L'amore a volte non basta

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Tornò a casa e trovò un funerale.

Letteralmente.

Non appena entrò dentro l'appartamento, l'odore d'incenso gli bruciò le narici e ad arrampicarsi nella testa fu la sonata numero due di Chopin, la marcia funebre.

Per poco non rischiò di inciampare per terra, quando si accorse che Killian era disteso sul divano, con un lenzuolo nero a coprirgli tutto il corpo, e che Elize e Patrick, in piedi di fronte al falso defunto, stavano inscenando un'estrema unzione.

«Posso soffocarlo col cuscino?» stava domando Elize, mentre lanciava gocce d'acqua verso la figura morta di Killian, raccolte con le dita dal bicchiere in plastica che stringeva in mano.

«No che non puoi» fu la risposta divertita di Patrick che, dal canto suo, si stava facendo il segno della croce per imitare una perdita compianta.

«Vuole fingersi morto, no? Posso aiutarlo nell'impresa. Basta che mi dai il cuscino.»

«Cosa diavolo...?» Il rombo dello zaino che piombò per terra dalle mani di Timmy ridestò i suoi due amici. Entrambi si voltarono con le labbra raggrinzite a causa del maldestro tentativo di non sollevarle. Patrick, in particolar modo, sembrava sul punto di esplodere da un momento all'altro, aveva le lacrime agli occhi e le spalle estremamente contratte per trattenere gli sghignazzi. «Io... Killian... cosa... perché... che diavolo?»

«Pandino» lo richiamò a quel punto Elize, la voce incolore di sempre che permeava sul suo volto di marmo, «bentornato, hai un marito da resuscitare e un divorzio da firmare.»

Timothy era più confuso che mai, in quel momento. Era quasi del tutto certo che Killian fosse ancora piuttosto vivo e tranquillo, quando era corso via dall'università per raggiungere Edith, e certo non si aspettava di ritrovarlo a casa come attore protagonista di una cerimonia funebre. Il suo coinquilino si era calato così tanto nella parte da essersi persino preoccupato di comprare dei fiori, un bouquet di rose nere che giaceva, ora, sul suo corpo nascosto dal lenzuolo.

«Cosa sta succedendo?» domandò alla fine, così frastornato da quella situazione da non riuscire a domandare altro. L'odore aggressivo dell'incenso continuava a bruciargli le narici e a stordirgli ancor più i pensieri.

«Hai abbandonato il tuo amato marito per inseguire una vecchietta trentenne» gli spiegò Patrick a quel punto, le mani compresse sopra l'addome per trattenere i singulti che stavano attraversando il suo corpo, «e per questo, ora, lui è morto dentro. Così ha detto, per lo meno.»

Elize si avvicinò al finto corpo esanime di Killian con uno sguardo incuriosito. «Riposa in pace, Killian, pervertito e stalker professionista, ignobile dongiovanni che passa la sua vita a corrompere vite innocenti con i suoi pensieri deliranti.» Per enfatizzare ancor più quell'addio, gli lanciò altre gocce d'acqua sul corpo.

Timothy era senza parole. Era sempre stato particolarmente convinto di conoscere piuttosto bene il suo migliore amico, di poterne anticipare gli assurdi teatrini che ogni tanto realizzava solo per ricordare al mondo intero quanto assurdo e bizzarro fosse, ma non era stato in grado di prevedere quella reazione da parte sua.

Un funerale, santo cielo.

Un funerale.

Si passò una mano sul volto, completamente sconvolto da quella reazione da parte del suo coinquilino. Nella mente, ripromise a sé stesso di non sottovalutarlo mai più. Non era nemmeno sicuro su cosa dire in quel momento: se mandarlo definitivamente a quel paese o scoppiare in una fragorosa risata.

«Da quando te ne sei andato dall'università per inseguire la signorina Morrison» proseguì Elize, il cui corpo andò improvvisamente a sedersi sopra quello morto di Killian, proprio sull'addome e uno sbuffo di sofferenza si levò dalla testa seppellita sotto il lenzuolo, «tuo marito è entrato in una crisi mistica.»

La pioggia prega in autunnoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora