Capitolo diciannove
Sapere d'amore
Il ragazzino aveva finito di pulire il soggiorno.
Edith lo aveva osservato per tutto il tempo dal divano, mentre provava a disegnare sul suo taccuino, e lo aveva visto lavorare come un maniaco sulla superficie sporca del pavimento.
Lui aveva passato l'intero pomeriggio a sistemare quella stanza, affannandosi con un vigore inaudito per poter scartavetrare, una volta e per sempre, lo strato ingrigito che aveva seppellito il biancore pallido del pavimento porcellanato.
Metteva passione in ogni cosa che faceva, persino nell'infilare i cartoni di pizza dentro gli appositi e giganteschi sacchi neri della spazzatura. Modellava col respiro, Timothy Barlow, e accompagnava il tramonto della sera con le sue fatiche e i suoi ansimi di stanchezza, permettendo agli ultimi raggi del sole di toccare, stavolta, la superficie linda del pavimento.
La sua casa sembrava quasi cantare col vento che sfociava dalla finestra aperta della cucina, entrambi felici di aver visto debellati gli acari di sporcizia che avevano intaccato le mura di quel posto, dopo aver trasformato il cemento delle pareti in carne in cancrena.
Era meravigliata da quel risultato, non lo poteva negare, e provava una forma di riverenziale rispetto nei confronti di quel giovane. Non tutti, alla sua età, si sarebbero impegnati così per uno stupido pavimento ricolmo di macchie di unto e cenere incrostata.
Sapeva di dovergli parlare, non solo per il lavoro che lui stava compiendo, con quella fatica che non gli era stata richiesta, ma anche per la quiche che le aveva preparato il giorno prima, nonostante lei lo avesse trattato, come al solito, da stronza.
Non solo doveva scusarsi per essersi comportata di nuovo come un'isterica, ma doveva anche ringraziarlo e restituirgli il denaro che aveva speso per il cibo.
Era da più di due ore che stava cercando di trovare le parole adatte con cui iniziare il discorso, il momento più opportuno per evitare che la situazione naufragasse in pericolose spiagge inesplorate. Desiderava solo poter dirgli ciò che doveva senza che da lì il loro scambio di battute si trasformasse in un vero e proprio dialogo.
Meno aveva a che fare con lui, meglio sarebbe stato per entrambi.
Eppure, più i minuti passavano e più sigarette cambiavano sulle sue labbra, meno trovava il coraggio di rivolgergli la parola. Aveva un discorso perfetto in testa, impostato nel dettaglio, ma sembrava del tutto incapace di rigettarlo fuori dalla bocca.
Per la rabbia morse involontariamente il filtro della sua Marlboro, ritrovandosi a odiare quel lato vigliacco e codardo di sé stessa.
«Edith.»
STAI LEGGENDO
La pioggia prega in autunno
ChickLitQuando piove il mondo si spegne, i colori si sfaldano, i contorni scompaiono. Quando piove c'è solo dolore, morte, rancore, ed Edith lo sa bene. Quel pianto del cielo le ha portato via tutto, ogni cosa: amori, amicizie, speranze e lui, colui che non...