Capitolo 72

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A tutte voi ❤️
che mi strappate sempre un sorriso
che siete splendide e sempre di cuore.
Un grazie infinito da girasole 🌻.


-Dolly dai sbrigati- la rimproverò Paulo mentre gli sistemavo la cravatta nera del suo bellissimo completo.
-perfetto cosi- si guardò rapidamente allo specchio dell'ingresso e si passó un'altra volta le mani tra quel ciuffo di capelli che aveva laccato e che gli stava bene.
Come tutto d'altronde.
-Dols se mi fai fare tardi ti raso i capelli mentre dormi- la avvertii mentre Mat mi chiedeva per messaggio a che punto fossi arrivata.
-sono qui, calmatevi- era bellissima e le quattro ore di preparazione erano più che motivate ma Mat si laureava ed oggi non potevamo essere in ritardo per nessuna ragione al mondo.
-bene, andiamo- mi guardò sorridendomi
-sei bellissima- la ringraziai con un sorriso ma non ero poi cosi bellissima.
Avevo scelto di indossare un vestito di raso rosso con le spalline sottili sottili e lungo fin sotto il ginocchio, un paio di décolleté a punta con il tacco a spillo e rigorosamente nere e per finire un lungo cappotto nero per proteggermi dal freddo Torinese.
Era la seconda settimana di Marzo ma il tempo di migliorare no ne voleva sapere anzi, la pioggia c'erano giorni che si abbatteva ancora più violenta di come avesse fatto a Dicembre o a Gennaio.
Il vestito era un po aderene ma quando ero andata per i negozi a comprarlo,Paulo mi aveva accompagnata e appena me lo aveva visto addosso semplicemente aveva sorriso e mi aveva baciato infilandosi nel camerino e facendo il solito pervertito scemo ed io mi innavoravo sempre, sempre di piu.
-ora che ci siamo detti quanto siamo belli, possiamo andare alla laurea di Mat...se facciamo tardi ci ammazza. Questo Lo ricordiamo vero?- Paulo era quasi più emozionato di me.
Io mi aspettavo che dicesse di venire solo al locale per il piccolo rinfresco invece aveva voluto il suo posto in aula e mi aveva detto: " chi se ne fotte Gwen? Io no, quello è come mio fratello" e niente, io avevo solamente gioito nell'intimo del mio cuore.
Quando arrivammo davanti al complesso, tutta una serie di persone vestite eleganti affollavano le strade e la macchina di Paulo non aveva modo di passare inosservata ma i vetri oscurati erano una benedizione.
-dolly, mantieni il passo su quei trampoli e non fermati- lei annui schiacciandogli un occhiolino e poi al tre scendemmo contemporaneamente dalla macchina.
Mi sentivo Bella ed Edward Cullen quando andarono insieme a scuola per la prima volta e ridacchiai un pochino mentre tutti e tre, con un paio di occhiali da sole a nasconderci gli occhi, ci facevamo strada tra le persone che sussurravano dei "Dybala" meravigliati.
Fu Paulo il prima ad individuare Maurizio il papà di Mat che stava accanto a Patrizia la moglie e a mia madre mentre parlottavano tra di loro.
-lì- mi indicò mentre dando un braccio ad entrambe ci aiutó a scendere quei ripidi scalini dell'aula dove ognuno dei quarantatre ragazzi avrebbe discusso delle sua tesi.
-eccoci- ci annunciai mentre li salutai con un veloce bacio sulla guancia.
-ma tu, ti sei fatta una donna spettacolare. Non ti vedevo dall'estate scorsa- gli sorrisi imbarazzandomi. Maurizio era sempre un po indiscreto ma simpatico e Mat aveva preso questo suo lato del carattere.
-lui è Paulo, il mio compagno- lo presentai a tutti
- e lei è Dolores, una mia cara amica dall'Argentina - si strinsero la mano e Marurizio indugiò un po su Paulo. Era juventino anche lui e se Mat era venuto cosi sfegatato era proprio perché tra mio padre ed il suo non c'era modo di sfuggire alla cosa.
-ma allora Mat non scherzava!- Paulo rise perche ogni volta era sempre cosi.
-papa?- chiesi a mia madre
-sta calmando Mat - guardai Paulo e annui capendo immediatamente quello che voleco dirgli
-dove?- le chiesi semplicemente
-dietro quella porta- Dols rimase con mia madre a parlare in argentino e trovandosi immediatamente a suo agio mentre io e Paulo andammo verso Mat.
Era lui la ragione di questa giornata e se ero li, se eravamo lì era solo per lui.
-occupato- disse mio padre quando bussai alla porta
-papà aprimi- gli dissi sentendo la serratura della porta scattare.
Paulo aprí la porta e mi lasciò entrare per prima per poi seguirmi.
-Mat- lo chiamai mentre era di spalle e si torturava le mani.
Si girò di scatto e mi corse incontro abbracciandomi e piangendo.
-hei, shsss va tutto bene- lo coccolai accarezzandogli la schiena.
-mi raccomando figliolo, sei il migliore- mio padre gli strinse una spalla e gli poggiò un bacio sulla fronte proprio come se fosse suo figlio.
E lo era per davvero.
-hermano- Mat lo guardò mentre Paulo gli tese una mano trascinandoselo addosso
-sai che se non ti presenti il Pipa si incazza e poi ad Allegri chi glielo dice?- lo fece ridere ed io risi per loro due.
-è gia arrivato?- gli chiese emozionato?
Anche lui come me aveva immediatamente pensato che non poteva pretendere che i due argentini venissero alla proclamazione; avrebbe significato buttarsi in pasto ad una fotta di tifosi e perché no anche di non tifosi. A Torino non c'era solo la Juventus come squadra e con il Toro non scorreva proprio un buon sangue.
-sta parcheggiando. Sei il laureando più vip della storia- rise
-non ho nessuna fiaschetta di gin da offrirti ma fa finta che te ne stia offrendo una e poi, vai li e spacca tutto- non immaginavo nemmeno che fossero diventati cosi intimi e che si volessero bene cosi tanto.
Era bellissimo sapere che il mio migliore amico fosse diventato in un certo senso anche il miglior amico di Paulo e sapevo che potevo fidarmi perché nessuno dei due si sarebbe fatto del male.
-ora posso tornare a sedermi ed essere sicuro che ne tu ne la tua gemella siamese mi sverrette sul più bello? - risi abbracciando il braccio destro di Paulo che mi diede sostegno
-si. Vado a prendermi il mio centodieci e lode- ecco ora si che era il mio migliore amico
-ben detto fratello!- si abbracciarono e poi mi diede un abbraccio lasciandomi uscire più tranquilla.
-sei il mio campione- gli dissi e lui annui e mi sorrise
Quando varcammo la porta per tornare al posto, strinsi un po' più il suo braccio e gli sussurrai un grazie detto con tutta la gratitudine del mondo.
-tuo fratello è mio fratello- mi disse baciandomi dolcemente e facendomi scoppiare il cuore.
Gonzalo rideva con mio padre e con Dolores mentre la file di persone dietro di loro li guardavano curiosi e con i cellulari in mano.
Dovevo farmene una ragione, non che si potesse fare altro comunque.
-rieccoci- Paulo abbracciò Gonzalo mentre lui mi sorrise e mi fece il baciamano come un galantuomo.
-tu sei il mio re ma non diciamolo a Paulo- gli sussurrai mentre lo salutai
-segreto- risi e lui con me.
Mi accomodai tra mio padre e Paulo e mi resi conto che ero in mezzo a due uomini che rappresentavano due pezzi fondamentali della mia vita.
Il mio passato e il mio futuro.
Sorrisi felice, ebbra di un sentimento di contetezza e pensai che era giusto così, che questa giornata dovesse sapere di limoni freschi, cioccolato, fiori di arancio e di pesco, colorata di un bel giallo allegria perché d'altronde era la giornata di Mat e lui era il re supremo della gioia.
Dal mio posto, in piedi, osservai Mat scendere quelle scale e indossare la toga nera portandola fiera.
-guarda tua mamma- mi sussurrò mio padre. Era che seduta davanti di noi e già singhiozzava commossa, non volevo immaginare cosa avrebbe fatto non appena l'avrebbero proclamato.
-sempre la solita- ridacchiai e mi sporsi per stringergli una spalla.
Si voltò a guardarmi e si asciugò con un fazzoletto già sporco di mascara, i genitori di Mat si guardarono per un breve istante, fieri del loro unico figlio che si era laureato con gli sforzi di tutti, principalmente i suoi.
-non puoi farlo anche tu?- mi sussurrò Paulo
-cosa?- sorrisi sapendo bene che faticasse parecchio a dire la parola "laurearsi".
-take a degree- me lo disse in inglese ed io ridacchiai poggiando la testa sulla sua spalla. Le lezioni saltuarie e simpatiche che gli stavo dando qualche sera quando piuttosto che guardare stupidi programmi televisivi facevamo cose utili, io insegnavo lui l'inglese che non amava particolarmente lui invece mi correggeva nella pronuncia facendomi uno dei regali più belli.
-vuoi che inizii a studiare di nuovo? Sai che la vita di un universitario è folle? Si dorme poco e tu diventeresti isterico- ci pensò su
-si, ma potrei sedermi qui ed applaudire orgoglioso perché la mia donna ha raggiunto un traguardo insieme a me ed io sono stato bravo a sostenerla- gli strinsi le dita della mano
-possiamo raggiungere tanti altri traguardi insieme, siamo bravi a tagliare la linea no?- annui e Dols sorrise dal suo posto
-non si orgiglia- le dissi mentre lei si portò una mano sulla bocca per trattenere una risatina.
Quando fu il turno di Mat, ci ammutolimmo tutti e lo guardammo mentre saliva su quel piccolo palchetto e si posizionava dietro il microfono.
"Buongiorno a tutti" salutò e si presentò; parlò un po con la commissione che lo avrebbe esaminato e consegnò loro la tesi. C'era il suo realatore che gli sorrise contento, era impossibile non affezionarsi ad uno come Mat.
-per noi può iniziare Signor Palomelli- deglutí e guardò dal nostro lato.
Glielo avevo consigliato io, era meglio se dimenticasse che ci fossero tutte le altre persone e che pensasse che eravamo a casa sul divano come aveva fatto appena tre giorni prima.
-vorrei dedicare questo percorso di laurea ad una persona con cui sono cresciuto e con cui ho condiviso tutte le paure e le gioie che mi hanno accompagnato fino a questo giorno, non siamo fratelli di sangue ma tra di noi il legame è molto più forte. Sei la mia persona Gwen.
Un ringraziamento ai miei veri genitori che hanno fatto sforzi immani per consertirmi di inseguire il mio sogno e un grazie a mamma Carlotta e papà Marco perché mi hanno cresciuto come un figlio e gli vorrò per sempre bene- mio padre si commosse perché era l'unico a cui Mat non aveva voluto dire di averlo citato nella sua dedica.
Paulo lo guardò sorridendo e mio padre mi abbracciò sfuggendo al suo sguardo.
-me la pagherà cara quel furfante- ridacchiai mentre la mano calda di Paulo si appoggiò sul mio ginocchio coperto dal raso rosso del vestito.
Fu cosi bravo ad esporre la sua tesi che Gonzalo, appena ebbe finito di parlare si alzò in piedi facendogli un applauso e trascinando tutta l'intera sala.
-non attiriamo l'attenzione dissero- Paulo alzò le spalle come a dire che non ci poteva fare nulla.
Ci fu una breve pausa in cui la commissione si accordò per mettere il voto finale della laurea ed io ne approfittai per andare alla toilette.
-Dols, mi accompagni?- lei annui e mi afferró la mano
-dove andate?- ci chiese Paulo curioso
-a trovare uno più bello di te- la bella argentina lo prese in giro
-impossibile, deve ancora nascere e finché non mi deciderò a diventare padre, posso stare certo che sono io il più bello del mondo- lo guardai come una che è davvero innamorata e avverti del calore confortevole dentro di me.
Non era solo una questione di essermene innamorata era proprio una questione che pensavo che tutti i pienati a mio favore si fossero allineati, che l'Eden presto si sarebbe materializzato nella mia quotidianità e che quell'uomo mi avrebbe presa e portata con se oltre quella porta che divideva me da un noi che sapeva di promesse, di felicità di casa e di rispetto.
-tu non gli dici niente?- mi accusò Dolody
-andiamo! Ma l'amore che razza di malattia assurda è?!- Paulo si sporse verso di me a baciarmi leggermente
-fa attenzione e non farti guardare dagli altri. Sei mia- Dolody mi trascinò via dopo una lunga serie di versi dal suono disgustoso che fuoruscirono dalla sua bocca.
C'era un po di fila e tutte ci osservavano ma io finsi disinteresse e guardai la bellissima ragazza che mi aveva accompagnata.
-sei proprio bella, sicura che non ce l'hai un ragazzo ?- arrossi violentemente.
Ahaa, ma allora qualcosa da nascondere ce l'aveva.
-chi è, posso saperlo?- fece di no con la testa sorridendo come una ragazza dalla sua giovane età.
-ma almeno posso sapere se è moro o biondo? Alto o basso?- dovevo sapere chi fosse.
-no no- fu salvata dal bagno che si liberò e su cui mi fiondai dritta per svuotare la mia vescica.
Avevo un difetto, se la gente faceva silenzio io non riuscivo a fare la pipì perché mi vergognavo del rumore che facesse quando sbatteva contro la porcellana del water.
Recuperai il cellulare dalla borsetta e mandai un veloce messaggio a Dolores.
"Lavati le mani e asciugatele con il diffusore dell'aria. Senza rumore non riesco a fare la pipì"
La sentii ridacchiare e solo quando si accesse il rumore forte dell'asciugamani riuscii a fare la pipì.
Mi osservó ridacchiando per tutto il tempo che mi lavai le mani e che le asciugai con dei fazzoletti pescati dalla borsa poi ritornammo indietro in aula.
La commissione si stava sedendo e per fortuna riuscimmo ad arrivare in tempo.
-pensavo vi avessero rapite- si, gli alieni di starwars e gli avrebbero chiesto un riscatto.
- Signor Mattia Palomelli, per i poteri conferitemi dalla legge e da questo Stato la dichiaro dottore in legge con il voto di centodieci e lode su centodieci e lode- sorrisi felicissima come se mi fossi laureata io.
-mamma- sussurrai commossa mentre lei era totalmente andata.
Nemmeno Patrizia era così in lacrime, alzai lo sguardo per vedere la consegna della laurea e Mat si voltò a guardarmi mentre gli mandai un bacio con la mano.
Non avrei mai più dimenticato questo giorno.
A fine cerimonia di proclamazione , fortunatamente alcuni si allontanarono dall'aula e Paulo e Gonzalo erano rimasti accanto a mio padre e Maurizio evitando la gente iniziasse ad avvicinarsi per foto e autografi.
Dovevo immaginare quanto fosse difficile cercare una scorciatoria per evitare quelle persone che le adoravano e per questo ogni tanto mi trovavo a sorridergli cercando di fargli capire che andava bene e che non erano dei mostri se per una volta anche loro volevano essere considerati normali.
-Gwen??- mi voltai di scatto verso la voce di Mat. Lo osservai mentre mi chiamava per raggiungerlo.
-vado da Mat- avvisai gli altri allontanandomi e facendo attenzione a non capitombolare per terra.
-eccomi baby- mi afferró le mani e mi fece fare un firo su me stessa
-sei uno schianto amore- gli sorrisi e mi strinse a se mentre il fotografo ufficiale dell'ateneo ci scattò un paio di foto.
-sei il mio dottore in legge preferito, e sei il più bello dell'universo- lo elogiai come sapevo gli piacesse.
Era vanitoso e io adoravo riempirlo di complimenti, in primis perché era davvero un bell'uomo e chissà a quanto si aggirasse il numero effettivo di ragazze che continuavano a sbavargli dietro nonostante lui non mancasse di palesare la sua omosessualità e poi, in secundis era il mio migliore amico e potevo riempirlo di complimenti per il resto della mia vita e non mi sarebbe pesato per niente.
Gli volevo un bene dell'anima e sapevo che era lo stesso per lui, sarebbe stato il mio testimone di nozze se mai un giorno mi sarei dovuta sospare, mi avrebbe aiutata a fare lo shopping per bambini neonati se fossi rimasta incinta e mio figlio avrebbe avuto Mathias come secondo o terzo nome perché se potevo diventare mamma, era anche e soprattutto merito suo.
-posso chiedere a Paulo e agli altri una foto?- da quando in qua Mat si faceva dei problemi?
-Paulo penso stia impazzendo dalla voglia di starti appiccicato. Questo trio mi spaventa lo sai?- rise e come nel suo stile li chiamò urlacchiando
Un'intera aula si girò verso di loro ed io mi sentii in imbarazzo mentre scesero gli scalini e lo abbracciarono quasi stritolandosi a vicenda.
-hermano- gli dissero mentre gli sistemarono cravatta e giacca e se lo affiancarono per lato sorridendo verso il fotografo.
-questa dalla a me- Gonzalo indossò la corona di alloro e Paulo il tipico cappelo da Laureato, sembravano un gruppo di amici di vecchia data.
-vieni Dols- chiamò la bella argentina con la quale avevano stretto amicizia quando eravamo andati a Courmayeur e sapevo si sentissero ogni tanto perché Mat mi domandava sempre quando avrei deciso di ospitarla per sempre a casa mia.
La faceva facile lui, che aveva trovato due genitori abbastanza al passo con i tempi, ma ignorava il fatto che Gustavo era argentino ma non uno qualsiasi, uno di quelli che ci teneva alla famiglia e che se avesse saputo che io e Mat vivessimo insieme praticamente il settanta percento della nostra vita, credo che non mi avrebbe più trovata simpatica come adesso.
-Gonzalo ha dimenticato il regalo a casa-mi sussurrò Paulo ed io lo guardai per capire se fosse serio
-te lo giuro. Avevo ragione io quando ho detto che dovevo occuparmene io- non potevamo andare alla festa senza il regalo dietro.
-vorrà dire che tornerà a casa a riprenderlo- erano il pantalone e una camicia della Gucci che aveva visto in via Roma, una sera quando ci eravamo fatti una passeggiata solo io e lui,mentre Paulo era in Argentina per la convocazione ai mondiali.
Era rimasto ben quindici minuti ad osservarlo dal manichino e sebbene lo trovassi estroso, sapevo perfettamente che era nel suo stile e che gli sarebbe stato divinamente; cosi io avevo scelto di regalargli la giacca e la camica,  mentre Paulo aveva detto a Gonzalo che rimanevano pantalone scarpe e cappotto per completare il tutto e cosi Gonzalo era andato a prendere il resto.
-glielo dici tu?- annuii consapevole che difficilemente il Pipa mi avrebbe detto di no.
-Higua- lo richiamai e si avvicinò
-ho fatto qualcosa?- risi ed annui
-dov'è il regalo?- ridacchio ed io lo guardai assottigliando gli occhi
-va bene va bene, passerò a prenderlo sulla via del ritorno- lo abbracciai e Paulo lo guardò spalancando la bocca.
-c'e chi può e c'è chi non può Dybala ed io, evidentemente puo- gli schiacciai un occhiolino e tornai ad affiancare mio padre che parlottava con Maurizio per organizzarsi con le macchine.
-Io ho due posti liberi, Carly venite con me?- mia madre annui immediatamente, portando un braccio su quello di Paulo mentre io e mio padre li guardavamo.
-Senti Carly, non allunghiamo troppo le mani- scoppiai a ridere per la battuta di mio padre e gli diedi un cinque mentre quei due ci ignorarono completamente già in un mondo tutto loro.
-dovevo nascere più a sud di Torino , magari se ero africano a tua madre sai come sarei piaciuto?- avevo le lacrime agli occhi dal forte ridere.
-ma io ti amo cosi papà, non vorrai mica rinnegar Torino ne?- adorava quando accentuavo la cadenza piemontese.
-Turin se coma l'anima de mi- si portò una mano al cuore con fare patriottico.
-ma smettila, sei sceso giù in Sicilia per venirmi a prendere. Una bella mediterranea mora che ha conquistato il più torinese dei torinesi- mio padre le sorrise e lei arrossi ancora, come se il tempo tra di loro fosse stato solo un piccolo dettaglio.
Li amavo troppo, i miei genitori erano le persone che più stimavo e amavo nella mia vita; così complici ed eternamente ragazzini nella loro storia d'amore.
La domenica papà, quando non ha il turno in ospedale, si alza ancora con qualche minuto di anticipo su mia madre e scende a prepararle il caffe con la moka e compra i biscotti del panificio con il sesamo per vederla sorridere contenta.
Non un solo giorno in cui non si pensino e si cerchino, in mezzo a tutta la frenesia della vita.
In macchina mi sedetti al centro nei posti posteriori, tra mia mamma e Dols che era intenta a messaggiare con qualcuno di cui non riuscii a vedere la foto dal profilo.
Mio padre ammirava la maserati su cui era seduto e ne parlava con Paulo, chiedendogli quando l'avesse comprata e come ci si trovasse.
Gli uomini e i loro giochi.
-sei proprio innamorata eh?- mi sussurrò mia madre avvicinandosi al mio orecchio senza attirare l'attenzione di nessuno.
-sono sempre io- beh, forse mia madre avrebbe avuto qualcosa da ridire ma sapeva come ero e come la pensavo.
-solo innamorata- aggiunge risoluta.
Non seppi comprendere se insistesse per farmi cedere o solo per impertinenza ma, alla fine se sapero le avrebbe fatto dormire sonni più tranquilli, io l'avrei accontentata.
-si mamy è impossibile non amarlo- mi sorrise contenta e mi accarezzò il braccio da sopra il cappotto che stavo indossando.
Mi faceva sentire strana, il fatto che Paulo fosse così in sintonia con i miei e che anche loro, dal loro conto non si facevano alcun problema a trattarlo come se fosse un figlio.
Mia madre in particolar modo, lei lo vedeva come l'uomo della mia vita e forse credeva ancora che il mondo funzionasse come un tempo io invece,non avevo voglia di correre perché mi metteva paura non riuscire a capire che cosa realmente stesse accadendo nella mia vita; una vita piena di molti imprevisti in cui avevo con fatica raccolto i cocci per rimetterli insieme impiastricciando le mie dita con la colla e con l'argilla con cui avevo ricoperto le crepe e le ferite.
Non era difficile ammettere di essermene innamorata solo, faceva paura la sensazione che l'amore a volte non era abbastanza quando la vita ti poneva di fronte ad un bivio e le due vie che potevi percorrerere erano cosi lontane anni luce e l'una escludeva l'altra.
-hai cattivi pensieri per la testa?- mi distrasse Dolody mentre osservavo lo smalto messo accuratamente sulle mie unghia.
-riflessioni da vecchie- le dissi buttandola sul ridere.
-non mi piace vederti con il volto perso, era un po angosciante- le sorrisi cercando di tranquillizzarla.
Crescere significava anche questo, assumersi la responsabilità di dover fronteggiare situazioni che ci rendono umani più di quanto la carne e le ossa non facciano.
Un giorno, che speravo non arrivasse mai nella mia vita, cosa ne avrei fatto di un cuore rotto?
Vuoto di un anima che moriva spenta all'angolo di un sorriso che forse non avrebbe più cambiato la propria ampiezza.
Cosa avrei fatto se Paulo stanco decidesse che voleva altro, altro che non aveva trovato in me?
Un cuore rotto non piace più a nessuno, nemmeno ai più grandi appassionati di antiquariato o di mosaici.
Quando arrivammo al locale, misi piedi fuori dalla macchina e aspettai che i miei entrassero dentro per poter fumare; a mio padre non piaceva vedermi aspirare dalla sigaretta ed io lo capivo e lo rispettavo come faceva lui.
-Dols, ci lasci un po soli?- gli chiese Paulo e lei semplicemente annui, sorridendo allo schermo del cellulare e dirigendosi all'ingresso.
-perché sei nervosa?- mi chiese dolcemente abbracciandomi da dietro.
-non lo so- e forse in realtà non lo sapevo davvero.
-ho fatto qualcosa che non ti è piaciuto?- mi rigirai tra le sue braccia smettendo di aspirare dalla sigaretta e lasciando che bruciasse e si consumasse da sola sull'asfalto grigio del parcheggio privato.
-no, tu sei sempre perfetto- gli sistemai il ciuffo che gli era caduto sul volto
-allora cosa succede?- appoggiai la guancia sinistra sulla sua spalla destra.
-mi rendo conto di quanto ti amo ed ho paura di come finirei se un giorno tu dovessi smettere di amarmi- rise e gli vibrò il petto mentre un pugno forte mi arrivò dritto allo stomaco.
-smettere di amarti? Io voglio sposarti Gwen e voglio creare con te una famiglia numerosa di tre bambini o forse anche quattro. Io voglio te oggi e so che ti vorrò anche domani perché mi basta pensare di non averti per avere la paura di dover cambiare pagina- mi baciò all'angolo della bocca.

Fino Alla FineDove le storie prendono vita. Scoprilo ora