Ci eravamo potuti permettere una doccia veloce, prima che Mat iniziasse ad inviare messaggi molesti avendo ovviamente capito il perche del nostro ritardo.
L'acqua calda e il sapone aveva tolto via tutto il sudore eppure il suo odore continuavo a percepirlo forte e chiaro sulla mia pelle, fin dentro le ossa .
Eravamo solamente coperti da un telo di spugna bianca e i nostri corpi riflessi, non in maniera del tutto nitida,nello specchio erano la perfetta raffigurazione di come mi sentivo.
Avrei potuto vincere una guerra se fossi scesa in battaglia, talmente mi sentivo forte e per la prima volta anche invincibile.
Il suo respiro si scontrava sulle mie spalle nude mentre, entrambi cercavano di asciugarci velocemente anche se poi, le nostre labbra continuavano a scontrarsi tra di loro e schioccavano rumorosi baci che mi riportavano indietro a quando ero poco più di una teenager e baciarsi era il gesto più intimo che poteva esserci tra me e quel ragazzino.
-è stato meraviglioso- lo guardai negli occhi e mi sorrise baciandomi ancora.
-è stato più che meraviglioso- mi strinse tra le sue braccia e le tovaglie scivolarono via, lasciandoci nuovamente nudi.
Non avrei dovuto guardarlo, altrimenti non saremmo usciti di li ancora per molto altro tempo.
Sentivo come se mi fossi liberata da catene che non sapevo nemmeno di avere e adesso, il mio corpo era continuamente attratto dal suo e percepivo perfettamente quanto desiderio scorresse tra me e lui.
-dobbiamo andare a prendere tua mamma- lo mormorai tra un bacio e l'altro mentre ridevo della sua espressione scocciata e imbronciata allo stesso tempo.
-non voglio andare,non adesso- passai le dita tra i suoi capelli umidi dalla doccia e purtroppo per lui, gli sarebbe toccato phonarli perche sarebbe stato troppo evidente se fosse ritornato a casa mia con i capelli bagnati.
Non volevo nemmeno io ma, sapevo che se avessimo continuato a ritardare la cosa si sarebbe palesata talmente tanto che non ci sarebbero state scuse che avrebbero retto.
-non possiamo inventarci che ci ha invitati Gonzalo?- era buffo e adorabile il suo modo di voler cercare scuse per rimanere chiusi a casa a fare cose che gli piacevano parecchio; non che a me dispiacessero, anzi!
-non ci crederebbero e mio padre sfonderebbe la porta da un momento all'altro- l'espressione impaurita che fece fu sufficiente a farmi scoppiare in risate.
-meglio non tirare troppo la corda- annui insieme a lui e gli porsi il phon.
-non fare storie, Dybala- uscii immediatamente dal bagno e mi affrettai a vestirmi.In macchina, provavo delle fitte un po dolorose ma ,nulla che non potessi camuffare e fortunatamente Alicia, quando ci vide spuntare all'ingresso di casa di Paulo, non si accorse del piccolo succhiotto che si intravedeva dal collo del maglioncino del figlio o se se ne fosse accorta, per lo meno non lo diede a vedere.
Si era preparata velocemente e mentre la attendevamo, mi ero lasciata coccolare da Paulo che mi stava dedicando attenzioni che solo fino a pochi mesi fa avrei odiato con tutta me stessa.
-io sono pronta- aveva detto, indossando un cappotto nero che le stava benissimo.
Era una bellissima donna e Paulo gli somigliava tremendamente tanto.
-vamos- si era alzato con me al suo seguito e aveva baciato le guance di sua madre che gli aveva sorriso cosi luminosamente che sembrava avesse una centrale elettrica al posto dei denti.
Mi ero seduta dietro e non avevo voluto sentire ragioni, era una questione di educazione che mi avevano impartito i miei genitori e poi, dietro avrei potuto dare sfogo a delle piccole smorfie di dolore e avrei oltretutto potuto distendere le gambe.
Mi sarebbe servita una tazza di tea caldo e confidavo che Paulo e sua madre si sarebbe fatti la loro tazza di mate come da rito e io con la scusa mi sarei aggregata a loro.
-tesoro, ti ho trovata molto più rilassata- il volto di Alicia si girò verso i sedili posteriori e io le sorrisi.
-è la fine dell'anno e so di avere alcuni giorni liberi per riposarmi- di certo non potevo dirle che prima di passarla a prendere io e il suo bambino, perché continuava a chiamarlo così, avevamo deciso che fosse il momento migliore per sfogare i nostri istinti.
-ho detto a Paulo che sarebbe perfetto se tu ti unissi a noi per le vacanze di capodanno- guardai Paulo dallo specchietto e mi sorrise innocentemente.
Non me lo aveva ancora detto perche sapeva che ne avremmo discusso, probabilmente sperava che cogliendomi in contropiede proprio il trenta di Dicembre, alla fine sarei in un certo senso stata costretta a dirgli di si.
Il volto della mamma di Paulo mi guardava pieno di aspettative e sebbene la parte più razionale di me le avrebbe detto che non mi sembrava il caso e che andare in vacanza insieme era addirittura peggio che sedermi a tavola con loro per una cena, i suoi occhi carichi di felicità mi spinsero ad accettare.
-se va bene per tutti, sarei contenta- mi mandò un bacio volante e mi fece sorridere.
Questi Dybala erano pericolosi, ottenevano sempre quello che volevano.
Non appena facemmo ingresso a casa mia, mio padre e mia madre si fiondarono addosso ad Alicia abbracciandola calorosamente e poi la presentarono ai miei nonni.
-spero per voi che abbiate passato una mattinata produttiva ma non riproduttiva- le battute squallide di Mat erano simpatiche come una colite in pieno Agosto.
-vuoi startene zitto?!- lo ammoni ma lui guardò Paulo che gli sorrideva.
Quei due erano diventati come Bonnie e Clyde e iniziavo ad avere paura per come sarebbe potuta andare a finire.
-non mi vieni a salutare?- l'accento fortemente siciliano di mio nonno, catturó non solo la mia attenzione ma quella di Paulo che si voltò immediatamente nella sua direzione. Non appena lo vide e lo riconobbe per mio nonno ero diventata l'ultimo dei suoi interessi, continuava a guardare noi e poi Paulo con una costanza di circa tre secondi per movimento.
-quello non era vino cotto, era whisky- esordi e io risi della cosa.
-nonno- mi avvicinai a lui per abbracciarlo e il profumo hugo boss che gli avevo regalato pochi mesi prima, aveva impregnato i suoi vestiti.
-c'è u picciriddu ni sta stanza, mbriacu sugnu- non capii un accidenti di quello che disse ma mia madre aveva evidentemente afferrato il concetto dal momento che rise insieme ad Alicia.
Paulo si sentì chiamato in causa e si avvicinò immediatamente a mio nonno, gli porse la mano e gli sorrise cosi ampiamente che stentavo a credere che i muscoli della sua faccia potessero continuare a funzionargli.
-Mario- urlò facendo sobbalzare tutti.
Quei due raggiungevano quasi duecento anni insieme eppure si faceva fatica a credere una roba simile.
-bene, sarai l'ostaggio dei miei nonni- lo avvertii e lui mi sorrise baciandomi la punta del naso.
-siete vomitevoli- commentò Mat .
Prima o poi si sarebbe beccato un calcio nelle zone dell'Olanda e quando lesse questo pensiero nei miei occhi si toccò immediatamente facendo ridere sia mia madre che mia nonna.
-stammi lontano- lo minacciai fintamente e mi diressi spedita al tavolo del salotto che era stato perfettamente apparecchiato.
Mat vi aveva messo le mani perché ,c'erano cosi tante decorazioni che mia nonna non avrebbe fatto anche solo per il semplice fatto che preferiva le cose semplici, proprio come me.
Accanto a me Alicia, osservava tutta quella serie di posate in argento che continuavo a chiedermi che utilità avessero avuto.
Sembravano tutte uguali e secondo me,occupavano inutilmente dello spazio sul tavolo.
-sai a cosa servono?- gli indicai un paio di coltelli dalle forme assurde e quando fece di no con la testa, la stimai con tutta me stessa.
Continuavo a non capire perché mettere a tavola tutta questa posateria se poi alla fine utilizzavamo le stessa forchetta per tutte le portate.
-esto aqui, es como pesarse tres pueblos- disse Paulo avvicinandosi alle nostre spalle
-Me lo dices o me lo cuentas?- gli risposi ironicamente e tutti e tre scoppiammo a ridere.
Certe volte mia madre e Mat sembravano Carlo Cracco ed Enzo Miccio, lascio a voi l'idea di quanto pericolosa possa essere questa cosa.
Mia nonna continuava a fare avanti e indietro dal tavolo della cucina al forno, probabilmente stava controllando una delle molteplici portate che mia madre le aveva fatto cucinare.
Questa strana ossessione di cucinare per un esercito di persone non l'avevo mai capita, eravamo in otto, oggi in dieci e lei cucinava per tutte le squadre dei mondiali.
Secondo me il suo obiettivo finale era quello di sfinirci a furia di cibo cosi poi saremmo stati cosi pieni che sprofondare in un sonno abissale era l'unica cosa che avremmo potuto fare.
Alicia raggiunse mia madre in cucina e chiacchieravano in argentino come se fossero migliori amiche da tutta una vita, più volte le avevo viste completarsi le frasi e una cosa simile riuscivamo a farla io e Mat che ci conoscevamo da quando ancora portavamo il pannolino.
I miei nonni erano seduti in salotto e chiaccieravano animatamente tra di loro e di cosa?
Ovviamente di calcio!
Mi chiedevo cosa avessero ancora da dirsi dopo tutto questo tempo.
L'argomento del giorno erano i mondiali del prossimo anno che si sarebbero tenuti in Russia.
-ti dico che quest'anno non abbiamo dove andare- rispondeva mio nonno Alessandro
-sono giovani ragazzi, quelli corrono come se avessero le pompe accese- ovviamente mio nonno Mario non avrebbe mai accettato che la nazionale non fosse più quella di una volta.
Forse ancora non aveva realizzato che Gennaro Gattuso, Alessandro Del Piero, Andrea Pirlo, Fabio Cannavaro e molti altri non giocavano più.
- mi ero immaginato che fossero tifosi, ma non pensavo cosi tifosi- mi disse Paulo mentre io e Mat scommettevamo, clandestinamente su chi avrebbe avuto la meglio.
Lo scontro tra sangue siciliano e sangue piemontese era l'evento più atteso dell'anno a casa mia; li trovavo adorabili perché benché non dimostrassero fisicamente la loro età, fortunatamente giovano entrambi di un'ottima salute, erano comunque testardi come muli e volevano avere ragione alla pari dei bambini di cinque anni.
-cinquanta euro che vince nonno Mario- Mat giocava a vincere facile perché sapeva che ad una certa mio nonno Alessandro si sarebbe rotto i maroni e gli avrebbe dato il contentino; il vero problema era che, ancora era solo mezzogiorno e almeno fino alle cinque del pomeriggio la cosa non sarebbe cambiata.
-cinquanta euro che vince nonno Alessandro- sapevo che stavo salutando le banconote ma ,alla fine potevo comunque continuare a sperare.
-ha ragione tuo nonno Alessandro, l'Italia quest'anno non ha dove andare- sia io e che Mat lo guardammo con le sopracciglia inarcate.
-hey Argentino, statti al tuo posto e fatti il tuo- gli disse Mat mentre io annuivo concorde.
Era Paulo Dybala e ne capiva molto di più di me, sicuramente essendo stato scelto dalla selection argentina era probabile che avessero studiato le squadre avversarie ma, il mio nazionalismo prescindeva dal fatto che provassi qualcosa per lui.
L'amore era una cosa, la nazionale un'altra cosa.
-avete scelto Donnarumma al posto di Buffon, il vostro CT deve essere uno che negli ultimi diciassette anni ha vissuto su un altro pianeta- okay, aveva dannatamente ragione.
Gian Piero Ventura non era sicuramente l'allenatore che preferivo e sapevo che avrebbe fatto qualche stronzata delle sue.
-perché non ti prendi la nazionalità italiana e vieni a vincere il mondiale con noi- la proposta indecente di Mat ci fece scoppiare a ridere.
Era come se chiedessimo a Chiellini o Marchisio di andare a giocare per la nazionale francese, che razza di ragionamento era; senza considerare il fatto che gli argentini per natura sono sempre stati un popolo fortemente pratiottico.
-non dire idiozie Mat- risposi io per Paulo.
-eres tu loco?- gli chiese divertito e provai ad immaginare quanto per lui fosse assurdo una cosa simile.
Non era per l'Italia perché sapevo che si era affezionato ,come giusto che fosse, alla nostra terra che gli aveva dato tanto ma, l'Argentina portava con se gli anni in cui era un piccolo bambino e giocava a pallone in un campo da calcio fatto di sabbia.
L'Argentina significava l'istituto di Cordoba, quello che distava da casa sua alcune ore di macchina ma che aveva continuato a frequentare perché giocare a palla era più che un semplice sport, era il rosso e il bianco della casacca che aveva indossato fino a diciannove anni, era il ricordo della prima partita contro l'Huracan e quel due a zero della vittoria, il suo primo assist e tutte quelle infinite emozioni che potevo leggergli nel viso ogni qualvolta come un nastro, ritornava indietro e sembrava ripercorrere passo dopo passo quei novanta minuti.
Per lui, l'Argentina portava un solo ed unico nome: Adolfo Dybala.
A tavola sedevo al suo fianco e fu estremamente piacevole scoprire come mi sentissi a mio agio, come il mio corpo si adattasse al suo ,sempre con maggiore precisione, e credetti che quel piccolo e infinito momento di paradiso che ci eravamo concessi, per la prima volta, questa mattina avesse amplificato tutto quello che c'era tra di noi.
Ogni tanto, lo beccavo a guardarmi e mi perdevo in lui e tutto il resto scompariva anche se non volevo assolutamente che gli altri potessero diventare partecipi a tutte le conversazioni silenziose che avevamo, perché era questo quello che accadeva tra di noi.
Alicia accanto a mia madre parlottavano e sorridevano guardandoci, dovevamo proprio essere un bel spettacolo e Mat continuava a ridere pensando che non lo vedessi.
Avrei riso io quando avrebbe trovato la sua persona, e come avrei riso.
-chi vuole il dolce?- chiese mio padre e ovviamente la mia mano si alzò automaticamente.
Iniziavo a pensare che avessi uno stomaco a parte per il dolce perché, mi sentivo piena ma per il dolce c'era sempre un posto libero.
-sei proprio una golosona- annui perché ne ero consapevole, al dolce non sapevo resistere e purtroppo era uno dei miei punti deboli.
Quando litigavo con Mat e la mia testardaggine mista all'orgoglio ci teneva separati per poco più di ventiquattro ore, alla fine lui passava dalla pasticceria, comprava un vassoio di pasticcini e bussava alla porta della mia stanza e tutto ritornava magicamente al proprio posto.
I dolci erano come la pace, chi mai può resistere ai dolci?
La fetta di torta al cioccolato che giaceva sul mio piatto era evidentemente la più grande tra le altre e odiai mio padre perché mi aveva messo in imbarazzo.
-riesci davvero a mangiarla tutta?- lo sguardo di Paulo era una commistione di divertimento e sconcerto; effettivamente quel pezzo di torta era più o meno grande quanto la mia faccia.
-avrebbe fatto anche il bis, se solo tu non fossi stato a pranzo con noi- la pedata che diedi alla gamba di Mat, probabilmente gli avrebbe fatto spuntare un grosso livido. Era la vigilia di Natale non il giorno del "mettiamo in ridicolo Gwen davanti a Paulo e ad Alicia".
-aiha stronza!- mi disse
-Mat, niente parolacce a tavola- lo rimproverò mio nonno ed io gongolai internamente.
Paulo ci osservava estremamente divertito e probabilmente solo in questo modo si sarebbe effettivamente reso conto di cosa significasse Mat per me.
Non era semplicemente il mio migliore amico, eravamo come gemelli siamesi e ci appartenevamo pur non avendo lo stesso sangue.
-nonno ma, mi ha dato un calcio- protestò
-non è vero- menti spudoratamente e Paulo,che sapeva come erano andate le cose, mi guardò spalancando la bocca.
Dybala, mai mettersi contro un'ariete.
La donna Argentina mi sorrise contenta e io le sorrisi imbarazzata perché per i dolci non conoscevo misure, capivo come per loro fosse quasi impossibile comprendere come un corpo così piccolo come il mio, fosse capace di ingurgitare cosi tanti zuccheri.
Il dito,sporco di cioccolato, di Paulo si posò velocemente sulla mia guancia e percepii la consistenta fredda della glassa che entrò in contatto con la mia faccia.
-ma..ma- tutti scoppiarono a ridere, persino mio nonno Mario che in questi casi era sempre dalla mia parte.
-questo pranzo è un complotto contro di me- asseri e Paulo mi sorrise portandosi in bocca un pezzo di torta.
Le labbra gli si sporcarono di marrone e quando con la sua lingua rimosse il cioccolato, dovetti farmi forza ,con tutta la ragione che possedevo, per non baciarlo; era indefinito quello che scatenava in me e ogni volta mi lasciava con il fiato sospeso.
Dopo pranzo, barcollando da un lato all'altro, ci accomodammo nel divano del salotto, anche se in verità io finii per sedermi sul bracciolo perché non c'era più spazio fisico per entrarci tutti.
Normalmente mi sarei seduta sulle gambe di Paulo ma, sua madre era lì e mio padre dall'altro lato e non mi sembrava decisamente il caso ,nonostante più volte Paulo mi avesse guardata e sfiorato i fianchi con dolcezza.
-possiamo andare a fare due passi? Ho la pancia che mi scoppia- sembrava un'idea ottima per rimanere soli e sebbene Mat sarebbe venuto con noi, mi conosceva talmente tanto che alla fine non mi sarei fatta alcun problema .
Mat non rispose nemmeno, si alzò immediatamente dirigendosi verso l'attaccapanni, Paulo mi guardava come se avessi tre teste e risi dentro di me.
-non dirmi che vuoi startene seduto lì, cos'è con Allegri corri per kilometri e kilometri e con noi non vuoi fare due passi?- la mia domanda pungente fece sorridere sua madre che mi diede man forte
-tesoro cara, questo qui è uno scansafatiche di seria A- guardò sua madre e poi me.
-questa coalizione mi si sta ritorcendo contro- asserì.
-non ascoltarla caro, pensa che Gwen è capace di trattenersi la pipì per tutta la giornata pur di non fare due passi e raggiungere il bagno- non potevo credere che mia mamma l'avesse davvero detto.
-mamma!- Mat era piegato in due dalle risate mentre mia nonna era sul punto di dire qualcosa che sapevo mi avrebbe messa in ridicolo più di quanto già non fossi stata messa in questa giornata che iniziava a sembrarmi infinita.
-bene, ora ce ne andremo immediatamente prima che la mia dignità subisca un crollo come la borsa di Wall Street del millenovecentoventinove- strinsi il polso destro di Paulo e me lo trascinai all'ingresso, afferrando al volo i nostri sopra abiti e correndo fuori.
-costringerò uno dei tuoi fratelli a farmi raccontare qualche imbarazzante episodio della tua adolescenza così avrò qualcosa con cui minacciarti- rise delle mie parole
-io non ho scheletri nell'armadio- certo certo, ora vorrebbe farmi credere che è stato un figlio modello.
-Dybala, tutti abbiamo degli scheletri nascosti nell'armadio- il mio era pieno di cazzate che avevo fatto, come l'imbarazzante tatuaggio che mi ero fatta a Madrid quando avevo sedici anni.
Oltre al fatto che fosse illegale e che avessi stordito di parole il proprietario dello studio che ad una certa si era arreso, avevo avuto la brillante idea di tatuarmi un dragone cinese sull'interno coscia.
Fortuna che non era enorme e che avessi scelto di non colorarlo.
Periodi oscuri della mia adolescenza emo-dark, dove il mio armadio sembrava il covo di Batman e la matita nera sotto gli occhi accentuava le già presenti ed orribili occhiaie che possedevo, a causa delle ore ,che il liceo mi costringeva a stare, sui libri.
Tutta colpa dei Linkin Park o dei Thirty seconds to Mars...tutta musica di un certo spessore.
Mica Antonella delle divinas o Patty delle populares.
Il solo pensiero mi fece accaponare la pelle.
Mat era ossessionato da questo telefilm adolescenziale parecchio inquietante.
Ma poi, va bene essere sfigati ma quella li era proprio sfortunata da morire, poveretta.
-la smettete si accoppiarvi anche mentalmente, eccheccazzo!- guardai Mat e risi della sua espressione schifata.
-sei solo invidioso- gli feci una linguaccia e lui mi restituì indietro un dito medio.
Non ero e non sarei mai stata una ragazza da passeggiate con mani intrecciate, certe cose non facevano per me e speravo che Paulo avrebbe capito e se ne sarebbe fatto una ragione.
Probabilmente sarebbe riuscito ad ammorbidire alcuni spigolosi punti del mio carattere di merda perché, si sono consapevole di non essere essatamente la persona più simpatica e socievole dell'universo ma, a mio modo sapevo amare anche io.
Non ero una di quelle ragazze Tumblr con il mare dentro, al massimo da me ci avresti trovato il bidet pieno di acqua per lavarsi i piedi e, soprattutto non ero nemmeno quella ragazza che si complessava su tutto pensando che il mondo gli remasse contro, a dirla tutta provavo una repulsione per queste persone che a parer mio avevano un non so che di egocentrico.
Il mondo non gira attorno a nessuno, a parte il Sole.
Camminavano gli uni di fianco agli altri e mentre la mia mente era persa nel contemplare quanto fossi felice e quanto mi sentissi bene, osservavo il modo in cui Mat e Paulo scherzavano tra di loro, complici nonostante fossero totalmente diversi.
-Mat, che fai a capodanno?- pregai per Paulo perché, aveva appena aperto un capitolo che ci avrebbe sfiniti, non sapendo che lo aveva messo in crisi .
Poco ma sicuro.Eccomi ritornata qui, a casa 🏠.
Come state?
Scusatemi per l'assenza ma, non avevo modo di revisionare il capitolo e postarvelo perché ero in Russia per la partita Argentina 🇦🇷 contro Croazia 🇭🇷.
Contenta per Marione ma me ne sono tornata un po triste per il non risultato dei albicelestes.
Spero il capitolo, che mi accingerò a leggerlo anche io dopo averlo postato, vi possa piacere e nel mio caso rimettermi il buon umore.
L'unica nota positiva è stata: aver visto giocare sia il Pipa che Paulo ❤️.
Vi posto alcune foto, quelle poche che ho fatte con il cellulare, il resto appena Alessandro (il mio migliore amico) le passa dalla canon al macbook e ve le posto.Il signore a fine partita piangeva come un disperato e sua moglie imprecava da morire facendo ridere me e il mio migliore amico.
😍😍😍 c'era un casino assurdo. La gente urlava cori come se non ci fosse un domani.
Ho fatto alcuni minivideo ma purtroppo ho scoperto che non posso postarveli.
Cheppalle!La birra, altra nota positiva di quelle giornata .
L'unica cosa che mi ha veramente spiazzata, perche non me l'aspettavo proprio, sono stati i cori poco carini contro Messi e purtroppo erano fatti da alcuni tifosi argentini.
La delusione ci sta, pure per me che per quanto l'Argentina mi piaccia penso che se al suo posto ci sarebbe stata l'Italia avrei sofferto il doppio se non il triplo.
Comunque, Dybala c'è e ci assicuro che gioca benissimo .
Non capisco Sanpaoli e la sua tattica di gioco che come si vede non gli sta portando nulla di buono ma, è lui il CT.
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Fino Alla Fine
Hayran KurguLa complicità batte tutto, persino quello che potrebbe sembrare impossibile. Lei è Gwen. Una giovane ragazza torinese la cui prospettiva della vita sembra girare attorno al lavoro ,a Mat il suo inseparabile migliore amico e al calcio che a discapito...