Capitolo 83

6.8K 187 18
                                    

-avanti- risposi
-buonasera- Andrea Agnelli entró nel mio ufficio alle diciannove e cinquantadue, praticamente un quarto d'ora prima della fine della giornata lavorativa .
Si guardò intorno cercando di capire se Dario fosse stato ancora nei paraggi o se fosse già tornato a casa e quando vide la sua scrivania vuota con tanto di computer spento, si schiarì la voce.
-tutto bene?- lo guardai un po curiosa ed un po preoccupata
-ho da chiederti un favore- mi disse titubante
-prego- gli indicai la poltrona e attesi che si sedesse.
-dimmi pure- mi concentrai su di lui, lasciando perdere l'ultimo contratto che stavo leggendo.
-dopodomani mi servirebbe che tu rimanessi qui, devo lasciare qualcuno di cui mi possa fidare ciecamente e tu mi sei sembrata l'unica che mi fa stare tranquillo- mi lusingó molto sapere che si fidasse di me ma, dopodomani ci sarebbe la partita di ritorno in trasferta contro il Real Madrid e mi sembrò letteralmente da folli propormi una cosa simile.
-dopodomani? Ho già un impegno- gli sorrisi facendogli capire che non ho la ben che minima intenzione di perdermi una partita del genere.
-lo so che vuoi vedere la partita ma, Marotta viene per quell'affare che proviamo a fare e qui non rimarrebbe nessuno- fui tentata di impormi perché non è giusto che io mi perda il match ma, dopo un gran respiro annuii, seppur di mala voglia .
-sei grandiosa Gwen- mi baciò la testa e scappò frettolosamente,non chiudendo nemmeno la porta, forse impaurito che potessi cambiare idea.
Bella merda dopodomani, rimanere in ufficio fino a tarda sera per controllare i movimenti finanziari quando la mia squadra, il mio uomo, se la giocano per il posto in semifinale di Champions League.
Spengo la lampada da tavolo e mi alzo a recuperare la mia giacca e la mia ventiquattrore per ritornarmene a casa.
Apro la macchina con il pulsante della chiave elettronica e rispondo alla chiamata di Paulo.
-ciao amore- mi saluta contento
-ciao- gli rispondo un po giu
-è successo qualcosa?- mi chiede preoccupato.
-possiamo parlarne a casa mia?- gli chiedo mentre adagio tutto sul sedile del lato passeggero e mi affretto ad indossare la cintura.
-certo, guida piano e fa attenzione. Ti amo- mi fa ritornare il sorriso
-ti amo- gli risposi prima di mettere giù la chiamata.
Non volli nemmeno immaginare come avrebbe preso la notizia Paulo il cui umore era traballante per via di quella dannata espulsione che lo faceva sentire in colpa nei confronti della squadra, dei suoi compagni, dell'allenatore ma soprattutto dei tifosi che lo amavano.
Non guardavo più le partite su sky da almeno sei mesi, più precisamente da quando ero ritornata da New York e mi ero ripromessa di godermele dal vivo perché mi lasciavano sensazioni diverse.
Quando parcheggiai davanti al mio palazzo e presi tutta la mia roba per salire a casa, già mi pentii parecchie volte per aver accettato ma, non potevo tornare indietro e ritrattare come se fossi una bambina.
Ormai era andata.
Aprii la porta di casa mia con le chiavi che ancora ciondolavano dalla serratura; Paulo si alzò dal divano venendomi in contro per baciare le mie labbra.
-ho già preparato la cena- gli sorrisi grata, infinitamente grata.
Mi spogliai delle scarpe , lì direttamente in salotto, e appoggiai le cose nella sedia di pelle che abbelliva un angolo.
-giornata storta a lavoro?- mi chiese amorevolmente e mi trascinò sulle sue gambe nel divano, coccolandomi come piaceva a me.
-era andato tutto bene se non fosse che Andrea vuole che io rimanga qui dopodomani- mi guardò per alcuni istanti e mi baciò la fronte.
-se non fossi indispensabile rimarrei a farti compagnia , ma..- ridacchiai pizzicandogli il braccio scoperto.
-modesto- gli dissi mentre rise stringendo le palpebre degli occhi tra loro.
-ci guarderei lo stesso dalla tv?- annui con vigore anche se volevo solamente poterli seguire e vedere dal vivo.
Mi sentivo come se stessi per fare la capricciosa e probabilmente era così ma, non potevo farci nulla.
Era un momento delicato e mi sarebbe piaciuto poterci essere per tifare con loro, per combattere fino alla fine.
-allora via questa faccia brontolona e andiamo a cenare che ho fame- mi portò in cucina tenendomi in braccio e come degli adolescenti innamorati mangiammo interrompendo la cosa ogni due minuti per un bacio.
L'indomani mattina Paulo andò via molto presto,lasciandomi sotto le lenzuola a sonnecchiare prima di mettermi in piedi per andare a lavoro.
Praticamente forse io sarei stata l'unica persona rimasta in tutta Torino, persino Mat e mio padre sarebbero andati a quella partita e per di più non avevo nemmeno la compagnia di Alicia che aveva scelto di fare due giorni a Roma evitandosi un volo di un'ora e dieci, subito prima di salire su un arreo diretto a Cordoba.
Mentre mi spazzolai i denti , con gli occhi semiaperti per la forte luce a neon dei faretti del mobiletto del bagno, pensai alla giornata che mi si prospettava davanti.
Avevo la conferenza stampa per la partita e avrei dovuto sbrigare tutte le pratiche per quella contro in Napoli e poi, domani sarei stata ospite di Jtv almeno così non mi sarei annoiata.
In ufficio, ancora a Vinovo,c'era una calma assurda proprio perche i ragazzi erano andati già in Spagna e Gonzalo stava rendendo partecipi tutti i suoi followers, invitandoli a tifare per loro.
In una delle storie, riconobbi Claudio che dormiva con la testa ciondolante su Federico che stava appoggiato, anche parecchio malamente,al finestrino dell'aereo.
Chissà che Dols non l'avesse già vista.
Da quando ci eravamo salutate, l'indomani del giorno del mio compleanno, l'avevo sentita solo altre tre volte a causa del fatto fosse letteralmente immersa dallo studio per cui, aveva concentrato tutte le sue energie su quei paragrafi di letteratura che doveva studiare, se non voleva lasciare debiti a fine anno.
Lautaro era partito con Mariano per Ginevra ma, anche loro si sarebbero rivisti tutti a Madrid per la partita ed ero tranquilla perché i due avrebbero tenuto Paulo, lontano dai cattivi pensieri.
Che strazio,non poterci essere!
-ciao Gwen- mi salutò Francesco all'ingresso della sede di Vinovo
-buongiorno- lo salutai cordialmente perché era l'unico tra tutti gli altri che stavano alla sicurezza a starmi simpatico e non avesse o per lo meno non assumesse costantemente l'aria burbera di uno che deve controllare la gente che entra in questo complesso .
-avete dimenticato qualcosa?- mi chiese divertito
-magari. No, io rimango a casa a controllare l'impero del grande capo- rise della mia battuta a lasciò che raggiungessi il mio ufficio.
Dalle vetrate si vedevano i campetti e mi persi alcuni minuti ad immaginarli mentre si allenavano, come avevano fatto duramente durante questi giorni.
Erano partiti alla volta della Spagna, per vincere e non per farsi battere.
La partita persa in casa, bruciava troppo e tutti quanti volevano gettargli del ghiaccio sopra.
Avevo passato l'intera settimana a vedere e rivedere i frames che immortalavano lo spettacolare goal da aria in rovesciata che aveva fatto Ronaldo.
Ecco perche Marotta voleva assolutamente provare ad acquistarlo, per questo e per i cinque palloni d'oro che aveva vinto.
Ronaldo lo consideravo un grande calciatore ma, sul piano umano l'avrei decisamente preferito meno spavaldo e molto più umile.
In questo periodo dell'anno, per il calcio, nulla era facile e per noi non era da meno.
Sapevamo che batterci contro il Napoli, già fuori da tutte le altre competizioni, e sinceramente impegnato a vincere il campionato italiano, ecco perché sarebbe risultato assai difficile.
Non vincevano uno scudetto da troppo tempo e questo per loro si stava rivelando un anno utile per portare la coppa a casa ma noi, non demordevamo.
Comunicare con la dirigenza della squadra era fortunatamente semplice, avevano assunto persone competenti ed intelligenti e tra di noi, non c'era lo stesso astio che si respirava in tribuna tra i tifosi.
Rimasi a telefono per almeno altre due ore e le mie orecchie arrossate potevano ben dirlo.
Mentre mi destreggiavo tra una pratica e l'altra ricevetti un email da Lucci il procuratore di Leonardo e non esitai nemmeno per un istante ad aprirla.
Voleva un appuntamento con Marotta e Paratici ma in agenda, almeno fin dopo la finale del campionato non rimanevamo spazi liberi dunque, la segnai per la prima settimana di Luglio ma ancora dovevo stabilire il tutto con i diretti interessati.
Sul tavolo avevo le carte per il finale di carriera di Gigi a cui ancora dovevo sedermi e lavorarci con molta più tranquillità di quella che si stava respirando in questo periodo.
