Capitolo 94

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Ero in doccia, me lo ricordo ancora come se fosse accaduto oggi e non due giorni fa.

Mi stavo sciacquando i capelli dopo averli insaponati per bene e mentre l'acqua ,che mi sciovolava dalla testa,ovattava i rumori esterni da quel box doccia dove mi ero infilata almeno mezz'ora fa, fuori qualcuno sembrava che a momenti avrebbe buttato giù la porta della mia camera qui al resort di Bronnitsy.
Praticamente uscii fuori da lì dentro alla velocità del suono, guardando l'orologio digitale sul comodino, notando che no...no ero assolutamente in ritardo con il lavoro.
Quindi, non mi avrebbero licenziata ne avrei fatto la peggiore delle mie figure.
Quando guardai dallo spioncino e vidi la faccia stravolta di Romina, mi sbrigai immediatamente ad aprirle la porta.
-è successo un casino- mi travolse in pieno.
Letteralmente.
A momenti mi schiacciò le dita dei piedi per la tanta furia con cui si intrufolò dentro, tirandosi me che ero praticamente nuda a parte il telo bianco di spugna che trattenevo stretto sotto le ascelle per evitare che mi scivolasse di dosso.
-calma, che sta succedendo?- si mosse nervosa passandosi circa una decina di volte le mani tra i capelli tinti di biondo e il fatto che stesse riordinando le idee per comunicarmi ciò che era accaduto o che addirittura stesse accadendo, mi fece preoccupare.
Pensai immediatamente che Paulo fosse impazzito e avesse alzato le mani contro Jeorge Sampaoli.
Non era per niente un ragazzo violento ma, avrei sfidato chiunque a sopportare un tipo del genere che sulserio, ti conduceva fino alla esasperazione.
Fu però Romina a svuotare il sacco e a chiarirmi ogni dubbio.
-Lautaro ha trovato Dolores e Federico- spalancai la bocca portandoci davanti una mano.
Cazzo!
-come...in che senso li ha trovati?- ebbi sulserio paura a conoscerne il reale significato ma, da sola di certo un'idea me l'ero fatta.
-Lauti si è fatto fare la copia della scheda della camera di Dols- la fermai annuendo e capendo da me il resto di quello che probabilmente era accaduto.
Scappai in bagno a vestirmi con una fretta che nemmeno Bolt avrebbe potuto reggere il confronto e sempre con altrettanta fretta e con i capelli bagnati, attaccati in testa con un elastico, ero uscita fuori da quella stanza come un fulmine.
Lungo le scale incontrai la moglie di Leo che mi sorrise mentre lei al contrario stava salendo verso la sua camera.
-dove corri cosi di fretta?- mi chiese
-mi tengo allenata- rise mentre io sentii l'acqua dei miei capelli bagnati che mi scorreva lungo la schiena, scendendo direttamente dal collo.
Mi sarei beccata un raffreddore di quelli colossali.
Dovetti necessariamente toccare il muro della tromba della scala per evitare di precipitare per terra sugli scalini e quando arrivai davanti l'edificio che ospitava il resto della famiglia di Paulo, ne trovai alcuni in piedi fuori da quella stanza.
Sembrava che attendessero il medico per sentirsu dire:"È nato!".
Alicia mi guardò preoccupata ma quasi sollevata di vedermi lì; Mariano invece mi venne incontro forse volendo spiegazioni ma io, stavo già componendo il numero di Paulo.
-ho già chiamato io- mi disse Alicia e allora mi tranquillizzai un po.
Bussai a quella porta e nessuno mi venne ad aprire, allora bussai ancora senza sosta.
-Dols sono Gwen, apritemi!- ci furono attimi di silenzio interrotti poi dallo scattare della serratura.
Mi lasciarono entrare a momenti strisciando tra la porta e il muro e quando arrivai dentro, mi accorsi che era stato Federico ad aver aperto la porta.
Mi sentivo in uno di quei film texani dove gli sceriffi ,di due posti diversi, si preparavano allo scontro e quando vidi il volto di Lautaro e poi quello di Dolores, mi sembrò che le cose potessero addirittura peggiorare ancora.
-tu lo sapevi?- mi chiese Lautaro ed annui senza alcuna esitazione.
Io, capivo che fosse suo fratello e che magari tra fratelli si crea una linea di gelosia, avrei capito persino se il suo essere cosi acciecato dalla rabbia dipendesse dalla forte preoccupazione che qualcuno avrebbe potuto fare del male a sua sorella ma, con tutta franchezza non avrei però tollerato in alcun modo il tono con cui si stava rivolgendo, non a me che di base contavo meno di niente per lui ma, con sua sorella.
Odio gli uomini burberi e prepotenti così come odio anche le donne in questa versione.
Mi guardò con uno sguardo indecifrabile e non capii bene cosa realmente provai a riguardo ma, momentaneamente sembrava proprio l'ultimo dei problemi di cui dovevo occuparmi.
-mi fai schifo- disse a sua sorella, non so se lo facesse per la prima volta o se fosse l'ennesima ma, mi toccò trattenere Federico.
Si sarebbe messo in guai ancora più grandi di quelli dove già navigava.
-ragazzino, stai esagerando- era come stare con due galli in un pollaio.
Già immaginavo l'assurda quantità di piume che si sarebbero venute a creare se solo Paulo non si fosse sbrigato a venire.
-calmiamoci- suggerii ad entrambi, guardando gli occhi di Federico e sperando che lui, che era il più adulto tra i due, avesse la lucidità giusta per non continuare.
-fatti i cazzi tuoi- Lautaro mi rispose sgarbato, con un modo ed una voce che stonava totalmente con quello che era sempre stato con me ma, fu poi immediatamente zittito da uno schiaffo bello forte che gli arrivò dritto dritto sulla guancia destra.
Riconobbi quelle due bande sul braccio e sospirai dal sollievo sapendolo li dentro.
-intenta decirlo de nuevo y tu tragaré tus dientes-il tono di voce di Paulo fu praticamente più affilato di una sciabola cinese.
-chiedile immediatamente scusa!- Lautaro mi guardò, mortificato e mi chiese scusa.
Paulo si voltò versò di me, affiancandomi immediatamente e facendo scontrare la pelle delle nostre braccia.
Mi sembrò come se mi avesse appena fatto capire che c'era lui , per difendere me e rimettere ordine.
È troppo squallido se ammettessi che il suo comportamento stesse sortendo un particolare effetto su di me?
Scossi leggermente la testa scacciando via le immagini che mi correvano nella mente e provai a concentrarmi nuovamente su quella stanza.
Mariano insisteva dietro la porta e cosi, fummo obbligati a farlo entrare per evitare che a questo casino si aggiungesse Gustavo che, avrebbe sicuramente perso le staffe.
-mi spiegate che cosa è successo?- ci chiese ma poi si ammutolì quando vide Federico dentro.
-che cazzo ci fai tu qui?- Dols provò a parlare ma le parole non vollero abbandonare la sua bocca.
Era seduta sul lettone, indossava un vestitino e i capelli lunghissi le ricadevano sciolti sulle spalle fino a toccarle la pancia.
Era bella, struccata con ancora qualche linea immatura del suo volto ma le sue forse lasciavano perfettamente intendere che era cresciuta e che stava a tutti gli effetti diventando una donna.
Il bene che provavo nei suoi confronti era sincero, onesto e leale perché lei lo era stata con me fin da subito.
Mi ci sedetti vicino ad accarezzarle una spalla e Paulo ci guardò con un mezzo sorriso, compiaciuto che le donne della sua vita in un certo senso fossero capaci a leccarsi le ferite insieme, condividendo come le gioie anche i "dolori".
-Mar- poi mi avvicinai a lui e gli afferrai il braccio, tirandomelo dietro.
Mi guardò cercando di capire che ruolo avessi in tutto questo ma, fortunatamente non diventò ne pazzo ne fuorioso.
-tu, siediti lì- Paulo indicò a Lautaro una sedia vicino l'armadio e suo nipote fece quello che gli disse senza opporre resistenza.
Ebbi il quadro completo del ruolo che avesse Paulo nella loro vita.
Era si il loro migliore amico e condividevano un sacco di cazzate ma, il capo gruppo era lui e a lui dovevano dar retta.
Rimise ordine in quella stanza, come se fosse un vero e proprio leader e Mariano ,nonostante fosse più grande di lui, fu costretto a lasciargli la parola su praticamente tutto.
-che ci facevi con la chiave della camera di tua sorella?- gli chiese giustamente
-per andarla a svegliare perché altrimenti siamo sempre in ritardo per colpa sua - Paulo sospirò.
Non c'erano cattive intenzioni dietro ma, non era comunque una scusa plausibile.
-mi avresti potuta trovare nuda- si difese Dols ma, peggiorando le cose
-perché, vorreste per caso dire che eravate vestiti? Ti stava sc..- Paulo lo ammonì con lo sguardo e Lauti si ammutoli.
Mariano in piedi accanto a me, fece un scatto in avanti volendo spiegazioni da Paulo e per questo poggiò una mano sulla sua spalla, sforzandolo a girarsi.
-che cazzo sta dicendo?- sembrava non volerci credere e allora mi resi veramente conto in che atmosfera familiare vivesse Dolores.
Nessuno sembrava essersi reso conto che fosse cresciuta.
- stanno insieme, Federico e Dolly- specificò
-da Febbraio-aggiunse poi evitando di dire invece che si frequentavano da metà novembre.
-perche non me lo hai detto?- Mariano lo chiese direttamente a Dols.
Mi sembrò ferito da questo, dal fatto che gli avesse tenuta nascosta una roba simile e per questo Dols si alzò andandogli incontro e buttandosi tra le braccia di suo zio.
Non la respinse e questo mi fece sospirare di contentezza perché almeno su questo Paulo e Mariano erano totalmente diversi.
Per lo stesso motivo Paulo si era imbestialito ferito che la sua Dolly avesse dei segreti con lui mentre Mariano nonostante tutto, non lasciava che niente gli offuscasse l'affetto che provava verso la sua unica nipote femmina.
-perché ho paura che papà si arrabbi- la sua voce venne ovattata dal tessuto di cotone della maglia di Mariano che la scostò da lì ,leggermente ,per asciugarle le lacrime agli occhi.
-papà non farà proprio un bel niente. Sai che ci sono sempre io- diamine, avrei voluto uno zio cosi, anche io.
Federico sorrise della scena insieme a me e Paulo che , geloso, andò vicino Lautaro poggiandogli una mano sulla spalla.
Lauti lo guardò, come in attesa di qualcosa e mi sembrò che per lui suo zio Paulo fosse molto più di un normale zio e amico.
Ci vedevo in quello sguardo, infinito e sconfinato affetto e segno di riverenza , quasi come se fosse un idolo da seguire.
-non aprirai bocca con tuo padre- Paulo fu lapidario e Lauti annui senza ribattere.
-Dolly, dobbiamo comunque dirglielo...entro la fine del mondiale e non rimanderemo oltre- l'ultimo pezzo lo disse più in direzione di Federico forse, volendo conferme che a quel punto non si sarebbe tirato indietro.
-dimentichiamoci di questa mattinata e io dovrei tornare ai miei allenamenti che avete interrotto. Tu, cammina avanti- indicò Federico che lo segui.
Mi venne da ridere per come Fede non avesse obiettato minimamente e fosse uscito da quella porta praticamente come se gli stesse attaccato al culo.
Dols mi venne ad abbracciare e Mariano ci guardò sorridendo poi, abbracciando l'altro dei suoi nipoti gli disse qualcosa che lo fece tornare a sorridere.
