-hei amor- mi tolse i capelli da davanti gli occhi e mi baciò teneramente le labbra, mentre i miei occhi si beavano dei dolci contorni del suo viso e le mie orecchie si lasciavano cullare dal suo accento che mi piaceva cosi tanto.
-te amo- mi disse mentre il mio cuore continuava a battere, principalmente per lui.
Mi aggrappai al suo corpo come se fossi un piccolo koala e lui me lo lasciò fare senza alcun problema.
Mi era mancato così disperatamente tanto che non me ne sarei più separata.
Una settimana, sette giorni, eppure io ne avevo percepito il doppio anzi, forse il triplo.
-come stai?- gli chiesi e lui rise divertito
-io? Tu come stai?- io stavo decisamente meglio e il mondo si sarebbe potuto fermare in quell'istante e non me ne sarebbe importato nulla.
-bene- gli sorrisi ma non sembrò soddisfatto dalla mia risposta.
Ero quasi sicura che Mat gli avesse detto qualcosa mentre io, ignara, dormivo sotto le morbide e calde coperte del mio letto.
-perché non me ne hai parlato?- non era arrabbiato ne offeso, anzi forse era solamente dispiaciuto che non si fosse accorto di questa cosa.
-perché sono stupida- e lo ero per davvero.
Come credevo di meritarmi di potergli stare accanto, accanto ad un uomo cosi grande se io, piuttosto che essere realmente donna giocavo a credere di esserlo?
-giusto un pochino- mi diede un buffetto sul naso e vi poggiò sopra un bacio.
-sai, quando è morto mio padre non potevamo permetterci di andare da qualcuno che fosse in grado di capire ciò che avessi da dire ed io, sono andato avanti con la pretesa che l'avessi superato ma..- lo strinsi al mio corpo accarezzandogli il busto coperto da una comoda felpa.
-ci sono cose che forse non si possono superare però, puoi imparare a conviverci e se pensi che ignorandole loro si metteranno a posto da sole, ti sbagli nenã. Niente torna al proprio posto- mi sentii cosi idiota per non avergli detto nulla, per averlo incosciamente sottovalutato quando lui, forse tra tutti mi avrebbe capito più di qualsiasi altro .
Ci sono malattie che ti accomunano, da qualsiasi parte del mondo tu venga.
-quando sono arrivato a Palermo, lo spogliatoio era diverso da quello di Cordoba, qui non c'era la stessa competizione malsana che si respirava tra quelle mura e se ti facevi un amico, sapevi che non ti avrebbe pugnalato alle spalle per rubarti un posto su un aereo diretto in Europa- mi piaceva sentirlo parlare di tutte quelle cose che lo avevano reso l'uomo che amavo alla follia.
-sai chi è Franco Vzquez?- mi chiese abbassando lo sguardo sui miei occhi che lo guardavano assorti.
Annui e lui mi sorrise continuando a parlare non prima di avermi baciato delicatamente.
Amavo da impazzire il modo in cui lo faceva, come se fosse un bisogno fisiologico come se da quello dipendesse la sua possibilità di respirare.
-è stato un mio compagno quando giocavo nel Palermo ed è diventato un mio amico e a lui devo dire grazie se mi ha costretto ad andare a quegli incontri che la società mi aveva invitato a fare. Sai cosa ho scoperto?- feci di no con la testa.
-che da soli si può essere forti, ma in squadra si è invincibili. Vuoi fare squadra con me?- quasi iniziai a piangere dalla gioia.
Per me significava molto, molto di più di qualsiasi altra proposta sarebbe stato in grado di farmi.
Gli sorrisi così contenta che improvvisamente, l'idea che avrei dovuto aprire la mia mente ad una persona e consentirgli di aiutarmi a risolvere i miei problemi non mi sembrava cosi tanto cattiva.
Quando scesi in salotto, ridacchiando per delle stupidi adorevoli battute di Paulo, trovai Mat concentrato sui suoi soliti fogli, mancavano solo due settimane e si sarebbe laureato, e Gonzalo ronfava sul divano con il telecomando in bilico tra la sua mano ed il pavimento.
-quell'uomo mangia sonno- facile per lui che non si era dovuto fare quattordici ore di aereo e due continenti in una sola giornata.
-ordiniamo da asporto?- proposi mentre avevo già il cordless tra le mani e il prefisso digitato.
-cinese?- propose Paulo.
Lo adorava da impazzire , forse perché tra tutte le altre schifezze questa era la cucina che in parte contemplava meno il fritto che lui, sembrava detestare parecchio.
-andata- mi rispose Mat mentre si mangiucchiava la sua matita.
Non capivo come riuscisse a sopportare il sapore del legno sulla sua lingua ma, purtroppo era da sempre stato un vizio.
Quante matite ero stata costretta a regalargli dopo avergliele prestate, a fine giornata sembravano un campo di battaglia dei suoi batteri che avevo l'impressione mi salutassero serafici.
-io voglio gli spaghetti al pollo- mi disse Paulo,immediatamente.
Da quando glieli avevo fatti assaggiare, credevo avesse iniziato a sviluppare una specie di ossessione per loro ed ero altrettanto sicura che se avesse continuato di questo passo sarebbe arrivato al punto che li avrebbe detestati anche solo a sentirli nominare.
-anche per me- continuò Mat.
Io,guardai il dépliant che custodivo a casa, cercando qualcosa che non fossero sempre le solite cose che ordinavo.
I ravioli cinesi o Xialongbau come li chiamavano loro, era qualcosa che mangiavo in alternativa agli spaghetti al pollo o agli involtini primavera e la verità era, che anche questa volta avrebbero fatto ingresso nel mio stomaco.
-che prendi?- mi chiese e gli indicai il piatto sul foglio mentre attendevo che qualcuno rispondesse al telefono.
-buoni, poi me li fai assaggiare- annui ormai rassegnata.
Si divertiva a mangiare la roba del mio piatto, pure che contenesse le stesse cose del suo; era un vizio che avevo imparato ad amare piano piano.
-potrebbe saltarti la mano se osi rubargli uno di quei cosi- Mat lo avvertì ma Paulo sapeva bene che le cose, da quando c'era lui nella mia vita, stavano cambiando almeno con lui.
Parlare a telefono con i cinesi, era più difficile a farsi che a dirsi; non capivo perche non si decidessero a dare un posto di lavoro a qualche italiano, anche solo per fargli prendere le ordinazioni.
Avrebbero accellarato i tempi, soprattutto per quei casi come me in cui trovavo seriamente difficile la comprensione di quello che dicevano.
Più volte mi ero immaginata il cinese dall'altro lato della cornetta che, una volta messa giù la chiamata si sfogava con un bel "vaffanculo".
Un po torinese a dire la verità.
-hermano- Paulo cercò di risvegliare Gonzalo che cacciò la sua mano ,infastidito.
Sarei tanto voluta essere una mosca per capire come facessero a dormire nella stessa stanza, quando andavano in ritiro insieme per la nazionale Argentina.
-Hermano, es hora de cenar- giurai che se si fosse svegliato, avrei corso scalza sulla neve del marciapiedi davanti casa.
-no rompas la pieza-fine anche lui come Mat.
-Gonzalito, ninõ soy yo...puedes despertar para mi ?- si stropicciò gli occhi e mi sorrise abbracciandomi di slancio.
-nenita- quasi mi soffocò tra le sue braccia e risi per le parole che mi sussurrò all'orecchio.
-Higua, io sono qui e lei è mia- lo guardò muovendo le sopracciglia e poi scoppiamo tutti a ridere mentre mi sedevo sul tappetto.
-come stai mi duceria ambulantes?- sorrisi per i suoi strambi e sempre innovati modi di chiamarmi.
-adesso molto meglio- mi guardò negli occhi e sembrò credermi.
-tutto merito mio, sono il fidanzato migliore del mondo- e lo era per davvero per questo lo baciai non appena si chinò su di me.
-Dybala non ti allargare, sono io che me la sopporto da una vita ora sei arrivato tu e ti prendi tutti i meriti? Ma vedi tu sto egocentrico- scoppiammo tutti a ridere mentre un cuscino volò dritto sulla faccia del mio migliore amico.
-egocentrico io? Allora tu cosa sei ,il re degli egocentrici?!- effettivamente non poteva dargli torto.
Mat era vanitoso, vanitoso come pochi ed era arrivato al punto che per un appuntamento gli servivano dalle quattro alle cinque ore di anticipo per farsi trovare pronto con una sola ora di ritardo.
-visto? Da ogni parte ti batto sempre...quella maglia doveva essere mia- risi come non mai trattenendomi la pancia dalle risate.
Mattia che giocava a calcio? Forse in un'altra vita o forse in altre cento.
-che ridi stronza!- mi puntò il dito contro mentre io gli facevo dei cuoricini con le mani e gli mandavo baci volanti.
-finisco sempre per circordarmi di gente malata di mente- se ne uscì Gonzalo guardandoci quasi allibito.
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Fino Alla Fine
FanficLa complicità batte tutto, persino quello che potrebbe sembrare impossibile. Lei è Gwen. Una giovane ragazza torinese la cui prospettiva della vita sembra girare attorno al lavoro ,a Mat il suo inseparabile migliore amico e al calcio che a discapito...