Capitolo 102

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-vuoi un po?- mi chiese porgendomi un piccolo quadrato di melone giallo che addentai, direttamente sdraiata tra le sue gambe,con la schiena aderente al suo busto.
Indossavo il mio fedelissimo paio di occhiali da sole dalle lenti scure, ritornati fortunatamente di moda anche perché gli altri, non credevo facessero chissà quale grande effetto.
Stavamo sdraiati sulla stessa sdraio, in spiaggia, ed erano appena le dieci del mattino sperando che ci fossero molte meno persone rispetto agli orari di punta ma, ci ricredemmo dal momento che sembrava che la spiaggia non si svuotasse mai.
Mi stavo prendendo il sole, facendomi piacevolmente riscaldare da esso anche se, continuavo a mettere della crema solare in determinati delicati punti del mio corpo perché mai avrei voluto che mi si rovinassero le vacanze a causa di piccole ustioni estive.
Afferrai il bicchiere di vetro con il tea fresco, rigorosamente al limone con tanto di fetta immersa nel liquido e dalla cannuccia ne bevvi un sorso, prima che Paulo se ne impossessasse per berlo,quasi fino alla fine.
-ma..- guardai il bicchiere ritornatomi indietro quasi del tutto vuoto
-ops- mi disse ri-poggiando la schiena sul lettino e sistemandosi al contrario il cappello nero a coprirsi i capelli che di certo non facevano altro che metterlo al centro dell'attenzione.
Più di quanto il suo immancabile e riconoscibile tatuaggio sulla gamba sinistra non facesse.
-cattivo- protestai,poggiandolo sulla sua sedia sdraio lasciata vuota con la scusa del "non mi piace starci da solo", e cosi preferiva stare stretti e appiccicati dal caldo.
Ma alla fine, non mi dispiaceva affatto.
Mi girai a pancia in giù, poggiando la faccia sul suo torso tonico e baciandoglielo a mo di ringraziamento perché era comodo e non si stava lamentando.
-vuoi stare con le chiappette all'aria?- mi chiese ed io semplicemente annui tenendo gli occhi chiusi.
-no..non ti muovere- mi sussurrò con la voce strozzata.
Arrossi maledettamente nell'esatto momento in cui capii a cosa fosse dovuta la sua gola secca.
Il mio volto era troppo pericolosamente vicino ad una precisa zona del suo corpo e, sebbene nelle mie fantasie più recondite avevo immaginato un giorno di poter fare una roba simile, mai alla fine ne ero stata realmente capace.
C'erano un sacco di stupidi taboo radicati nella mia testa e seppure ne avessi benissimo potuto parlare con Mat, certa che nulla di questo genere l'avrebbe mai potuto mettere in imbarazzo poi, giunti al momento mi bloccavo e cambiavo argomento.
Paulo mi sorrise quasi dispiaciuto , forse pentendosi di avermi fatto notare una cosa del genere, eppure doveva conoscermi parecchio bene dal sapere che, quando ero insieme a lui nulla di tutto questo mi sembrava assurdo come scioccamente la mia mente voleva suggerirmi.
Mi trascinai sul suo corpo, raggiungendo il suo volto e con una audacia che non sapevo ne credevo di possedere, dato che nessuna bevanda alcolica era ancora entrata in circolo nel mio corpo, mi abbassai sulle sue orecchie e presi a sussurrargli.
-potrei volerlo fare, tanto quanto so che a te piaccia che io te lo faccia- e cosi avevo ridacchiato del suo respiro trattenuto in gola ed ero tornata a sistemarmi come prima.
Slacciai il nodo del costume e gli sorrisi mentre lui mi guardò un po contrariato ma ancora troppo poco lucido per protestare come di norma mi aspettavo facesse.
-non ti muovere per nessuna ragione al mondo- risi annuendo e mandandogli un bacio volante.
Si mise nuovamente comodo ma mi guardava da sotto le lenti degli occhiali, cosi come facevo io, ridacchiando di nascosto per quell'idea adesso fortemente radicata nella mia mente.
Quasi, fremevo dalla voglia di potermi spingere oltre provando ad oltrepassare un limite che non sapevo bene neppure quando mi ero auto imposta.
-andiamo in acqua?- mi chiese, sapevo bene che non gli piacesse per niente l'idea che qualche altro bagnante potesse vedermi.
Si piegò sul suo busto, riallacciando il nodo del mio costume e poggiandoci un tenero bacio sopra.
Mi rimisi in piedi,indossando il copricostume leopardato, un regalo da parte sua comprato qui in uno di questi piccoli negozi che vendono prettamente articoli da mare e souvenirs.
-non vieni ?- mi chiese già in piedi
-vai tu, se l'acqua è calda entro altrimenti no- mi baciò e rise mentre i miei occhi volutamente o meno caddero proprio lì.
Ops.
-sei furba lo sai?- risi anche io annuendo.
Lo guardai percorrere quel piccolo tratto di spiaggia per poi entrare in acqua con tutta la tranquillità del mondo; si immerse totalmente riemergendo dopo e portandosi le mani sui capelli.
Un modello a confronto mi sarebbe sembrato il primo tipo x incontrato per caso.
Si alzò i pantaloncini del costume militare, facendoseli più corti sulle cosce perché gli davano fastidio e mentre tornò verso di me, sorridendo ed essendo figo per natura, gli scattai una foto che sembrò perfetta per essere postata in qualche rivista.
-vengo proprio bene- si vantò nel momento in cui gliela feci vedere.
-modesto- si piegò e l'acqua del suo corpo finì inevitabilmente su di me,bagnandomi.
-è freddissima- rabbrividii e lui mi guardò inarcando un sopracciglio.
-amor,non è vero- mi disse e mi porse le mani facendomi alzare.
La signora sdraiata vicino al nostro lettino, si stava facendo bellamente i fatti nostri e guardava prima Paulo e poi me, sperando chissà cosa.
Cosa c'era da vedere? A parte una giovane coppia di ragazzi in vacanza che appunto perche coppia e perché ragazzi, per ovvi e indiscutibili motivi ci atteggiavamo come normali esseri umani di quell'età,con tutto ciò che ci rendeva tali, ad esempio l'amore che ci avvolgeva e il desiderio di amarsi continuamente, senza sosta .
Mi sarebbe dispiaciuto un sacco se la sua vita sentimentale non stesse andando nella direzione in cui sperava e soprattutto se nascondesse un covo di ragnatele sulle porte di casa sua ma, avrebbe davvero poco fantasticato sul mio uomo.
Poco ma sicuro!
-facciamo due passi- gli proposi e lui poggiando l'asciugamano sul lettino, recuperò il cellulare dalla mia coffa bianca e chiamò il ragazzo avvisandolo che ci allontanavo per fare due passi sulla spiaggia.
Dal bar proveniva della musica rap italiana e se non andavo troppo lontano, credevo che fosse la nuova hit estiva di Emis Killa, un vero e proprio tormentone estivo.
-ale ale ,ale- canticchiai bagnandomi i piedi.
Paulo afferrò la mia mano, intrecciando le sue dita alle mie e camminò tranquillo, non guardando di proposito la spiaggia.
Rimanevano gli ultimi due giorni di vacanza e poi saremmo dovuti tornare a casa a Torino.
-ti hanno morso lo lingua- lo stuzzicai
-l'importante che la tua è tutta lì- quel suo sguardo malizioso ,malcelato dalle lenti azzurre del suo paio di occhiali da sole, mi accesero letteralmente come se fossi un cumulo di paglia bagnata da benzina.
Perché dovevo allontanarmi da Mykonos quando sembrava la terra perfetta per coltivare il seme della passione?
- quest'isola fa impazzire i tuoi ormoni da ragazzino?- gli dissi ridacchiando e avvicinandomi sempre di più a lui.
Si fermò poco più in la verso l'acqua,in modo che avesse ben più che le caviglie ricoperte da essa e mi guardò sorridendo.
-quest'isola fa bene a te che sembri una vera donna latina- mi baciò poggiando le mano all'altezza del mio sedere, facendo sembrare il tutto un gesto casuale.
-latina eh?- gli sussurrai, immaginando bene quanto gli piacesse che parlassi spagnolo anche mentre facevamo l'amore.
-latina caliente- risi sulle sue labbra.
-scemo- gli risposi mentre lui mi morse un labbro in risposta.
Lo tirai via dall'acqua prima che lui lo facesse con me e mi facesse bagnare, poi ritornammo indietro e lo stupi sfilandomi il copricostume e seguendolo per farci un bagno.
Quando mi immersi totalmente, fino a bagnarmi del tutto i capelli che trascinai tutti all'indietro evitando che mi finissero sulla faccia, Paulo si avvicinò per stringermi al suo corpo e trovare una scusa per poggiare le sue mani su di me.
-ricordami perche non ho affittato un'isola tutta per noi?- perche era da pazzi squilibrati e perche ne io ne lui eravamo capaci di stare per tutto quel tempo senza anima viva a ronzarci intorno .
Ci stava che in alcuni momenti, tipo questo dove avevo seriamente voglia di fare l'amore con lui in mare, volevo improvvisamente ritrovarmi da sola ma, per il resto ero una di quelle a cui la gente, educata e rispettosa, mi piaceva parecchio.
-perché per quanto tu sia ricco, fortunatamente i soldi ancora non hanno oltrepassato il buon senso- mi guardò e poi poggiò la sua fronte sulla mia.
-sono troppo volgare se dico che ti prenderei qui?- nascosi la mia faccia rossa sulla sua spalla.
Erano rari i momenti in cui si esprimeva cosi colorato dicendo ad alta voce i suoi pensieri da uomo passionale e oserei dire per fortuna perché altrimenti il mio cuore non avrebbe retto tanto a lungo.
-un pochino- gli sussurrai non volendo comunque che il suo corpo lasciasse il mio.
A pranzo, ci accomodammo nel nostro tavolo riservato dalla quale si poteva osservare la grande distesa di acqua blue cristallina e quegli isolotti non molto distanti, ricchi di una verde vegetazione rigogliosa per essere l'ultima settimana di Luglio .
Sui muri bianchi del locale si aggrappava ad essi una bellissima pianta dai fiori fucsia e ne osservai la forma, catturata dal contrasto che andava a creare con l'azzurro tipico delle imposte e delle porte di queste case.
-mia nonna ce l'ha uguale sul tetto di casa sua a Laguna- mi disse capendo perfettamente che fossi rapita dalla pianta.
-mi piace un sacco anche se immagino che bisogna curarla e ne io ne tu abbiamo propriamente il pollice verde- io poi, sarei stata persino capace di far morire un cactus.
-volevi metterla a casa?- mi chiese ed effettivamente un mezzo pensiero ce l'avevo fatto ma, avevo paura che mi potesse sfuggire dal controllo e non avrei mai e dico mai voluto che i vicini di casa si lamentassero per una pianta rampicante.
-si chiama bungalow- sobbalzammo entrambi, come se qualcuno con un ago avesse rotto la bolla in cui ci eravamo momentaneamente rifugiati.
Osservai una ragazzina, dai bei capelli mori e dagli occhi neri come la pece, mi chiesi inizialmente cosa fosse venuta a fare nel nostro tavolo poi, come al solito guardò Paulo.
-possiamo fare una foto insieme?- Paulo mi guardò trattenendo qualcosa che voleva dirmi e ringraziai il cielo per avergli donato uno splendido autocontrollo che gli faceva capire cosa e cosa non dire e soprattutto quando e quando non dirlo.
-certo- si alzò in piedi lasciandosi abbracciare dalla ragazza che mi porse il suo cellulare per scattare una o due foto.
-grazie Paulo, sei il migliore- gli baciò la guancia stupendo persino Paulo che non si aspettava tutta questa audacia.
-prego- gli disse guardandola allontanarsi e rimettendosi al suo posto.
-sei arrossito- gli feci notare ridacchiando.
-non mi piace molto che le persone mi tocchino- annui consapevole di questa cosa.
A Paulo non erano mai piaciute le effusioni, basti pensare che con i suoi fratelli erano rare le volte in cui per salutarsi si scambiavano un bacio sulla guancia .
-ormai è andata- gli dissi mentre lui avvicinò la sua sedia alla mia per poi chiamare un cameriere che giunse immediatamente dalla nostra parte.
-mi dica- gli rispose gentile il ragazzo
-si può fare qualcosa per far si che almeno durante il pranzo veniamo lasciati in pace- il ragazzo annui immediatamente guardandosi intorno, forse in cerca di qualche altro collega che l'avrebbe potuto aiutare.
-certo signor Dybala, provvediamo subito- e cosi andò via velocemente cosi come era arrivato.
-non è un problema per me, lo sai vero?- annui
-lo è per me- e cosi chiuse il discorso.
-parlavamo della bellissima pianta che adesso  sappiamo si chiami bungalow, non trovi anche tu che sia deliziosa?- provai a riportarlo sul binario mentale che stavamo percorrendo qualche minuto fa.
-secondo me porta un sacco di insetti- il che pensandoci bene non doveva essere proprio errato.
-a me sono sempre piaciute le costruzioni ricoperte di piante, come i cottage inglesi che descrivono le sorelle Brönte nei loro capolavori- non sapevo nemmeno se Paulo conoscesse la letteratura inglese, ma non perche lo reputavo una persona poco colta anzi, tutt'altro per la verità ma, più che altro perché non sapevo se in Argentina studiassero la letteratura inglese come invece ero quasi del tutto certa facessero con quella Russa e quella Italiana.
-e tu vorresti le rampicanti per tutta casa? - mi sorrise ed io annui
-forse quando avrò una casa di campagna- il che era nei miei progetti futuri.
Mi piaceva sapere di poter avere un posto lontano dalla frenesia della città, che fosse in collina,in montagna o nella zona di mare, non importava dove ma solo che fosse sufficientemente appartata dalla velocità spasmodica con cui la vita nei grandi centri urbani ti trascinava da un posto all'altro, giorno dopo giorno.
-vuoi una casa di campagna? Anche a me è sempre piaciuto avere un posto dove potermi rifugiare quando mi stanco della città- mi accarezzò la mano che tenevo sul tavolo.
-la compriamo a mare, cosi tu e i tuoi figli potete sguazzare in acqua come so che vorresti fare- a Paulo piaceva il contatto con il mare, forse perché ne apprezzava l'odore, il sapore e il rumore.
Forse perche aveva gli stessi colori della sua terra o forse perché, era insito in noi il considerare il mare come un posto libero,privo di catene.
Si sporse a baciarmi con tanto affetto e dolcezza, ed io gli sorrisi contenta.
-oppure ne possiamo prendere una su in montagna così la loro mamma si andrà a sedere su un tappetto di quelli super pelosi a raccontare loro qualche vecchia favola prima di andare a letto- sarebbe stato magnifico; immaginavo il camino acceso scoppiettante con la legna che ardeva lentamente tenendoci al caldo, mentre Paulo seduto sulla sedia a dondolo di legno teneva in braccio uno dei nostri tre bambini, il più piccolo,  ed entrambi si erano addormentati cullati dalla mia voce.
-magari se siamo fortunati papà ci compra pure un bel cane- ultimamente immaginare una famiglia tutta nostra era qualcosa che ci era capitato spesso.
-non uno come Abba, lei abbaia sempre- mi venne in mente una battuta squallida che non riuscivo a trattenermi.
-che c'è?- mi chiese
-ti prego, prometti di non lasciarmi dopo quello che sto per dirti?- rise già ed annui
-se volevi che il cane non abbaiasse sempre dovevi chiamarla Accu, cosi stava sempre accuccia- mi guardò con il tipico sguardo di chi prova pena per te, poi mi accarezzò la faccia.
-ti amo lo stesso- mi fece ridere parecchio quasi con le lacrime agli occhi.
-grazie amor, allora posso stare sicura che domani non mi ritroverò single- lui annui
-tu però non dirle davanti a tutti , queste stupidate- annui baciandolo dolcemente.
Fummo interrotti ,nuovamente, dal cameriere che ci portò il nostro pranzo.
-buon pranzo signori- ci disse cordiale
-grazie- risposi io per entrambi versando un filo d'olio sulla mia insalata.
-vuoi un po?- mi chiede porgendomi un cucchiaio per assaggiare il riso freddo che aveva ordinato per se.
Lo accettai volentieri, gustandone due cucchiaiate mentre entrambi intendi a mangiare ci guardavamo contenti e decisamente rilassati.
Gli porsi automaticamente la ciotola con l'insalata, mettendola al centro, sapendo quanto amasse che condividessi le mie cose con lui.
Agli inizi era davvero difficile per me fare una cosa simile, non perche mi reputassi ne definissi una persona arida ma, avevo vissuto la mia vita non condividendo niente con nessuno, eccetto Mat che per me era come il mio fratello gemello, quindi imparare a condividere la mia vita insieme ad un'altra persona, scendendo a compromessi con abitudini tipiche del mio carattere che talvolta potevano cozzare con quelle di Paulo, era stato un gran passo avanti per me.
-sono felice di essere qui con te- mi disse ed io sentii come se si fosse scatenato un nido di farfalle nel mio stomaco.
Gli accarezzai una guancia avvicinando il suo viso al mio e con le labbra umide dell'olio e dell'aceto gliele baciai.
Una vacanza tutta nostra ci voleva proprio, anche per imparare a condividere la nostra vita fuori da posti che sapevamo che in un modo o in altro ,anche da soli, avrebbero rappresentato una confort zone.
La mia ricca insalata verde, con pomodorini e feta, fu decisamente il pranzo ideale per saziarsi senza appesantirsi, soprattutto perché faceva un caldo bestiale.
La televisione accesa del locale, trasmise in onda la triste notizia che parte della nazione ,nei pressi della capitale Atene, stesse bruciando sotto enormi lingue di fuoco; mi dispiacque parecchio dal momento che reputavo la Grecia, una delle nazioni più belle del mondo.
Prima che potessi abbandonare la sala, Paulo venne fermato da un gruppo nutrito di persone,chiaramente suoi fan e lui con molta gentilezza e riconoscenza si fermò con tutti.
Quando sembrò esserci un momento di pausa, si alzò immediatamente recuperando gli occhiali da sopra il tavolo e tendendomi la mano per seguirlo .
Ci dirigemmo velocemente nella nostra stanza per lavarci i denti come era da abitudine per noi e quando guardai il mio volto nello specchio del mobile mi accorsi di quanto rosso fosse a causa del sole.
-sembro un peperone- mi lamentai mentre lui mi baciò la spalla nuda passandomi la crema idratante.
-grazie- lo ringraziai osservandolo distrattamente che uscire  fuori dal bagno.
Mi infilai velocemente sotto la doccia con tutto il costume e mi diedi una sciacquata rimuovendo i residui di sabbia che si erano incollati alla mia pelle.
Quando feci rientro in camera, Paulo era affacciato dalla finestra e guardava verso l'orizzonte mentre io afferrai dalla valigia l'ennesimo costume da indossare.
Ne scelsi uno semplice e nero, sistemandolo per bene e assicurandomi che non fosse troppo indecente anche se, in spiaggia ero riuscita ad essere quella più coperta tra tante che davvero, sembrava andassero in giro nude.
-cambi costume?- mi chiese mentre allacciai il reggiseno sulla schiena per poi afferrare il copricostume rosso , fatto da deliziosi intrecci.
-si, se andiamo in piscina mi scoccia parecchio sapere di poterla sporcare con la sabbia- annui concorde e anche lui si chinò sulla sua valigia per tirare fuori un paio di bermuda neri.
Quel divinissimo paio di bermuda neri, Versace, che mi davano letteralmente alla testa.
Speravo che la piscina coperta dalla cava, fosse sufficientemente riparata dal mondo perché già da adesso sapevo che non sarei resistita a lungo.
-andiamo?- mi chiese ed io annui troppo distratta o concentrata, dipende dai punti di vista, ad osservare il suo corpo.
Spÿros, il proprietario dell'imponente resort, ci garantì che nessuno ci avrebbe disturbato e che potevamo rimanere lì per tutto il tempo che volevamo così , quando entrammo dentro quel piccolo appartamentino, mi domandai quanto diamine fossi fortunata a potermici ritrovare dentro.
Era spettacolare e super curato e soprattutto riparato dal chiasso e dalla confusione del posto.
In fondo, dopo la cupola fatta di pietra rivestita di malta bianca, la piscina si apriva dinnanzi alla meraviglia del posto e da qui su, la vista era ancora più spettacolare.
Mi spogliai immediatamente infilandomi dentro l'acqua, mantenuta tiepida dalle pompe e nuotai fino alla fine, affacciandomi dal bordo e potendo ammirare dall'alto l'effetto che queste case, tutte insieme, dessero al posto.
Sembrava come vivere dentro una cartolina e seppure fossi stata anche minimamente brava a descriverla a casa , una volta ritornata a Torino, nulla gli avrebbe mai potuto fare realmente giustizia.
-la tua pelle ha preso colore- mi disse raggiungendomi di spalle
-si?- gli chiesi meravigliata e provando a notare la differenza.
Effettivamente aveva ragione, c'erano delle tonalità di differenza tra la pelle esposta al sole caldo e quella protetta dal tessuto dei costumi.
Mi voltai tra le sue braccia a baciarlo mentre le mie gambe automaticamente si allacciarono alla sua vita, intrappolandolo con il mio corpo.
-grazie-gli dissi; esprimendo quanta gioia avessi per questa settimana che ci aveva regalato.
Una settimana diversa da quelle che passavamo a Torino e diversa dai quei weekend in cui ero stata capace di portarlo con me.
Mi piaceva la vita che conducevano, per niente fuori dai canoni o sopra le possibilità di una normale coppia.
Per me era importante che entrambi mantenessimo i piedi saldamente piantati per terra, volare ogni tanto faceva bene ma, perdere il contatto con il suolo avrebbe solo significato la fine.
-a te- mi rispose ma io gli sorrisi scuotendo la testa per contraddirlo un pochino.
Grazie a lui perché era un uomo spettacolare in grado di farmi sentire la donna più fortunata del mondo ed io, mi sentivo veramente così per ogni mattina in cui mi alzavo e lo trovavo ancora dormiente sul letto, per le dolci carezze che mi dedicava e per tutti i sogni che stava avverando.
Era proprio , è e sarebbe stato, quell'amore vero che ti capita una volta sola nella vita.
Lo baciai con molta passione, presa dall'istinto più carnale di volerlo, ora senza aspettare ancora.
Lo trascinai con me, uscendo fuori da quella piscina e gettandomi su quel lettino di legno ricoperto da morbidi e spaziosi cuscini bianchi.
Lo guardai negli occhi e sembrò capire cosa volessi finalmente fare.
-non l'ho mai fatto- gli dissi e lui mi sorrise rassicurandomi
-se non vuoi non de..- lo bloccai con un bacio
-voglio, solo perdonami se non sarà bello come nella mia mente vorrei che fosse - così , ero salita a cavalcioni sul suo corpo, cominciando a baciare le sue labbra e scegliendo di seguire una immaginaria linea che mi conducesse verso il suo centro.
Indugiai parecchio su quella graziosa v che gli si formava, proprio al di sotto dei fianchi e la percorsi con dei baci umidi, da parte a parte e con le mani mi aiutai a spostargli il costume.
Lo guardai non volendomi perdere nulla del suo volto e mi incoraggiò parecchio il fatto che fosse con le labbra trattenute tra i denti e la testa completamente immersa tra i cuscini, in cerca di un appiglio a cui appoggiarsi.
Le sue mani automaticamente si strinsero amorevolmente sui miei capelli nel momento esatto in cui feci il passo decisivo.
Non fu per niente strano o inadatto come invece stupidamente avevo creduto, mi fece sentire forte l'idea che lo stessi rendendo come la creta, facile da modellare.
Il suo respiro affannoso andò ad occupare gemiti strozzati e mal trattenuti che fuoruscirono dalle sue labbra ogni qualvolta la mi bocca tornava ad avventarsi su di lui.
Era sbagliato sporcare cosi tanto un gesto simile, magari non era il più fine ma, credevo fosse comunque un modo per  creare qualcosa di sempre più intimo tra due persone.
Quando i suoi occhi si aprirono, incontrando i miei, vidi soltanto un mare di nero cosi liquido che mi chiesi spontaneamente che fine avesse fatto il verde.
-no..non ti, Dios- pesai che a momenti se continuava stringere cosi forte le sue labbra, avrebbe sentito il sapore ferrigno del sangue.
Il suo sapore, per la prima volta nella mia bocca mi apparve inizialmente strano ma comunque salato e dolce allo stesso tempo.
Arrossi al pensiero che stessi e che avessi finalmente portato a termine una cosa del genere ma, non mi imbarazzò per niente la consapevolezza che Paulo, seppure ancora a corto di parole e di fiato, mi stesse guardando stringendomi al suo corpo spossato.
-credo che non mi riprenderò mai da questa cosa- mi sussurrò facendomi ridacchiare.
-contenta che ti sia piaciuto-gli risposi
-piaciuto? Solo Dio sa cosa ho realmente provato. Per un attimo ho creduto che stessi per morire- mi baciò la fronte, poi la punta del naso ed infine le labbra, stringendo tra le sue l'arco di cupido delle mie e chiedendomi accesso alla bocca con la lingua.
Glielo concessi immediatamente, godendomi uno dei nostri tanti baci passionali, ancora per niente stanchi di volerci possedere.

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