Il canto delle lacrime

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Capitolo cinque

Il canto delle lacrime

Stasera il cielo piangeuna sola voce

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Stasera il cielo piange
una sola voce.
La tua.

Avrebbe voluto smettere di provare.

Se ne stava ferma, lei, la punta della sigaretta che brillava nella coltre della notte, unico punto di luce nell'oscurità che la circondava e divorava.

La pioggia scrosciava di fronte ai suoi occhi, senza darle tregua, e lei se ne stava lì, al riparo, all'ingresso dell'ambulatorio veterinario da cui era appena uscita.

Edith s'inginocchiò, le gambe scricchiolarono per quello sforzo, il collo s'irrigidì quando osservò, attraverso l'apertura del trasportino, il volto addormentato della creatura.

Non riusciva a smettere di guardare quel gracile viso assopito, quel pelo bianco, ora ripulito da tutto lo sporco dentro cui era soffocato poche ore fa. Un gattino distrutto, pensò la donna, nato in quel mondo solo per venire abbandonato da esso l'istante dopo. Che crudeltà, che ingiustizia, la nostalgia di quella situazione la faceva sentire sola tanto quanto lo era il fragile cucciolo.

Aspirò di nuovo dalla sigaretta, una, due, tre volte. Le tremava il respiro, i pensieri sgualciti dalle ansie e le paranoie che l'affliggevano. Non poteva continuare così, non poteva andare avanti in quel modo. Non riusciva a concepire le sue azioni. Si pentiva di non aver lasciato quel gattino lì, nel parco, a morire; cosa avrebbe dovuto farne, ora? Con che coraggio avrebbe dovuto aiutarlo?

Fu lo squillo del cellulare a destarla da quei tremendi pensieri. La colse impreparata. La follia fu ben presto sovrastata dalla speranza. Inghiottì il fumo aspirato dalla sigaretta, lo sputò fuori l'istante dopo, fra i colpi di tosse e le risate. Edith infilò le mani nelle tasche bagnate, tirò fuori quel vecchio cellulare che a stento era sopravvissuto al diluvio.

Il suo cuore perse un battito, quando scorse sullo schermo un numero sconosciuto, mai registrato nella sua rubrica.

Il ragazzino la stava chiamando, la stava chiamando per davvero. Trattenne con violenza il grido acuto che le scavava la carne nella gola e si costrinse a finire la sigaretta prima di rispondere.

«Pronto?»

«Miss Morrison?»

Quella voce pacata e tranquilla... Risentirla fu un miracolo per lei. Dio, sì, l'aveva chiamata! Edith congiunse le mani e sorrise per la prima volta, inginocchiandosi per terra e ringraziando Dio e tutti gli angeli per averle dato la fortuna di incontrare il ragazzo con l'ombrello da panda.

«Sono io.» Aveva la voce affannata, tanto era il sollievo, si costrinse a schiarirla e ad assumere un atteggiamento naturale. Afferrò la busta della spesa del minimarket, al fianco del trasportino, e, dopo un'attenta ricerca, prese un pacchetto di sigarette dentro il cartone degli imballaggi.

La pioggia prega in autunnoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora