-sono tornata- annuncio il mio arrivo dopo una stancante giornata di lavoro.
Tolgo immediatamente i tacchi dai piedi e assaporo la bellezza di farli scontrare con il pavimento super pulito del salotto.
Santa donna, Pamela.
Mentre vado ad appendere la giacca nell'attaccapanni vicino l'ingresso, i miei occhi cadono sulla parete dove Paulo tiene alcuni trofei vinti in partite giocate quando era un bambino e molte cornici con le foto.
Mi accorgo che ha fatto stampare quella foto del muretto a Mykonos e accanto ad essa ci sta un bicchiere di vetro con il test di gravidanza dentro.
Davvero inquietante come cosa ma, so che l'ha fatto perché da allora sembra che la sua vita si sia letteralmente portata su livelli superiori.
-amor?- mi chiama non trovandomi come si aspettava nel salotto
-estoy aqui- gli rispondo mentre lo vedo arrivare sorridente
-hola nenita- mi bacia dolcemente e da una carezza al mio ventre ancora coperto dalla camicia del tailleur.
-è andata bene a lavoro?- annuisco e lo seguo in cucina, guardandolo aprire il frigo e riempirmi un bicchiere di succo di frutta alla pera, il mio preferito.
Me lo porge sedendosi nella sedia di fronte alla mia e guardandomi in attesa di una risposta.
Come una bambina bevo il succo gustandone il buon sapore e mi sporco le labbra che poi pulisco con la lingua.
-tutto bene, sono stata a Villar per sistemare le ultime cose- ultime si fa per dire dato che, come ogni anno alla fine fino a pochi secondi prima dell'arrivo della squadra, ero li a controllare che tutto fosse perfettamente in ordine.
-a te come è andato l'allenamento?- con il solito modo di fare si tocca i capelli.
-benissimo, siamo ritornati tutti e abbiamo fatto il primo allenamento con la squadra al completo- sorrisi contenta di vederlo cosi entusiasta.
Alla fine, nonostante il periodo di vacanza che ci eravamo concessi, entrambi sapevamo benissimo che ritornare a lavoro era talvolta gratificante.
-prepariamo da mangiare?- gli chiesi e lui annui.
-niente roba pesante perché sono certa che crollerò appena toccherò il letto- anche lui mi sembrava parecchio stanco anche perché adesso gli allenamenti iniziavano ad intensificarsi.
Dal porta pane di legno, tirai fuori la baguette di grano duro, come piaceva a Paulo e anche a me, quella piena di sesamo che mi faceva letteralmente impazzire.
Quando ero piccola di nascosto lo rubavo dal coppo di carta e con i denti ne graffiavo la crosta per tirarli via; una volta ero addirittura arrivata a comprare la confezione dal panificio e l'avevo mangiata come si fa con i semi di girasole.
Che goduria!
-preparo l'insalata?- mi chiese ed io annui afferrando un coltello dal cassetto e tagliando delle fette da far insecchire nel forno.
Le bruschette con il pomodoro e la Philadelphia erano uno dei piatti leggeri che più preferivo inoltre con ancora questo caldo ci stavano perfette.
Dal frigo oltre che prendere il formaggio spalmabile e il pomodoro , tirai fuori una bottiglia d'acqua fresca utile per dissetare la sete che stavo avvertendo e poi dal cassetto del mobile presi la tovaglia da tavolo per prepararla.
Paulo aveva uno strano modo di tagliare l'insalata perche a lui piaceva utilizzare il tagliere e nonostante sapesse che ci avrebbe impiegato il doppio del tempo, alla fine continuava a farlo perche nella sua autonomia l'aveva imparato a fare cosi e chi ero io per cambiargli una abitudine cosi innocua?
-hai preso l'appuntamento dal medico?- mi chiese, ricordandosi come sempre tutti gli impegni della mia vita.
Anche questa era un'altra dimostrazione tra le tante che mi amava davvero.
-non ancora, ho provato subito dopo l'ora di pranzo ma nessuno ha risposto a parte la fastidiosa segreteria telefonica e dopo ho avuto tanto lavoro da sbrigare- annui semplicemente e capii che non gli fosse del tutto piaciuta la mia risposta.
Che ci tenesse alla salute, in generale, non era una mistero ma che tenesse alla mia era ancora più evidente.
Anche io a dirla tutta ero come lui una particolarmente fissata con le visite mediche, dopo le mie vicissitudini di certo non avevo la ben che minima idea di incappare in qualche strana malattia del secolo.
Adesso avevo la responsabilità di un bambino, nostro figlio, e mai avrei voluto fargli del male.
-ti giuro che se domani non rispondono, vado direttamente in clinica a prendere un appuntamento- mi avvicinai a lui cingendogli le spalle.
-voglio solo che stiate sempre bene- me lo disse con cosi tanta dolcezza che mi sentii in colpa per farlo stare cosi in ansia.
-noi staremo bene, tutti e tre- perche anche lui sarebbe stato bene e la gravidanza non avrebbe dovuto farlo stare in ansia. Certamente era la prima volta per entrambi e magari ci saremmo preoccupati per cose anche inutili ma, dovevamo godercela giorno dopo giorno senza fasciarci la testa con l'eventualità di rompersela.
Mi baciò dolcemente ed io ricambiai poi, lasciai che continuasse a tagliare l'insalata mentre io tirai fuori la teglia girando dall'altro lato le fette di pane.
Il pomodoro rosso e maturo come piaceva a me, emanava un odore straordinario, anche questa era una cosa strana della mia vita.
Mi piaceva molto il pomodoro per insalata e ne apprezzato il sapore ma, la salsa di pomodoro meglio conosciuta come sugo, la mangiavo una volta ogni tanto perche non mi piaceva molto il suo sapore.
A Palermo però, ricordavo che quando nonno Alessandro faceva il sugo con il pomodoro raccolto nel mese di Agosto o di Luglio, mi leccavo i baffi ed ero cosi golosa che mi sporcavo persino i capelli.
A lui veniva buonissimo, con quelle foglie di basilico che mio padre puntualmente tirava via con la forchetta perché gli davano la sensazione che si stesse materializzando l'orto dentro al suo piatto ma, lui era sempre stato uno dai gusti particolari e difatti, era colpa sua se ero cresciuta con la fobia dei cibi viola.
L'uva, le melanzane, le prugne, i mirtilli...mi facevano davvero impressione eppure con Paulo stavo piano piano imparando ad apprezzarne il buon sapore, senza considerare il loro colore del tutto macabro.
Le melanzane però, erano una cosa su cui purtroppo non riuscivo a passarci sopra, nonostante il buon odore della parmigiana che mia madre cucinava ogni tanto, tipo quando mio padre era via di casa per convegni medici.
-mi sono informato con il mio nutrizionista- mi disse di punto in bianco
-su cosa?- ogni qualvolta che parlava con Giuliano io tremavo perché quei due erano capaci di escogitare diete assurde che solo a vederle sul palmare ti chiedevi il perché dell'esistenza di alcuni cibi.
-sull'alimentazione per la gravidanza- cioè, noi ancora non l'avevamo detto a nessuno a parte Mat e Dols , e lui aveva già chiesto informazioni del genere a Poser?
Si vedeva che tra quei due ci fosse un legame che prescindeva dall'amicizia.
Paulo si fidava di Giuliano perché più volte i suoi consigli l'avevano fatto sentire bene e gli avevano regalato prestazioni fisiche migliori.
Dopo l'infortunio contro il Cagliari, Paulo era davvero stato male e solo la consapevolezza che i giusti esercizi e la giusta dieta l'avrebbero rimesso in sesto, guarendolo dalla lesione distrattiva ai flessori della coscia destra, avevano allontanato i cattivi pensieri dalla sua testa.
-e che ha detto?- mi sorrise contento che non mi stessi lamentando come invece si aspettava.
Alla fine, mangiare sano come aveva consigliato anche a me, mi aveva dato indietro ottimi risultati al partire dal fatto che si erano allontanati da me tutti quei grandi e terribili periodi di stitichezza che mi colpivano almeno una o due volte al mese.
-ha detto che non puoi mangiare carne cruda ne salumi ma che il pesce lo puoi mangiare benissimo, quello crudo fino ai cinque mesi di gravidanza poi è meglio evitare- annui.
Separarmi dal prosciutto crudo per nove mesi mi sembrava una punizione madornale ma, alla fine sapevo che era davvero così perche Valentina ormai già al sesto mese di gravidanza, ogni mattina tornava in ufficio con un diavolo per capello lamentandosi della sua dieta verde, o cosi la chiamava.
Era logico che il suo ginecologo le consigliasse un'alimentazione ricca di frutta e verdura e poi, a quanto pare era arrivata a prendere due chili in tre settimane e il suo medico l'aveva rimproverata.
-ed io prometto che seguirò alla lettera la dieta che Poser vorrà farmi, per far stare tranquillo te - gli presi il volto tra le mani baciandoglielo.
-sei già un papà apprensivo lo sai?- rise annuendo con quegli occhi luminosi dalla felicità.
Era da ormai una settimana che aveva questo bel sorriso in volto, complementare al mio e si faceva fatica a dover nascondere una contentezza tale quando, tutti intorno a noi si accorgevano di quanto stessimo bene.
Pensavo che una notizia simile mi avrebbe scombussolato la vita, che mi avrebbe fatta sentire troppo piccola ed inesperta dinnanzi alla consapevolezza di diventare genitore ma, invece mi sentivo semplicemente fortunata.
Come se avessi appena ricevuto il miglior regalo della mia vita e sapevo che era cosi, perche diventare mamma era qualcosa davvero difficile da spiegare a parole.
Avevo passato due notti intere sveglie insieme a Paulo a ridere dalla felicità, ubriachi di felicità , così tanta che mi sembrava che stessi fluttuando in un cielo fatto di zucchero filato.
Non avevo ancora il ventre gonfio, ma mi guardavo ogni mattina allo specchio prima di vestirmi e anche Paulo lo faceva insieme a me.
Ci mettevamo di profilo nell'attesa che crescesse e quasi avrei voluto avere una cannuccia per soffiarci dentro e gonfiare la mia pancia.
Mi sentivo migliore.
Più bella e mi sentivo donna.
Mentre sistemai il pane con il pomodoro sopra su un piatto di porcellana, Paulo alle mie spalle prese a massaggiare la pelle della mia schiena.
-grazie- a momenti mancava poco che mi addormentavo sulla sedia.
Mi baciò la testa e ispirò il profumo dello shampoo che utilizzavo lasciandoci poi, un bacio.
Lo guardai senza fiato e senza parole che fossero anche lontanamente paragonabili a tutto quello che avrei voluto realmente fargli sapere.
Come glielo spiegavo a parole tutto quello che nasceva dentro di me ogni singolo istante in cui la mia coscienza si rendeva conto di che uomo avessi al mio fianco.
Con gli occhi gli chiesi di avvicinarsi e di congiungere le nostre labbra, in bacio semplice dolce e lento.
-sei la mamma più bella del mondo- mi sussurrò e il mio cuore più che una capriola fece un triplo salto carpiato.
Dopo cena ci accomodammo nel divano del salotto, Paulo mi fece coricare tra le sue gambe perché cosi in questo modo avrebbe avuto la mia schiena sul suo petto e la sua mano avrebbe potuta intrecciare alla mia per poggiarla sulla pancia.
Sembrava vivere per questo e io vivevo per lui e questa gioia che lo stava vestendo rendendolo ancora di più l'uomo più bello dell'universo.
-sai che nella mia famiglia, c'è la possibilità di avere gemelli?- eravamo messi bene allora.
-anche nella mia ma...Dybala, tu spera di non averne messi due perché ti costringerò a portarmi a spasso sulla tua schiena- rise e il suo petto vibrò.
-ma io li voglio due gemelli- la faceva facile lui
-vuoi anche partorirli?- mi guardò tra lo spaventato e il traumatizzato.
-no!- disse immediatamente
-allora, sta zitto- mi morse leggermente una spalla come a protestare
-però due bambini insieme sarebbe perfetto. Magari saranno due bambine ed io sarò innamoratissimo di loro e saranno mie fino a quando non faranno cinquanta anni- scoppiai a ridere divertita dai suoi pensieri.
-vuoi due bambine? Sicuro che poi non diventerai pazzo per i loro fidanzatini? Tutti vorrebbero le baby Dybala- mi guardò pensandoci su
-ma nessuno le avrà a parte il loro papà- gli baciai la bocca presa da un impeto di amore infinito.
-io voglio un bambino- sul serio, impazzisco per i bambini neonati.
Li amo alla follia.
-non vuoi una bambina?- mi chiese stupito.
Si, perché io forse ero una di quelle poche che volevano un maschio.
-si, così può proteggere la sua mamma quando il suo papà farà lo stronzo- mi guardò trattenendo un sorriso
-lo stronzo?- ripetè
-si, almeno so che avrò un altro uomo da cui potermi andare a coricare- strofinò il suo naso sul mio.
-il suo papà non farà lo stronzo e si terrà la sua mamma accanto a se per sempre- e mi baciò zittendo tutto.
Quella notte, lo sognai ancora.
-allora ?- gli chiesi impaziente forse più di lui, per sapere se dentro di me una vita stava crescendo.
Urlò, non scherzo per niente.
Urlò cosi forte che pensai che a momenti sarebbe potuta arrivare la polizia per arrestarci per disturbo della quiete pubblica.
Mi afferrò a mo di sposa e mi fece vorteggiare su se stesso mentre dentro di me si annidava la consapevolezza che saremmo diventati genitori.
Una famiglia.
-Pau- gli dissi ridacchiando provando a capire se l'avessi potuto calmare o se invece mi sarei dovuta rassegnare alla sua euforia incontenibile.
-amore- provai ancora mentre piano piano iniziò a ridere e a piangere contemporaneamente.
Di questo passo si sarebbe fatto venire qualcosa e non mi sembrava il caso dato che qui, tra i due ancora non era arrivato il mio momento, quello tipico in cui effettivamente tutto di me prendeva coscienza di ciò.
-grazie grazie grazie- mi disse baciandomi ripetutamente le labbra e facendomi sorridere.
Non l'avevo mai visto cosi euforico, sembrava che qualcosa l'avesse colpito all'improvviso ed effettivamente la notizia di diventare padre non è che fosse qualcosa a cui ci si poteva abituare, arrivava e andava presa sul momento.
Bene o male che andasse era comunque una grande notizia, capace di sovvertire molte cose nella vita di una persona.
-grazie? Amore siamo in due ad averlo fatto lo sai vero? Lo ricordi?- mi fece sorridere cosi innamorata di lui.
I suoi occhi verdi brillavano davvero, come se fossero smeraldi appena estratti.
Si sedette nel letto e mi tenne in piedi poggiando le sue labbra all'altezza dell'ombelico e le tenne li per almeno due minuti.
Era chiaro che la notizia l'avesse presa molto più che bene, come se lo desiderasse da tutta una vita ed in fin dei conti anche io, ci avevo sperato fin da quando avevo lasciato che Mat acquistasse per me quei due test di gravidanza.
Mi sedetti lentamente al suo fianco, circondandolo con le mie gambe e abbracciandolo come più potessi; era decisamente un momento che non avremmo mai più dimenticato nella nostra vita e in qualche modo segnava un nuovo inizio, stavolta molto più dirompente di sempre.
Portò la mia mano sul suo cuore che batteva all'impazzata e mi fece sorridere il fatto che fosse cosi letteralmente emozionato da non sapere più come esprimere tutta quella contentezza che lo stava attraversando.
-devi calmarti babe, altrimenti ti sentirai male- lo trascinai con me sul letto poggiando le teste sul cuscino e baciandogli dolcemente tutto il volto.
Questo ad esempio era un momento che mai prima di adesso mi ero immaginata e per me non fu per niente strano il fatto che tra i due, momentaneamente e attualmente, lui fosse quello più bisognoso di attenzioni.
-Gwen, diventeremo genitori- mi disse ed io annui come a dimostrargli che lo avevo capito e che ero pronta per diventarlo insieme a lui.
-lo so, io e te- sfiorai il mio naso con il suo e chiusi gli occhi provando a dettare il ritmo del suo cuore con i miei baci lenti che si posavano delicatamente sulle sue labbra, cosi morbide e salate dal pianto.
Non mi stupì affatto il suo spontaneo ed istintivo gesto di accarezzarmi la pancia, più volte anche io in precedenza l'avevo fatto, a partire da quel famoso pomeriggio a Mykonos.
Era lì che per la prima volta mi si era istillato il dubbio che qualcosa dentro di me stesse cambiando e sempre lì , quella notte quando rimasi insonne seduta a bordo della piscina, con i piedi a mollo, desiderai ardentemente che il nostro amore avesse finalmente fatto un frutto.
Quante cose nella mia vita, erano cambiate in maniera cosi apparentemente veloce eppure, non avevo paura che le cose mi avessero potuta schiacciare, cogliendomi in anticipo.
Paulo mi guardò in silenzio, lasciandosi sopraffare dai suoi pensieri che gli creavano un sorriso sul volto e gli occhi lucidi e allo stesso modo io, mi fermai a trattenere il tempo incastrato in quel momento che dovevamo e volevamo assaporarci lentamente.
Domani mattina, al mio risveglio ero certa che non sarei stata la stessa di adesso perché durante la notte la mia mente avrebbe piano piano realizzato la notizia che tra nove mesi sarei diventata mamma a tutti gli effetti.
-yo...yo te amo- lo sussurrò abbandonandosi nuovamente ad un piccolo pianto silenzioso.
-yo tambien amor- mi avvinai al suo corpo e lasciai che mi avvolgesse e poi, chiusi gli occhi per addormentarmi.
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Fino Alla Fine
FanficLa complicità batte tutto, persino quello che potrebbe sembrare impossibile. Lei è Gwen. Una giovane ragazza torinese la cui prospettiva della vita sembra girare attorno al lavoro ,a Mat il suo inseparabile migliore amico e al calcio che a discapito...