I giorni passarono davanti ai suoi occhi come foglie durante una tormenta di vento: dapprima a manciate, dopo a cumuli, infine furono troppe perché potesse contarle tutte, una ad una.
La pioggia non passò subito, l'autunno non fu clemente fino alla fine, ma ben presto iniziò ad esser sostituita dalla neve, e Nicewood si decorò di gemme brinate, di ragnatele a inghirlandare gli angoli ferrosi delle staccionate e alberi secchi improvvisamente sbocciati con fiori di ghiaccio.
Parve quasi che tutte le nuvole del cielo si fossero rovesciate per terra e che qualcuno ne avesse cucito i contorni sui tetti delle case e lungo i marciapiedi; un velo pallido e diafano arrivò presto per ricoprire in fretta le strade, fino a far pensare che la città stesse per convolare a nozze e avesse deciso d'indossare un abito da sposa etereo e magnifico, in previsione di quel giorno speciale.
Nell'aria si poteva già sentire l'odore del Natale, lo riconoscevi subito dal rumore cristallino delle risate dei bambini, dal battito frenetico dei passi della gente e dai primi sorrisi che solcavano le labbra di chi, improvvisamente, sperava in una vacanza in cui poter riposare.
C'erano colori per le vie improvvisamente sature di gente, arcobaleni di luci ad agghindare festosamente i muretti delle case e dei negozi, i primi pupazzi di nevi che sbocciavano pian piano dalle dita dei più piccoli sognatori e le ansie per i preparativi, i regali, le angosce di non poter far tutto quanto in tempo.
L'unico luogo in cui l'inverno non aveva trovato rifugio e in cui si poteva ancora udire la pioggia autunnale, era la casa di Edith Morrison.
Lei non era cambiata come invece era successo al tempo, alle strade, alle persone; immutata nello spazio e nel vuoto, a modificare la sua vita solo la crescita improvvisa di Michelangelo: il corpo del micio maturava di giorno in giorno, si faceva più grande e atletico, più bianco e pallido, e così finivi per ritrovare quel dolce gattino nei posti più bizzarri di tutti, persino sopra l'armadio alto due metri in camera di Edith o dentro i cassetti di un comodino.
Anche se... in realtà... una piccola cosa che era cambiata c'era: Il brusco carattere di Edith si era arrugginito così tanto da donare un sapore ancor più aspro a chiunque ne saggiasse i comportamenti.
Edith aveva iniziato ad evitare Timmy in maniera piuttosto esplicita. Oh, lei ci provava a dimostrare che non fosse così, a far pensare che quelle azioni fossero dovute alla sua natura arrogante e menefreghista, ma Timmy non era uno stolto.
Aveva da subito notato il modo in cui il corpo di Edith si tendeva, ogni volta che lui entrava in casa per iniziare il lavoro. Lo guardava dritto negli occhi per un breve secondo, e in quelle iridi nebulose Timmy scorgeva una preoccupazione la cui natura gli era ignota, una forma di ansietà che le deplorava il sorriso e le affinava il mento.
Allora Edith fuggiva, ogni scusa era buona: le sigarette da comprare, il lavoro da fare, la stanchezza a cui rimediare. Passava intere giornate nella stanza proibita, per poi ritornare al soggiorno più trafelata di prima.
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La pioggia prega in autunno
ChickLitQuando piove il mondo si spegne, i colori si sfaldano, i contorni scompaiono. Quando piove c'è solo dolore, morte, rancore, ed Edith lo sa bene. Quel pianto del cielo le ha portato via tutto, ogni cosa: amori, amicizie, speranze e lui, colui che non...