Guardai la cifra su quel conto di fine bilancio almeno sei o addirittura sette volte.
Mannagia, già le sentivo le smadonnate del Presidente e mi faceva quasi paura dover bussare alla sua porta.
Come glielo avrei detto che l'amministratore del settore manageriale gli aveva letteralmente fottuto tutti quei soldi.
Per carità magari non erano poi così tanti, dal suo punto di vista ma ero quasi certa che ci si potesse comprare un discreto appartamentino in periferia qui a Torino.
Centosettancinquemila euro e ventitre centesimi.
Mi faceva paura solo a pronunciarlo e ancora di più a pensare a quando mi rendevo conto che non si trattava solo di numeri ma di soldi, soldi veri.
-devo andare io?- mi chiese preoccupato
-no no, non te lo chiederei mai- non me lo sognavo nemmeno. Era un capriccio che mi ero messa in testa io perché la matematica mi piaceva e quando i conti con quadravano impazzivo e finché no ne capivo il perché mi sbattevo la testa al muro.
-se non torno di ai miei genitori che gli ho voluto bene- sorrisi e mi feci coraggio.
Al massimo avrebbe urlato e inveito, nulla che ai tempi miei una donna non avesse già sentito.
-dimmi Gwen- mi sorrise contento e mi sentii una merda per rovinargli la giornata lavorativa.
-va tutto bene?- sorrisi un po titubante e mi accomodai
-ti puoi sedere?- gli chiesi e lui fece come gli dissi
-è successo qualcosa?- gli passai il foglio con i calcoli.
-è qualche multa che dobbiamo pagare per qualche ritardo?- feci di no con la testa.
Ritardo? Lui era cosi fiscale da sembrare a momenti uno svizzero.
-quando ho richiesto i bilanci del duemilaquindici e del duemilasedici ho mentito. Non mi servivano per sapere se avevamo avuto miglioramenti con gli sponsors, oddio certo a che c'ero ho guardato anche quello ma, in realtà l'ho fatto perché c'erano dei movimenti finanziari che non mi tornavano- guardò i prossimi fogli che gli porsi.
-quindi?- mi chiese
-quindi non so bene chi tra questi- gli indicai la lunga lista di nomi che avevano firmato il documento sotto delega di Andrea.
-ha rubato tutti questi soldi all'azienda- chiuse gli occhi per un attimo e poi si portò una mano tra i capelli.
-tappati le orecchie- feci come disse ma il labiale lo capii perfettamente.
Un gran "figli di puttana" detto con tutti i sentimenti.
-vuoi che chiami la Bongiorno? Mia madre? Qualsiasi altro avvocato sulla terra?- cosi come avevo tirato fuor il problema volevo aiutarlo a risolverlo perché sapevo che da solo sarebbe impazzito tra pratiche legali e appuntamenti in tribunale.
-io chiamo tua madre e tu chiama la Bongiorno, questa cosa deve essere risolta immediatamente perché uno di loro lavora ancora per la Fiat- aiha, quelli si che erano uccelli senza zucchero.
Mi alzai velocemente, quasi planando sul pavimento e raggiungendo immediatamente la cornetta del telefono per digitare il numero dell'avvocatessa.
Scatto la segreteria e lasciai un messaggio pregandola di richiamare non appena le fosse stato possibile.
-è arrabbiato ?- annui e ritornai nell'ufficio.
Andrea faceva avanti e indietro da una punta all'altra mentre parlava a telefono con quella che capii fosse mia madre.
Le piaceva da impazzire il lavoro che faceva e soprattutto i giovani ragazzi a cui insegnava il mestiere, erano per lei come dei figli sul posto di lavoro.
Mat aveva un occhio particolare nei suoi confronti e anche lei, forse addirittura di più ma sapevo che mia madre fosse una persona giusta come lo era a casa nella vita privata.
Non era cattiva ma era severa, mi aveva cresciuto insegnandomi che la via breve non è quasi mai la più giusta e soprattutto mi aveva insegnato ad essere libera, con un grande senso di indipendenza e figlia del mondo ancora prima che sua.
Volevo viaggiare? Conoscere il mondo e tutto il resto che mi circondava? Me lo aveva lasciato fare a volte anche con molta paura addosso ma non si era mai tirata indietro e se tornavo a casa piena di ferite, mi leccava la prima mostrandomi come avrei dovuto fare da sola sulle altre.
Era diversa, completamente e totalmente diversa da mio padre e per questo si amavano tantissimo.
Erano fatti per completarsi e per crescermi come volevano e come pensavano fosse giusto.
Se da un lato mio padre mi aveva coccolato di più e magari davanti alle prove preferiva fare un cinquanta e cinquanta per facilitarmi la vita, lei ci guardava e non fiatava poi magari ne parlavano insieme e finivamo a compromessi ed era un ottanta a venti, quando mi capitava bene.
Mia madre era quella a cui piacevano di più le coccole, a cui piaceva avere una bella famiglia da cui tornare la sera e nonostante fosse stanca e spesso glielo leggessi dagli occhi,mi chiedeva come fosse andata la mia giornata lavorativa e mi faceva ripetere la storia o la filosofia, oppure ancora la letteratura; mio padre invece era di tutt'altro genere.
Molto più pragmatico ed essenzialista, l'unica persona che realmente fosse in grado di smuovergli persino l'anima era mia madre per la quale stravedeva come un matto e lo capivo bene, io amo mia madre perché con lei puoi essere veramente te stesso .
Ascolta e non giudica mai.
-va bene allora passo tra mezz'ora- staccò la chiamata infilando lo smartphone nella giacca e indossandola velocemente.
-scappo dall'avvocato e, grazie Gwen- mi osservò e mi sorrise grato ed io ricambiai.
-è merito di Dario, i calcoli li ha fatti lui- annui scrisse velocemente qualcosa su un post-it.
-puoi darglielo tu?- annui vedendolo scappare.
Lessi curiosa le quattro righe che vi scrisse sopra.
"Grazie, un buon lavoratore si vede dall'onestà del suo lavoro e dalla dedizione che ci mette" seguito dalla sua firma perfetta.
-questo è per te da parte del Presidente- glielo consegnai e lo lesse immediatamente guardandomi stupito.
-ma dici davvero?- mi chiese
-davvero davvero. Visto cosa si ottiene a fare bene il proprio lavoro?- mi abbracciò di slanciò quasi facendomi sbilanciare.
-puoi andare a casa. Hai fatto cosi tanti calcoli che io al posto tuo mi sentirei il cervello in pappa- annui
-grazie, magari è la volta buona che riesco a mangiare qualcosa di decente- gli sorrisi ed io guardai il mio orologio da polso.
Stasera avrei finito più tardi perché domani mi ero presa la giornata libera per stare insieme a Dols che dovevo andare a prendere stasera sul tardi.
Paulo no ne sapeva nulla, se non che sarebbe arrivata domani, ma avevamo preferito fargli una piccola sorpresa.
Avevo immaginato che i due fossero legati e che si volessero bene ma, non come poi effettivamente mi era stato dimostrato.
Entrambi inconsapevolmente mi avevano riempito la testa di informazioni sulla loro infanzia trascorsa quasi insieme ed io avevo adorato letteralmente, ascoltare entrambe le versioni.
Quelle più dettagliate di Dolody che da perfetta ragazza ci metteva più enfasi e quelle concise ma intense di Paulo.
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Fino Alla Fine
أدب الهواةLa complicità batte tutto, persino quello che potrebbe sembrare impossibile. Lei è Gwen. Una giovane ragazza torinese la cui prospettiva della vita sembra girare attorno al lavoro ,a Mat il suo inseparabile migliore amico e al calcio che a discapito...