Pezzo di te (parte uno)

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Edith non sorrideva mai.

Questa era la conclusione a cui era giunto, dopo tre settimane trascorse nel silenzio della sua vita. Si era infiltrato nei giorni di lei, Timothy, sgusciando attraverso le nuvole di fumo che l'avvolgevano, e pian piano aveva imparato a tracciare i contorni che la nicotina smussava, a distinguere le luce dalle ombre e la vita dalla morte. Aveva così capito di trovarsi in una prigione di rovi, dalle sbarre piene di spine, e che ogni passo falso avrebbe rischiato di recidergli un po' più il cuore.

Edith stessa l'aveva costruita, quella prigione, una gabbia dentro cui si era rinchiusa quasi con gioia da più tempo di quanto Timmy potesse accettare. Era brava, lei, a fingere che così non fosse. Era brava a vivere in quella trappola di incubi come se fosse la sua più grande libertà: non dormiva, non mangiava, non beveva, lei si trascinava in avanti come un fantasma che aveva posseduto per sbaglio un corpo, senza sapere poi cosa farne.

A volte, quando la guardava, Timothy si ritrovava a pensare a Edith come a una bambola dai pezzi cuciti a stento insieme. Certo, mangiava se glielo ricordavi, beveva quando se ne rammentava, dormiva quando il suo corpo si inalberava per la stanchezza a cui lei lo aveva sottoposto, ma non erano gesti istintivi, non aveva più alcun impulso. Era vigliaccamente assopita in una bolla di apatia. Avevano strappato qualcosa, a quella donna, Timmy ne era certo. Era menomata d'anima, lei, e quella voragine che aveva nel petto la risucchiava nel suo personale abisso.

Edith era irriverente e silenziosa, non parlava molto e quando lo faceva ti graffiava più di quanto facesse lo sguardo. Impugnava le parole come fossero coltelli e stava sempre ben attenta a mostrarli.

Eppure, nonostante quel suo comportamento, Edith era onesta. Questo il ragazzo non lo poteva negare. Non nascondeva la sua fragilità, non la celava dietro le sue parole piccate, quasi ad usarla come una giustificazione per il suo tremendo carattere. Affatto.

Lei semplicemente, non celava. Guardami, ti sussurravano i suoi occhi, ma non sfiorarmi. L'abisso che aveva dentro era sempre esposto, ma a nessuno era mai concesso l'accesso. Era un vuoto che la donna aveva deciso di tenersi addosso, lasciando che le bucasse la vita e il respiro. Lo si poteva scorgere anche da lontano, chiunque avrebbe subito capito che a quella ragazza mancava un pezzo d'anima, ma nessuno avrebbe mai potuto provare a concedergli un po' della propria. Perché a lei quell'assenza piaceva, si crogiolava nel suo dolore come ci si crogiola nelle proprie ingiustizie, per calcare l'orgoglio che si prova per le nostre cicatrici.

Uno solo era il momento in cui la donna cambiava e il suo volto tramutava, arrivando addirittura a mostrare il fantasma di un sorriso. Ed era quando lei usciva dalla camera proibita.

Era lì, in quel breve istante, che lasciava cadere il pugnale delle parole. Perché in quegli attimi la donna non c'era neanche. Quando scendeva le scale non esisteva nemmeno: aveva occhi vuoti e un sorriso sconosciuto, la sordità la investiva e il suo sguardo non coglieva più niente. Diventava sorda, cieca, muta. Solo in quell'istante, solo allora, a Timothy era concesso di sporgersi un po' per guardarle dentro, per affogare nel vuoto che l'aveva riempita, ed era stato così che si era accorto di quanto profondo fosse l'abisso, di quante tenebre la schiacciassero al suo interno.

Perché c'era qualcosa di sbagliato, in quel sorriso, qualcosa di estremamente disturbante nel modo in cui gli occhi di lei si spegnevano e perdevano luce. Lui non aveva idea di cosa si nascondesse in quella stanza proibita, in parte non desiderava neanche scoprirlo, ma era certo che là, dentro quelle mura, la fonte di quel sorriso fosse anche la causa del suo corpo spento.

Edith entrava viva dentro la stanza e ne riusciva con la morte sulle labbra.

Vederla in quelle condizioni era davvero tremendo. È difficile assistere in persona alla fine di un focolare, quando sai di possedere la legna con cui poterlo ravvivare ma di non avere il permesso per lanciarla dentro le fiamme.

La pioggia prega in autunnoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora