Capitolo 107

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Tre anni dopo...

Fu la luce che filtrava dalla persiana a svegliarmi quel sabato mattina; non avevo dormito serenamente ma questo ormai lo sapevo bene e dipendeva sempre dallo stesso motivo.
Quando Paulo partiva con la squadra per le trasferte, io puntualmente non riuscivo a dormire serenamente perché sapevo che il suo lato del letto fosse vuoto.
Guardai l'orologio digitale sul comodino e segnavano le otto e dieci della mattina perciò scostai le lenzuola che mi tenevano al caldo e mi issai in piedi, appoggiando i miei caldi piedi sul pavimento.
Paulo aveva lasciato che i termosifoni rimanessero accessi tutto il tempo, facendo istallare un sofisticato programma ecologico per la notte e gliene ero veramente grata perché uscire fuori dalle coperte calde e scontrarsi con il freddo mattutino, non rientrava affatto nella classifica dei migliori dei risvegli del mondo.
Mi mossi piano, senza fare rumore altrimenti Aleida si sarebbe svegliata prima che il suo bieberon fosse pronto e siccome aveva preso tutto da suo padre, sentirla piagnucolare già alle otto del mattino sarebbe stata una tragedia infinita.
Prima di scendere in cucina,munita di baby monitor tra le mani, passai dalla sua cameretta ad osservarla mentre dormiva serena, con il suo inseparabile "poppy" stretto tra le sue piccole braccia.
Poppy è un elefantino che gli abbiamo comprato io e Paulo, quando ancora doveva nascere ed eravamo andati in vacanza in Africa a vedere le savane, esperienza che Paulo non avrebbe mai più voluto ripetere.
Sorrisi al ricordo di quella incredibile quanto assurda esperienza che però a dire il vero era meglio che rimanesse un ricordo perché quel leone se ci pensavo bene potevo ricordarmelo ancora, anche troppo bene.
Quando arrivai in cucina,la prima cosa che feci fu accendere la macchinetta del caffè e tirar fuori il latte per bambini di Aleida da frigorifero , ovviamente uno che fosse  senza conservanti e super digeribile, anche perché Paulo non avrebbe mai permesso il contrario.
Papà apprensivo?
Un eufemismo se messo a confronto con quello che Paulo era stato e sarebbe stato capace di fare.
Meno di un mesetto fa, padre e figlia erano rimasti da soli a casa e per una puntura di insetto Paulo aveva portato Aleida al pronto soccorso, a momenti facendosi arrestare.
Io?
Beh, ero nel mio ufficio alla Continassa a lavorare tranquilla, prima che mio padre mi chiamasse chiedendomi perché la sua bambina fosse finita la pronto soccorso.
Si, ormai io ero solamente Gwen o tesoro, non più la sua bambina perchè Aleida aveva fregato il posto a tutti.
Ricordo che mi ero quasi sentita male per la preoccupazione che avevo provato; era stato Andrea stesso a portarmi in ospedale e quando ,una volta arrivata con il fiatone per la corsa e l'agitazione che mi attanagliava le viscere, ho visto Aleida che giocava tranquilla sulle ginocchia di suo padre, totalmente ignara che quello fosse un ospedale, quasi avevo picchiato Paulo per lo spavento che mi era venuto.
Idiota!
Mentre il latte si riscalda dentro il microonde, mi accomodo a gustare il mio caffè decaffeinato , assaporando un po di tranquillità anche dovuta al fatto che ho il primo sabato libero dopo mesi e mesi di lavoro
Stava appena terminando ottobre , ed erano ormai passati cinque mesi da quando era stata pubblicata la biografia di Paulo che avevo scritto con estrema cura e dedizione.
Neanche a farlo apposta il suo nome di apparve sul display del mio cellulare e risposi immediatamente, mentre addentai un biscotto ai cinque cereali.
-buongiorno Argentina- si, continuo sempre a chiamarlo in  questo modo.
-buongiorno amor, si è svegliata la mia principessa?- sorrisi
-ti amo anche io amore, sto bene, tu?- ovviamente fingo che il suo amore sconfinato per Aleida mi dia fastidio.
Lo sentii ridere e sorrisi come sempre, solo più innamorata di quattro anni fa.
-non si è ancora svegliata, altrimenti non ti avrei potuto rispondere - perché mi avrebbe scippato il cellulare dalle mani per parlare con il suo papino.
-hai ragione. Ti fanno ancora molto male i piedi?- mi chiese dolcemente
-un pochino, ma stiamo bene- poggiai la mia mano sul ventre che piano piano stava ritornando a crescere.
-ti amo, tanto- chiusi gli occhi lasciandomi investire come sempre dalla meravigliosa sensazione di essergli affianco
-anche noi, papà- adorava da morire quando lo chiamavo cosi.
-non faticare troppo e lascia che sia Mat ad occuparsi di Aleida- si preoccupava sempre che mi potesse succedere qualcosa e non ero mai stata capace di cambiare questo aspetto del suo carattere.
Lui semplicemente voleva che mi chiudessi in una campana di vetro ma sapeva che non l'avrei mai fatto anche perché non ero proprio una che sarebbe rimasta ferma a non far nulla.
Mi sarebbero venute le crisi isteriche
-sto bene, come ogni donna durante i mesi di gravidanza- gli ricordai
-si, lo so ma tu devi stare attenta e darmi retta. Li hai presi gli integratori? L'acido folico e le ferrograd?- come diamine facesse a ricordarsi tutta la terapia che il nostro ginecologo mi aveva dato?
-ho preso tutto tranne la ferrograd, sai bene che quella poi mi mette nausea e non potrò uscire di casa- era una compressa davvero disgustosa
-allora fatti fare la puntura da tuo padre- sapeva che nessun'ago sarebbe momentaneamente entrato dentro la mia pelle per cui, strinsi gli occhi e mandai giù quella pillola color ruggine
-mannaggia, quanto schifo fa- mi lamentai bevendo ancora dell'acqua.
-ti amo- mi disse a mo di ringraziamento mentre qui tra i due momentaneamente quella che doveva ringraziare ero io che avevo trovato un marito straordinario.
-io di più- gli risposi.
Rimanemmo al telefono ancora qualche minuto prima che i suoi doveri da calciatori lo chiamassero.
Controllai nuovamente l'orario e mi decisi a salire le scale per andare a svegliare Aleida, altrimenti se si fosse svegliata troppo tardi, avrebbe perso la breve sessione di cartoon mattutini che le concedevamo.
Breve perché, sopportavo poco che stesse davanti la televisione e oltretutto con Paulo eravamo stati categoricamente irremovibili nel tenerla lontana da ipad e robe simili, doveva imparare a giocare come tutti i normali bambini di una volta.
Aveva la sua stanza piena piena di giocattoli, alcuni dei quali finivamo addirittura nella mia ventiquattrore e nel borsone di Paulo e agli allenamenti per questo finiva sempre per avere l'armadietto pieno di costruzioni e animaletti di gomma, lì a guardarlo orgogliosi mentre diventa un uomo.
Quando apri la porta della sua cameretta, mi accorsi che si era mossa nel sonno ed aveva cambiato posizione mettendosi a pancia sotto.
La guardai ancora un altro po, come tutti i giorni a tutte le ore.
Ancora ora, ero fermamente convinta che fosse la cosa migliore che potessi fare nella mia vita.
-amore...Aleida, dobbiamo svegliarci- le accarezzai il volto, stando attenta che i miei anelli non le graffiassero il volto.
Si disturbò un po ma poi apri quei meravigliosi occhi, lasciandomi sempre senza fiato.
Verdi come quelli di suo padre, anzi addirittura più belli.
-mamì- gracchiò in modo sbilenco, sia per il sonno sia perché ancora non sapeva parlare perfettamente.
-amor- appena tese le braccia la presi immediatamente lasciando che i suoi capelli morbidi al profumo di cocco, uguali ai miei, mi invadessero le narici.
Lei, stretta in quel piccolissimo pigiamino di paperina, si attaccò al mio corpo,poggiando il suo volto nell'incavo nel mio collo.
-ha chiamato papà, ho detto che la sua principessina dormiva ma che l'avremmo richiamato appena avresti mangiato tutto il latte e ti saresti fatta il bagnetto- mi guardò leggermente contrariata per il bagnetto ma non disse nulla, sapendo bene che su certe cose non si poteva assolutamente discutere.
Mi afferrai alla ringhiera della scala scendendo lentamente le scale e quando in cucina le passai il bieberon, lo tenne con tutte e due le sue mani, iniziando a ciucciare.
Stavamo piano piano, provando a toglierle il bieberon per abituarla a bere dalla tazza con la cannuccia, ovviamente Paulo era un vero e proprio professionista nel farle fare tutto quello che voleva, io invece ero più il soldato cattivo ma andava bene cosi.
-fa attenzione amore- le asciugai un po di latte che le cadde dalla bocca, mentre guardava la televisione.
Il cartoon sarebbe finito tra un po di minuti,giusto il tempo che mi serviva per  tirar fuori le stoviglie dalla lavastoglie e li avrei potuti poi sistemare dentro i pensili.
Quando la aprii mi accorsi però con contentezza che l'aveva fatto Paulo prima di andare via.
Non era la prima volta che lo facesse, fortunatamente avevo sposato un uomo con la U maiuscola e ne andavo estremamente fiera ed orgogliosa.
Aleida tornò dal salotto,sgambettando e porgendomi il bieberon quasi del tutto vuoto, abitudine che aveva preso a quanto pare da me che ,anche io quando ero piccola ,avevo il vizio di non completare mai del tutto le cose.
-pronta per fare il bagnetto?- le chiesi e lei annui stropicciandosi gli occhietti.
-l'hai spenta la televisione?- tornò indietro e la guardai mentre si arrampicava sul divano e prendeva il telecomando,molto più grande delle sue manine e pigiava sopra il tasto rosso del telecomando.
-brava amore- le dissi, afferrandole la mano e chinandomi a dargli un bacio.
-mami mami- protestò perché non la presi in braccio e allora mi chinai a prenderla per stringermela addosso come amavo fare.
Fortuna che Paulo non fosse qui perché altrimenti avrebbe rimproverato entrambe;non voleva assolutamente che la prendessi in braccio da quando avevamo scoperto di aspettare Mathias,il fratellino di Aleida.
Aspettai che l'acqua del bagnetto fosse alla giusta temperatura e poi tolsi il pigiamino dal suo corpo e gliela infilai dentro.
Ovviamente, tutta la casa era presa in ostaggio dai suoi giocattoli e quindi non fu affatto un problema per lei, afferrare quelle paperelle di gomma che Mat gli aveva regalato, tipo due giorni dopo che era nata.
-papà io- mi disse, lasciandomi intendere che volesse sentire suo padre.
-finiamo il bagnetto e lo chiamiamo- e avrei assistito alla cosa più bella del mio mondo.
Mio marito e nostra figlia.
Lasciò che la lavassi con cura e pianse poco quando le feci lo shampoo; con Paulo gli avevamo insegnato che doveva tenere occhi chiusi cosi la schiuma non le sarebbe finita lì ma ovviamente un po finiva sempre per farle bruciare gli occhietti, nonostante fossi lesta nel lavargli la testa.
-brava la mia bambina preferita- la avvolsi nel suo accappatoio delle principesse e le baciai la boccuccia facendola ridacchiare.
-ma che bella principessa profumata che abbiamo qui, come ti chiami?- le dissi mentre mi sorrise
-Aeda- non sapeva ancora pronunciarlo bene il suo nome ed io e Paulo non erano proprio stati clementi nel sceglierle il nome.
L'avevamo scelto da un uno dei regali più inflazionati che si fanno quando una coppia è in attesa del primo figlio.
Il libro dei nomi, ce lo avevano regalato Lottie e Filú , due nostre care amiche e per mia fortuna, nuove colleghe a lavoro da ormai più di tre anni.
La rivestii, mettendole la comoda tutina dell'adidas bianca e nera, identica a quella mia e di Paulo  e poi gli phonai i capelli facendola strillare un pochino perché non le piaceva affatto e quando ce ne eravamo resi conto, Paulo era scoppiato a ridere piangendo, rendendosi conto sempre di più di quanta ragione avessi nel dirgli che sua figlia era la versione femminile ed in miniatura di se stesso.
-papà- annui non volendola farla aspettare altro e cosi, tornati nuovamente giú e la prima cosa che feci fu fare la videochiamata con Paulo.
Rispose al secondo squillo e Aleida iniziò a piagnucolare,come sempre appena lo vedeva dall'altro lato del telefono.
-amore non piangere- era sempre cosi che finiva almeno ogni quindici giorni.
-papì- Paulo le sorrise e lei a momenti si incollò il cellulare alla faccia.
-amore,cosi papà non ti vede bene- le tenni il cellulare mentre lei parlava a suo padre nel suo spagnolo bambinesco.
C'era da dire che però per avere solo tre anni, era da lodare il fatto che tenesse a mente due lingue diverse e che sapesse che a casa con papà si parlasse lo spagnolo e non l'italiano.
-princesa, hiciste la mochila para venir a ver a papá?- le chiese se avesse fatto lo zainetto per andarlo a trovare a Roma, dove avrebbe giocato stasera in trasferta.
Aleida annui e Paulo guardò me mentre lo assicurai che si, saremmo andati a Roma, senza perderci una singola partita del nostro campione.
Alle undici, sarebbe venuto Mat per controllarla mentre mi sarei fatta una doccia e poi saremmo partiti per Roma con freccia rossa.
-papi, te amo- Paulo sorrise cosi tanto che la curva felice del suo volto stentava ad entrare dentro lo schermo.
-yo tambien amor- si salutarono e Aleida si arrampicò su di me volendo delle coccole.
-hai detto a papà che abbiamo fatto lo zainetto ma, l'abbiamo fatto veramente?- le chiesi e lei arrossi sorridendo con quel visetto furbo
-no- rispose timidamente
-allora, prima che papà ci scopra ci toccherà farlo- annui energicamente sapendo che papà non dovevamo farlo arrabbiare e cosi, mi tirò i pantaloni del pigiama per incitarmi ad alzarmi e l'accompagnai nella sua stanzetta a prendere il giubbottino, i biscotti per la merenda, gli omogenizzati per il pranzo e il suo badge personale.
Aleida Marie Dybala.
Sorrisi al ricordo della nonna di Paulo, eravamo stati fortunati nell'avergliela fatta vedere prima che la natura se la portasse via con la stessa velocità di un battito di ali di una farfalla.
Sospirai, evitando di intristirmi per questa perdita ma piuttosto gioendo nel ricordo di quando l'aveva presa in braccio la prima volta, solo dopo pochi mesi che Aleida era venuta al mondo, rendendo me e Paulo delle persone migliori e infinitamente grati e felici.
-mamma...potto?- mi chiese se si potesse portare "Potty" e io annui sapendo bene che senza quello non si sarebbe addormentata nemmeno se il sonno se la fosse mangiata in piedi.
Il rumore della porta di casa che venne aperta mi fece capire che o Mat o Dols erano appena arrivati, perché solo loro due avevano le copie della casa, e beh anche Mariano ed Alicia ma, uno era a Roma con suo fratello e l'altra era in via di preparativi per la partenza per venire qui  un paio di mesi,in vista anche dell'imminente compleanno di Paulo.
-Gwen?- la voce di entrambi i miei due migliori amici mi fece sorridere e Aleida, sapendo bene che quelli fossero i suoi zii, lasciò potty che atterrò con un suono tonfo sul parquet e sgambetto fuori ma venne saggiamente arrestata dalle mia gambe.
-si scendono le scale?- le dissi e lei dal tono della mia voce capi bene che aveva appena commesso un errore.
-no- mi disse e furbacchiona come era mi sorrise e mi baciò le gambe a cui si strinse, facendomi sempre e solo innamorare di lei in maniera viscerale.
Quando quei due salirono le scale, irruppero nella stanza e si contesero Aleida che ovviamente ,vanitosa come l'avevano abituata, si beò di tutte le attenzioni che le diedero.
Mat e Dols, cosi come Federico e l'altro Federico, ma anche peggio Lautaro e Gustavo, per non parlare di Romina,Alicia e i miei genitori, non facevano altro che viziarla come non mai.
Io e Paulo ci avevamo provato ma, sapevamo che tanto era una guerra persa in partenza.
-bene, posso andarmi a lavare- Dols mi sorrise poggiando una mano sulla mia pancia e annuendo.
-va a lavarti che puzzi. È vero che la mamma puzza?- gli chiese Mat e ovviamente quella piccola peste annui
-Mat, se all'asilo dice che puzzo ti giuro che vengo a picchiarti- tutti risero compresa lei che mi fece battere il cuore di gioia e di sconfinato amore.
Quando mi chiusi dentro il bagno della nostra camera da letto, mi spogliai guardandomi come tutti i giorni allo specchio.
La pancia tornava nuovamente a gonfiarsi e la accarezzai, sentendo in me tutta la felicità che avevo da sempre desiderato.
-Mathi- pronunciai in un sussurro consapevole che il mio bambino mi avrebbe sentita.
Era ancora troppo presta per godermi i calci,segno che ci fosse e che si facesse sentire ma, non vedevo l'ora che l'impronta dei suoi piedini o dei suoi pugnetti, si affacciassero timide sulla pelle tesa del mio ventre.
Lo stesso sulla quale erano rimaste sulla mia pelle alcune smagliature, non troppe ma comunque non era un problema perché le amavo e più di me era Paulo che le amava perché vi passava sopra le dita e le baciava.
Diceva sempre che fossero un dono, un ricordo indelebile che anche lui avrebbe voluto avere per ricordarsi di aver fatto la cosa migliore di tutta la sua vita ed io avevo imparato a pensarla come lui.
Sotto il getto dell'acqua calda mi lavai accuratamente e poi mi asciugai per indossare la gonna plissettata nera, almeno finchè riuscivo a chiuderla ancora e sopra vi misi un caldo maglioncino giallo senape, cosi come il cappotto lungo che volevo indossare per tenermi al caldo.
Quando fui vestita, quei tre irruppero nella stanza con Aleida che voleva gravitarmi attorno e averla nuovamente a pochi centimetri di distanza da me mi fece stare tranquilla.
Mi spazzolai i capelli mentre facevo attenzione che non si lasciasse cadere addosso le scarpe della scarpiera da cui era sempre stata affascinata.
L'accento toscano di Federico si disperse nella stanza mentre chiamava Aleida e lei sentendosi chiamata in questione corse quasi verso Dols che le mostrò il video di Federico.
Mia figlia ogni giorno era inoltrata da zio a zio, e ognuno di loro faceva a gara a chi gli mandasse il video migliore ma sapete chi vinceva sempre?
Gustavo.
Aleida era innamorata persa di suo zio Gustavo e Paulo era inspiegabilmente orgoglioso che fosse suo fratello ad avere il primato come zio preferito.
-tio..tio- certo, anche Il Berna era in quella lista di persone di cui mia figlia era innamorata ma questo perché Federico la metteva in groppo a Spike e quel povero cane camminava lentamente mentre mia figlia rideva contenta.
Povero animale.
-di chi è zio Fede?- le chiese Dols e lei ovviamente rispose che era suo
-no, zio Fede e di zia Dols- lei scosse negativamente la testa facendoci ridere tutti.
Certo, anche Federico contribuiva ad insegnarle che lui era suo e quindi era ovvio che per lei mai sarebbe stato di Dolores.
- e zio Fefè di chi è?- cosi avevamo risolto la questione.
Zio Fede era il Berna mentre zio Fefè era il compagno di Mat.
-mio- erano tutte cose sue .
Poi, se gli chiedevi di Paulo era anche peggio se provavi a contraddirla.
Iniziava a strillare e l'ultima volta mi aveva morsa con quei suoi piccoli denti da latte quando le avevo detto che papà era mio.
Una settimana senza cartoon non gliel'aveva tolta nessuno e con la promessa che se avesse provato a mordere qualsiasi altra cosa, peggio se l'avesse fatto fuori da casa, le avrebbe prese su quel suo culetto paffuto.
Alle undici fummo pronti e sistemati sul treno freccia rossa, ovviamente coprii Aleida evitando che l'aria condizionata la facesse raffreddare e quando si addormentò sulle mie braccia, appena un quarto d'ora dopo dalla partenza, Mat si propose di tenerla lui ma non volli separarmene assolutamente.
Volendo c'era pure il passeggino,ultra moderno che Paulo aveva comprato ma, mi piaceva poco vederla li sopra a meno che non fossi estremamente stanca, tanto da non avere nemmeno le forze per tenerla stretta al mio petto.
Poggiai la mia testa al finestrino, ascoltando le chiacchiere di Dols e Mat che avevano sempre da dirsi qualcosa mentre capii bene che mi sarei addormentata anche io  con la consapevolezza che avrei visto Paulo tra meno di tre ore.
Mi svegliai più tardi, quando il mio cellulare iniziò a vibrare per l'arrivo di una serie infinita di notifiche.
Quando ritrovai me e mia figlia, in una foto mentre sonnecchiavamo sul treno, oltre a salvare la foto mi accorsi che eravamo state ripostate da tante pagine in onore a Paulo.
Fortunatamente Aleida era entrata nel cuore di tutti come suo padre,anzi forse addirittura di più e quando era nata erano arrivati bizzeffe di giocattoli e peluche alla Continassa.
Era stata Dols a postarla sul suo personale profilo e mi sarei vendicata dal momento che stava dormendo con tanto di bocca aperta.
" buonanotte fiorellino 😴😪♥️. #DybalainviaggioperDybala" la postai e poi mi persi ad osservare le lunghe ciglia di mia figlia.
Era normale che pensassi che fosse la bambina più bella del mondo e che mi inorgoglissi ogni volta che i miei occhi si posassero su di lei, quindi praticamente sempre.
Il viaggio fu fortunatamente tranquillo e quando arrivammo alla stazione centrale di Roma, fu la sicurezza della squadra a prelevarci da li e a portarci in hotel.
I ragazzi erano ancora li per un'altra oretta e poi sarebbero andati all'Olimpico.
Paulo ci attese all'ingresso, dedicando un po' di tempo ai fans ma poi,una volta che prese Aleida tra le sue braccia, annullò tutto il resto e si diresse dentro.
Salimmo in camera con l'ascensore, mentre mi baciò morbidamente le labbra e poi posò un bacio sulla fronte di Aleida.
Una volta in camera la adagiò delicatamente sul letto e le tolse i capelli da davanti il volto.
Aleida si disturbò ma appena Paulo le baciò il volto, lei tornò a rasserenarsi e continuò a dormire per altri minuti prima che si svegliasse sotto lo sguardo attento sia mio che di suo padre.
Quando realizzò che suo padre la stava guardando, praticamente gli scattò in braccio e Paulo se la trascinò addosso baciandosela tutta e facendola ridere in quel modo cosi fanciullesco che mi aveva cambiato la vita fin dal primo istante in cui l'avevo saputa dentro di me.
-quien es l'amor mas grande di papà?- Paulo le baciò il nasino
-yo- disse sicura facendo atterrare le sue piccole labbra su quelle di Paulo
-solo tu..y mamì?- lei mi guardò mentre le sorrisi
-pure- gli rispose battendo le manine
-como? Pure...y que es pure? Es in italiano ?- lei sembrò pensarci sopra
-tambien- gli disse perfettamente meritandosi due grossi baci da parte di suo padre.
Mi sdrai sul letto e Paulo mi guardò preoccupato che stessi male ma, stavo bene solo dovevo dare un po di tregua alla mia schiena.
Mezz'ora più tardi, fu Mat a bussare alla porta venendo a prendere Aleida che sulle sue spalle, ci salutò contenta che lo zio la stesse portando in giro.
-Mat, mi raccomando- Paulo ovviamente si preoccupò che potesse capitarle di tutto ma era normale cosi, lo amavo proprio perché non ci fosse un singolo istante della sua vita in cui Aleida con occupasse i suoi pensieri.
Avevamo ancora qualche minuto prima anche lui dovesse andare via per andare all'Olimpico e Paulo lo impiegò nel migliore dei modi.
Mi scopri la pancia, come faceva sempre e iniziò a lasciargli dolci baci e a parlare con Mathias...lo faceva anche quando non riusciva a prendere sonno per la troppa adrenalina dopo una partita.
Io gli accarezzai i capelli dalla cute, sorrisi estasiata da tanta bellezza e lasciai che quel momento entrasse a far parte della scatola dei migliori ricordi della mia esistenza.

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