Un ombrello a forma di panda

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Capitolo uno

Un ombrello a forma di panda

Io ti ritrovoin ogni pozzanghera,in ogni respiro,in ogni goccia che cade

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Io ti ritrovo
in ogni pozzanghera,
in ogni respiro,
in ogni goccia che cade.
Ti ritrovo nella pioggia
mentre piangi in silenzio,
ti rivedo nelle lacrime
di ogni attimo perso

La pioggia cadeva incessante.

Cadeva rumorosa, cadeva sofferente.

Cadeva morta.

Le scivolava sul corpo, le colpiva il volto: aghi che bucavano la pelle, sassi che le dilaniavano l'anima.

Lei diventò mare e tempesta, silenzio e dolore, e nel suo petto s'arrampicò il verso di un grido. Lo soffocò mentre le depredava la gola, intrappolandolo nella scatola chiusa della bocca, col sigillo delle labbra incollate; lo ingoiò, deglutì schegge di vetro, sabbia rovente, chicchi di dolore.

Fece un altro passo in avanti, un altro ancora. Muscoli che non conosceva si contrassero per lo sforzo di proseguire, supplicandola di arrendersi a tutto. Lei li ignorò, proseguì imperterrita. Navigò dentro un oceano di pioggia e disperazione, nuotò in esso, sprofondando nella sua follia, risalendo solo ogni tanto alla superficie per ingoiare bolle d'aria.

Non funzionò.

La pioggia era dovunque, dentro e fuori di lei. S'infiltrava nella crepa delle sue labbra, scivolava e soffiava su quella carne lacerata, per poi sgorgare come lava bollente dentro la bocca.

Le narici di Edith fremettero, vibrando. La donna si fermò, su quel marciapiede sopra cui stava camminando da quelle che le sembravano ore.

Si fermò, sola, distrutta. Mani tremanti, ricoperte da un intreccio di ossa e muscoli distrutti, calcarono la rotondità della gola, si allacciarono ad essa come collane di dita.

Labbra rosse di sangue si aprirono, l'aria provò a entrare, ma non arrivò niente, qualcosa le bloccava l'accesso a quella bocca così desiderosa di respiro: un muro di paure, una torre di pioggia, ragnatele di capelli rossastri, sfibrati, finiti sopra quell'apertura dai denti un po' ingialliti.

Il cuore, povero muscolo, disperato e distrutto. Come piangeva, quel cuore, contraendosi a ogni pompata di sangue. E il sangue stesso, povero sangue, che sgorgava senza più motivo. E gli occhi, poveri occhi, intrappolati in quelle tende di palpebre, bagnati per colpa della negligenza del ventaglio di ciglia che non proteggeva dalle intemperie del tempo.

Pioggia sgorgò ancora dalle nuvole pregne d'acqua, batuffoli inchiostrati che ridevano di quella disgraziata donna. Una strega, sotto molti aspetti, un mostro, sotto tanti altri.

Quelle lacrime del cielo la umiliarono ancora, risero di lei, della sua disperazione. Edith le sentì: le loro voci, i loro sghignazzi. Rumori disparati, parole che riecheggiavano con la morte di quelle gocce sul terreno. Perché non piangi, Edith? le sussurravano, Perché non soffri, donna maledetta?

La pioggia prega in autunnoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora