Strano.
Molto strano.
«TimTim?»
Non era mai successo prima d'ora.
«TimTim!»
Sobbalzò, sorpreso, e posò lo sguardo dietro il bancone, dove ora Lily si trovava, mentre lo guardava con occhi confusi. «Qualcosa non va?»
Lui aggrottò la fronte, sempre più perplesso, e fissò il suo telefono, fonte da cui proveniva la voce della segreteria telefonica. «Killian non risponde al cellulare» ammise alla fine, fissando accigliato il display. «Volevo chiedergli se aveva bisogno che gli comprassi qualcosa, prima di tornare a casa, ma il telefono squilla a vuoto.»
Lily posò la busta con gli ultimi acquisti per Alice e Judy accanto alla cassa, prima di sorridere sorniona. «Ti preoccupi per il tuo maritino?»
«Per favore, non dar corda anche tu alla sua mente perversa» la supplicò lui. «Di solito quando lo chiamo risponde sempre ai primi squilli, per questo sono sorpreso.» Probabilmente, pensò, era a casa di qualche povera ragazza, a divertirsi con lei sotto le lenzuola.
Lily sghignazzò ancora, e la sua coda di cavallo ondeggiò col movimento delle spalle. «A proposito, come stavano i vostri figli con i vestiti nuziali che Killian ha comprato? Mi ha promesso che mi avrebbe mostrato le loro foto.»
Il solo ricordo del motivo per cui il suo migliore amico scemo aveva preso quei vestiti bastò per deprimerlo più di quanto già non fosse. «Prossima domanda?» la scongiurò.
«Siete adorabili» canticchiò Lily, mente gli porgeva la busta con i suoi ultimi acquisti. «Non capita spesso di vedere amicizie come le vostre, sai?»
Il modo in cui lo disse, con un rammarico contorto alla voce, fu sufficiente per rivelare il produttore della sua malinconia. Era dipinto nei suoi occhi: un nome e un cognome che Timothy conosceva bene, perché lui stesso, ormai, lo aveva inciso a crudo nel cuore.
«TimTim... Come... Come sta Edith?»
Una sola domanda, tanto semplice quanto dolorosa, e l'intero negozio pullulò di preoccupazione. L'aria stessa che respiravano parve perdere memorie, amate e smarrite, tatuate nel sorriso sintetico di Lily.
Non riuscì a rispondere all'inizio.
Edith.
Erano passate due intere settimane dall'ultima volta che qualcuno aveva pronunciato quel nome ad alta voce di fronte a lui, ma per quanto il tempo lo avesse potuto opacizzare, la mente di Timothy lo aveva reclamato in continuazione, fino ad usurarlo, renderlo così sentito da cigolargli nel cuore.
«Lei...» si fermò assieme al proprio respiro. Era ingiusto, a tratti quasi ironico, il modo in cui l'assenza di lei contaminava tutti i suoi giorni; diventava più grande, sempre più grande, e nonostante la sua immensità, anzi, proprio per colpa di essa, non c'era secondo che non rintoccasse la memoria della donna dai capelli di fuoco. Ogni pensiero portava il suo nome, ogni bocca o occhio che scorgeva gli ricordava quello di lei.
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La pioggia prega in autunno
ChickLitQuando piove il mondo si spegne, i colori si sfaldano, i contorni scompaiono. Quando piove c'è solo dolore, morte, rancore, ed Edith lo sa bene. Quel pianto del cielo le ha portato via tutto, ogni cosa: amori, amicizie, speranze e lui, colui che non...