Faceva freschetto a Milano, lì fuori in piedi a fare la fila per l'ingresso. Paulo al mio fianco, tornato da tre giorni dal primo ritiro pre mondiale,con uno dei suoi immancabili paio di occhiali da sole, ne aveva cosi tanti che poteva indossarne uno diverso per ognuno dei trecentosessantacinque giorni dell'anno, e se ne stava in piedi appoggiato ad una delle tipiche transenne di ferro utili a limitare uno spazio chiamato fila.
Gli sorrisi grata, contenta che mi stesse accompagnando e che soprattutto avesse ascoltato il cd e imparato alcune canzoni.
-che c'è?- mi chiese dolcemente
-niente, non posso guardare il mio bel fidanzato?- sorrise e mi baciò delicatamente mentre in fila, come sempre, la gente si faceva i fatti nostri.
Mi abbracciò lasciando che la mia testa si appoggiasse sul suo petto, lì ad ispirare il suo buon profumo, profumo di casa; alla fine ci avevo proprio pensato per tutto il tragitto da Torino fin qui.
Di base, le sue canzoni mi piacevano cosi tanto proprio perché mi aiutavano a capire quanto amassi Paulo e talvolta anche a dirglielo, per me che avevo la testa intasata di pensieri, aggrovigliati tra di loro.
Lasciai un bacio sulla sua maglia di cotone bianca, sfregando il mio naso contro di essa e percependo la sua stretta sul mio corpo che si rafforzò; i miei occhi si alzarono timidamente verso i suoi e si persero in quel mare di verde acqua che possedeva, lì pronti a tranquillizzarmi che nulla accanto a lui avrebbe potuto realmente farmi del male.
Non era un tipo da smancerie, non sempre per lo meno e questo in parte ci faceva somigliare parecchio, anche se poi bastava che ci tenessero lontani un paio di giorni e persino io, che da ragazzina sembrano la figlia illegittima di Adelaide Antici Leopardi, mi scioglievo come granita sotto il sole.
Quando consegnai i nostri biglietti all'ingresso, il signore ai tornelli lo riconobbe e gli sorrise come se avesse appena incontrato Dio sceso in terra e la cosa mi fece ridere parecchio perché persino Paulo si trovò spaesato davanti a tanta dedizione.
-cammini anche sull'acqua?- gli chiesi mentre cercavo il numero dei nostri posti, scendendo quegli scalini per raggiungere la prima fila a destra del palco.
-si, e moltiplico pani e pesci, ne vuoi uno?- stette al gioco facendomi ridere. Mi stupì parecchio il fatto che conoscesse un passo dello Bibbia; non mi era mai sembrato un tipo particolarmente legato alla fede, come ad esempio lo era invece Juan; certo a parte la coroncina del rosario utilizzata a mo di collana in quegli outfit da ghetto style, nulla di lui me lo faceva apparire come un ragazzino che aveva frequentato il catechismo.
-hai frequentato il catechismo?- gli chiesi curiosa di sapere tante cose di lui, anche questa che apparentemente sembrava inutile
-che cosa è?- mi domandò ovviamente
-catecismo- gli tradussi molto velocemente in spagnolo
-si ma no- lo guardai confusa
-mia mamma crede che ci sia andato ma in realtà andavo a giocare a pallone, subito dopo che mi lasciava davanti la chiesetta- lo guardai non potendo trattenere le risate perché questa cosa me ne ricordava vagamente un'altra.
-che stai nascondendo?- mi chiese interpretando l'espressione del mio volto
-anche io sono e non sono andata al catechismo- Paulo mi guardò quasi fiero che ne avessi combinato delle belle anche io.
Aveva, fortunatamente, smesso di vedermi come una persona perfettina solo perche mi ero laureata in anticipo e quasi gli era venuto un colpo quando aveva scoperto che come il resto dell'universo copiavo le versioni di latino nei compiti in classe grazie a quel benedetto sito, che se non ricordavo male doveva chiamarsi Splash Latino o una roba simile.
-io andavo a calcio, tu che facevi?- mi avvicinai al suo orecchio non volendo dì certo che gli altri sapessero tutto delle nostre discussioni.
-cosa si fa a tredici anni? Andavo a fumare- si rilassò leggermente a differenza di tutte quelle volte in cui veniva fuori la storia che avessi avuto dei ragazzi, due per l'esattezza ,prima di lui, quasi sembrava gli venissero le manie di possessione.
-aha- lo guardai cercando di capire che cosa invece lui avesse fatto.
-Dybala, parla!- ridacchiò leccandosi le labbra per inumidirsele
-a tredici anni io ero più intraprendete- ah si? Ottimo!
-meglio che andavi li- dissi imbronciata ed infastidita
-io so solo di Marysol e Soledad, devo sapere qualcos'altro?- probabilmente si chiese come diamine facessi a conoscere i nomi delle sue due ex fidanzate prima di Antonella.
-Dolly!- esclamò come se gli fosse appena arrivata una illuminazione divina.
-ti svelo un segreto, io almeno non me li portavo a casa- arrossi talmente tanto che ebbi tenerezza di lui.
-eccoli- mi dissi mentre trovava i nostri posti e provava a sviare l'argomento che lo stava evidentemente mettendo a disagio. Lasciai perdere fregandomene anche perché , a conti fatti chissà che queste ragazze non fossero addirittura già sposate con prole , e chissà se non si stessero mangiando persino le nocche delle mani ma, fortunatamente era finito nel mio spazio di cielo e l'avevo incontrato senza lasciarlo andare via.
Come si poteva lasciare andare via una persona come Paulo?
-la prossima volta mi accompagni ad un concerto di Rirì?- mi distrasse ed io annui immediatamente.
-potrei diventare lesbica per lei- era bella e brava oltre l'invero simile e due anni fa, quando era venuta al Sansiro, sempre qui a Milano, avevo fatto un giorno di fila insieme a Mat ,dormendo sull'asfalto freddo e per niente comodo, fregandomene se si stesse per abbattere il diluvio universale sulle nostre teste.
-hai ragione è proprio una bomba- risi per i suoi occhi sognanti.
Era la sua cantante preferita e di certo non provava nemmeno a nascondere quanto la apprezzasse anche fisicamente.
Aveva le tipiche forme delle donne del sud America, con un grande seno prosperoso e i fianchi larghi.
Botero sarebbe letteralmente impazzito per lei.
Fisicamente ero molto distante dalle formosità sudamericane, ad esempio non avevo dei fianchi larghi come i loro e questo in parte era una delle cose che le rendeva davvero belle, oltre ai lunghi capelli ,sempre curatissimi,che portavano sciolti sulle spalle.
-per avere le tette come le sue, altro che protesi mi dovrei far impiantere due palloni da calcio- ci pensò su e rise annuendo
-posso sempre sperare nella gravidanza. Alle donne ingrossano le tette no?- lo guardai spalancando la bocca
-Paulo!- gli dissi mentre rise toccandosi la paccia
-un uomo ha il diritto di sognare e sperare- mi schiacciò un piccolo occhiolino mentre ero quasi tentata di lanciargli lo zaino di pelle che aveva appena appoggiato sul suo posto,occupandolo .
Mi sedetti guardandolo in piedi mentre ancora rideva della mia faccia, per niente amichevole ma fintamente incazzata.
-lo sai che io amo le tue piccoline - nonostante l'avesse sussurrato quasi tra il mio incudine e martello, arrossi violentemente per paura che qualcuno l'avesse potuto sentire.
-Dybala, la bava! e se provi a lamentarti ancora, le prossime che vedrai saranno quelle di qualche mammifero su Discovery Channel- gli dissi risoluta mentre si sedette al suo posto ridacchiando ed io provai a riacquistare la saliva andata persa.
Mentre il Forum si riempiva di giovani, ragazze e ragazzi molti della nostra stessa età , venuti anche in coppia come me e Paulo.
-non sono l'unico fidanzato, menomale- gli pizzicai un braccio alla sua lamentela
-stronzo- gli dissi mentre rise baciandomi la punta del naso.
-ti amo anche io- mi rispose di rimando mentre ovviamente per me era impossibile imbronciarsi con lui.
Prima dell'inizio del concerto, qualcuno venne a chiedergli foto e autografi e nessuno dei due fu sorpreso della cosa, alla fine ci capitava pure quando andavamo a mangiare un pizza, anche nel ristorante meno frequentato di Torino .
Fortunatamente qualche guardia ci venne in aiuto, provando a ridurre il flusso di gente che continuava a venire, rimanendo li anche per dieci minuti buoni provando ad avere qualcosa in più, che onestamente non capivo.
La ragazza bionda, non che abbia qualcosa contro le bionde ma lei lo era e nemmeno di natura, date le sopracciglia scure, seduta vicino a lui non aveva capito che i selfie fatti di nascosto, li vedevo molto più che bene; ero quasi sicura che in alcuni avrebbe trovato il mio dito medio smaltato di nero che aveva raggiunto la foto intrufolandosi dietro le spalle del mio ragazzo.
Mio, giusto per chiarire il concetto.
Paulo intrecciò la sua mano destra alla mia sinistra, sorridendomi avendo capito il flusso dei miei pensieri e sistemandosi bene sul sedile,come se stessimo per iniziare a guardare un film al cinema, cosa che oltretutto ancora non avevamo fatto.
Appena le luci si abbassarono, creando la tipica atmosfera da concerto, sorrisi contenta di essere qui con Paulo e buttando ogni tanto lo sguardo verso quella tipa, a cui avrei strappato la faccia se solo avesse provato ad allungare le mani.
-sai che mi piaci proprio quando ti incazzi perché sei gelosa?- lo guardai inarcando un sopracciglio
-a me non piace che le persone provino a toccare le mie cose. Come la mettiamo adesso?- mi baciò fregandosene del resto mentre io mi rilassai sotto il suo dolce tocco
-non mi piacciono le bionde- mi disse
-quindi se domani mi faccio bionda non mi vuoi più ?- lo presi in contropiede
-se domani decidessi di farti bionda sono certo che ci sarà stata qualche droga di mezzo ma, ad ogni modo tu prova a richiedermelo e magari poi da domani non mi piaceranno le more- ridacchiai come una bambina innamorata
-e i mirtilli?- spezzai il troppo romanticismo provando a calmare i battiti del mio cuore.
