Donna di rovi e di spine

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Capitolo due

Donna di rovi e di spine

Non aveva mai visto nulla di più terribilmente ammaliante in tutta la sua vita

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Non aveva mai visto nulla di più terribilmente ammaliante in tutta la sua vita.

Un fiore appassito, dai petali stropicciati e il fuscello spezzato, avvolto da un vestito di rovi e pioggia.

Lei, anima persa in un parcheggio desolato, che Timothy aveva cercato di aiutare, donando il riparo del suo ombrello, era deliziosamente, malvagiamente e mostruosamente incantevole.

Non bella, no. La bellezza non le apparteneva, forse lo aveva fatto un tempo, quando i giorni nel suo volto erano tanti quanti quelli che erano nel volto di lui, ma non ora. Non c'era splendore in quelle labbra, distrutte dallo scavare degli incisivi, non c'era meraviglia in quelle clavicole che vibravano sotto la spessa felpa grigia bagnata dal temporale, non c'era grazia in quel suo corpo così gracile, sfibrato di carne e respiri.

Eppure, in quegli occhi grigi dentro cui lui affondava, c'era incanto, semplice incanto. Nuvole scure, squarciate dai lampi del dolore, lo fissavano fra il piacere e l'agonia. Un sorriso curvava quella bocca piena di rabbia, vibrante di furia; tremò, lui, nel vederlo. Tremò per il piacere lascivo con cui lei lo scrutava, quasi godesse e gioisse della propria ira.

Timothy la guardò, non poté farne a meno. La guardò e ne fotografò quella visione, intrappolandola nel battito tremulo delle ciglia; i suoi occhi s'appiccicavano a quel corpo vestito di pioggia, incollandosi ad esso come adesivi su pelle nuda.

Gli tremò la voce, gli tremò persino il cuore. Lui, ragazzo imbranato, che di vita ancora sapeva poco, che di respiri non ne aveva consumati a sufficienza, si intrappolò da solo nell'incertezza del proprio corpo. Soffocò ansie e paure dentro la gola, e queste sgusciarono fuori attraverso il naso.

«Sei sordo, per caso? Muto? Non capisci la mia lingua? Ragazzino, ehi! Ti ho fatto una domanda, ci sei? Mi senti? Senti, qua fuori si crepa di freddo, vorrei avere una risposta prima che il mio culo diventi di ghiaccio, capito?»

La sconosciuta chinò il capo su di lui, che sussultò di fronte a quel viso così rovinato dalla trascuratezza di una vita intera. In quegli occhi scoperti Timothy trovò rabbia e rancore, acredine e agonia.

Il ragazzo provò a gonfiare d'aria i suoi polmoni, ma questi, maledetti traditori, risposero alle sue suppliche con bruciori e tormenti. Il cervello, smarrito, iniziò a pensare: filamenti di parole si accalcarono nella mente di Timothy, sillabe senza senso, lettere intrecciate.

«Allora, mi vuoi rispondere, sì o no? Non ti ho chiesto di prostituirti, non c'è bisogno che mi guardi come se fossi una testimone di Geova.»

Una testimone di Geova?

Le sopracciglia di Timothy si sollevarono da sole, mentre quelle della sconosciuta si abbatterono sulla sua fronte come saracinesche, nascoste solo dalla frangia irregolare. Lei accartocciò la punta del naso, sepolta sotto un tappeto di lentiggini, e fece un passo in avanti. Timothy indietreggiò, il suo piede finì, drammaticamente, in una pozza di fango e acqua. L'ombrello s'inclinò, bagnò la spalla del ragazzo, ma lui non riuscì a preoccuparsene, troppo impegnato a sfuggire a quegli occhi spietati, malevoli, denigratori e al tempo stesso ammalianti.

La pioggia prega in autunnoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora