«Pandino, amore mio, dai, non fare così.»
La torta. Doveva concentrarsi unicamente sulla torta.
«Non mi toccare, non ti avvicinare, non mi respirare accanto.»
Il cacao, doveva concentrarsi unicamente sullo spargere il cacao in modo omogeneo.
«Oh, luce dei miei occhi, perché dici questo? Hai idea di quanto le tue parole mi spezzino il cuore? Hai idea di quanto abbia faticato per trovare il vestito giusto per celebrare le nostre nozze?»
Le luci della cucina non brillavano a sufficienza per uccidere la gigantesca ombra di Killian alle sue spalle, e nonostante Timothy stesse facendo di tutto pur di ignorarla, questa si ripresentava l'istante successivo, per investirlo assieme alla coltre di parole che il suo coinquilino non la smetteva di tirare fuori dalla sua stupida bocca.
«Ci ho impiegato tantissimo!» proseguì Killian, e in quel momento Timmy avrebbe davvero voluto che, se lo avesse ucciso, lo Stato lo avrebbe assolto per legittima difesa. «Mesi e mesi alla ricerca dell'abito perfetto! E questo è il ringraziamento che mi riservi dopo tutte le mie fatiche? Porti a casa una vecchietta e mi screditi così di fronte a lei asserendo che non merito il cervello?»
«Chiamami di nuovo vecchietta e vedrai dove ti ficcherò la punta della sigaretta accesa, marito impavido.»
La voce di Edith chiocciò fuori dal nulla, da oltre il bancone che separava la cucina e il soggiorno, e fu quella la goccia che fece traboccare il vaso della vergogna di Timmy, ormai così rosso da pensare di esser diventato un corpo fatto solo di sangue.
Afferrò la torta ormai pronta e la ripose in frigo, ignorando stoicamente il fatto che ora Killian lo inseguiva come un cucciolo d'anatra con la sua mamma, e ignorando anche la nudità di quest'ultimo, ancora palese e censurata soltanto da quella specie di fiocco gigante sulla zona bikini.
D'improvviso iniziava a pentirsi davvero di non esser tornato da Audrey per le vacanze natalizie, almeno lì avrebbe potuto esser certo di non essere vittima di un simile teatrino. Solo qualche smorfia qua e là, sorrisi costruiti e la solita e perenne inclinazione da parte di quasi tutti i membri della famiglia a fingere che lui fosse solo un fantasma.
«So cosa stai pensando, amore mio» proseguì Killian a quel punto, le braccia serrate attorno al petto, «mi spiace però deluderti, questo piano era previsto da tempo. Se anche fossi tornato a casa tua, io mi sarei comunque presentato lì con il mio stupendo abito da sposa.»
Ma certo, ovviamente.
«In effetti un po' me ne pento» Killian si grattò il mento con il rimpianto a lasciare una smorfia sulle sue labbra, «pensa a come Audrey la strega avrebbe reagito... ohhh, che goduria.»
«Tu devi farti ricoverare.»
Era la prima volta che Timmy si trovava così concorde con Edith su qualcosa, quasi gli salirono le lacrime di commozione a quel pensiero.
«Senti chi parla» ribatté il suo coinquilino, fulminando un'occhiata che lui stesso auto definiva più volte "sguardo da testosterone alfa", «a te dovrebbero richiedere un esorcismo per tutte le bestemmie che hai tirato fuori in meno di un minuto. Ma perché ti piace, TimTim? Perché preferisci lei a me? È praticamente una portatrice ambulante di batteri e di blasfemie! Come puoi prediligere la sua patata al mio meraviglioso baccalà?»
Edith, ancora seduta sul divano, guardò Killian con occhi da serpente: veleno nel grigio delle iridi, soffuso soltanto dalla coda di fumo che si arricciava dalla punta della sua sigaretta. Unico simbolo di calma in tutta quel marasma era Michelangelo, reduce dalla sua esplorazione dell'appartamento, che aveva approfittato della sedentarietà della padrona sul sofà per accollarsi sopra le sue gambe.
STAI LEGGENDO
La pioggia prega in autunno
ChickLitQuando piove il mondo si spegne, i colori si sfaldano, i contorni scompaiono. Quando piove c'è solo dolore, morte, rancore, ed Edith lo sa bene. Quel pianto del cielo le ha portato via tutto, ogni cosa: amori, amicizie, speranze e lui, colui che non...