Capitolo 46

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-il tuo lavoro è finito Gwen, sei stata grandiosa ma qui abbiamo bisogno di te- la voce di Andrea Agnelli continuava a rimbombarmi nelle orecchie mentre infilavo tutta la mia roba nelle valigie che staserà imbarcherò, salutando questa città e ritornando a casa.

-sei più emozionata ora che devi tornare a casa che quando stavi per partire e venire qui- mia madre mi aiuta a piegare i vestiti per velocizzare la cosa, lasciando fare la sua a mio padre che è pratico.

-mi mancano le partite- mi sorride e sa bene che per essere me stessa io ho bisogno di avere quel piccolo momento in cui la parte meno femminile di me viene fuori.

E' stata una bella esperienza e mi ha fatto crescere ma più di tutto mi ha fatto schiarire le idee.
Guardo ancora un po il panorama di questa casa che mi accingo a salutare per sempre e un po di malinconia la percepisco. Il sapore di qualcosa che si è appena concluso, aleggia nell'aria insieme al rumore di cerniere che vengono chiuse.

Stasera alle otto , prenderemo il volo per tornare in Italia ed io, con nuove consapevolezze mi porterò tutto quello che questa città e questa gente ha saputo insegnarmi, anche quando mi sentivo un piccolo pesce rosso in un enorme oceano pieno di squali.

Mentre mio padre controlla che tutto sia stato chiuso e che le valigie abbiano l'indirizzo giusto, nel caso in cui qualcuna andasse persa, io mi seggo alcuni istanti nel divano del salotto, testimone di alcuni momenti intimi che hanno risvegliato in me un animale che non sapevo nemmeno di possedere.

Mi ritaglio un momento per percorrere velocemente il periodo che ho trascorso in queste mura, dal primo giorno in cui sono arrivata ed ero una giovane ragazza italiana con il cuore a pezzi e la mente piena zeppa di tante idee che si confondevano tra di loro, ricordo le sere passate sveglie a fare del noioso zapping perché il jet lag faticava ad abbandonarmi; ricordo il barbecue con Paulo e le serate trascorse ad ingozzarsi di ostie e a sfidarci a Parchis, un gioco che ha scaricato sul suo ipad e per la quale ha una evidente ossessione. La cena del ringraziamento di alcuni giorni fa e la sera scorsa in cui io e Mat abbiamo addobbato un piccolo abete finto, simulando la festa del Natale.

-che fai?- mi domanda Mat mentre, con un foglio di carta e una penna tra le mani cerco di scrivere qualcosa che rimanga indelebile e che possa essere di buon auspicio per la persona che occuperà prossimamente queste mura.

-provo a scrivere due parole- mi sorride e continua ad aiutare i miei a sistemare la valigie all'ingresso per quando ci verranno a prendere. Né mio padre né Mat sanno che più tardi incontreranno Andrea Pirlo.

" Da qualsiasi parte del mondo verrai; questa città avrà un posto libero per te e se, all'inizio tutto ti sembrerà troppo grande..fidati di me è solo la paura che hai dentro. Questa casa saprà ripararti dalla frenesia che c'è fuori ma sono sicura che come me, alla fine imparerai ad apprezzare come gira il mondo da queste parti. Buona fortuna"

Lo scrivo volutamente in italiano e lo lascio appoggiato sul tavolo del salotto insieme ad una bottiglia di vino italiano, ad un cava tappi e ad un bicchiere.

Sul frigorifero la foto che ritrae me e Paulo sorridenti al Dylan's candy bar, rimarrà incollata ad esso con la calamita e benché non abbia ancora una seconda copia, decido che il suo posto è qui e che deve rimanere lì, dove insieme l'abbiamo appesa.

-tutti pronti?- chiede mia madre mentre all'ingresso con due ragazzi, gli passa le valigie e si guarda intorno accertandosi che non ci sia più nulla che ci appartiene.

Appena metto un piede fuori dall'ascensore, sento le urla di Mat e capisco che Andrea Pirlo avrà fatto il suo tipico ingresso silenzioso alla Johnny Deep, riservando quell'alone di virilità italiana e di mistero che lo hanno reso uno degli uomini più voluti dalle donne italiane, nonostante di bellezze italiane ce ne fossero di migliori.

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