Capitolo 92

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Quella notte avevo dormito davvero poco,nonostante la stanchezza che acussassi a causa del volo.
Nella mia mente c'era la costante idea che oggi sarebbe iniziata una nuova avventura, come piaceva a me definirla, dove avrei scoperto cosa realmente significasse lo sport e per questo, alle tre e mezzo della notte mi ero svegliata dopo un terribile incubo e poi ero rimasta con un paio di occhi super aperti a guardare il soffitto della stanza,totalmente avvolta dal buio tranne per una piccola lampadina, che come al solito Paulo voleva assolutamente che fosse accesa.
Non avevo mai voluto chiedergli se il buio gli facesse paura ma, senza alcun dubbio lo sospettavo.
Anche questo, non faceva altro che farmi venire in mente il suo volto da bambino e si, mi sarei innamorata di lui anche se avessi avuto venti anni in meno rispetto ad oggi e avrei riempito di lucida labbra la mia bocca inseguendolo per tutta Laguna Larga,con la minaccia di baciarlo.
A volte, ci pensavo spesso a come sarebbe stata la mia vita se l'avessi conosciuto fin da quando era un bambino.
Alicia mi aveva detto che era sempre in movimento, che fermo proprio non ce la sapeva a stare e che le aveva rotto tutte le bomboniere delle comunioni di quella sfilza infinita di nipoti; tutti questi aneddoti della sua infanzia mi facevano ardentemente desiderare di vederlo li, in quel paesino che oggi più di un ieri non molto lontano, sapeva inevitabilmente di Paulo.
Chissà se magari, la mia vita fosse andata completamente  diversa da oggi quale sarebbe stato il modo in cui io e Paulo, che era la metà perfetta della mia mela, ci saremmo conosciuti.
Si, perche ero certa che ci saremmo comunque trovati.
-sei già sveglia?- mi girai su di un fianco a guardarlo.
-non riesco a dormire- gli confessai e lui mi sorrise tirandomi sempre più vicina al suo corpo caldo.
-si chiama adrenalina- mi spiegò e adorai il modo in cui non stesse cercando di confortarmi ne di sminuire l'agitazione che stavo provando.
-l'adrenalina ti fa venir voglia di fare tanta pipì?- gli chiesi e lui mi baciò prima la fronte poi il naso ed infine la bocca.
-è normale che tu sia così agitata, fa parte del gioco- appoggiai il mio volto nell'incavo del suo collo e ne annusai il buon profumo.
Mascolino e virile al punto da farmi sentire protetta, come se nessuno da li sarebbe mai riuscito a prendermi.
-vuoi le coccole?- mi sussurrò ed io annui.
Si, da lui le avrei volute tutti i giorni della mia vita.
Mi piaceva da matti il modo in cui i polpastrelli delle sue dita mi accarezzavano delicatamente, mi piaceva il suono dolce della sua voce, il modo in cui il suo corpo mi avvolgesse completamente e mi assorbisse come se fossi acqua e lui una spugna.
Chiusi le palpebre continuando a sforzare il mio cervello nel vano tentativo di vedere qualcosa; lo facevo anche quando ero una bambina perche volevo sapere che cosa ci fosse dentro il mio corpo così come mi ero da sempre chiesta se davvero la luce del frigorifero si spegnesse nel momento esatto in cui io ne chiudevo lo sportello.
Chissà se altri come me si ponevano le stesse domande stupide.
-ho paura di sbagliare- mormorai mentre le sue gambe si intrecciarono alle mie e mi lasciò un morbido bacio sulla testa, tra i capelli.
Sospirò, credo non gli piacesse molto vedermi cosi, come se fossi in procinto di contorcermi per la troppa ansia da prestazione che stavo subendo.
-sbagliare è brutto, ma a volte serve per imparare a fare meglio- sorrisi per la saggezza che si celava dietro quelle parole.
Ero consapevole del fatto che Paulo nella sua giovane vita avesse dovuto immediatamente imparare a ragionare da adulto perche la sua carriera, a cui teneva parecchio, lo aveva completamente sbalzato in avanti.
Avrei voluto dirgli che mi metteva paura il fatto che ogni cosa che avrei potuto dire o non dire, l'avrebbero ricondotta a lui ed io, non volevo assolutamente rovinargli un'esperienza del genere.
-sai che quando sei agitata, poi parli nel sonno?- mi confessò lasciando dolci baci sulla pelle nuda delle mie spalle.
-ho detto qualche sciocchezza?- speravo proprio di no.
-solo che mi ami tantissimo- sorrisi rafforzando la presa sul suo corpo.
-sei nei miei pensieri anche quando dormo- praticamente non capivo come mi ero ridotta ad essere cosi incondizionatamente innamorata di lui.
