Clessidre di memorie

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Timothy era sempre stato una persona ubbidiente

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Timothy era sempre stato una persona ubbidiente.

Aveva scelto lui di esser così. Una decisione rimpianta in molte occasioni, apprezzata in altrettante. Ci era diventato per forza di cose, ma soprattutto per la disperazione di poter in qualche modo rendere Audrey orgogliosa di lui, quand'era bambino.

Aveva sperato, infatti, che se si fosse comportato bene, se non avesse mai fallito in ciò che la donna gli chiedeva, un giorno sarebbe riuscito anche ad ottenere un suo abbraccio, o anche solo una carezza, lo schiocco della carne delle sue labbra contro la propria fronte.

Pulisci, ordinava Audrey, e Timmy puliva. Lavava e strofinava ogni più piccolo spazio, ogni recondito angolo, anche quando aveva braccia troppo corte per raggiungere certi scaffali, anche quando suo fratello Vincent ostacolava il suo lavoro abbellendogli la stanza con blatte e altri insetti presi dal giardino, una delle più grandi paure di Timmy.

Ma lui obbediva, obbediva sempre, aveva continuato a farlo anche dopo aver compreso che Audrey avrebbe per sempre trovato macchie laddove non ve ne era nessuna. Lo aveva fatto perché in questo modo poteva pur sempre dirsi di averci provato, di essere completamente esente da colpe. Ho fatto del mio meglio, gracchiava ogni volta a Patricia, ci ho provato, lo giuro, ci ho provato.

E quando sua nonna lo guardava, i suoi occhi come due spugne e le mani di pasta, pronte ad asciugargli ogni volta le lacrime, Timmy in qualche modo riusciva a smettere di sentirsi in errore.

Obbedisci, e anche se non sarai amato, non sarai poi così sbagliato. E lui obbediva, unica soluzione al tormento di fallire in tutto, specie nella conquista dell'affetto di sua madre.

Sorridi, TimTim, gli bisbigliava Patricia sottovoce all'orecchio, sussurro magico dal profumo di cannella, sorridi sempre, il tuo sorriso è il mio più grande tesoro.

Così lui sorrideva, sorrideva sempre, persino se di motivi per farlo non ne aveva nessuno; Audrey schioccava la lingua e lui sorrideva, Vincent lo spintonava a terra e lui sorrideva, suo padre che non era suo padre faticava a guardarlo negli occhi e lui sorrideva. Sorrideva perché così Patricia sarebbe stata felice, bastava questo, solo questo.

E si era detto che prima o poi tutto quanto avrebbe iniziato a fare meno male, in questo modo. Che magari a furia di sollevare le labbra il suo cuore avrebbe smesso di crollare a pezzi, ma più la bocca si arcuava più quella curva sembrava ricrearsi più larga e struggente nello strappo dell'anima.

Sorridi, TimTim, e Patricia lo amava.

Pulisci, Timothy, e Audrey lo odiava un po' di meno.

Fa' silenzio, sei fastidioso, e Vincent la smetteva di farlo cadere per terra.

Non entrare in quella stanza.

E Timothy era sempre stato certo che non lo avrebbe mai fatto. Perché lui era un ragazzo ubbidiente, lui sorrideva e provava in qualche modo ad accontentare tutti, anche a costo di piangere dentro.

La pioggia prega in autunnoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora