La vasca era piena di acqua calda e il bagnoschiuma ,che gli avevo precedentemente versato ,aveva fatto un'enorme nuvola binca profumata fino a creare una vera e propria copertura.
L'odore di cocco e cioccolato, aveva invaso tutta la stanza e non vedevo l'ora di immergermi e di lasciarmi coccolare e accarezzare dall'acqua calda.
La giornata a lavoro era stata stressante e molto impegnativa, dovevo concedermi alcuni secondi per rinchiudere tutto fuori e rilassarmi, assaporando la piacevole sensazione di tranquillità e quiete che ultimamente sembrava non bussare, da parecchio tempo, alle porte della mia vita.
Avevo appeso la vestaglia alla porta del bagno e mi ero immersa dentro la vesca; il calore iniziava a lenire tutti i possibili nodi che si erano creati durante la giornata e cominciavo a sentirne i benefici.
Questa serata da dedicare unicamente a me stessa, l'avevo cercata e voluta con tanto desiderio , solo in questo modo avrei potuto riordinare il caos che governava all'interno della mia testa, divenuta un'autostrada affollata da macchine.
Zona da bollino rosso.
Ero cambiata e dovevo nuovamente imparare a capire chi fossi diventata, senza che effettivamente me ne potessi rendere conto.
Ero Gwen, eppure non ero la stessa di sempre, mi vedevo cambiata e seppure faticassi ad ammetterlo, le mie priorità erano cambiate senza che realmente lo volessi, o più correttamente senza che razionalmente lo volessi.
La schiuma soffice, si era incollata sulla mia pelle, coprendola e rendendola profumata come piaceva a me.
Appoggiai la testa al bordo della vasca e chiusi gli occhi per alcuni secondi, potevo percepire i miei pensieri che mi indicavano un'unica strada; se l'avessi percorsa sarei arrivata dritta al suo volto sorridente, immagine dolce che faceva sorridere il mio,di riflesso.
Il rumore dei battiti del cuore, erano come colpi di pugni che battevano forti alle porte del mio petto; ad ogni colpo era un sorriso spontaneo e vero che sapeva di felicità e di avventura.
Ero Alice nel paese delle meraviglie e sapevo che mi fossi appena innamorata del cappellaio matto, perché le regole e la normalità non facevano ne al caso mio ne al suo e perche era bello così.
Così, meravigliosamente, fuori dalle righe.
Prima che l'acqua si raffreddasse del tutto, ero riuscita a tirarmi su e ad uscire dalla vasca senza inciampare e finire con il sedere per terra; i termosifoni tenevano l'ambiente caldo e la spugna soffice dell'accappatoio aveva assorbito tutta l'acqua che era rimasta adesa alla mia pelle.
Avevo indossato il pigiama più comodo che possedessi e mi ero accomodata sul divano, aprendo la confezione di sushi che ero passata a prendere prima di tornare a casa.
Il sapore del pesce crudo, immerso nella salsa di soia, mi piaceva da morire anche se ero consapevole che non potevo mangiarlo con la stessa frequenza con cui avrei voluto.
Il bicchiere di vino bianco, era pieno fino a metà ed era posato sul tavolinetto del salotto; in tv un film da cinema di altri tempi riempiva lo schermo e il volume era talmente basso che il rumore della masticazione riusciva a coprirlo.
La statuetta napoletana di Paulo era stata messa al suo posto, vicino alla cornice con la nostra foto scattata a New York , dove il sole stava per sorgere perche, ce lo eravamo promessi che saremmo diventati alba e mai tramonto.
A volte mi soffermo sui particolari di quella foto, perché quel viaggio aveva cambiato la mia vita e sapevo che dipendesse dalla nuova destinazione che volevo raggiungere; certamente diversa da quella che pensavo stessi rincorrendo.
C'erano un serie infinita di colori tenui che si fondevano tra di loro e ospitavano noi, che di albe ne avevamo viste tante ma forse realmente mai nessuna.
Il rumore della serratura che veniva aperta,mi fece voltare immediatamente verso la porta d'ingresso, dove il corpo stanco di Mat faceva il suo ingresso.
Si portava dietro la sua borsa universitaria che era stata chiusa malamente a causa della quantità spropositata di libri che si portava dietro poiche da essi studiava ininterrottamente, rimanendo chino su quella sedia di legno della sua scrivania.
-ciao- mi salutò , stupito che fossi ancora sveglia.
Di certo il mio messaggio, era stato perfettamente chiaro: "ho bisogno di fare il fosso nel letto".
-hei- mi alzai per andargli incontro.
Il suo volto, stanco e tramortito dal freddo, lo faceva apparire come un piccolo cucciolo a cui dedicare tante attenzioni.
-hai mangiato?- scosse negativamente la testa e gli accarezzai i capelli mentre si gettavava a peso morto sul divano.
-mi sento sfinito- si vedeva che era stanco
-ti posso prepapare qualcosa da mangiare?- annui debolmente con la testa e mi diressi immediatamente in cucina.
Non ero una grandissima cuoca ma, sarei riuscita a preparargli un veloce panino con quello che avevo nel frigo.
Fortuna che Mat fosse molto più casalingo di me.
Il pane fresco, del giorno prima, era ancora morbido e mangiabile ,conoscevo Mat cosi bene che sapevo lo avrebbe mangiato con qualsiasi cosa gli avessi messo dentro, sopratutto se si trattava di salame.
Probabilmente avrebbe avuto qualche linea di febbre, perché poco fa avevo percepito un leggero calore sulla sua fronte e purtroppo,convincere Mat a prendere qualche analgesico era un'impresa se non impossibile almeno difficile da vincere.
Aveva un'avversione assurda contro i farmaci, convinto che la natura avrebbe fatto il suo corso e che , per le febbri stagionali non c'era alcun bisogno di prendere robe chimiche per sentirsi meglio quando, secondo lui, gli sarebbe bastata una notte di sonno e del brodino di pollo.
Quando feci ritorno in salotto, il suo volto dormiente, ciondolava dal divano mentre le sue gambe, ancora ricoperte dai pantaloni umidi dalla pioggia che gli erano rimasti appiccicati sulla pelle, erano adagiate in una maniera quasi innaturale, sul divano.
Mi dispiaceva molto doverlo svegliare ma, necessitava di mangiare qualcosa e di prendere un'aspirina e filare dritto a letto.
Domani non sarebbe andato al tirocinio e mia madre lo avrebbe aiutato a recuperarlo; ultimamente si stava impegnando davvero molto per riuscire a laurearsi entro la sessione di marzo e questo, comportava che stava fuori casa fino ad orari assurdi e quando faceva rientro, aveva giusto il tempo di farsi una doccia per poi buttarsi a capofitto tra le pratiche lavorative che lo studio legale ,per cui stava facendo il praticantato, gli affidava.
Tempo addietro, quando ancora non avevo minimamente capito come funzionasse il mondo della legge, forse perche questo aveva tenuto mia madre fuori da casa per tanto tempo e provavo un'antipatia verso di esso, mi ero permessa di chiedergli che tipo di avvocato volesse diventare.
Se avesse scelto di intraprendere la carriera di avvocato penale o civile e lui, mi aveva spiegato che era più difficile di una semplice scelta, bisognava tener conto di tante cose e soprattutto dei posti di lavoro disponibili .
-Mat- gli accarezzai i capelli e grugnì infastidito.
-Mat, tesoro sveglia- apri gli occhi di scattò e sorrisi del suo volto preoccupato.
-hey, devi mangiare e ti sei addormentato- annui stroppicciandosi gli occhi e mettendosi dritto sulla schiena.
-grazie- mi baciò morbidamente la guancia e afferrò il panino.
La sua borsa era poggiata sul pavimento e la raccolsi, portandogliela in camera.
Nonostante non ci abitasse effettivamente, la manteneva perfettamente in ordine e il pensiero mi fece sorridere.
Era la mia persona, l'altra faccia della medaglia.
-hai bisogno di riposare, forse sarebbe meglio che domani rimani a casa- si tastò velocemente la testa e sapeva che avessi ragione.
La sua fronte scottava e si era beccato un bel raffreddore, a confermare ciò ci si aggiunse un bel starnutò che lo colse all'improvviso.
-ecco, appunto- gli feci notare mentre si abbandonava stanco allo schienale del divano.
-non mi laureerò mai- capivo perfettamente come si sentisse.
-stai finendo, e la tesi è quasi pronta- i fogli di quel documento erano sparsi per tutta casa e più volte, durante la notte lo sentivo ripetere ininterrottamente, riempiendo il silenzio della notte.
-sono sfinito- lo sussurrò mentre il suo capo, scivolava lentamente sul cuscino rosso.
-l'ultimo sforzo e poi hai finito- dovevo incoraggiarlo e spingerlo fino a quel traguardo che stava raggiungendo dopo anni di fatica, dietro enormi libri da imparare a memoria e dietro esami assurdi a causa di professori con gravi problemi di frustrazione.
Mi coricai al suo fianco e lo abbracciai stretto al mio petto; erano rari i momenti in cui ci dimostrassimo, attraverso gesti carini, l'affetto che provavamo l'uno per l'altro.
-sono fiera di te- glielo sussurrai vicino le sue orecchie, mentre con il suo corpo era stretto al mio, gli accarezzavo la schiena cullandolo lasciandogli la possibilità di addormentarsi.
Anche se tutta la mia vita, sarebbe potuta essere stravolta, lui sarebbe rimasto al mio fianco.
Ci impiegai un po di tempo per svestirlo, d'altronde era alto come un gigante ed io ero alta nella norma, ma certamente molto più piccola di lui.
I suoi vestiti sarebbero andati in lavatrice e avrei fatto bene ad asciugargli i capelli umidicci, altrimenti la febbre sarebbe durata più di quanto sperassi.
Il silenzio venne interrotto dal rumore del phon che emmetteva un getto d'aria calda sulla sua testa.
Sia io che Mat, andavamo pazzi per questi rumori continui che, ci facevano crollare nel sonno più profondo.
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Fino Alla Fine
FanfictionLa complicità batte tutto, persino quello che potrebbe sembrare impossibile. Lei è Gwen. Una giovane ragazza torinese la cui prospettiva della vita sembra girare attorno al lavoro ,a Mat il suo inseparabile migliore amico e al calcio che a discapito...