Questo gioco a sorpassi con la squadra campana,non ci faceva di certo stare sugli allori e in più si aggiungevano le numerose chiamate che a volte mi toccava persino fare di notte, per raggiungere telefonicamente le squadre nazionali extracontinentali.
Il Brasile ad esempio o persino l'Argentina con la quale invece erroneamente avevo sperato di trovare un po di conforto.
Sanpaoli era proprio uno dalla testa dura e voleva,arrogantemente, avere la precedenza.
Come se Paulo e Gonzalo, stessero in panchina e allora Allegri glieli avrebbe spediti a mo di pacchi postali.
-Gwen, ho una chiamata per te dalla Francia- Vanessa,la nuova impiegata al centralino, entrò dentro il mio ufficio e mi costrinse ad alzarmi in fretta anche  un po preoccupata a dire la verità.
-Bonjour- risposi afferrando la cornetta e portandomela all'orecchio.
Non avere il collegamento con gli uffici personali era un vero e proprio strazio e Agnelli aveva chiamato i tecnici circa una decina di volte ma il lavoro che stavano svolgendo alla Continassa, per l'apertura a fine Giugno dello Juventus Village, li aveva trattenuti dal venire.
-Bonjour c'est madame Ginevra Meneghini qui parle?- mi chiese una voce maschile
-Oiu c'est moi, qui parle?- chiesi non riconoscendo la voce
-cheri, c'est moi..Kylian- mi rispose allegro anche se ci impiegai qualche secondo per capire con chi diavolo stessi parlando.
-Bonjour Kylian, posso esserti utile?- sapevo che in passato Agnelli e Marotta avessero provato ad acquistarlo ma lui aveva preferito il Psg.
-si, sono a Torino con la mia famiglia e volevo sapere se possiamo visitare lo Stadium- giusto giusto quando avevo settemila cosa da fare?
-oggi?- gli chiesi
-oggi o domani, come preferisci- no, domani non se ne parlava proprio.
-io sono a Vinovo per lavoro, dopo pranzo alle sedici devo essere allo stadio per la conferenza, possiamo vederci lì per le diciotto, va bene?- parlò in francese con qualcuno e poi tornò a rispondermi.
-oui cheri, mi dai il tuo numero?- titubai più del solito ma, non avevo altro da fare se non dargli quel cavolo di numero di telefono.
Glielo dettai in francese per accelerare i tempi e poi staccai tornandomene a lavoro ma, nemmeno il tempo di sedermi che il cellulare squilló con il prefisso francese e risposi solo per dimostrargli che non gli avevo dato un numero falso, come invece lui probabilmente credeva.
-Kylian c'est moi, comme ça va?- gli chiesi sarcastica ma evidentemente lui non recepì il tono.
-vengo a Vinovo e andiamo a pranzo insieme, non accetto un no come risposta- non mi diede neanche il tempo di rispondergli che la chiamata era terminata.
Lanciai ,letteralmente, il cellulare sul divanetto e maledii me stessa, ancora una volta, per aver accettato di rimanere a Torino.
Sull'orologio erano le docici e quarantasette minuti quando irruppe nel mio ufficio con tanto di mazzo di rose al seguito.
Io detesto le rose.
-ca, c'est pour toi- mi baciò le guance stringendomi al suo corpo come se tra di noi ci fosse della confidenza.
-merci- gli risposi cortese non sapendo che altro fare a parte sentirmi enormemente a disagio.
Chiesi a qualcuno di mettere quei fiori in un vaso con dell'acqua, fingendo che stasera al ritorno li avrei portati a casa.
Certamente,cosi Paulo sarebbe venuto a nuoto da Madrid e avrebbe ucciso me e lui, cosi a sfizio personale.
In macchina pensai che mi sarei trovata la sua famiglia ma, come il mio inconscio mi aveva suggerito fin dal primo istante, mi ritrovai da sola con un diciannovenne con più soldi che buon senso e il suo autista, Gerard che mi ricordava il vicino di pianerottolo a Lion, che se non ricordavo male faceva il postino.
-ho prenotato all'Arcadia, mi hanno detto che è uno dei migliori ristoranti di Torino- annui provando a recuperare il cellulare dalla borsa ma, attimi dopo mi ricordai di averlo lanciato e lasciato sul divano.
-ti trovo sempre più bella- mi disse accarezzandomi un ginocchio
-grazie- guardai quella mano con cosi tanta insistenza che sperai si dematerializzasse all'istante.
-come va alla Juve?- cambiò approccio, capendo bene che in quel modo non sarebbe arrivato a nessuna destinazione.
Non che in altri modi avrebbe ottenuto qualcosa, amo Paulo cosi tanto che mi sento in colpa già da adesso, solo per trovarmi in macchina con Mbappè.
-tutto bene, si lavora sempre e tu, che cosa mi racconti? - si avvicinò impercettibilmente,cosi come io con una scusa mi avvicinai alla portiera aprendo il finestrino.
-ci alleniamo tanto e mi sono preso tre giorni di vacanza prima di andare in ritiro con la nazionale francese- annui fingendomi interessata.
-siamo arrivati- ci comunicò l'autista ma non eravamo all'Arcadia ma, difronte l'ingresso di parco Valentino.
-ha sbagliato- gli dissi genuinamente
-no cheri, ho prenotato per le due- se mi avesse chiamata ancora una volta "cheri" mi sarei incazzata come una bestia .
-facciamo due passi- fu veloce a scendere e a venirmi ad aprire la porta.
Sapevo in un modo o in altro che mi sarei pentita di questa cosa.
-qualcosa non va?- mi chiese
-ho dimenticato il mio cellulare in ufficio- gli dissi sincera.
-non preoccuparti, ti riporterò allo Stadium per le quattro in punto anzi, lascio anche il mio qui, cosi possiamo stare tranquilli- deglutii e mi dovetti rassegnare.
Parco Valentino era da sempre un posto abbastanza frequentato a Torino, soprattutto dai liceali che saltavano le lezioni a scuola e si rifugiavano li dentro per passare il tempo evitando che qualcuno li beccasse.
-è un bel posto- si guardò intorno mentre io stavo attenta a non slogarmi nuovamente la caviglia.
I tacchi a parco Valentino non erano di certo il tipo di scarpe che più ti consigliavano.
-ël Valentin- gli dissi in piemontese per spiegargli in che posto mi aveva portata.
-quest'acqua proviene dal mare?- ma cosa, il Po?
-no- risi e lui mi guardò curioso
-questo è il Po, forse il fiume più famoso d'Italia- annui soddisfatto della mia risposta e continuò a camminare.
-non sono mai stato a Torino per vacanza ma, quest'anno mi sono detto che era una bella occasione per vedere qualcosa dell'Italia e dopo che c'eri tu, ho scelto proprio questa città- gli sorrisi anche se non troppo sicura di voler sapere dove sarebbe andato a parare.
Forse non ero stata chiara quella volta a villa Agnelli ma da allora ad oggi la mia vita aveva fatto notevoli cambiamenti e se prima Paulo c'era ma non me ne accorgevo, adesso c'era ed era la cosa più bella che mi fosse capitata.
-tre giorni per visitare Torino, forse sono un po pochi- almeno per come la vedevo io, ci voleva quasi una settimana per poter assaporare tutte le cose che la mia città aveva l'onore di ospitare.
-chissà che non debba poi venire per altri motivi- mi sorrise apertamente,cosi apertamente che mi sentii intimidita e preferii cambiare argomento.
-sei venuto con la tua famiglia?- gli chiesi
-non la mia vera famiglia ma come se lo fossero. Sono venuto con Dani  e Neymar- quindi, io perche gli servivo per vedere lo stadium se  Dani Alves gliel'avrebbe potuto mostrare anche meglio di me.
-sono a pranzo con noi?- gli chiesi speranzosa ma lui scosse la testa sorridendomi
-no, siamo solo io e te- che meraviglia!
Non sapevo come fare per non sembrare scortese e dirgli che forse si stava immaginando cose sbagliate e poi, non volevo nemmeno avere la pretesa che ci stesse provando con me anche perche potevo supporlo ma no ne avevo la certezza.
Quando arrivammo al ristorante, fortunatamente ebbe il buon senso di chiedere un tavolo meno esposto cosi potei respirare più tranquillamente, sapendo che non proprio tutti avrebbero potuto scattarci delle foto.
-ordini tu per tutti e due? Mi fido di te- si, infatti mi conosceva cosi bene da potero dire che non sapeva che io odiavo i ristoranti gourmet dove mi aveva portato,forse convinto che mi sarebbe piaciuto sentirmi trattata come se fossi la donna più ricca di Torino.
-i cappellini allo champagne- dissi velocemente, avendoli già assaggiati altrove.
-allora, che mi racconti di te? Ho provato a cercarti sui social ma non ti trovo- che modo facile per farsi i fatti degli altri.
-perché ho il mio secondo nome come nickname- gli spiegai
-come posso trovarti quindi?- glielo dissi perché tanto avevo il profilo privato e prima che potesse vedere qualcosa di mio, gli avrei dovuto accettare la richiesta.
-Artemide- gli dissi e lui mi cercò e mi mostrò di avermi trovato.
Non era un profilo cosi facile da trovare ma, dal momento che Paulo e molti altri giocatori che anche lui seguiva,e loro mi seguivano mi fu chiaro come dovessi smettere di pensare di poter rimanere nell'anonimato come mi era sempre piaciuto.
Il servizio fu impeccabile, il vino bianco fu squisito ed essendo il preferito di Paulo me lo fece sentire più vicino, cosi come tutti quei sensi di colpa che mi attanagliavamo i visceri.
-Dani mi ha detto che sei stata a New York  per tutta la prima parte del campionato- mi pulii la bocca con il tovagliolo di stoffa ed annui.
-si, ho lavorato momentaneamente per la succursale americana della Exor N.V- che detta cosi sembrava un impegno da quattro spiccioli ma in realtà era un vero impero imprenditoriale che mi aveva formata tantissimo e dalla quale avevo imparato cosi tante cose che la consideravo uno degli impegni lavorativi più stimabili che mi erano stati dati.
-ha a che vedere con la Ferrari?- annui
-si, proprio con lei e con tante altre cose- mi sorrise contento
-io ho una Ferrari, l'ho acquistata quasi un anno fa- beh, se non se la fossero comprati loro chi, tra i comuni mortali, se la sarebbe potuta permettere?
-spero rossa- gli dissi
-rossa cavallino- si vantò
-bell'acquisto, io ho guidato la Lamborghini di Paulo e penso di sognarla ancora tutte le notti- quello mi sembrò un ottimo modo per fargli capire che fossi impegnata con Paulo
-oh, allora quando verrai in Francia ti farò fare un giro sulla mia bella- ecco, come non detto.
Insistette per pagare il conto e non provai a perdere ulteriore tempo perché mancava mezz'ora prima che iniziasse la conferenza stampa e mi scocciava dover far attendere i giornalisti che mi rispettavano sempre.
-Kylian, dobbiamo sbrigarci altrimenti farò tardi- gli dissi all'uscita provando ad affrettare il passo.
-certo, non vorrei mai che arrivassi in ritardo-.
Quando arrivai in sala conferenze, i giornalisti parlavano tra di loro e quasi non si accorsero del mio arrivo troppo intenti a parlare di qualcos'altro che evidentemente gli faceva più gola.
-buonasera- li salutai cordialmente.
-sistematevi e tra due minuti iniziamo- gli comunicò uno dello staff mentre io sistemavo il microfono da tavolo, regolandolo alla mia bocca e prendendo la solita penna antistress.
-presentatevi e poi fate la domanda. Possiamo iniziare- mi concentrai sui loro volti, alcuni già visti più volte altri completamente nuovi.
- buongiorno Pietro Frasse da Repubblica, volevo chiederle come vi siete preparati per questa trasferta e poi, che umore si respira nello spogliatoio? Grazie.- accesi il microfono
-Buona sera, ci siamo preparati come al solito, prima di ogni match. Duro allenamento e massima concentrazione; per quanto riguarda lo spogliatoio mi sento di poter affermare che i ragazzi sono abbastanza tranquilli delle loro capacità e che ce la metteranno tutta, come sempre-
-Angelo Tavecci della Gazzetta dello sport: secondo lei, Ronaldo è il giocatore più completo che avete incontrato in Champions?- devo fare molta attenzione alla risposta perche non vorrei comprometterne il possibile acquisto.
-non so cosa intende per più completo ma, nel ruolo che si è ritagliato in campo, quello da bomber, le posso dire che a mio parere è sicuramente un giocatore che si sta trovando al top della sua carriera e senza alcun dubbio questo a per me se non lo rende il più completo, dati i trofei che ha  vinto, almeno lo posiziona tra i più completi- mi girai la bellissima penna stilografica tra le mani.
-secondo lei, la consapevolezza che per Gigi domani potrebbe a tutti gli effetti essere l'ultima partita giocata in Champions, influenzerà molto il modo di giocarla? Secondo lei avrà chiesto qualcosa in più alla sua squadra?-
- Non sono il procuratore di Gigi e non so dirle se effettivamente domani potrebbe essere l'ultima partita giocata in Champions, se diamo per scontato come sta facendo lei, che il Real passi il turno al posto nostro e poi, penso che il capitano chieda sempre il massimo dei ragazzi con cui gioca, non penso domani dovrebbe cambiare chissà cosa-certo,l'optione Psg a quanto pare sembrava impossibile per il resto del mondo.
