Capitolo 97

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-ma che hai fatto?- risi divertita per i suoi capelli decisamente da uno fuori di testa.
Eppure gli stavano da Dio.
Come diamine facesse? Boh,non lo capivo.
-ti piaccio?- annuii contenta e divertita allo stesso tempo, picchiettando le dita delle mie mani sulle labbra a nascondere uno di quei sorrisi che mostravano quando dannatamente lo amassi.
-sembri Cosmo, il maschio dei fantagenitori- sperai che come me,anche lui, da bambino vedesse questo stupido ma super divertente cartone animato.
Scoppiò in una risata genuina annuendo concorde con me, tra l'altro se non ricordavo male, c'era proprio la versione con i capelli platinati.
-no anzi, sai chi sembri? Danny Phantom- oddio ci somigliava per davvero
-Non lo conosco- gelosone, risi perche chissà chi gli era sembrato
-è un cartone animato,scemo- gli mandai la foto tramite whatsapp
-guarda la foto che ti ho mandato- annui guardandola e sorridendo
-che figo pero ,eh?- scossi positivamente la testa sospirando.
L'avrei voluto baciare immediatamente
-mia mamma mi costringe a tenere il cappello a casa altrimenti me li taglia con le forbici da cucina- risi di cuore.
Non che Alicia potesse essere una da considerare squinternata, piuttosto suo figlio doveva aver bevuto parecchio per fare una roba simile; fortuna per lui che i capelli gli crescevano alla velocità della luce.
-sempre meglio di biondo canarino- sapevo che tra le follie della sua mente, una roba simile non l'avrebbe fermato per niente.
-no, quello la prossima volta- mi rispose ridendo
- la tua amicizia con Paul ti sta dando alla testa- e dire che Pogba era uno che di certo non voleva passare inosservato.
Com'è che ancora non gli avessero dato un premio in merito a questo,non riuscivo a spiegarmelo .
Era arrivato persino a farsi i capelli maculati, e con questo ho detto tutto.
-secondo te, ora che ha vinto il mondiale non pensi che ne combini una delle sue?- sicuro, quello era estroso di suo, figuriamoci adesso che era sotto i riflettori, come minimo si sarebbe fatto impiantare le extentions solo per costruirsi la Tour Eiffel sulla testa.
-stasera glielo chiedo, mi ha invitato a cena- svuotai il sacco e mi guardò serio, già mi pentii di aver accettato ma quando scoppiò a ridere quasi non gli staccai la chiamata in faccia.
-mi ha chiamato stamattina, ci ha girato attorno venti minuti buoni ma poi me lo ha detto- era un modo come un altro per dirmi che Paul in un certo senso gli aveva chiesto il permesso.
-grazie Papà- non mi trattenni per niente.
Sapeva quanto odiassi avere una sottospecie di  controllore.
Non c'era riuscito nemmeno mio padre e doveva riuscirci lui?
Ne dubitavo!
-è lui che mi ha chiamato- mise le mani davanti
-non litigo con te solo perche non ci vediamo da una settimana- puntualizzai mentre lui rise mandandomi un bacio, stringendo le labbra e facendomi ridere.
-sei proprio brutto lo sai?- lo presi in giro
-quanto brutto?- mi chiede
-tanto tanto,tantissimo- solo quarantotto ore a dividerci.
-niente vestitini- mi disse non appena capì bene che stessi valutando cosa mettere.
-non ho vestitini genio, anzi...non ho proprio vestiti per uscire- e quindi, sarei dovuta andare per i negozi a Mosca.
Strepitoso proprio!
-niente vestiti e non per Paul, mi fido di mio fratello ma per quel coglione- inarcai le sopracciglia non capendo a chi si riferisse.
-il deficiente delle rose- aha, si Kylian.
