'è che diceva il presidente? "Prima di fare una cazzata sapete dove è il mio ufficio e dove sono i vostri compagni"?- annuisco ricordando il discorso a Villar Perosa.
-scommetto che non ci sei andato- lui mi guarda fintamente allibito.
-la fiducia che hai in me è davvero emozionate- dice ironico ma mantenendo un volto allegro.
Gli occhi sono più verdi del solito.
Verde speranza.
-mi fido di te, ma averti qui nel mio ufficio parecchio lontano da Torino mi fa titubare un pochino- siamo ancora in piedi davanti la porta.
-sono venuto a farti compagnia. Tu sola in questa grande città- lo guardo e i miei occhi sono ebbri di felicità
-fammi prendere le cose e ti porto in giro,anche se forse tu potresti mostrarmi più cose di quelle che conosco io- mi segue fino alla scrivania senza mai allontanarsi dal mio corpo.
-possiamo sempre imparare insieme-
Insieme è la mia parola preferita in tutto il vocabolario.
Insieme io e lui è qualcosa per la quale potrei perdere definitivamente la testa.
-andiamo- mi afferra la mano in un gesto cosi naturale che davvero inizio a credere che il mito di Aristofane e Platone sia la realtà.
Le mie dita si stringono immediatamente alle sue e gli spazi tra le mie dita sembrano essere fatti su misura per le sue dita.
È come elettricità che mi percorre da dentro.
-ancora stento a crederci che tu sia qui- non posso smettere di guardalo, di osservare il suo volto finalmente sereno.
-anche io- mi sorride e mi batte il cuore
-devi piacere davvero molto ad Allegri, non ha fatto storie- rido e virtualmente abbraccio Massimiliano.
-che vuoi farci, io piaccio a tutti- mi vanto e sposto i miei capelli indietro,fingendomi diva.
Lui ride e il mondo sembra il pianeta più bello dell'universo.
-questo potrebbe essere un problema- è bassa e calda la sua voce, la stessa che mi riscuote le viscere e l'anima.
-non se vinci la medaglia d'oro- gli bacio la guancia e poi pericolosamente vicino l'angolo della bocca.
Non mi piacciano le convenzioni ed i luoghi comuni, ancora meno le regole dettate dalla tradizione.
Sono una donna libera e mi piace poter stravolgere la monotonia.
Fuori il traffico è sempre fitto, i negozi sono infiniti e la gente cammina cosi velocemente che talvolta vorrei poter avere una matita per poter riavvolgere il nastro e dettare il tempo ed il ritmo che più mi piace.
-sai a cosa ho pensato?- mi guarda incuriosito
-New York è come il tuo appartamento- ride
-non è un giorno felice per te, se non insulti il mio appartamento- mi avvicina ancora di più al suo corpo e camminiamo tra persone che sono un po' grigie.
-chi ti dice che non ti stavo facendo un complimento?- si ferma a guardarmi
-nah, la tua faccia la leggo come si leggono le carte, stavi per insultarlo- scoppio a ridere.
L'immagine di Paulo vestito da cartomante mi invade i pensieri.
-bravo , perche stavo dicendo che è cosi grigia che mi mette ansia però- le sue labbra sono morbide solo a vederle
-però?- mi chiede
-però, vedertici dentro cambia le cose- si perde due secondi tra i suoi pensieri e poi, in mezzo alla strada, alla gente che passa, al rumore assordante dei motori delle macchine.
In mezzo a tutto, è capace di annullare il resto eccetto me e lui.
-vederti,mi ha cambiato - sussurra sulle mie labbra.Hola queride 💓
Niente, il capitolo si commenta da solo.
FINALMENTE 🎉
Ve l'ho fatto sudare questo momento ma, prometto che adesso sarà come essere saliti sulla giostra 🎡dell'amore❤️.
Vi ringrazio tantissimo per il supporto e per tutto il resto.
La storia sta scalando 🧗🏼♀️🧗🏿♂️le classifiche e mi si riempie il cuore di gioia a sapere che anche se in questo modo,vi ho così vicine.
Ci vediamo al prossimo capitolo 🏄🏼♀️.
Siete strepitose e il mio cuore è vostro.
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Fino Alla Fine
FanfictionLa complicità batte tutto, persino quello che potrebbe sembrare impossibile. Lei è Gwen. Una giovane ragazza torinese la cui prospettiva della vita sembra girare attorno al lavoro ,a Mat il suo inseparabile migliore amico e al calcio che a discapito...