La pioggia nei tuoi occhi (parte uno)

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Capitolo dieci

La pioggia nei tuoi occhi (parte uno)

La pioggia nei tuoi occhi (parte uno)

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Aveva già incontrato quello sguardo.

Al chiaro del sole e nelle tenebre notturne, quando anche il silenzio gli diventava nemico e lui poteva solo sorridere e guardarsi attorno spaventato.

Aveva visto occhi furibondi scrosciare su di lui come cascate di spilli, buttargli addosso la sua stessa esistenza macchiata dal peccato di esser nata in quel mondo che non l'aveva voluto.

In quei filamenti di oscurità, annodati fra di loro fino a creare alveari di incubi dentro cui ronzava il vociare maligno di chi sapeva sputare solo veleno, lui aveva scorto occhi pallidi e asciutti, silenziosi e guardinghi; il loro colore si era sciolto pian piano, corrotto dal bianco dell'ira.

Il loro sguardo lo fagocitava ogni volta, inghiottendolo nella rabbia per masticarlo bene, pian piano; il bagliore con cui si posavano su di lui era ogni volta tremendo, così vivido e intenso da ricordare il timbro bollente del fuoco sulla carne cruda.

Li aveva incontrati per la prima volta a sei anni, quando era sgattaiolato via dalla sua camera da letto. Aveva la febbre e il mondo intero gli sembrava fatto di cartapesta.

Aveva sceso tremante le scale in pietra del primo piano, ignorando la vorace paura di venire inseguito da un mostro che si annidava dietro lo specchio dell'oscurità.

Stava cercando di esser forte, di esser coraggioso, nella speranza che quel comportamento inducesse la donna che tanto ricercava a coccolarlo e abbracciarlo proprio come faceva ogni giorno con i suoi fratelli.

Quando aveva raggiunto il salone l'aveva vista lì, proprio lì, seduta con eleganza sul divano in tessuto rosso, circondata da quell'antichità pregiata che le aveva avvolto le spalle insieme allo scialle in pizzo nero e merletti.

In mezzo a quella stanza monumentale era diventata il cristallo più pregiato di tutti e, nella follia della malattia, agli occhi di Timothy era sembrata più bella di una fata. Come ogni madre dovrebbe apparire agli occhi del proprio figlio.

Aveva visto corde di luce chiara trapassare la trasparenza della finestra sulla parete sinistra, bagnarle il viso e le ciocche dorate, abbracciate fra di loro per creare una treccia ricaduta sul petto contratto.

Il manto della luna la rivestiva in silenzio, senza far rumore, stagliando ombre grandi quanto grattacieli sul pavimento in parquet e sui tappeti persiani variopinti.

Onde di luce e di ombre la immergevano in un mondo sottomarino, un velo trasparente la separava da lui, così fine e sottile da venir carezzato dai sospiri dell'acqua dentro cui la donna era immersa.

Allora Audrey l'aveva scorto, in un semplice istante. Quando aveva sollevato il mento appuntito fino a incrociare lo sguardo speranzoso di Timothy, la sua pelle adamantina aveva brillato con la carezza della mano lunare, risplendendo di pallore e sicurezze.

La pioggia prega in autunnoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora