Ero seduta sul divano del salotto,con l'aria condizionata fortunatamente accesa perché stavo patendo il caldo, come se stessi entrando in menopausa e Paulo, se ne stava in ginocchio sul tappeto a giocare a The Sims sul suo ipad,chino con le braccia ,lasciate nude dalla sua maglia di cotone bianca, sul divano.
Era una tranquilla domenica mattina, dico tranquilla perché in genere con il lavoro di entrambi, erano più uniche che rare le domeniche passate a casa così, come una normale coppia.
Stavo leggendo un libro che avevo comprato a Londra quando eravamo andati insieme per quel piccolo weekend prolungato a fine Maggio, si chiama "Rise Up Women" e parla di tutte le battaglie sociopolitiche che le donne negli anni hanno dovuto fare per guadagnarsi lo stesso posto nel mondo che l'uomo aveva avuto già per natura.
L'avevo comprato in quei mini market dell'aeroporto,quando a causa della forte pioggia il nostro volo,seppur privato,era stato costretto a rimandarsi di ben quattro ore.
Ne avevo letto le prime ottanta pagine sul volo di ritorno poi, avevo lasciato libro con tanto si segnalibro a seguito, sul comodino della camera da letto di Paulo e li era rimasto fino a questa mattina al mio risveglio.
-mi coccoli un po?- mi chiese dolcemente con quella voce da bimbo capace di fargli fare qualsiasi cosa e baciandomi la caviglia nuda per distrarmi dalla lettura.
-mancano solo tre pagine e finisco il capitolo- gli dissi ma lui sbuffò annoiato perché non stava ricevendo le attenzioni che voleva ed io sorrisi intenerita.
-che palle questo libro- si lamentò e ritornò a giocare con il palmare mentre continuò a brontolare in spagnolo, dimenticando per un attimo che l'avrei comunque capito.
Feci più in fretta che potessi solo per cancellare quel tenero broncio che risiedeva sulle sue labbra e che lo faceva apparire molto più piccolo dell'età che possedeva.
I prossimi quindici minuti furono però una vera e propria tortura, dovuta al fatto che Paulo stesse provando e facendo di tutto per infastidirmi solo perché le cose non erano andate come voleva lui.
Prima iniziò con i video su instagram,interrompendo il silenzio di cui necessitavo per concentrarmi nella lettura poi,non contento, continuò con un fischiettio fastidioso e tanto di ticchettio ritmato con i piedi sul pavimento e per finire accese la televisione.
Chiusi il libro facendone sbattere le pagine,sottolineando quanto mi avesse fatta innervosire, e lui si girò a guardarmi con un sorrisetto del corno a dipingergli una piccola curva furba e innocente sulle sue labbra.
Dispettoso e capriccioso erano i due aggettivi che più gli si addicevano in questo momento.
-hai finito di rompere?- gli chiesi e lui semplicemente alzò le spalle
-ma che ho fatto adesso?- si finse innocente mentre la mia voglia di mollargli un ceffone cresceva a dismisura.
-non c'è niente di bello in tv- continuò tranquillo e così spense la televisione lasciando il telecomando sul divano e avvicinandosi a me.
-no, va via- gli dissi mentre lui sapeva bene come avrebbe potuto cancellare il mio nervosismo tant'è che, mi afferrò per le gambe e mi trascinò su di se per baciarmi.
-giochi sporco- gli dissi mentre le mie labbra ero certa fossero diventate rosse per l'assalto che avevano subito.
-stavi perdendo tempo con un libro mentre io volevo solo che tu mi dessi le attenzioni che voglio- e per lui era normale cosi.
Non sapeva aspettare, o meglio non voleva aspettare quando si intestardiva che le cose dovevano andare per come diceva lui.
-dovresti comprare un libro anche tu, un manuale su come diventare meno stronzi- rise e mi morse leggermente la pelle della spalla sinistra.
-mi ami perché sono stronzo- lo guardai inarcando un sopracciglio ma, alla fine aveva proprio ragione.
Lo amo per quello che è e mai avrei voluto che cambiasse.
Mi adagiò sui cuscini del divano e mi solleticò la pancia con il naso e poi lasciò morbidi baci che furono lente e dolci carezze.
-sai che sei proprio un bambino di tre anni,quanto ti impunti?- annui ridacchiando
-e non vuoi fare nulla per smettere di avere tre anni e iniziare ad averne ventiquattro?- scosse negativamente la testa facendo quei piccoli versetti bambineschi
-parla!- gli dissi e lui scoppiò a ridere guardandomi con un paio di occhi lucidi e luminosi.
-ti aiuto ad abituarti già da adesso a quando avremo dei bambini- mi baciò la punta del naso sdraiandosi letteralmente sul mio corpo già disteso.
-come potremmo avere un bambino se il suo papà è un bambino a sua volta?- mi morse blandamente la guancia contrariato dalle mie parole.
-avremo almeno tre bambini, anzi quattro e saremo dei bravissimi genitori- provai a formulare una frase di senso compiuto ma tutte sembravano non riuscire ad attraversare la gola.
-vuoi avere tanti bambini, vero?- per un attimo gli lessi della paura negli occhi e mi affrettai ad annuire decisa.
Si, volevo almeno due bambini, forse quattro sarebbero stati tanti ma, nella vita i figli non erano progetti che potevamo pianificare a tavolino con carta e penna.
-tu vuoi un bambino, adesso?- spezzai quel breve istante di silenzio.
Non glielo avevo mai chiesto, non perché avessi paura della risposta ma perche avevo paura di me stessa e siccome prevedevo la risposta ,sapevo allo stesso modo che anche solo sette mesi fa,mi avrebbe fatta scappare a gambe levate.
-tu vuoi fare un bambino con me,adesso?- era da due notti che questa cosa mi frullava in testa.
Mancava ancora una settimana precisa prima dell'arrivo del mio ciclo ma, non sapevo ben dire il perché però, avvertivo come se il mio corpo fosse cambiato.
Non avevo avuto il coraggio di domandare a mio padre, appunto perché è mio padre perciò, stupidamente avevo digitato online ed erano uscite fuori tutta una serie di informazioni utili solamente a confondermi per cui, avevo spento e lasciato stare.
Pero, talmente questa cosa mi stava divorando da dentro che ,ero passata di nascosto con Mat in farmacia a comprare due test di gravidanza e un vasetto per l'urino-coltura, li nascondevo a casa provando ad avere quel necessario coraggio per farci la pipì sopra ed aspettare i più lunghi cinque minuti della vita di una ragazza.
Non avevo di certo paura della reazione di Paulo, a lui piacevano i bambini e mai una volta aveva messo in dubbio la voglia di avere una famiglia, anche molto numerosa ma, il vero problema in tutto questo stava nel fatto che eravamo ancora troppo giovani e agli inizi della nostra carriera.
Avevo firmato un importante contratto, nemmeno tre giorni fa e scoprire di essere incinta non so come avrebbe cambiato le cose e forse, realmente ancora non ero disposta a saperlo.
-io voglio tutto con te, ora,domani o quando sarà ma non mi spaventa- sorrise stringendomi a se con tanto amore in grado di avvolgermi da qualsiasi parte del mio corpo
-facciamo un figlio, mio e tuo- c'era dell'infinito entusiasmo nella sua voce e mi riscaldò il cuore a sapere che mi amasse a tal punto da volere la sua famiglia insieme a me.
-vuoi che non prenda più la pillola?- quasi lo sussurrai e lui annui deciso .
Pensai velocemente a come sarebbe potuta cambiare la mia vita se un piccolo bambino fosse arrivato nella nostra vita. Mi immaginai con un pancione e le caviglie gonfie a fine giornata, vedendo mutare ancora una volta il mio corpo e pensai poi a quando sarei tornata a casa a vedere il volto paffuto di un bambino che non aveva fatto altro che riempire la mia mente in tutte le ore del giorno, immaginai quell'indescrivibile senso di sollievo nel poter odorare il suo profumo e toccare teneramente la consistenza morbida della sua pelle.
Le sue mani piccole e i suoi piedi, cosi rosa carne quasi da sembrare trasparente; lo immaginai con gli occhi verdi di Paulo e quasi volli piangere dall'emozione che provai.
-sei disposto ad avere una vita con un bambino al tuo fianco?- le mie domande non erano frutto della paura o dell'insicurezza, erano solo domande fatte adesso, prima che dopo diventasse troppo tardi.
Mi guardò accarezzandomi il volto, mi baciò le labbra e nella mia mente l'idea di quello che avevo da dirgli, mi apparve più nitida.
-chico- lo chiamai con quel piccolo nomignolo che tanto gli piaceva.
-è appena arrivato Ronaldo nella squadra, stai iniziando una stagione che potrebbe portarti cosi in alto ed io, non vorrei mai che diventassi un ostacolo al tuo sogno perche allora,per quanto ti amo io me ne andrei- volevo essere totalmente sincera con lui.
-tu non saresti mai un ostacolo per la mia carriera, voglio tutta la mia vita insieme a te e comunque, non ti lascerei andare da nessuna parte a meno che,non ci venga anche io- mi baciò a rafforzare il concetto
-siamo ancora giovani e abbiamo tanto tempo davanti no?! Tu non pensi sia bello passare un altro anno io e te, prendiamoci del tempo per noi, voglio poterti dare tutto quello che ho a disposizione e vedere tante cose del mondo insieme a te, quando sarà il momento di fermarci a casa per pannolini e pappe,sono certa che lui o lei busserà da questa porta- mi accarezzai la pancia e lui vi posò la mano sopra.
Fu un gesto che, nell'intimità del mio cuore mi fece ardentemente desiderare che qualcuno stesse crescendo e che si stesse beando della carezza ancora inesperta ma sicuramente dolce, che entrambi stavamo facendo.
-senza che nessuno dei due se lo aspetta e sarà una sorpresa strepitosa- mi guardò fisso negli occhi e poi delle lacrime scivolarono via da essi.
-ho detto qualcosa di sbagliato?- mi sentii una stronza alla sola idea di averlo potuto ferire.
Se lui pensava che un figlio non avrebbe in alcun modo ostacolato i progetti che aveva nella sua carriera, io ero disposta a fare un bambino con lui nel più breve tempo possibile.
Anche adesso.
-no, è solo il troppo amore che provo per te- lo sussurrò mentre mi scalpitò il cuore.
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Fino Alla Fine
FanficLa complicità batte tutto, persino quello che potrebbe sembrare impossibile. Lei è Gwen. Una giovane ragazza torinese la cui prospettiva della vita sembra girare attorno al lavoro ,a Mat il suo inseparabile migliore amico e al calcio che a discapito...