Non riusciva in alcun modo a farselo andare bene, mi sembravano dei gatti pronti ad urinare in qualsiasi superficie per marcare il territorio e benché Paulo tra i due era quello più anziano, considerando che Kylian avesse solamente diciannove anni, a conti fatti era però l'argentino ad avere un piede di guerra sempre pronto a fare rissa.
L'idea che Paulo potesse fare a pugni con qualcuno non mi piaceva per niente, sarebbe stato enormemente distante dall'uomo che avrei voluto sposare e dal padre che avrei voluto dare ai miei figli.
-non preoccuparti su questo, dopodomani sono in Argentina da te per dire ai tuoi parenti che ti sposo, pensi che mi possa importare qualcosa di lui?- mi sorrise e fui enormemente contenta di averlo distratto.
Eppure Kylian non  mi sembrava un cattivo ragazzo, forse però la fama che stava collezionando, soprattutto per le incredibili giocate durante questo mondiale, cosa che avevo notato e apprezzato evitando di parlarne ai microfoni perché ero sicurissima che se solo avessi accennato a qualche complimento puramente di natura calcistica su di lui, chissà che teatrino squallido si sarebbe messo in piedi e cosi avevo deciso di non dare ai giornalisti l'opportunità di costruirci sopra storielle di corna.
Troppo banali e prevedibili.
-ma quindi mi sposi davvero?- mi chiese dolcemente e con quegli occhi cosi colmi di gioia e luminosi
-proprio cosi- gli risposi mentre pensai a come mandare indietro il magone che mi stava salendo in gola.
-non farmi piangere sempre- gli dissi mentre lui ridacchiò mandandomi baci come se fosse un bambino.
Lo salutai qualche minuto più tardi, preparandomi per il mio pomeriggio di shopping.
Non sapevo bene che genere di serata mi si prospettava davanti ma, Paul era un tipo a cui le cose piacevano solo se erano fatte in grande quindi, non mi sarei dovuta per niente stupire se mi avesse portata a mangiare in uno di quei locali all'ultimo piano di un palazzo di settanta metri, dove praticamente sembrava di planare sulla città.
Le strade di Mosca erano enormi, ancora più grandi rispetto quelle di Torino e forse più strette rispetto NewYork ma ,per via del fatto che fortunatamente non fosse una città affollata come la grande mela, se ne apprezzava l'immensità.
Al mio fianco Roberto, anche lui come me ancora qui fino a domani mattina e poi, ritorno a casa per entrambi,con l'unica cosa che io avrei fatto Mosca-Milano, poi da li a Torino e poi nuovamente a Milano per raggiungere Barcellona e da Barcellona a Cordoba.
Una follia, ma per Paulo avrei fatto anche peggio.
-allora?- uscii dal camerino mentre Roberto mi guardò poi, scattò una foto e la mandò a Paulo dal mio cellulare.
-per me ti sta benissimo, come gli altri dieci che ti sei provata- sorrisi e rimasi a guardarmi allo specchio altri due minuti.
-mr Dybala dice che sei troppo bella e quindi no- presi il cellulare chiamandolo direttamente perché ero li dentro da due ore.
Mi stavo scocciando parecchio.
-hola amor, sai che qui è notte vero?- importava poco.
-quindi quale prendo?- gli chiesi
-tutti? Nessuno- mi sarei sbattuta la testa al muro.
-dai Pau, dico davvero- sospirò, manifestando il suo non bene stare.
-il terz'ultimo, solo perché è quello che mi fa meno sangue e...prendi anche il secondo e l'ultimo. Te li voglio vedere addosso- scoppiai a ridere
-scemo, buonanotte- arrossii violentemente per la sconceria che mi disse e misi velocemente giù la chiamata, prima che prendesse fuoco persino il cellulare .
Voi, non ce l'avete mai avuta la paura che qualcuno da qualche altro posto del mondo stesse ascoltando le chiamate delle persone?
Mannaggia a mio padre e ai suoi telefilm su FBI e CIA.
-prendo questi tre- Roberto si alzò ad abbracciarmi.
-grazie al cielo. Per un attimo ho pensato di dover rimanere per i negozi ancora altro tempo- giusto, non tutti i ragazzi erano come Paulo, a cui piaceva comprare vestiti praticamente tutti i giorni della sua vita.
-no no, abbiamo finito- entrai dentro il camerino, cambiandomi e rimettendomi i miei comodi jeans.
Quando pagai e uscimmo fuori , mi sembrò il minimo offrirgli qualcosa e cosi persi altro tempo al bar, notando come i tifosi francesi avevano momentaneamente riempito gli spazi con i loro colori.
Il mio cuore, per sempre italiano, riuscì solamente a pensare che questo mondiale non lo ricorderemo di certo per la vittoria della Francia ma per l'assenza dell'Italia.
Quindi, in uno modo o in un altro gli avremmo comunque rubato la scena.
Risi di me stessa e dei miei stupidi pensieri da ragazzina capricciosa.
-dove vai in vacanza?- gli chiesi interessata a capire che facesse; a volte sembrava uno di quei super eroi che di notte si travestivano per salvare il mondo e mi immaginai il suo covo alla batman.
-rimango a Torino fino a sabato prossimo e poi parto per un safari in Africa- strepitoso, sarebbe piaciuto un sacco anche a me, ma Paulo non mi sembrava uno a cui la vita da selvaggio lo attirasse parecchio.
Certo, a lui gli animali piacevano ma neanche troppo e forse l'unico posto in cui l'avrei potuto costringere a fare un safari sarebbe stato uno zoo.
Se lo pungeva una zanzara,si lamentava per tutto il tempo e la mano gli finiva costantemente li sopra per grattarsi la zona e allora io lo rimproveravo come si faceva con i bambini e lui mi guardava innocentemente poi però, appena voltavo lo sguardo riprendeva.
Non era assolutamente difficile immaginarsi come sarebbe stato poter crescere insieme a lui un bambino, perché ero certa che in qualche modo sarebbe stato o sarebbe stata la versione più piccola di Paulo.
Questo ovviamente perche lo desideravo ardentemente, volevo con tutta me stessa che somigliasse a Paulo perche sarebbe stato bello e mi avrebbe riempito la vita di gioia, come stava attualmente facendo suo padre.
-tu vai in Argentina?- annui contenta, mandando giù l'ultimo sorso del succo di frutta e provando a smettere di pemsare ad un bambino.
Ormai era una costante fissa nella mia mente, proprio da quella sera su quel campetto a Bronnitsy.
-ed indovina? Lì piove - rise della mia faccia imbronciata.
Io che la pioggia l'avevo sempre amata ma che  per quest'anno mi era addirittura andata di traverso, dovevo nuovamente indossare maglioni e cappotti perché da quel lato del mondo era in pieno inverno.
Com'è che Paulo non fosse ancora impazzito non lo capivo, ma pensavo continuasse ad essere felice per il semplice fatto che era a casa sua, con i suoi amici tra quei spazi che lo rendevano solamente Paulo senza nient'altro.
In hotel, rimasi in vasca un'oretta provando a rilassarmi del tutto, preparandomi al ciclone Paul Pogba.
Ci impiegai due buone ore per rendermi presentabile, nascondendo come potessi la stanchezza e lo stress che avevo accumulato in questo mese di mondiali.
Fortunatamente era finito, non che non avessi apprezzato l'esperienza ma, avevo decisamente bisogno di prendermi una vacanza che a mio parere mi meritavo.
Fu un cameriere del lussuoso hotel a chiamarmi in stanza, avvisandomi che monsieur Pogba era già arrivato e mi aspettava giù all'hall.
Recuperai l'elegante sciarpa per coprirmi dal freschetto della sera e presi la pochette controllando che dentro ci fosse tutto, a partire dal cellulare e dalla scheda con la quale avrei potuto avere nuovamente accesso alla mia stanza.
Scesi con l'ascensore e Paul mi aspettò proprio lì davanti, immaginando che sarei uscita da quelle porte automatiche.
-oh mon dieu, mon bell amie tu es magnifique- mi baciò la mano e mi fece girare su me stessa mentre il vestito ruotò insieme a me e ai miei piedi stretti nei tacchi.
Quanto avrei voluto che Paulo osservasse come il vestito che avevo scelto mi facesse apparire in qualche modo una donna del sud e per niente una ragazza di Torino; erano decisamente i colori scuri dei miei capelli e dei miei occhi che avevo ereditato da mia madre e da mio nonno, a rendermi in un certo senso meno nordica di quello che avrei potuto essere se solo ad esempio avessi avuto i capelli biondi come il grano.
-merci Paul- mise il mio braccio sul suo e si diresse all'uscita,dove un'elegantissima macchina ci aspettava.
-Paulo è proprio fortunato ad averti incontrato- arrossi per l'indiretto complimento
-ed io sono fortunata ad aver incontrato lui- Paul annui sorridendo
-concordo con te, è proprio un bravo ragazzo- e lo sapevo bene e ne andavo enormemente fiera che con chiunque parlassi di lui, sia che mi incontrasse in strada mentre ad esempio portavo Abba a fare una passeggiata quando lui, che la prendeva in custodia quei pochi giorni che sua madre veniva qui per rilassarsi con suo figlio, se ne dimenticava comunque pure che il piccolo volpino l'avesse costretto a cambiare la porta di casa dopo averla graffiata inizialmente e scorticata per finire.
Era una bestiola piccola ed adorabile ma, se si fosse innervosita c'era da preoccuparsi perché mordeva come un roditore seriale.
-chiamiamo mio fratello?- mi disse contento ed io annui ben più che volentieri.
Paulo rispose quasi immediatamente come se avesse il cellulare tra le mani pronto per la chiamata e risi tra a me e me di questa cosa perché non era poi cosi tanto assurdo.
-tu has ido a buscar mi reina?- gli chiese in spagnolo, dimenticando che Paul non l'avrebbe minimamente capito.
-eh?- gli chiese difatti mentre mi scappò una risata che fece scattare il volto si Paulo come se muovendosi lui, lo schermo del cellulare si sarebbe mosso di riflesso.
Mi mancò il respiro a vedere i suoi occhi illuminarsi come i miei, nel momento esatto in cui lo vidi.
-amor- mi sussurrò dolcemente.
-mis amor- Paul ci sorrise e si intrufolò nello sfondo.
-frate, te la tengo d'occhio io perché è davvero una bella principessa- Paulo sospirò ed io insieme a lui.
Quando diamine avrei voluto averlo al mio fianco.
-non perderla d'occhio per nessuna ragione- gli intimò facendomi ridere.
-frate, ti fidi di me?- gli disse e Paulo annuì immediatamente
-allora stai tranquillo-
Staccò la chiamata dopo avermi detto ti amo con i suoi occhi, così semplici da leggere per me che lo amavo con la stessa intensità.
-siete adorabili- mi disse mentre io mandai giú l'ennesimo magone.
Paul mi abbracciò in un gesto di confidenza che in quel momento apprezzai perché ne avevo bisogno.
Paulo mi mancava cosi disperatamente tanto che avrei fatto di tutto per accelerare le cose, il tempo.
Quando la macchina si fermò davanti all'immenso ristorante, illuminato come se fosse una centrale elettrica e di una eleganza sconvolgente, rimasi un po' spiazzata da tanta maestosità.
La Russia era proprio un gran bel posto.
Blaise era in piedi con la moglie poco più a destra dell'ingresso, mi aspettavo che molti della squadra di Paul me li sarei ritrovata nello stesso locale ma, fortunatamente Pogba era un ragazzo corretto e sincero, cosi legato a Paulo che lui non aveva dubitato nemmeno un secondo, dicendomi che non c'era persona di cui si fidava di più di come si fidava di Paul.
-vieni- mi disse porgendomi una mano e accompagnandomi sui gradini delle scale.
Ci scattarono delle foto ma questa volta tutti e tre avevamo giocato d'anticipo scherzandoci sopra così che il gossip da quattro soldi non avrebbe guadagnato su storie campate in aria.
Salutai Blaise che ci venne incontro, riconoscendoci.
-Gwen?- mi chiese contento e meravigliato.
- champion - gli dissi complimentandomi ancora una volta con lui.
Mi sorrise e guardò me e Paul in cerca di una risposta e la cosa mi fece sorridere.
-porto a cena la sposa del mio migliore amico, gli faccio qualche discorsetto prima che mi rubi il mio Paulino- risi divertita.
Era impossibile non affezionarsi ad uno come Paul, la cui risata era capace di far nascere la vita pure in terreni arridi.
Nemmeno per una volta si permise di poggiare le sue mani sulla mia schiena per accompagnarmi dentro il locale e solo da quello capii veramente quale fosse la differenza tra un ragazzino e un uomo.
La mia mano era  salda sul suo braccio che mi garantiva una presa più sicura, fino a portarmi dentro l'ascensore per questa graziosa cena che ci si prospettava davanti.
-allora campione, impressioni a freddo su questa vittoria- gli dissi mentre il cameriere stappava il vino con tutto quel teatrino.
Avesse visto come io e Paulo lo facevamo, da veri trogloditi a cinque stelle.
-vuoi la verità?- annui
-non penso di averlo ancora realizzato ma, credo che domani mi sveglierò e penserò che ho portato a casa la coppa per eccellenza- annui contenta sperando dentro di me che prima che la carriera di Paulo finisse, il che ancora era un periodo fortunatamente lontano, potesse gustare la gioia di vincere Champions e mondiale.
-sono contenta per te...un po meno per la Francia- rise ed io insieme a lui.
Sapeva bene che scherzavo e che tra tutte le squadre, la loro era quella che effettivamente in questo mondiale si era dimostrata la più completa e competente.
-pensavo la Francia ti piacesse- ed effettivamente era proprio cosi.
A partire dal fatto che da Torino al territorio francese c'erano non più di un'ora e mezza di macchina, essendo paesi confinati.
-ho vissuto in Francia per un anno intero, è naturale che mi piaccia- rimase stupito della notizia e mi chiese di raccontargli il perche.
Non scesi nei particolari ma gli raccontai solamente della mia irrefrenabile voglia di provare sempre nuove esperienze per poi arricchire la mia solita valigia di sempre di ricordi ed esperienze che nella vita mi avevano cambiato inesorabilmente.
-Lione? Perché non Parigi?- mi domandò prima che i suoi ravioli gli fossero serviti su un elegante piatto di porcellana bianco e candido.
-Parigi era troppo caotica e per niente il posto che stavo cercando, volevo uno spazio di terra che fosse comunque un grande centro abitato ma che sapesse di vintage, come piace a me- annui cercando di capire cosa realmente volessi dirgli.
-l'Inghilterra o addirittura l'America non erano posti più grandi e adatti a te?- bevvi un sorso del costoso vino rosso e poi gli risposi.
-effettivamente ma, con il senno di poi ti dico che non me ne pento affatto della mia esperienza francese, forse se fossi andata in America non avrei più fatto ritorno a casa e la mia vita attualmente sarebbe totalmente diversa, chissà che non avessi scelto di lavorare in qualche laboratorio di ricerca o avessi scelto la medicina ma, sto bene cosi come sto e non mi manca nulla, soprattutto adesso che ho conosciuto Paulo con cui ho in cantiere un matrimonio che so per certo mi darà nuove esperienze- era la prima volta che finalmente riuscissi ad esprimere liberamente il mio pensiero, questo perché Paul era molto più serio e maturo di quello che lasciava intendere.
C'erano le acconciature discutibili, la risata da bambino svampito e tante altre cose che lo facevano irrimediabilmente sembrare un ragazzino ancora immaturo ma poi, se lo conoscevi davvero ti accorgevi che era un uomo per davvero la cui vita, prima del successo calcistico l'aveva fatto crescere in fretta.
-sai che in due anni che ho giocato insieme a Paulo, mai una volta ha parlato di chiedere in sposa l'altra ragazza?- annui perché anche Mariano suo fratello mi aveva detto questa cosa.
C'era però da tener conto che Paulo era ancora giovane, più di adesso e che il momento in cui la loro relazione avrebbe potuto avere una svolta decisiva, Paulo aveva allo stesso tempo ricevuto il suo spazio e il momento giusto per la sua carriera e avesse scelto di mettere al primo posto quella.
Ecco perché anche adesso, continuavo a pensare che Antonella non era una cattiva ragazza, a parte l'ultimo periodo in cui aveva usufruito della notorietà di Paulo per farsi un posto nel mondo del lavoro e se ci pensavo bene non la biasimavo nemmeno, certa che qualcun'altro avrebbe potuto farlo allo stesso modo.
Le candele sul tavolo continuavano a sciogliersi con lentezza e fortunatamente non caddero sul delicato tovagliato che ricopriva il tavolo dandogli quell'aspetto di perfezione, tipico di ristoranti super lussuosi.
-vorrei tanto poter ritornare alla Juventus- gli sorrisi
-credimi, molti lo vorrebbero- ma, in attacco la Juve era messa bene, anzi avrebbero dovuto cedere Gonzalo e la cosa mi faceva stringere lo stomaco e i denti.
-sapevo che la Juventus entro il duemilaventi avrebbe fatto il botto del secolo- lo disse con affetto, dimostrando come ancora fosse affezionato alla squadra.
Era stato lui a voler andare via per ambizione e non gliene si poteva fare una colpa, talvolta i sogni ci portano lontano e bisogna inseguirli, altre volte se eri più fortunato potevi andare più piano e costruire il tuo sogno la, dove ti trovi bene.
-sei un grande giocatore, vedrai che tornerai a splendere...questa non è già una dimostrazione che la tua carriera sta riiniziando ad andare per il verso giusto?- volli spronarlo a non buttarsi giù, nonostante Conte l'avesse allenato alla Juve, poi lì Murinho non aveva per niente capito come utilizzarlo in campo con la squadra del Manchester United, dove lui già aveva giocato con la maglia dei red devils prima di approdare in campo bianco nero.
Seppure con Antonio si era trovato bene, era con Max che aveva instaurato un rapporto di grande affetto, e solo con Paul e Paulo ero riuscita a vederlo meno allenatore e più padre.
-ogni tanto capita che Max e Paulo tirino fuori qualche ricordo degli allenamenti e cerca di farsi aiutare da Paulo quando vuole ricreare in campo con Douglas o con il Pipita, azioni simili a quelle che eravate capaci di fare tu e il mio bell'argentino- Paul sorrise probabilmente ricordando anche lui qualche momento.
Mi sarebbe piaciuto arrivare anche un solo anno in anticipo alla Juventus, ad esempio avrei voluto fare quel tirocinio post laurea lì, potendo vedere Paul e Paulo allenarsi.
Tutti, da Gigi ad Andrea Barzagli, parlavano di come fosse divertente vederli allenare insieme ed io dentro di me un po rosicavo.
-sai che se vieni a Torino puoi contare su di me e ancora di più su Paulo- adesso più che Pogba con la maglia bianco nera a cui già a priori ero immensamente affezionata, ci stava di mezzo anche un affetto nato per l'amicizia splendida che stavamo piano piano creando, grazie al fatto che tra lui e Paulo il legame venutosi a creare in quello spazio non si era mai interrotto.
-so che Paulo ti ha lasciato la sua maglia della nazionale- gli dissi e lui annui contento facendomi vedere una foto dalla galleria del suo cellulare, dove già la indossava mentre si allenava prima della finale di coppa del mondo.
