-querida- mi abbracciò Alicia prima di Dols e facendola brontolare mentre risi allungando un braccio verso di lei per poterle consentire di intrufolarsi in questo intreccio di braccia e corpi.
-mamma facciamola entrare dentro casa prima che congeli- gli disse Paulo spingendoci delicatamente dentro.
-amor- urlò Dols non appena le diedi tutta la mia attenzione.
Sua madre Romina ci guardò contenta, forse perche le piaceva che sua figlia avesse trovato in me un'amica con cui confidarsi e con cui condividere un po tutto.
Ovviamente, ancora nessuno di noi aveva avuto il tempo di parlare di Federico ma, sapevo che le cose erano andate decisamente bene perché Fede aveva prenotato un biglietto aereo per la terza settimana di Luglio e sarebbe proprio venuto qui in Argentina per poter passare dei giorni insieme a lei prima di unirsi alla squadra per la sessione estiva a NewYork.
Dopo aver salutato tutti e aver apprezzato l'aria calda che veniva fuori dai termosifoni accessi, riuscii a guardarmi intorno.
Finalmente avrei potuto sapere con certezza in che posto Paulo fosse nato e cresciuto.
La prima cosa che pensai, inevitabilmente, du quella sedia, come se dentro di me mi aspettassi di trovarla li e Paulo credo se ne accorse perché mi sorrise dolcemente e mi baciò la fronte in un dolce gesto.
-vieni- mi sussurrò il diretto interessato posando i sacchetti della polleria sull'enorme tavolo di legno e prendendomi la mano per portarmi al piano di sopra.
Salii le scale notando cornici con foto appese un po' ovunque e sorrisi capendo che era per questo che anche a Paulo piaceva molto circondarsi di foto di cui la sua casa a Torino ne era intasata.
-pronta a vedere la mia stanza?- mi chiese emozionato di avermi li e con una mano sulla maniglia della porta mentre io annui super contenta.
Quando aprì la porta la prima cosa che notai fu lo stemma degli Albiceleste appeso alla parete sopra la testata del letto e la maglia di Del Piero appesa al muro dentro una cornice elegante.
Sembrava proprio la camera di un ragazzo in piena adolescenza e ciò mi fece amare infinitamente tanto il fatto che non l'avesse modificata perché in questo modo mi sembrava di poter vivere parte della sua vita in cui non c'ero stata perche non ci conoscevamo.
Sul cuscino ci stava una mia maglia che non sapevo mi avesse preso di nascosto e lui sorrise notando che la stavo osservando.
-te l'ho rubata ,come fai tu ,prima che partissi per qui- lo baciai ancora e lui mi trascinò sul suo letto incastrandomi con il suo corpo.
-ti amo- mi disse
- ti amo più io- gli risposi.
Mi diede il tempo per cambiarmi e per asciugarmi i capelli con il phon e poi scesi giù a dare una mano ad imbandire la tavola.
-ma sei ospite- mi disse Romina mentre le fregai le posate dalle mani.
-ospite? Sono un ospite?- finsi di rimanerci male mentre sul sul volto si dipingeva un'espressione mortificata
-Mina, sto scherzando- la abbracciai mentre imprecò piano piano
-ti voglio bene anche io- poi posizionai le posate e Lautaro fu gentile a recuperare tutte le sedie mentre Mariano e Paulo salivano le valigie al piano di sopra.
-c'è un cadavere, ne sono certo- si lamentò Mariano salendo gli ultimi tre scalini
-mi porto solo le cose necessarie- mi scimmiottò Paulo
-zitto tu- gli dissi mandandogli dopo un bacio volante.
-per fortuna zio, mica come te che ti metti sempre le stesse cose tutti i giorni- mi difese Dols rimbeccando Mariano
-boom bitches. Ti ha spento- le sorrisi battendole un cinque e Alicia ci guardò sorridendo
-finalmente ti sono arrivati rinforzi- le disse mentre mi abbracciai con Dols.
Gustavo fu l'ultimo ad arrivare a casa tornando da chissà dove ma stupendomi per la calorosità con cui mi accolse a casa di sua madre.
Mi abbracciò come poche volte gli avevo visto fare e tenne un suo braccio sulle spalle .
-finalmente sei qui, altrimenti tutti avremmo ucciso Paulo depresso perche gli mancavi- Paulo arrivò giusto in tempo per sentirlo
-hei, vorrei ricordare che qui il parente sono io- si lamentò come sempre
-narcisista ed egocentrico- gli disse Lautaro sfoggiando il suo italiano
-hei tu ragazzino, non parlarmi cosi sai? Sono tuo zio- lo guardai inarcando un sopracciglio
-chi è il ragazzino adesso?- gli chiesi facendo scoppiare tutti a ridere compreso lui che non seppe trattenersi.
Ci sedemmo a tavola e finii tra Paulo e Dols che, a turno prensero le patine dal mio piatto mentre io e Lauti, seduto di fronte a me, cercavamo di capire fino a che punto si sarebbero spinti.
Fu comico il momento in cui afferrarono la stessa patatina e si guardarono con sfida.
-è mia- gli disse Dols
-no, è mia- gli rispose Paulo
Alicia e Romina li guardavamo rassegnate, evidentemente abituati ad un teatrino del genere.
-veramente sarebbe mia- gli feci notare
-ma dal momento che la state toccando cosi intensamente da due minuti, potete prenderla volentieri- Paulo la lasciò spostando il suo piatto verso di me invitandomi a mangiare le sue e lo feci dato che le mie a furia di pescarle dal mio piatto, erano finite.
-pomeriggio vengono i ragazzi e pensavo di andare a Cordoba e poi stasera c'è la cena, va bene per te?- annui bevendo la limonata dal bicchiere di vetro colorato .
Mi fermai finalmente a guardargli i capelli mentre Alicia prendeva la frutta dal frigo pieno pieno di calamite, riconobbi il cannolo siciliano e i la donna e l'uomo siciliano, ce li avevo identici a casa mia a Casellette.
-si Danny Phantom- gli dissi mentre sorrise capendo a chi mi stessi riferendo.
Era un cartone animato che guardavo tutte le mattine prima di andare a scuola materna o elementare, non ricordavo con precisione il periodo ma, ricordavo però che lo trasmettevano alle sette e mezza del mattino ed era l'unica gioia che mi spingesse ad alzarmi e sgusciare via dal letto caldo.
-posso toccarli? - gli chiesi , sapendo bene che non gli piacesse ma,lui annui accontentandomi e cosi mi asciugai le mani su un tovagliolo di carta e poi glieli accarezzai.
Cavoli, erano veramente i capelli suoi e in tutto ciò gli stavamo maledettamente bene perché mettevano in risalto il verde dei suoi splendidi occhi.
-diglielo che sono terribili. Sua mamma non l'ha mica fatto cosi- Alicia trovò buona l'opportunità per rimproverarlo ancora, contrariata da questa nuova capigliatura.
-a lei piacciono- le rispose Paulo mentre arrossii perche era vero, mi piacevano un sacco.
Certamente erano particolari e lo mettevano in evidenza molto più del solito, ma era innegabile quanto bene gli stessero, avvalorando la mia tesi che a lui, non ci fosse cosa al mondo che stesse male.
Alicia mi guardò alcuni secondi per capire se facessi sulserio e poi sorrise.
-tanto è lei che ti sposa, se vanno bene a lei vanno bene a tutti- mi mancò un battito, forse più di qualcuno.
Si creò un silenzio strano fatto da sorrisi dolci rivolti verso di noi mentre gli occhi si puntarono sulla mia mano che indossava fieramente quell'anello.
Posai il coltello con cui stavo sbucciando la mela verde, trovando una scusa per accarezzarlo come mi capitava spesso di fare.
Dopo pranzo, con Dols caricammo la lavastoviglie obbligando Romina e Alicia a rimanere sedute perché non era giusto che si affaticassero quando se tutti avessimo dato una mano le cose non sarebbero pesate affatto.
Stavo asciugando i bicchieri porgendoli a Lauti per posarli nella credenza prima che la voce di Andres rimbombò nelle pareti.
-donde está la mi italianita?- mi girai a guardarlo e poi mi travolse con un abbraccio.
-hola Albiceleste- ricambiai l'abbraccio e poi con un po meno enfasi salutai Nahuel e Federico.
No, non li trovavo antipatici perché Nahuel ad esempio era molto legato a Paulo ma, caratterialmente proprio perché ero molto più simile ad Andres,con lui c'era da sempre stata un'intesa diversa e per questo era diverso il rapporto che avevo con lui rispetto a quello con Nahuel con cui facevamo fatica a venirci incontro.
-siete pronti?- mi chiese e la risposta era ovviamente negativa, perche avevo una tuta di Paulo addosso e non potevo di certo uscire di casa come se fossi una pazza.
-dacci il tempo di cambiarci, siamo arrivati a casa neppure un'ora fa- Paulo gli rispose per entrambi .
Dopo, salii sopra a cambiarmi per rendermi pronta a questa prima gita turistica a Cordoba.
Paulo si stava cambiando la felpa indossando un caldo maglioncino nero e tirando fuori il suo giubbotto di jeans imbottivo di lana uguale a quello che stavo indossando anche io.
-pronta?- mi disse ed io annui prendendo il cellulare ed infilandolo nella tasca evitando di potarmi borsette dietro perché mi davano fastidio.
-you are the fucking peaky blinders- gli sussurrai mentre si spruzzò del profumo sul collo.
Mi riferivo ad una serie tv che eravamo soliti guardare ogni tanto, non che fosse il genere che preferiva Paulo ma lo faceva solamente perché piaceva a me e allora lui mi teneva compagnia, per finire puntualmente in grovigli di braccia e gambe su quell'immenso divano del salotto.
Era dannatamente bello, cosi bello che dovetti concentrare tutte le mie forze per non chiudere a chiave quella porta della sua camera e gettarmi tra le sue braccia.
Si voltò a baciarmi, intensamente o forse fu intenso il modo in cui lo percepii perché mi era mancato dannatamente tanto non poterci dormire assieme e una settimana sembrava quasi l'eternità.
-non andiamo- sussurrò ed io fui quasi tenta di annuire perché il mio cervello era già partito spedito verso regioni lontane ma, Andres e tutti gli altri erano giù ad aspettarci e non lo trovato corretto.
-non possiamo- fu difficile persino a pronunciarlo.
Paulo mi guardò, potendo leggere quanto intensa fosse la voglia che avevo di lui e per questo se ne fregò e continuo a baciarmi stringendomi tra il suo corpo e il muro della sua cameretta.
Con i denti spostò il tessuto del collo del maglione e sulla mia pelle lasciò un enorme segno violaceo come simbolo del suo passaggio.
Gli strinsi i capelli tra le mie mani e mugulati con il collo incline mentre e sue mani avevano già tirato via il magliome da dentro il pantalone e si erano portate sul mio seno, stringendolo con possessività.
-ragazzi, sbrigatevi- Lautaro bussò alla porta e mi gelao sul posto.
La porta non era chiusa a chiave e volendo l'avrebbe potuta aprire senza alcun problema e avrei fatto la peggiere delle mie figure.
-dobbiamo andare- sussurrai mentre Paulo trattenne un'imprecazione.
Entrambi ci sistemammo nuovamente e ridacchiai nell'osservare attentamente Paulo.
-ricordami perché compro jeans cosi stretti- mi disse
-perché ti fasciano le cosce e le gambe come piacciono a me- sapevo di non stare comtribuendo affatto a migliorare la su situzione
-usciamo da qui dentro perché altri cinque secondi e sono certo che non usciremo più- fu come un'ondata di calore che mi si scagliò contro.
Sul terrazzo ci guardammo tutti in piedi, cercando di capire come sistemarci.
-Paulo e Gwen con me e Gina- propose Andres
- gli altri con Nahuel- e cosi ci accordammo
-perché non hai preso Gina direttamente prima di venire qui?- gli chiese Paulo mentre Andres passava a prenderla da casa, dandomi l'opportunità di vedere nuove vie di quel paesino che stavo iniziando ad amare nonostante ci avessi messo piede non più di tre ore fa.
-anche lei non era ancora pronta, voi ragazze ci mettete sempre tanto- ridacchiai perche tanto torto non aveva ma per fortuna tra me e Paulo ce la giocavamo bene per cui, lui non si poteva assolutamente lamentare.
Quando salì sulla macchina, pensò che ancora non ci fosse nessuno ma quando se ne rese conto ci sorrise e ci salutò scendendo nuovamente.
-Paulo mettiti davanti, con Gwen mi ci metto io- e cosi finii per stare dietro con la bellissima fidanzata di Andres.
Una ragazza fantastica e soprattutto simpatica e dolce nei miei confronti.
-non vedevo l'ora di conoscerti- mi abbracciò e io ricambiai anche se un po timida.
Avevo parlato con lei per via webcam, tutte quelle volte che Paulo e Andres si sentivano la sera dopo gli allenamenti e noi ragazze eravamo insieme a loro.
-anche io- le dissi sincera anche perché il suo ragazzo lo reputavo il migliore degli amici che Paulo potesse avere e mi chiedevo quanto meravigliosa potesse essere la sua ragazza.
Il tragitto della strada fu assai divertente, fatto di racconti adolescenziali che misero in imbarazzo Paulo; finalmente avrei avuto anche io qualche notizia del suo passato dato che Mat non se ne era risparmiata nemmeno una, raccontandogli praticamente tutto.
-no, no quello no- gli disse Paulo appena Gina provò a raccontarmi qualcosa.
-dai- gli dissi asciugandomi in continuazione le lacrime agli occhi per le risate immense che mi stavo facendo.
-no, amor credimi non è importante- Gina sorrise e mi fece il segno con le dita che dopo me lo avrebbe raccontato.
Già questa ragazza mi piaceva un sacco.
La prima cosa che visitammo a Cordoba non fu lo stadio anche perché ci sarei andata un giorno intero quando Paulo mi avrebbe portata a vedere la prima squadra in qui aveva militato ma, mi portarono a visitare la Manzana Gesuitica.
-è la prima volta pure per me- mi disse Paulo emozionato affiancandomi e baciandomi una tempia.
-meglio no? Un'altra prima volta insieme- lo baciai prima che tutti scendessimo dopo aver parcheggiato.
-so che ti piace molto la storia- cominciò Gina, mentre vicino a me camminava entrando dentro quella specie di quartiere gesuita.
-moltissimo- gli confessai.
-io sono laureata in storia e letteratura europea- quasi la baciai in bocca dalla contentezza.
-è meraviglioso- mi limitai cosi ad esprimere la mia gioia mentre grazie ad un particolare badge che aveva, ci consentirono l'accesso.
-lavoro qui ormai da due anni e faccio la guida turistica tutti i fine settimana mentre nei giorni feriali lavoro all'università- annui contenta per lei.
-quindi, mi porterai a vedere il museo della memoria?- Paulo scattò foto con la sua inseparabile canon che si portava dietro in ogni momento che per lui equivaleva ad una gita scolastica.
-certo che si, Paulo mi ha detto che ti piace molto questa parte della storia- ancora una volta mi ritrovai ad annuire.
Lentamente in Argentino spiegò tutto quello che ci si mostrava davanti, come se fossimo turisti quando invece tra loro ero io l'unica vera forestiera ma, non mi sentivo per niente cosi.
Seppure non conoscessi il posto, sembrava che in realtà mi appartenesse in un modo che non riuscivo a capire.
Quelle strade, le panchine di legno della piazza davanti al municipio della città, i tipici anziani sorridenti e guardoni seduti dentro i bar chiusi per ripararsi dal freddo; tutto di Cordoba in qualche modo sembrava ricordarmi qualcosa anche se, mai in ventiquattro anni della mia vita avevo messo piede in questa parte del mondo ed ero certa che, forse solo qui avrei potuto godere di questi paesaggi non solo naturali ma anche urbani.
Ad occhio e croce però,ad essere onesta, un po ci somigliava a Palermo, poco ma era comunque un motivo ragionevolmente sufficiente a capire perché Paulo si fosse ambientato in Sicilia con molta più facilità di quando era arrivato in Piemonte, a Torino poi.
Si respirava un'aria per niente frenetica come quella di Torino, di certo non era un paese piccolo come Laguna Larga ma, nonostante fosse una città in piena regola con gli edifici alti e tutto quello che una normale città avrebbe dovuto avere non ti dava comunque la sensazione di sentirti una piccola formica a calpestare le strade della città.
Era più...più confortevole,ecco.
-sembri una bimba felice- mi sussurrò Paulo mentre tutti gli altri avevano il volto concentrato a osservare i dettagli della chiesa in cui eravamo appena entrati.
-sono una bimba felice. Questo posto è meraviglioso- Paulo mi scattò una foto abbagliandomi con il flash
-ops- si scusò guardando poi il risultato di quello scatto che ritraeva il mio volto sorridente e luminoso con gli occhi strizzati a causa della luce abbagliante che li aveva precedentemente colpiti.
-sei bellissima chica- mi baciò le labbra e mi fece sorridere il cuore.
-ora, vi porto al museo della memoria- aguzzai immediatamente le orecchie prendendo Paulo per un polso e seguendo Gina in prima fila.
Quando ci entrai dentro, anche li come in Polonia mi si fermò il cuore; per quanto questa parte della storia mi piacesse e mi ossessionasse cosi tanto, era la stessa che però mi tormentava la testa oltre che il cuore.
Lessi alcune storie raccontate sotto le foto che erano appese al muro.
Di questi Desaparecisos sembrava rimanere nient'altro che il ricordo e mi chiesi come fosse stato possibile ignorare una tragedia cosi grande.
Paulo come me si fermò a leggere le righe in bianco su quello sfondo nero o grigio fumo che fosse.
Lui, quando era andato in Polonia in visita alla zia la sorella di suo nonno, non era voluto andare in QUEL campo e non lo biasimavo affatto.
Neppure Mat c'era voluto venire, quando ci eravamo andati in gita al terzo anno di liceo, preferendo rimanere nella stanza dell'Hotel; non lo facevano con cattiveria o snobbando quel posto anzi, Mat e pensavo sicuramente anche Paulo, avevano cosi tanto rispetto per quel posto che non si sentivano nemmeno degni di poterlo calpestare perché alla fine: la colpa era un po di tutti.
Lui che poi era Argentino, in un certo qual senso la avvertiva anche peggio.
Tra le tante ed infinite cose che facevo con Paulo, guardare focus la sera sul canale trentacinque del digitale terrestre , era un'attività che avevamo iniziato a fare per caso quando, durante il solito zapping noioso eravamo incappati su un programma che parlava dei furti artistici di Hitler che poi, lui non è che li avesse fatti in prima persona ma era uno modo generico per indicare quante opere d'arte erano stare rubate durante la seconda guerra mondiale ad opera del terzo raich.
L'Argentina se prima era un posto che avrei visitato perché i miei genitori mi avevano infinitamente parlato bene di essa, poi diventò un posto che avrei visitato per capire dove quei pezzi di merda, e no non avrei usato mezzi termini per loro, si erano rifugiati scappando alla pena di morte che si meritavano.
Certo, adesso l'Argentina aveva il nome di Paulo ed ero qui principalmente per lui e per i suoi affetti ma, ad ogni modo a che c'ero mi sarei fatta quella gita che avevo sempre avuto in mente di fare e poi, Paulo era uno a cui la scoperta piaceva da impazzire per cui non avrebbe esitato neppure un istante ad accompagnarmi.
Dopo questo piccolo tour turistico, Paulo che conosceva la città perché ci era venuto tutti i giorni per anni ed anni e Gina perché ci lavorava da due anni, convennero fosse carino fermarci in riva al fiume La Cañada, in uno di quei deliziosi locali piccoli ed infinitamente accoglienti .
Era meravigliosamente caldo e rustico, niente a che vedere con il tipico stile moderno che stava rendendo asettica tutta l'Europa.
-ordiniamo delle pinte di birra?- propose Federico e tutti annuirono.
Mi stupì parecchio che loro, alla birra accompagnassero delle noccioline, quelle chiuse ancora da sgusciare con le mani.
-a Gwen- innalzarono i calici
-a voi- risposi io di rimando facendo poi tentennare i bicchieri.
Quando rimettemmo piede sulla macchina, ringraziai il cielo che ,chi guidava avesse saggiamente scelto di bere acqua aromatizzata al limome perché la birra era doppio malto o chissà cosa ma, fatto sta che io avendone bevuta poco meno della metà del mio bicchiere, mi sentivo leggermente brilla e per questo bevevo acqua provando a riprendermi.
Sulla macchina l'allegria generale di tutti ci spinse a ricreare un karaoke davvero davvero stonato.
Lo osservavo totalmente rapita dalla contentezza che lo stava avvolgendo, rendendolo ancora più giovane di quello che era.
Così, totalmente a suo agio seduto su quel sedile di pelle nera mentre le sue braccia si muovevano al ritmo di raggaeton che fuorisciva dalle casse della macchina.
Andres che gli dava corda ridendo insieme a lui come se Paulo da li non se ne fosse mai andato.
Adoravo da impazzire la complicità che c'era tra Paulo e suoi amici di infanzia, i discorsi fatti solo di occhiate, le risate sincronizzate per ricordi che gli affioravano nella mente.
Il modo di esserci sempre gli uni per gli altri e più di tutti, amai il fatto che rappresentassero uno di quei chiodi che aveva aiutato Paulo a tenere i piedi ben piantati per terra.
-hanno sempre fatto cosi- mi spiegò Gina, osservando come me, quei due che sembravano essere rimasti cristallizzati alla veneranda età di diciassette anni.
La mia mente era affollata di frame che si materializzavano dentro di essa, idee fatte di immagini di un passato che avrei voluto guardare anche da spettatrice.
In quel preciso istante mi fremettero le mani che giacevano sul tessuto dei jeans che stavo indossando.
Non resistessi all'impulso e tirai fuori il cellulare per riempiere l'ennesima pagina nella mia cartella nelle note.
"C'era odore di felicità, difficile da descrivere a parole perche sapete di cosa sapeva?
Sapeva di risate calde e familiari, come se il tempo fosse rimasto fermo, strizzato nel collo più stretto di una clessidra fatta da sogni che correvano per diventare realtà. L'aria era satura di lacrime di gioia, quelle che ti bagnano le guance per le forti risate e poi, è li che mi accorsi di quanto Paulo fosse rimasto sempre se stesso.
Il calcio e la sua carriera erano andati avanti ma lui, fortunatamente aggiungerei, era rimasto immutato perché le sue radici erano impossibili da strappare da quella terra calda e profondamente ospitale.
Paulo Dybala rappresentava l'Argentina meglio di chiunque altro; nazionalità, gentilezza, lealtà e sacrificio.
Un posto bianco come il cotone soffice coltivato nelle lunghe distese di terreno, il celeste di quel cielo che protegge le teste di un popolo impossibile da odiare ed infine il giallo delle pannocchie di mais, quello buono da grigliare sul fuoco e da mangiare per imbrattarsi la pelle del volto.
È questa l'Argentina di Paulo."
Lo scrissi di getto, non riuscendo a fermare le parole che correvano veloci veloci.
Gina mi guardò senza capire che cosa mi fosse improvvisamente preso ma, fortunatamente non disse nulla.
Paulo come al solito si divertì a riprendere il tutto, prima di imprecare infastidito che la chiamata di Nahuel gli interrompesse il video.
-que pasa?- gli chiese per poi rimanere in silenzio e scoppiare a ridere l'attimo dopo.
Staccò la chiamata con ancora le lacrime agli occhi per la risata che si era fatto e poi ci comunicò cosa effettivamente l'avesse fatto ridere cosi tanto.
-a Nahuel si è rotta la macchina, accendi le frecce e fermati- eravamo di sera, perché c'era buio, essendo inverno il sole tramontava parecchio prima e per di più eravamo su un autostrada super trafficata.
Guardai dietro per vedere se gli altri si fossero fermati come noi e cosi fu dato che Nahuel scese con Federico al telefono che provava contattare il carro attrezzi più vicino.
Nessuno al momento gli rispondeva e quando scendemmo dalla macchina tutti pronti a dare una mano d'aiuto anche se, io personalmente no ne capivo niente, venne fuori una delle scene più divertenti della mia vita.
Nahuel era disperato al telefono alla ricerca di qualcuno che venisse a recuperare lui e la sua macchina, Andres e Paulo molto complici tra di loro piuttosto che dargli una mano, da perfetti migliori amici ridevano della cosa.
-che idioti- gli dissi ridendo mentre si passavano tra le mani attrezzi pescati dal cofano della macchina.
-non provare a toccare la macchina- Nahuel minacciò un Andres molto intraprendente ma ovviamente tutto solo per ridere ancora della situazione.
-arrivano tra venti minuti- finalmente Federico riuscì a contattare qualcuno che era ancora disponibile,nonostante la tarda ora.
Mi appoggiai allo sportello della bmw bianca di Andres e sospirai divertita, alla fine anche queste erano robe che avrei voluto fare nella mia vita da giovane ragazza.
-ciao chica- Paulo era leggermente alticcio, non che avesse bevuto chissà cosa ma, non bevendo affatto durante il campionato, a parte qualche dito di vino a cena una volta ogni morte di papa, era ovvio che adesso quella birra lo avesse reso brillo.
-hola gordito- mi baciò avidamente la bocca e apri lo sportello della macchina spingendomici dentro.
Capivo benissimo la sua voglia ma, non mi sembrava affatto il caso.
-hei voi due, non vi accoppiate sulla mia macchina- Paulo gli fece il dito medio da dentro ,continuando a baciarmi alla francese.
-ci sono i tuoi nipoti- gli ricordai sussurrandoglielo non appena la sua mano fini dritta dentro il mio jeans senza nemmeno sbottonarli.
-checcaz- lo baciai impedendogli di imprecare ancora poi, lo spinsi nuovamente fuori dalla macchina.
Non guardai ne Lautaro ne Dols perché sarei potuta svenire dall'imbarazzo.
Paulo mi tenne stretta a se baciandomi il collo, era chiaro che si sentisse totalmente disinibito e questo in un certo sento doveva mettere me nella stessa situzione ma, avevo sempre il costante pensiero che quelli erano comunque i suoi nipoti.
-ti voglio, adesso- sussurrò rocamente ed in italiano al mio orecchiò per poi giocare con la lingua sul mio orecchino a cerchio in oro bianco.
-ti prego- lo supplicai provando a farlo calmare.
Ero umana anche io e come lui ne sentivo la mancanza e la irruente voglia di poter essere una sola con lui ma, avevamo resistito cosi a lungo e un giorno non avrebbe cambiato di chissà quanto le cose.
Andres capì immediatamente Paulo e ci guardò divertito, fortuna che ne sapeva riconoscere gli atteggiamenti perche venne a recuperarlo portandoselo dietro.
Certo, protestò parecchio ma alla fine riuscii
a respirare nuovamente ad un ritmo normale.
-quindi stanotte non dormi da me- quasi saltai dallo spavento.
-come?-gli chiesi confusa provando a riacquistare la lucidità mentale di sempre
-stanotte, non mi sembravate tanto intenzionati a dormire separati- Lauti mi guardava con un sorriso poco innocente.
Fanculo, avevano più o meno la nostra età.
Addirittura Lauti per Paulo era più una specie di migliore amico che nipote.
-non abbiamo proprio intenzione di dormire- Dols mi guardò scoppiando a ridere per la crudezza con cui mi liberai di questa cosa.
-povera mia nonna- Lautaro si portò una mano sulla fronte fingendosi indignato, anche se a parer mio c'era poco da fingere.
Razionalmente la mia libido sarebbe dovuta essere sotto zero ma, provate voi a stare giorni e giorni separati da uno come Paulo.
È come sviluppare una specie di dipendenza, peggio della droga.
-muestra la gamba- urlò Andres a Paulo mentre quello scemo poco prima della linea bianca della carreggiata muoveva la gamba,che poi in spagnolo ero sicura si dicesse pierna, con l'intenzione di fare un autostop provocante e poi, sempre per la birra anche se mi rendevo conto che Paulo in fin dei conti era questo, un ragazzo burlone, si piegò mettendo il mostra il suo sedere fasciato dai jeans.
Ridemmo tutti, persino lui che poi si sistemò la felpa e il cappello che stava rischiando di finire a terra.
Il carro attrezzi arrivò verso le otto e mezza e Alicia aveva già chiamato due volte ma la rassicurai io stessa che il tempo della strada e saremmo arrivati.
Si portarono via la macchina guasta di Nahuel e a loro ne venne consegnata una di cortesia per ritornare a Laguna cosi ci rimettemmo in cammino.
Quando Andres lasciò me e Paulo davanti la porta di casa Dybala, ci salutammo con la promessa di rivederci domani mattina per una colazione insieme.
Domani mattina quando? Boh.
A loro non piaceva affatto dare un orario specifico, ad esempio se gli chiedevi di vedersi dopo pranzo loro ti rispondevano che sarebbero venuti nel pomeriggio, che fossero state le due o le quattro o le sei, era qualcosa che non ti era dato sapere.
Quando entrammo dentro sbattei velocemente le palpebre tenendomi stretta a Paulo; c'erano almeno una quarantina di persone dentro la casa di Alicia e occupavano interamente il suo salotto e la sua cucina.
-benvenuta in famiglia amore- mi disse Paulo sorridente notando la mia espressione parecchio stupita .
Non ero mai stata abituata ad una roba simile, a casa mia eravamo in massimo sei, sette quando veniva pure Mat.
Dissi cosi tante volte "grazie"e "piacere mio" che a fine serata mi chiesi persino che senso avessero quelle parole, facendo fare al mio cervello fuso discorsi sconclusionati.
-abuelita, esta es Ginebra, mi novia- l'idea che ce l'avessi di fronte mi emozionò parecchio.
-Ginebra mi chica preferida?- Paulo arrossi mentre io sorrisi estremamente felice.
Sapevo che Paulo avesse parlato di me a sua nonna e per me era stato speciale sapere che l'anziana donna avesse manifestato il suo apprezzamento fin da subito, anche senza concoscermi.
-hola abuela Marie, yo soy Ginebra la nueva novia de Paulo - le accarezzai le morbide mani rugose ,sorridendole e provando un primo approccio
-chica- mi accarezzò i capelli sciolti e Paulo sorrise contento e felice che avessi conosciuto uno dei pilastri portanti della sua famiglia.
-nonna, li hai portati gli alfajores? È lei che ama tanto i dolci- mi guardò super contenta prima di chiedere a Mariano di recuperarli.
-no hablo italiano muy bien ma, tu es la mi chica muy preferida. La otra tienen muy muy a la línea. Tienes cabeza mi Paulito, esta es la mamacita de ti hijos yo lo puedes ver dan su ojos- le baciai entrambe le guance contenta che mi avesse appena preso con se nella sua enorme famiglia.
Volle che mi sedessi accanto a lei ed io di certo l'avrei fatto ben più che volentieri, cosi l'avevo accompagna a braccetto fino alla sua sedia e mi ci ero seduta vicino scambiandoci più di quattro chiacchiere.
Paulo che era seduto dall'altro lato, si godeva le continue carezze che l'anziana donna gli stava regalando.
-ho visto il maglioncino che tu nonna Greta ha fatto al mio Paulino- sorrisi più che felice.
Anche i miei nonni senza alcuna ombra di dubbio erano pazzamente innamorati di lui ma, non perche fosse Dybala il calciatore della Juventus anche perché mio nonno Mario era un tipo abbastanza geloso che non la mandava a dire a nessuno perciò, era più che altro perché l'educazione di Paulo l'aveva spinto a cercare di creare un rapporto con loro, non uno di cortesia ma uno vero.
Era capitato che un paio di volte era stato Paulo a sapere prima di me che nella serata saremmo andati a cenare dai miei nonni, questo perché mio nonno e Paulo si sentivano; certo mio nonno gli intasava la chat con imbarazzanti foto del buongiorno e della buonanotte ma, Paulo sorrideva e inoltrava anche lui.
-lui è il mio nipote preferito- Paulo gongolò abbracciandola forte
-e lei è la mia nonna preferita- mi innamorai di loro due.
-e voi, siete i miei preferiti- scoppiammo a ridere tutti e tre mentre Alicia ci guardò sorridendo prima che mi alzassi per darle una mano d'aiuto.
-aiuto- mi scappò dalla bocca non appena mi arrivò il piatto.
Guardai Alicia cercando di capire se facesse sul serio o se quello l'avremmo dovuto mangiare io Paulo e sua nonna.
Paulo mi guardò scoppiando a ridere per la mia faccia allibita, mio padre era esagerato ma loro, non erano da meno.
-mangia quello che ti senti- provò a rassicurami
-chica, todo bien?- le sorrisi mentre lei srotolò le posate precedentemente fasciate dalla carta dello scottex e prese la forchetta portandola direttamente sul riso al pollo.
Alicia sapeva che mi piaceva da impazzire quindi, furba e adorabile l'aveva cucinato.
-pensa che hanno intenzione di arrostire la carne, sulla brace- strabuzzai gli occhi
-ma possiamo mangiare per una settimana- commentai facendo ridere Mariano che si venne a sedere vicino superando Dols.
-l'asado è sacro non lo si può rimandare- di sto passo nemmeno il colesterolo.
A modo loro, in un modo decisamente adorabile, tutta la famiglia di Paulo dai zii ai cugini furono gentili nell'introdurmi in quel gruppo enorme di persone.
Quando misi il mio sedere sul materasso scomodo del lettino di Paulo, sfuggendo all'idea di dormire in un letto da sola nella stanza degli ospiti, volli immediatamente sprofondare nel sonno e per fortunata Paulo era stato vittima come me di tutti quei saluti e delle pietanze che sembravano non finire mai, in una quella talvola chiassosa che nonostante tutto amai con tutta me stessa.
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Fino Alla Fine
Fiksi PenggemarLa complicità batte tutto, persino quello che potrebbe sembrare impossibile. Lei è Gwen. Una giovane ragazza torinese la cui prospettiva della vita sembra girare attorno al lavoro ,a Mat il suo inseparabile migliore amico e al calcio che a discapito...