Capitolo 55

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L'indomani mattina la sveglia suonò un'ora prima del solito perché dovevo tornare a casa a cambiarmi, per poi andare a lavoro.
Ero riuscita ad uscire da quell'appartemento senza svegliare nessuno e mi sentivo una specie di ladro dentro ad un museo nazionale.
Mi ero mossa in punta di piedi e avevo perso dieci minuti buoni a cercare di capire come diamine avrei dovuto disinnescare quell'allarme che sembrava fatto per la banca d'Italia più che per un normalissimo appartamento in centro a Torino. Avevo i battiti cardiaci accellerati come se stessi per maneggiare una bomba ad orologeria e l'unica cosa che sarebbe potuta esplodere , se quel cavolo di allarme si fosse attivato, sarebbe stata la mia dignità.
Ero pienamente concorde sul fatto che Paulo, essendo famoso attirasse l'attenzione di più persone e soprattutto di gente leggermente fuori di testa con manie ossessive ma, non capivo perché avesse scelto di affidarsi ad ditta tedesca, per installare un dannato allarme per appartamenti.

Quando ero arrivata a casa, avevo trovato Mat già sveglio che sorseggiava caffè direttamente dalla tazza del latte e gironzolava in boxer per casa, coperto solamente da una plaid e ripeteva tenendo in mano il solito plico di fogli.

-buongiorno-lo salutai mentre salii velocemente le scale per il piano superiore, con lui al mio seguito.

-dove hai dormito e soprattutto perché sembri vestita come se tu fossi appena uscita da un centro di accoglienza?- ero palesemente vestita da schifo ma, continuavo a credere che quel paio di jeans e quella maglietta di cotone avessero un costo che si aggirava più o meno all'intera somma di un mio stipendio mensile.

-ho dormito da Paulo- aprii velocemente le ante del mio armadio e recuperai il tailleur color ruggine che avevo acquistato a New York con i saldi per il black friday.

-ma non avevi detto che Paulo era in ritiro fino ad oggi pomeriggio?- annui distrattamente mentre ero intenta a tirarlo fuori dalla custodia.

-vuoi parlare?!- mi disse esasperato mentre mi spogliavo velocemente e mi vestivo per andare a lavoro.

-storia lunga, ti racconto per la pausa pranzo e per favore,quando hai due minuti di tempo, potresti portare il mio tailleur blue in lavanderia? E' ridotto uno schifo- afferrai il cappotto dall'armadio e lo indossai. Dalla cucina recuperai una merendina già confezionata e dopo di ció lo salutai con due sonori baci sulla guancia, prima di catapultarmi letteralmente in ascensore.

Fortunatamente il cielo era limpido e nonostante facesse freddo, per lo meno non pioveva anche se ,reduce da ieri ,non avevo di certo dimenticato di prendere l'ombrello dall'ingresso .

Sulla scrivania del mio ufficio, erano apparsi nuovi plichi di fogli e la consapevolezza che mi servisse una birra doppio malto più che un semplice caffé ristretto, mi fece sorridere ironicamente.

Il telefono aveva squillato ininterrottamente, anche quando cercavo di riordinare le idee per farmi venire in mente una caspita di soluzione per le offerte ai nuovi abbonati del club e ai soliti di sempre.
Mat, tra i due era quello dotato di maggior fantasia ma non mi sarei mai rischiata a chiamargli perché si sarebbe potuto vendicare  incendiandomi la casa. Speravo vivamente che si laureasse con la sessione di Marzo, solo per non vederlo più sulla crisi della vita che lo portava ad un esaurimento nervoso che inevitabilmente finiva per influenzare anche me.
La trasferta a Verona era stata organizzata con largo anticipo, fortunatamente aggiungerei, perchè con il fatto che Martina avesse definitivamente lasciato l'ufficio, di certo non mi aveva agevolato il lavoro.
La sua scrivania, oggi per la prima volta, era vuota del suo portapenne pieno di cianfrusaglie inutili e attorno al pc, non giacevano più, quella quantità industriale di carte di caramelle alla frutta che, era solita mangiare con ritmicità, soprattutto quando era particolarmente nervosa o quando si trovava nel suo periodo mestruale .
Agnelli, non era ancora arrivato in ufficio e lo si poteva chiaramente capire perché vi erano più persone nei corridoi di quelle che normalmente ci sarebbero state. Era la fine dell'anno e tutti accusavamo un po di stanchezza, probabilmente lui più degli altri.
Il trenta sera, aveva organizzato una cena qui al JCenter, invitando tutto lo staff e l'invito mi era stato recapitato per posta, fortuna che Mat lo aveva trovato , altrimenti avrei fatto una figuraccia delle mie.
Avevo chiesto a Paulo se potessimo effettivamente partecipare, dato che aveva organizzato queste vacanze di fine anno con la sua famiglia e lui mi aveva assicurato che non ci sarebbero stati problemi e che il nostro volo, l'avrebbe posticipato di una giornata. Mi fidavo di lui e del suo buonsenso che sapevo non avesse ma, nemmeno io ero propriamente la persona più razionale dell'universo eppure, quando volevo sapevo cosa fare e come farlo.
Non aveva risposto al messaggio e sapevo il perché; in ritiro il cellulare era bandito come se fosse portatore di pestilenza , oltretutto Allegri era una persona che non ammetteva sbagli ne prese in giro dunque, ognuno di loro sapeva bene come comportarsi e soprattutto se non volevano rimanere in panchina per il resto della stagione, facevano meglio a eseguire i suoi consigli che sapevano di ordini ma che, allo stesso tempo, erano utili.

Fino Alla FineDove le storie prendono vita. Scoprilo ora