Lo trovai divertente e bizzarro.
-mister Dechamp non ti ha detto nulla?- rise
-come no? Ha un po' polemizzato ma sai come sono gli allenatori no? Parlano parlano ma poi alla fine si arrendono, a parte Allegri quello è un osso duro- risi genuinamente costatando che avesse ragione.
Avevo visto prima Mihajlović e poi Brocchi, allenare il Milan in quell'anno in cui avevo lavorato per la Mediaset e per ovvi motivi ero stata invitata ad alcuni allenamenti a cui, a dire la verità mi era comunque piaciuto andarci.
Mi reputavo una sportiva, amante del calcio in tutto anche se la parte da tifosa c'era comunque, ero abbastanza matura da costatare ad esempio che altre squadre come l'Inter o il Milan o la Roma, per cui andavo pazza, oppure ancora la Fiorentina o il Bologna e l'Atalanta, erano comunque squadre che avevano il loro perché e le seguivo in campionato tifando per loro in alcune partite.
Ad esempio io amo la Roma, non come amo la Juventus ma certamente è senza alcun dubbio la mia seconda squadra preferita.
A partire dal fatto che per me Francesco Totti sarebbe potuto pure andare a giocare nel Toro ed io l'avrei comunque sempre amato.
Certi calciatori li amavo a prescindere la colore e dalla maglia per cui giocavano.
C'era Daniele De Rossi il mio vichingo preferito, Alessandro Florenzi oppure ancora , Federico Chiesa, Mattia Caldara, Mauro Icardi, Raja Il Ninja ,Ciro Immobile, Emmanuele Geccherini, Il Papu e Dries Mertens.
Insomma, un po di giocatori sparsi per molti club calcistici italiani.
-per Pasqua Paulo è venuto alla grigliata a casa mia con la maglia del Palermo, giusto per sentirsi più nel contesto; mia madre è di Palermo e non fanno altro che parlarne sempre- gli dissi mentre lui si abbassò più vicino e mi indicò di ascoltarlo bene perché l'avrebbe sussurrato piano.
-ho la maglia di Paulino del Palermo, è l'unica che mi sono fatto dare fino ad ora a parte adesso che mi ha dato quella della Nazionale- risi di cuore.
-e non la vuoi la numero dieci della Juve?- gli chiesi fintamente shoccata ed offesa.
-quella che doveva dare a me se l'è presa qualcun'altro che si chiama Gwen, tu la conosci?- mi disse
-ops- finsi di sentirmi in colpa quando invece andavo fiera di quella maglia e di tutte le altre versioni che mi ero appropriata senza nemmeno chiedere.
Arrivavo la indossavo era mia, come la tre o quattro felpe che avevo infilato nella valigia pronta a Torino per partire alla volta dell'Argentina.
Mi piaceva da impazzire indossare qualcosa che fosse suo, in primis perche erano di due taglie più grandi delle mie e praticamente mi ci perdevo dentro, poi perché a periodi gliele restituivo, giusto il tempo che le riempisse nuovamente del suo odore e poi tornavano indietro dalla sua nuova proprietaria, cioè io.
-io ho pure le calze, se ti interessa saperlo- rise appena glielo dissi con quella punta di orgoglio nella voce.
Era un privilegio poterle indossare e poi mi sentivo un'ultras bianco nera in prima linea.
-non sei innamorata di Paulo, proprio no- mi rispose prendendomi bonariamente in giro.
-no, solo impressione tua- gli risposi mentre ruppi la mia panna cotta assaggiandone subito dopo il sapore celestiale.
-allora è vero che ti piacciono i dolci- annui
-proprio cosi- gli dissi
-ce l'hai una sorella gemella da presentarmi? Cosi me la sposo io- quasi non mi affogai pensando a Mat.
-sono naturalmente figlia unica ma se può interessarti ho un fratello gemello acquisito che si chiama Mat, sono certa che ti amerebbe fin da subito- in realtà lo amava di già, lui ad esempio era uno di quelli ossessionati prima dai Pogbata e poi dai Dybata, rispettivamente le coppire Pogba-Dybala e Dybala-Morata, non aveva fantasticato sui Dybaguin, solo perché gli era severamente vietato toccare il mio Pipita.
-ti prego, organizzaci un matrimonio lampante- apprezzai infinitamente tanto che non lo disturbò minimamente il fatto che Mat fosse omosessuale e che in certo senso involontariamente l'avevo messo in una posizione scomoda.
Appena dall'amplificazione dell'elegante sala all'aperto dove stavamo cenando, si diffuse la musica di Edith Piaf, entrambi ci guardammo alzandoci dal tavolo.
-me lo concede un ballo, mrs Dybala- fu strano che qualcun'altro che non fosse Paulo mi chiamasse cosi.
-certo mr Pogba- gli porsi la mano e altri come noi si alzarono.
Era parecchio strano sapere che la stragrande maggioranza dei commensali erano francesi e quasi tutti avevano a che fare con la nazionale francese, appena vincitrice di questo mondiale.
-ti immagino più una ragazza da musica spagnola ma questo unicamente perche il mio cervello ti associa inevitabilmente a Paulo- mi fece sorridere il suo modo carino di dirmi indirettamente che anche lui come me, pensava che Paulo in questo momento ci sarebbe stato perfettamente.
La canzone poi, sembrava calzare a pennello con quello che pensavo che Paulo facesse alla mia vita.
Rendendo la mia vita rosa
Je vois la vie en rose.
Era un discreto ballerino di balli di coppia e evitando di pestarmi i piedi, fu abbastanza bravo a farmi volteggiare lentamente da una parte all'altra.
Inevitabilmente il mio cervello immaginò Paulo mentre mi trascinava insieme a se in un passionale tango argentino; mi aveva promesso che mi avrebbe portata in una balera quando sarei arrivata lì.
-è stata un bellissima serata, grazie Paul- lo salutai in piedi davanti l'ascensore del mio hotel, augurandogli tanta fortuna.
-ci vediamo presto mon belle amis- mi baciò la mano e aspettò che le porte dell'ascensore si chiudessero.
Immediatamente presi il cellulare per vedere se Paulo avesse ricevuto il mio piccolo video dove gli canticchiavo un po del testo della vie en Rose, ero certa che riconoscendola si sarebbe andato a cercare la traduzione del testo.
Non mi deluse, come sempre e mi mandò una foto del suo volto immerso nei cuscini della sua camera mentre i suoi occhi erano troppo lucidi per nascondere che si era per forza dovuto fare un pianto.
Erano le cinque del mattino in Argentina e lui era ancora sveglio per cui, a che c'ero tanto valeva che gli tenessi compagnia mentre io mi svestivo per prepararmi al volo che avrei preso tra qualche ora per Milano.
-ciao mon cheri- mi salutò stupendomi per il suo francese
-ciao mon amour- piegai i vestito infilandolo dentro la valigia, quasi pronta per essere chiusa.
Tirai fuori il mio paio di pantalonci di jeans perché in Italia sapevo facesse un caldo madornale e una canottiera comoda.
-domani arrivo da te- gli dissi facendolo sorridere
-io e il mio letto da ragazzino pervertito ti aspettiamo- lo inquadrò per un attimo mentre il sole li stava per fare il suo arrivo.
-ed io non vedo l'ora di arrivare- gli mandai un bacio che finse di acchiappare per portarselo alla bocca.
-vuoi che ti porti qualcosa?- gli chiesi
-solo te stessa, ho davvero bisogno di te - mi scappò una e poi due e ancora tre lacrime.
-giurò che costringo il pilota a volare più veloce- rise per la mia matta follia che era figlia dell'immenso amore che provo per lui.

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