Uscii da quella stanza avvertendo la sensazione di aver perso cinque anni della mia vita e quando non trovai ne Alicia ne Romina dietro la porta, pensai che Paulo avesse consigliato loro di affacendarsi in tutt'altre cose per evitare che Gustavo si insospettisse.
Io me ne tornai dritta in camera per andarmi ad asciugare i capelli ma, quando aprii la porta trovai Paulo e Federico in piedi che parlavano.
Non si stavano me insultando ne picchiando.
Stavo per uscire fuori , pet lasciargli della privacy, quando Paulo mi trattenne dentro afferrandomi un polso.
-va ad asciugarti i capelli- mi consigliò e lo trovai adorabile e assurdo allo stesso tempo.
Lui che i capelli non voleva mai asciugarseli.
Mi chiusi nel bagno ad accendere il phon per asciugarmi i capelli e loro probabilmente continuarono a parlare.
Non ero preoccupata del fatto che sarebbero arrivati alle mani, Paulo non mi sembrava decisamente il tipo e per questo ne ero estremamente felice e a dirla tutta nemmeno Federico mi sembrava uno dal pugno facile.
Certo, l'assurda quantità di tatuaggi traevano facilmente in inganno ma questo unicamente perché c'è una stupida quanto assurda associazione tra tatuaggi e cattiveria.
Forse perché un tempo i tatuaggi ce li avevano i carcerati?
Ma, non li facevano anche agli schiavi,ai tempi dei Romani?
Ad ogni modo, bastava osservarlo con più attenzione e lo capivi subito che Federico era un tipo che non arrivava alle mani, certo però che se gli toccavi Dols, aveva ben dimostrato quanto cattivo potesse potenziale diventare.
Venni distratta dai miei pensieri dall'ingresso di Paulo nel bagno.
Mi sfilò il phon dalle mani e  continuò ad asciugarmi i capelli.
Iniziavo a credere che fosse un gesto che gli piacesse particolarmente perche ogni qualvolta ne aveva l'occasione, me li asciugava addirittura mettendoci più cura e dedizione di quella che ci avrei messo io.
Mi baciò un lembo di pelle della spalla che non era coperta dal cotone della maglia,che mi ero infilata di fretta questa mattina , ed io gli sorrisi innamorata di lui e dei suoi dolci gesti.
-Lautaro non si permetterà mai più- era stata la rabbia.
Era un ragazzo per bene e super educato, io già non mi ricordavo più l'episodio.
-mi ha chiesto scusa e sappiamo entrambi che è stata la rabbia a parlare per lui- annui ma ovviamente gli diede comunque fastidio il fatto che suo nipote mi avesse parlato in quel modo.
In queste cose ci vedevo tutte le origini argentine di Paulo.
Ero la sua donna e nessuno avrebbe nemmeno dovuto sfiorarmi con un fiore tra le dita; mi strinsi a lui con la consapevolezza che la sua vigorosità mascolina, la stessa che si era impossessato di lui in quei tre metri quadri di camera, un'ora fa, mi facesse sentire protetta e desiderata.
-posso confessarti una cosa?-annui immediatamente mentre io, nonostante tutto quello che avessimo già condiviso, arrossii al pensiero di dovergli esporre come mi ero sentita a riguardo.
-quando fai il maschio alfa- virgolettai con le dita le ultime due parole, facendogli capire che non lo consideravo mica un animale da branco.
Lui, sorrise forse già pregustando ciò che gli avrei detto e per questo mi baciò la punta del naso.
-mi fai sentire strana- rise brevemente
-strana come?- ovvio, mi avrebbe per forza costretta ad esprimermi con totale chiarezza.
-lo sai- nascosi un piccolo sorriso imbarazzato mentre lui scosse negativamente la testa però mantenendo un accenno di un sorriso malizioso in volto
-non lo so- spense il phon lasciandolo sul lavandino di porcellana bianca e io ne tirai immediatamente la presa per evitare eventuali disastri.