-come ha fatto tuo padre a non rendersi conto che hai problemi alla testa, nonostante sia un ottimo neurochirurgo- risi divertita della sua ironia, qualità che mi aveva immediatamente fatto girare la testa per lui.
Per natura sono una ragazza a cui piace ridere, ma cosi tanto fino a provare delle coliche allo stomaco e solo frequentando gente capace di prendersi in giro, ci si diverte sul serio.
-Ultimo- disse probabilmente tra se e se, riflettendo sul fatto che per la prima volta ero stata in grado di fargli ascoltare della musica che non fosse il solito raggaeton latinoamericano.
Della musica italiana amavo il genere indie, molto vicino al mio stile di vita, al mio modo di pensare e soprattutto perché era poesia fatta di note, bella da ascoltare e utile a pensare a capirsi.
Pensai a Julie, la mia chitarra custodita nella mia camera, compagna di un sacco di pomeriggi sul letto insieme a Mat, a strimpellare a caso, anche canzoni decisamente inutili come quella filastrocca intonata che ricordavo ancora.
Faceva: Pandora, ti porterò al palazzo
ti mostrerò il mio ca...ro
amato genitor.
Pandora, ti porterò in giardino
e mi farai un po...chino di coccole d'amor.
Ridacchiai tra me e me, allibita da me stessa e da quanta poca serietà avessi anche solo cinque anni prima di adesso.
La chitarra è l'unico strumento tra tutti che mi aveva fatta innamorare di se immediatamente, non il solito pianoforte che piace a tutti ma lei, con le sue corde strette che a fine giornata diventano persino stonate.
Non potevo definirmi una persona ossessionata dalla musica, perché c'erano giorni in cui riuscivo a starmene buona anche senza ascoltarla ma, sapevo che fosse comunque un posto metaforico in cui rifugiarsi appena qualche cosa andava storto nella mia giornata; Io, ero decisamente più una persona da silenzi pieni parole di inchiostro scritte su carta ,anche quella del pane.
I libri mi hanno sempre accompagnata in tutti i momenti della mia vita e solo grazie a loro ero realmente cresciuta, capendo cosa volessi dalla mia vita e chi volessi diventare.
Con essi avevo dato risposte a dubbi nascosti e trattenuti nella mia mente, troppo giovane e testarda per capire quanto cavolo fosse debole l'uomo di fronte al mondo.
Costa cara la fragilità, ma ancora di più ammetterlo.
Osservai le sue mani muoversi delicatamente sui tasti del meraviglioso pianoforte a corda, li in un angolo del palco, dove sembrava che si stesse creando un mondo a parte.
La cosa che più mi piaceva era il contrasto tra l'eleganza della sua musica e il suo stile, libero e privo di regole.
Pieno di tatuaggi, persino sulle mani che pigiavano sui candidi tasti bianchi.
Paulo era assorto, quasi rapito dal contesto e pensai che nulla più mi piacesse di questo quadro che si stava dipingendo da solo, nella mia testa.
Immaginai un stanza in un buio spezzato dalla calda luce di una candela di cera bianca che si consumava lentamente ma neanche troppo, il cd messo ad un volume rilassante a riempire l'intimo silenzio mentre il mio corpo accanto al suo si sfioravamo come i petali di uno stesso fiore; un bicchiere di buon vino e il potere delle menti.
Pensieri come treni sullo stesso binario, pronti a venirsi incontro per incidentarsi tra loro e mischiarsi, la parte più dandy di me avrebbe aggiunto una sigaretta lasciata li ,su un posacenere di vetro trasparente, a farsi consumare dall'aria intima di una qualsiasi serata.
Un foglio di carta e qualche penna con il tappo rosicchiato e marchiato da impronte di denti che magari avevano solo fame di mordere la vita, le mani piccole ma sporche di inchiostro mentre in una vita parallela la mia anima apparteneva ad uno scrittore, chissà chi, chissà come e chissà dove.
Percepii la carezza dolce di Paulo mentre il suo volto si fermò un attimo sul mio a sorridermi. Mi sembrò il concetto di eterno.
-io vorrei soltanto amarti, io vorrei soltanto amarti tra le nuvole e i diamanti, io vorrei soltanto amarti- glielo sussurrai sulle labbra nello stesso istante in cui tutto lo spazio fu riempito dal sapore dolce di queste parole.
La curva delle sue labbra a contatto con le mie fu come se altrove, non so neanche dove, tutto tornò al suo posto.
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Fino Alla Fine
FanfictionLa complicità batte tutto, persino quello che potrebbe sembrare impossibile. Lei è Gwen. Una giovane ragazza torinese la cui prospettiva della vita sembra girare attorno al lavoro ,a Mat il suo inseparabile migliore amico e al calcio che a discapito...