-Ginevra buon pomeriggio, sono Carlo Bianchi da Corriere del Ticino ti dico: in Spagna quando hanno sentito che il vostro allenatore Allegri ha detto nelle sue dichiarazioni che il calcio è imprevedibile perché voi potreste segnare al primo minuto e loro avere un espulso al decimo; un sorriso l'ha strappato beh, ben più di un sorriso ma la vera domanda è: cosa ci puoi dire per dimostrare che il vostro allenatore era più che serio che sarcastico?- faccio mente locale provando a capire quando Max abbia detto una cosa simile.
-beh, innanzitutto il dovere che abbiamo noi domani sera è quello di cancellare il 3-0 che è stato per l'andamento della partita a Torino un po alto e scomodo, però bisogna accettarlo per quello che è stato e quindi, penso che la squadra la interpreterà come una partita secca dove bisogna che facciano una grande partita contro una grandissima squadra nel loro stadio e fare tutto il possibile perché si faccia un risultato positivo; poi dopo durante una partita non si sa cosa succede perché nessuno si poteva immaginare che appena dopo due minuti dal fischio di inizio la Juve andasse sotto a Torino come nessuno si può immaginare che dopo tre minuti si vada in vantaggio a Madrid. Il calcio è una scienza imperfetta- potevamo solo affidarci alla forza e alle grandissime qualità dei nostri giocatori.
-ciao Gwen, Guido Vacciabo, volevo chiederti: quanto aver perso all'andata può cambiare qualcosa da punto di vista tattico-
-più che dal punto di vista tattico si tratta più che altro di un punto di vista di uomini. Manca Dybala e per i quattro che il mister ha davanti significa che giocheranno in tre- liquidai velocemente la risposta.
-su Dybala sai dirci qualcosa? Come ha preso l'espulsione?- sapevo che quando si trattava di lui, con me non si riusciva a discernere piu la vita privata da quella lavorativa
-come ogni altro giocatore che non potrà giocare una partita; confido nel fatto che possa aiutare i suoi compagni in altro modo. Il calcio non è mai solo novanta minuti di partita -
-la causa del basso rendimento di Paulo, c'entra qualcosa con il tuo flirt con il bomber francese Mbappé?- quasi mi affogai con la mia stessa saliva.
-come scusa?- chiesi nuovamente
-Dybala potrebbe aver giocato male perche distratto da problemi in amore? Sappiamo che tu sei la sua compagna da un po di mesi e date le tue uscite recenti con il numero ventinove del Paris Saint German- deglutisco evitando di urlare
-mi dispiace dirle che lei si sta sbagliando di grosso, io e Dybala le assicuro che non abbiamo alcuna crisi nella nostra relazione e ad ogni modo non penso sia dovuta essere un informazione che avrei dovuto darle e poi, tra me e Mbappè non c'è assolutamente nulla, ho solamente risposto gentilmente ad un invito. Nulla di più- domande simili mi indispongono cosi tanto che mi alzo interrompendo definitivamente la conferenza.
La mia vita privata non è affare di nessuno.
Alla toilette mi viene quasi voglia di piangere dalla frustazione per quanta rabbia sto provando.
-Gwen?- riconosco la voce di Dani che corre ad abbracciarmi
-baby che succede?- singhiozzo leggermente provando a calmarmi e lui mi accarezza la schiena.
-hai il tuo cellulare con te?- annuisce e me lo porge.
La prima cosa che faccio e cercare il mio nome e quello di Mbappè e quello che ne viene fuori sono una serie di foto scattate da qualsiasi angolazione.
-sono sicuro che Paulo non si starà nemmeno preoccupando- io invece avrei potuto dire il contrario.
Lo chiamai e rispose al secondo squillo.
-Hermano- gli rispose serio
-Dani?- chiese non ricevendo notizie.
-Paulo, scusa non ti sentivo bene- menti rispondendo al posto mio
-hai bisogno di qualcosa?- Dani mi osservò ma non ebbi il coraggio di parlare.
-sono a Torino, tu dove sei?- una domanda parecchio stupida effettivamente
-sull'autobus per andare al Bernabeu, sei hai bisogno chiama Ginevra o il tuo compagno del cazzo- mi si bloccò il fiato in gola
-Paulo lo sai che non è vero- mi difese
-l'unica cosa che so è che mi giocherei le palle che lei è li con te, anzi sai cosa? Ciao Gwen ti serviva che me ne andassi a Madrid per uscire con quel coglione? Siete tutti uguali e forse tu sei peggio delle altre- staccò la chiamata nello stesso istante in cui le mie gambe cedettero lasciandomi scivolare per terra.
Dani appoggiò il cellulare nel lavandino e si chinò su di me a capire che mi stesse succedendo.
-Gwen?- mi chiese mentre avvertivo solamente le lacrime scivolare via dai miei occhi.
-portami a casa mia- gli dissi solamente, mettendomi in piedi con quelle poche forze che mi rimanevano.
Scappai dalla macchina velocemente e mi chiusi in casa al buio, sul divano a provare a capire che cosa realmente stessi provando.
Mi sentivo senza un'anima, priva di tutto e mi sentivo fredda e vuota e cosi passai l'intera pomeriggio e l'intera serata, piangendo senza emettere alcun suono e senza riuscire a fermare il mio corpo.
Odorai il suo profumo rimasto intrappolato sulla coperta del divano e mi lasciai coccolare dalla sensazione che nulla fosse realmente accaduto.
Andò via il sole, si fece buio e poi tornò nuovamente la luce, in quelli che mi parvero solo secondi poiché incapace di capire che cosa mi stesse succedendo attorno.
Pur non volendo uscire di casa, fui costretta dal mio lavoro e soprattutto da tutte quelle cose che mi ero ripromessa nella mia vita e tra queste, a nessuno avrei mai dato il permesso di gettarmi giù perché io avevo persino mangiato la terra e sapevo il sapore che avesse e per rimettermi in piedi avevo impiegato tempo e forze, cose che negli anni mi avevano indurito.
Fu estremamente piacevole sapere di trovarsi da sola nel mio ufficio, il mio cellulare giaceva morto sul divanetto di pelle e lo recuperai attaccandolo al caricabatterie per poi concentrarmi su tutt'altro.
Un tarlo nella testa mi faceva male ed esso non si nutriva della freddezza e dell'astio percepiti nella voce di Paulo ma di molto peggio: si nutriva della consapevolezza che volevamo andare oltre ma che Paulo non si fidava di me.
Faceva male perche non pensavo di avergli mai fatto venire dubbi su quello che provavo per lui.
Era palese quanto lo amassi e con lui non mi ero nemmeno trattenuta, dimostrandomi in parole e fisicità, allontanando da me tutte quelle paure e incertezze che negli anni mi avevano impedito di costruire una relazione con qualcun altro,proprio a causa di questo.
Di come mi stavo sentendo adesso che mi sembrava che mi avessero strappato il cuore dal petto senza aver pietà di me.
Le notifiche che intasarono il mio cellulare furono assurde; commenti poco carini anzi del tutto cattivi sotto quasi tutte le mie foto del profilo, tag in mille e mille scatti a parco Valentino con Mbappè e una sfilza di pagine di gossip online che si prodigavano a raccontare la mia vita senza nemmeno conoscerla.
"Dybala perde Champions e fidanzata in un colpo solo"
"Crisi per Dybala e Meneghini, guai in paradiso Juventus"
"Mbppè altro goal in rete, prima il Psg alla Juve e adesso si porta via la fidanzata del rivale Dybala".
I miei occhi strabuzzarono talmente tanto che a momenti mi sarebbero potuti fuoruscire letteralmente dalle orbite.
Odiavo dovermi abbassare a tanto ma la rabbia giocò di vantaggio ed ebbe la meglio.
Pubblicai una foto dallo sfondo nero e mi decisi a dare una risposta a tutti, a Paulo più degli altri.
" la velocità con cui la mia vita viene presa di mira mi stupisce, non conoscevo nemmeno il francese Kylian Mbappè eppure già ho una storia con lui.
Qualcuno vuole trovarmi un altro fidanzato per oggi?
Non scambiate la gentilezza e la professionalità di una persona per storie d'amore campate per aria.
Ho una dignità e per fortuna mi hanno da sempre insegnato a rispettarmi e a rispettare gli altri.
Ci tengo a precisare che per questa volta mi trovo costretta a rispondere in questo modo solo perché a volte non vi rendete conto di quante reazioni a domino scatenate, ignorando volutamente la consapevolezza che anche noi siamo esseri umani che, io che mi sento una comunissima ragazza di Torino e non la modella che si merita tutta questa visibilità ne l'arrampicatrice sociale per cui mi avete scambiata.
Se qualcuno pensa che io sia peggio delle altre, allora non ha proprio capito un cazzo di me.
Buona vita".
Lo pubblicai con tanto di richiesta rifiutata per Kylian, non potevo scaricargli tutte le colpe ma volevo che capisse bene che non era il mio tipo di ragazzo, che amo Paulo e che non mi interessa un cazzo se guadagna tredici milioni di euro; mi vestivo con un paio di jeans di trenta euro e mi sentivo ugualmente bella e felice.
Alle tre del pomeriggio ricevetti la chiamata di Dols e non ebbi alcun timore a risponderle perché mi conosceva bene e sapeva che non avessi nulla da nascondere.
-hey Dols- le risposi con la testa che pulsava di un dolore lancinante
-ciao gordita mia- mi venne da piangere per la mancanza che provai in quel momento.
Avevo bisogno di qualcuno che mi tenesse stretta evitando che mi si staccasse qualche pezzo.
-tutto bene?-le chiesi tirando su con il naso
-io si, ma tu no...hai litigato con Polly?- provai a risponderle ma mi tremó il labbro.
-non dirmi che ha creduto a quella stronzata con il ragazzino francese- annui ma mi resi conto che non potesse vedermi
-si- Dols scoppiò in una grossa risata
-oddio, ma perche mio zio all'improvviso è diventato così stupido?- onestamente me lo chiedevo anche io.
-ho sbagliato Dols, non dovevo accompagnarlo- mi sentivo in colpa perché anche a me avrebbe potuto dare fastidio se Paulo fosse andato in giro con altre ragazze.
Ero onesta e lo ammettevo senza alcun problema.
-no Gwen, è lavoro. Cosa farai allora, non avrai alcun pranzo di lavoro perché mio zio si fa venire i complessi di inferiorità ? I calciatori sono tutti maschi e non puoi mandare all'aria la tua carriera per le paranoie di mio zio, se ne dovrà fare una ragione- sembrava addirittura più grande di me, dimostrando che la maturità di una persona prescindeva dal numero di anni che ti portavi sulle spalle.
-grazie Hurricane- ridacchio e mi riscaldò il cuore.
-non permettergli di averla vinta e poi, so che ti avrà detto una di quelle stupide cattiverie che gli vengono in mente ad una velocità lampante. Spero che tu sia capace a cambiare questa cosa di lui perché a volte le cose che dice fanno veramente male- aveva ragione ma non volevo che Paulo cambiasse forse però sarebbe stato giusto se si accorgesse della pesantezza dei pensieri che la rabbia lo induceva a pensare e inconsapevolmente anche a dire.
-mi manchi argentina, ci vediamo tra qualche mese, sempre che tuo zio non mi lasci prima....forse non stiamo più insieme- Dols inveì in argentino facendomi ridere per la prima volta in due giorni e mi minacciò dicendomi che se non fossi andata a trovarla mi avrebbe uccisa.
-salutami i tuoi e fa la brava- staccai la chiamata con il cuore un po più leggero.
Andai alla toilette a lavarmi il viso e mi dovetti truccare un po giusto per non avere le sembianze di uno di quei personaggi di The Walking Dead, con la faccia piena di lividi scuri come quelli che avevo attorno agli occhi.
Quando arrivai nello studio di Jtv,immediatamente mi sedetti vicino Paolo e Claudio provando a sentirmi quanto più possibile a mio agio.
-buonasera miss Dybala- mi sfotté Claudio vedendomi arrivare
-addirittura miss Dybala?- rise abbracciandomi e spostando la sedia per farmi accomodare.
-oramai Dybaghini è diventato il trend del momento- chissà come mai avessi cosi tanta paura a sapere che cosa si continuasse a dire di noi, di me e di lui in quei cavolo di social.
Mi microfonarono e con Paolo Rossi discutemmo brevemente della partita dell'andata, regalandomi qualche perla delle sue.
Monica arrivò in ritardo di qualche minuto e il direttore Zuliani storse un po la bocca e non capii se andassero d'accordo o no.
Ebbi l'onore di conoscere Torricelli, ex calciatore della Juve che aveva giocato parecchi anni prima quando io ancora non ero nata o ero troppo piccola per ricordarlo.
Enrico Zambruno dal Bernabeu avrebbe fatto la telecronaca per lo Jtv, e le telecamere li inquadrarono velocemente.
Paulo era seduto negli spalti con il mento appoggiato sulle braccia che si aragiavano sulla ringhiera fatta di vetro, assorto mentre pensava chissà a cosa o chissà a chi.
Non aveva proprio una bella espressione e mi sentivo dannatamente in colpa per questo.
Mi mancò un battito e bevvi un sorso d'acqua per distrarmi dalle immagini.

*****************************************
100.000 volte grazie ♥️
Grazie per tutto, perché mi spingete a fare sempre del meglio e in tutto questo, siete quella curva perenne che si dipinge sulle mie labbra.
🙏🏻🙏🏻🙏🏻
Godetevelo che pomeriggio,come promesso, arriva il secondo aggiornamento tutto per voi 😚.

Fino Alla FineDove le storie prendono vita. Scoprilo ora