-allora?- insistette ed io chiusi gli occhi arrossendo in maniera tremenda.
-niente, lasciamo perdere- sussurai con la gola secca perche la saliva era letteralmente terminata.
Mi afferrò da sotto le cosce e mi fece sedere sul lavandino, mentre la gonna di jeans che stavo indossando si accorciò terribilmente.
-ti senti come se potessi possederti?- baciò il mio collo rosicchiandolo persino e se fossi stata lucida gliel'avrei dovuto severamente vietare perché non sarei stata per niente contenta che una delle truccatrici fantasticasse su quanto io e il mio uomo andassimo a letto ma, non volevo che lui si allontanasse dal mio corpo.
-lo so che mi vuoi. Mi vuoi Gwen?- come diavolo eravamo finiti cosi?
Da qualche parte, qualcosa di me stava iniziando a bruciare.
-devi parlare- scostò quel sottile pezzo di stoffa e mi morsi così forte le labbra che rischiai seriamente di tagliarmele.
-mi vuoi?- inizio a muovere la mani sul centro del mio corpo e mentre mi tenevo salda alle sue spalle per evitare di cadere da li sopra, annui incapace di parlare.
Lo volevo, disperatamente tanto e per questo fui io a sfilarmi via la maglia e lanciarla contro il pavimento mentre già stavo tirando via la sua dal suo petto.
Erano neri i suoi occhi, neri e lucidi dalla lussuria che sapevo avesse divorato anche me.
Con le gambe strinsi il suo busto a me per baciarlo, come se da questo dipendesse la mia possibilità di rimanere in vita.
Mi riprese in braccio da sotto le cosce e si sedette sulla tavoloccia di legno bianco, del water.
Stavo per fare l'amore con l'uomo della mia vita in una maniera che forse da adolescente non mi ero nemmeno sognata di fare ma, che attualmente mi stava facendo letteralmente impazzire.
Mugulò di piacere, un suono che vibrò dentro il mio corpo e persa totalmente nella passione , lasciai che ci congiungessimo.
Quasi mi sentii piena, di tutte quelle emozioni che mi stavano scuotendo, piena di lui, piena di noi e alla stessa velocità e con la stessa forza con cui la carne delle mie cosce sbatteva su quella di Paulo, lasciai che mio cuore accelerasse.
Era inferno e paradiso.
Le sue mani sul mio seno nudo e sensibile al suo tocco, poi sempre lì la sua bocca ad incendiarmi con maggiore prepotenza.
Bruciavo per lui.
C'erano le nitide immagini del suo sguardo autoritario, della sua voce virile  e di come tutto lì dentro sembrava girare attorno a lui.
Più ci pensavo più il mio corpo si muoveva con maggiore intensità e velocità.
Tutto si spense qualche minuto più tardi quando entrambi fummo letteralmente stremati dalla fretta con cui la passione ci aveva consumati.
Avevo il volto incastrato nell'incavo del suo collo, lo percepivo anche dentro di me perché nessuno dei due ancora si era mosso e le braccia di Paulo mi tenevano stretta a se.
Avrei detto mille e mille cose.
Gli avrei detto che mi era follemente piaciuto il modo in cui il mio corpo si infuocasse al suo passaggio, il modo in cui il mio cuore accelerava la sua corsa per gettarsi quanto più velocemente possibile in mezzo a quelle alte fiamme, gli avrei detto che quando mi sfiorava con quegli occhi cosi neri da farmi ammattire, nessun neurone del mio cervello sembrava più appartenermi.
-maschio alfa- invece dissi ancora, per racchiudere un concetto ancora più carnale.
Mi baciò la bocca una due, tre volte consecutive.
-solo per te- annui.
Ricordavo la confessione che mi aveva fatto la prima volta che avevamo fatto l'amore, sul letto di casa mia a Torino, ore prima della vigilia di Natale.
"Nessuno dopo di me, toccherà la tua pelle e amerà il tuo cuore".
Me le sarei fatta incidere con il fuoco.

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