Uccidimi e ti salverò, salvami e ti ucciderò (parte uno)

555 72 57
                                    

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.



Era stata la sua prima pioggia.

Così Edith ricordava quel giorno di orrori, così aveva chiamato nella sua testa la notte in cui l'alcool aveva indotto suo padre a sputarle contro quelle parole che probabilmente lui aveva serbato in sé per tutta la vita, dal momento in cui Edith aveva gonfiato i polmoni col suo primo respiro, rubando tutti quelli che erano rimasti alla donna che l'aveva messa al mondo.

La sua prima pioggia aveva urlato insieme a papà, trasformandosi nello stesso pianto che lei aveva sepolto nelle rughe delle palpebre quando lui si era risvegliato dall'orrore dell'alcool. 

Tu porti solo morte con te, Edith.

Un urlo viscido, un grido animalesco, divorato dal whisky che l'aveva indotto a nascere.

Lei aveva creduto che fosse solo un incubo.

Perché gli incubi avevano rovi e denti aguzzi, le laceravano il cuore e masticavano il sorriso fino a renderlo cicatrice cruda.

Ma gli incubi finivano, finivano sempre.

Questo si era detta, in questo aveva pregato: una volta che il sole fosse rinato per far cadere le stelle dal vello inchiostrato della notte, sarebbero risorti persino i miracoli, e i pensieri maligni insidiatisi nella sua mente sarebbero scomparsi proprio come quella sentenza di morte.

Non avrebbe mai dimenticato il modo in cui Leonard era crollato di fronte a lei, una volta che la sobrietà aveva dissipato la nebbia nella sua testa; Edith lo aveva scrutato a fondo e nei suoi occhi aveva scorto la fiamma della colpevolezza.

E aveva atteso, lei, atteso con angoscia e preghiere l'arrivo dell'alba, nella tacita supplica che i raggi del sole scacciassero via i demoni imprigionati in quella casa, buttati fuori dalle labbra di suo padre insieme a quelle parole che l'avrebbero marchiata per sempre.

Tu porti solo morte con te.

Ma è solo un incubo, si era detta a dieci anni, stupida bambina soggiogata da speranze e sogni, è solo un incubo e gli incubi muoiono all'alba.

Eppure, la nascita del sole non aveva portato via solo l'incubo, aveva rubato anche suo padre. Se n'era appropriato con lo sgusciare di un'ombra sulla porta d'ingresso e il gracchiare delle ruote della valigia che strisciavano sopra la ghiaia del cortile. L'alba era giunta e così anche la consapevolezza di non essersi mai risvegliata da quel tremendo sogno.

Con gli anni a venire, lei si era ingannata. Aveva illuso sé stessa pensando che fosse finita: suo padre non c'era più, l'incubo aveva svolto il suo impeccabile lavoro e aveva finalmente deciso di andare a torturare altre persone.

Ma le parole che lui aveva pronunciato quella notte non avevano smesso di pervaderle la testa, di giorno in giorno, sempre di più, nei sogni tormentati e nei vivi ricordi.

La pioggia prega in autunnoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora