Capitolo 19

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Chiudo gli scatoloni pieni di vestiti e di ricordi, specchiarsi per l'ultima volta in quella camera che ha raccontato al mio posto tutte le cadute e tutte le volte in cui mi sono rialzata, paradossalmente, ogni volta più forte di prima.
-sei ancora in tempo per cambiare idea, lo sai vero?- mi abbraccia mio padre, sedendosi al mio fianco sul mio letto.
-lo so, ma devo crescere no?- lo guardo e posso scorgere un terribile senso di malinconia nei suoi occhi.
-adesso saremo soli io e la mamma, che tristezza- gli sorrido, afferrandogli le mani e accarezzandogliele.
-dai, tornerete a fare gli sposini in vacanza e papà mi raccomando niente fratelli- lui mi guarda spalancando la bocca e dandomi un leggero schiaffetto sulla gamba.
-Ginevra!- mi dice e mi fa scoppiare a ridere.

-ancora scatoloni? Aiuto- ci interrompe Gonzalo, afferando quello che è il penultimo scatolone dei tanti che ho impacchettato in questi due ultimi giorni.
-solo il necessario- mi sfotte mio padre
-hei, non si complotta contro di me- gli dico a tutti e due che ridono tra di loro e poi mio padre, come quando avevo le codine a cinque anni, mi scompiglia i capelli e mi bacia il naso.
-sarai sempre la mia bambina- mi sussurra e io lo abbraccio più forte che posso .
-per sempre- gli dico e annuso il suo profumo, quello che è sempre stato il mio porto sicuro, la mia casa e l'àncora di una nave in tempesta.
-andiamo, Marco non fare così che la intristisci- lo riprende mia madre, entrando in camera e appoggiandosi allo stipite della porta.
-sono solo a quaranta minuti da qui e sapete che potete venire in qualsiasi orario, sopratutto per le lasagne mami e gli agnolotti del plin- le dico facendola sorridere e sapendo che in realtà fa la dura ma che probabilmente stasera verrà in camera mia a cercarmi per poi ricordarsi che sono andata via.
Mio padre si alza e affianca mia madre, entrambi mi guardano e poi guardandosi tra di loro si sorridono e si baciano.
Un bel flash back mi annebbia la mente, di quell'estate a Sanremo, di quando avevo solo sei anni e avevo paura che il mostro mi mangiasse durante la notte.
-vi amo- gli dico sincera, sono i miei più grandi idoli e non sarà mai sufficientemente troppo dirglielo.
Mi alzo dal letto e do un'ultima occhiata a queste mura e poi mi dirigo verso la porta, respiro ,ancora una volta,l'odore di casa e poi mi chiudo la porta alle spalle.

-ultimo- dice Juan,accasciandosi sul divano all'ingresso, mentre Gonzalo urla con Miralem su come montare lo scheletro del letto al piano di sopra.
-grazie- gli dico porgendogli un bicchiere di tea fresco.
-ti ci vorranno sei settimane per sistemare questa roba- mi fa notare facendomi ridere.
-esagerato- gli dico sedendomi vicino di lui.
-tutte queste cose, non ce le ho avute nemmeno io che sono venuto dalla Columbia- io scoppio a ridere, pensando che effettivamente ho esagerato.
-appunto, perché altrimenti l'aereo sarebbe caduto- gli rispondo facendolo ridere.

-ti ho detto di no!- sento dire a Miralem e decido che okay, devo salire prima che si prendano a manate.
-ma se l'istruzione dice dice il contrario- ribatte Gonzalo.
-ma sei tu che il foglio lo vedi al contrario, coglione!- continua l'altro.
-hei!- irrompo nella camera, -si può sapere che combinate?- gli chiedo
-è colpa sua!- dicono contemporaneamente facendomi ridere.
-date a me- osservo il foglio
-è giusto cosi come lo state mettendo- gli faccio notare
-ecco! Che ti avevo detto?- Miralem fa il saputello con Gonzalo che gli fa un bel dito medio che gli mordo.
-ora bimbi, mettetevi d'accordo, fatevi un bell'assist e montate il letto, altrimenti non potrò mai ospitarvi- gli do un bacio sulla guancia ad entrambi e vado a vedere che combinano Mario, Mattia e Paulo.
-come procede?- gli chiedo vedendo Paulo, seduto per terra con un cocciavite in bocca mentre tiene un cassetto in mano che Mario sta componendo pezzo per pezzo.
-benissimo, mister no good se ne intende- mi dice Mattia, mentre infila la tenda nella zineffa.
-menomale, di là a momenti si picchiavano- Paulo mi sorride e io ricambio, uscendo immediatamente, come negli ultimi giorni in cui sto mettendo delle distanze tra noi.
-Gweeen- mi chiamano da giù e corro a vedere che cosa stanno combinando.
-ditemi- mi affaccio dalle scale e un'enorme scatolone della Samsung viene trattenuto da Sami, Gigi ,Claudio e Dani.
-auguri- mi dicono e io sono davvero sensa parole.
-ragazzi...ma- mi abbracciano
-shhs, regalo per la nuova casa- mi dicono stritolandomi un po' per volta.
-ora dicci, dove la vuoi messa che noi te la sistemiamo- mi giro un po' intorno e deciso che appenderla al muro difronte al divano è l'optione migliore.
-qui?- gli indico il punto e Gigi annuisce
-sono un genio, avevo ragione- gli dice agli altri
-ovvio, sei il capitano è hai sempre ragione- gli dico facendolo sorridere e mi prende in braccio facendomi fare un mezzo giro su di se.
-la bimba ha capito tutto- mi bacia la fronte e mi lascia poggiare i piedi, nuovamente, per terra.
-Gwen, ti prego non alimentare il suo ego già enormente grande- lo sfotte Claudio e io rido della.
-ma lui è il mio capitano- mi lascio abbracciare ,ancora, da Gigi e lo abbraccio a mia volta,ringraziandolo per tutto,sopratutto per tutti quei sogni che gli abbiamo dato e che lui ci ha restituito con una vittoria.
Famiglia e l'unica e la prima cosa che penso.
Per le nove e mezzo della sera, il bagno , la mia camera e la cucina, sono sistemati e ordino su just eat per tutti, un piccolo gesto per sdebitarmi della loro gentilezza e infinita disponibilità.
Quando salgo su in terrazza con una tovaglia da tavola ho tutti gli occhi puntati addosso.
-che c'è ?- chiedo
-dove vai?- mi domanda Dani
-a preparare la tavola in terrazzo, ho ordinato la pizza per tutti, dovrebbe arrivare alle dieci, sempre che siano puntuali- gli spiego
-inauguriamo la casa oggi ?- chiede Juan tutto eccitato all'idea.
-inaugurare mi sembra un parolone, come minimo vi meritate una cena fantastica per sdebitarmi, oggi solo pizza, appena sistemo il resto poi vi invito come si deve- salgo le scale e vado a sistemerare le cose, poi vengo raggiunta dai ragazzi che seguendo Mattia hanno portato sopra i bicchieri, i tovaglioli e le birre.
Scusi mister, penso immediatamente.
-a questa nuova casa, alle nuove esperienze, a questa nuova storia e a noi- dice Paulo, avvicinandosi a me e porgendomi una birra stappata.
-a Gwen- dicono gli altri.
Gonzalo e Matt mi abbracciano stringendomi tra i loro corpi e mi sento al sicuro, nel posto giusto, al momento giusto.

Fino Alla FineDove le storie prendono vita. Scoprilo ora