-voglio essere sempre nei tuoi pensieri- e lo era, come se fosse divenuto una costante della mia esistenza.
Sembrava assurdo ridurre la propria felicità alla presenza di una persona ma, era stato inafferrabile il sensimento che si era manifestato verso di lui, come se fosse stato un prolungamento del mio cuore, proiettatosi in quel volto che era la prima cosa che i miei pensieri immaginavano.
-la mia nena- annui sfregando il mio naso sulla pelle del suo collo inviandogli il chiaro indizio che avrei tanto voluto fare l'amore con lui.
Era sbagliato avere la sensazione di voler piangere per esprimere quanto intenso fosse il mio amore nei suoi confronti?
Mi sentivo tremare da dentro.
Gli baciai lentamente la pelle, rendendola maggiormente sensibile al mio assalto e Paulo mugulò dal piacere.
Mi schiacciò sotto il suo agile e tonico corpo sfilandomi immeditamente la canottiera di seta nera portando la mie mani sulla mia testa.
Mi guardò con amore e dedizione, come se fosse un artista davanti ad una sua creazione; in questi momenti mi sentivo preziosa.
Baciò le mie labbra e poi il mento fino a spostarsi sul mio petto; piccoli baci umidi che mi scossero tutte le terminazioni nervose.
Le sue mani sui fianchi e poi giù a sfiorare il tessuto per tirar via la stoffa.
Sentivo il cuore che sbatteva furiosamente nel mio petto, sentivo le dita dei piedi arricciarsi dalla forte eccitazione e sentivo la necessità di chiudere gli occhi con la voglia di fare in modo che tutto ciò che stessi percependo aumentasse in intensità e mi scuotesse per farmi sentire viva, come solo lui era capace di fare.
C'era il rumore sconnesso del mio respiro affannato, quello della sua bocca umida che esperta percorse un tragitto breve e veloce fino al centro del mio corpo.
Avrei voluto urlare se solo ne fossi stata realmente capace, l'avrei voluto fare perche aveva letteralmente offuscato tutto il resto che mi circondava.
I miei occhi stretti tra di loro, restituivano al mio cervello la chiara immagine di uno sfondo bianco luminoso ed incandescente mentre le mie mani prima strinsero le lenzuola bianche del letto e  poi raggiunsero i suoi capelli corvini e li afferrarono dalla radice , mentre le mie cosce si opposero alla presa ferrea di Paulo.
Mi sentivo come se stessi diventanto liquida in un perfetto cambio di stato della materia e per quanto bollente mi sentissi, come se avessi una febbre da cavallo non stentavo molto a credere che da un un momento all'altro sarei addirittura riuscita a trasformarmi in aria.
-Am..ore- gracchiai con la voce ridotta ad un sussurro stonato.
Accarezzò il mio interno coscia lasciandogli un bacio e poi si tirò su.
Esplosivo.
Fu la prima cosa che mi venne in mente nell'esatto istante in cui entrai realmente in contatto con il mio uomo.
Percepivo Paulo in tutto il mio essere come mi stesse fondendo con il suo.
Dinamite.
Il mio corpo sembrò fatto di pasta frolla e si modellò al suo e alle sue spinte.
Ci doveva essere una spiegazione , scritta nel fato, perché ogni singola curva del mio corpo si adattava alla sua come se fossero pezzi di uno stesso puzzle.
Questo era il momento migliore, dove potevo avere l'onore di ascoltare gli ansimi di Paulo, cosi sconnessi ma irrimediabilmente virili.
Cosi possenti.
Apri gli occhi, terribilmente lucidi per le lacrime che trattenevo e lo guardai nel suo viso, dolce e concentrato dove i capelli gli ricadevano disordinati sulla fronte, la bocca semiaperta a prendere ossigeno, quello che stavamo consumando senza aver paura di rimanerne senza.
Lasciai che mi manovrasse come voleva, certa che stesse facendo di tutto per farmi sentire amata e così fu perché il mio cuore non smise nemmeno un secondo di scalpitare così furiosamente nel petto, che a momenti sarebbe potuto schizzare via da sotto la mia pelle.
Sembrava il battito frenetico di un colibrì.
C'era il rumore delle lenzuola torturate dai nostri corpi, il rumore della mia bocca sulla sua, in un intreccio infinito di tante emozioni e c'era la mia pelle che si sfregava cosi forte con quella di Paulo e sapevo che si sarebbe arrossata ma diamine, volevo che mi rimanesse dentro.
-Ti amo- gli sussurrai quando il suo corpo si accasciò delicatamente sul mio.
-te amo- mi rispose.
Tra di noi era una regola taciuta , quella di non dirci "anche io" perche ci sembrava squallido e sminuente.

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