Capitolo 2.3 - La Resistenza

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Dopo il terzo giorno di cammino consecutivo, Jimin inizia a preoccuparsi. Non proprio per il suo destino una volta raggiunto il Quartier Generale dei ribelli, ma per il cucciolo.

Anche dopo aver sistemato il problema cibo, bastante appena per far continuare il piccolo, a Jimin sono rimaste solo due bottiglie. I ribelli gli dicono che sono vicini ma come il sole inizia a tramontare, Jimin non è sicuro se gli stiano dicendo la verità o solo quello che ha così disperatamente bisogno di sentirsi dire.

La notte Jimin dorme a stento; i suoni del mondo di fuori lo svegliano di soprassalto non appena osa chiudere gli occhi. Sente le sue gambe come di piombo e all'inizio del quarto giorno, gli cedono. Jimin riesce a piegare il corpo appena in tempo per evitare di crollare sopra il cucciolo, la sua spalla che riceve l'urto della caduta.

Il cucciolo geme e Taehyung si precipita appresso, aiutando Jimin a rialzarsi.

"Stai bene?" chiede preoccupato.

"Non riesco-" inizia Jimin, i muscoli dolenti e in protesta. Non è abituato allo sforzo fisico, questo è stato il massimo che ha avuto da camminare in tutta la sua vita. "Non riesco a reggermi...sulle mie gambe."

Taehyung rimuove una delle scarpe di tela di Jimin trovando la pelle sbucciata e sanguinante. Fa una smorfia, voltandosi verso l'alfa al comando. Jaebum fissa i piedi di Jimin sovrappensiero, prima di avvicinarsi.

"Yugyeom" richiama l'omega, il quale corre subito lì. "Sei incaricato del cucciolo finché non saremo giunti alla base."

L'alfa porta via il cucciolo da Jimin, il quale non protesta. Eccoci pensa lui, passando avanti anche gli ultimi supplementi per il cucciolo. Questo è il momento in cui si liberano di me. Jaebum si toglie la mitragliatrice dal dorso, tendendola a Taehyung e poi - nello shock generale - s'inchina di fronte a Jimin.

"Sali," dice piano ma con fermezza.

Il respiro di Jimin gli si blocca in petto, l'offerta gentile ma terrificante. Se deve essere sincero con sé stesso, non vuole stare più vicino del necessario a nessun alfa del pianeta. Sono imponenti, spaventose creature con un potere su di lui che Jimin non è sicuro di comprendere, sebbene abbia letto di ciò innumerevoli volte nei suoi libri di storia.

Jaebum deve aver percepito l'esitazione di Jimin poiché egli si volta, lentamente per non spaventare l'omega davanti a lui.

"Se non te la senti, ti porterà Jackson" propone lui, indicando il beta che risponde con un pollice alzato. "So che preferiresti uno degli omega, ma potrebbero non farcela con il peso extra sulle spalle. Capisci?"

Jimin annuisce, gli occhi che si spostano sull'altro alfa, il quale sta guardando l'orizzonte, del tutto disinteressato. Ingoia l'improvvisa tensione nella sua gola. Jaebum solleva le sopracciglia con aspettativa.

"Beta" proferisce Jimin.

Jackson salta in mezzo, facendo una gran scenata mentre passa la sua mitragliatrice a Jaebum prima di accovacciarsi per battere la schiena in un gesto d'invito.

"Salta sù, ragazzino."

Lentamente, Jimin circonda il collo del beta con le sue braccia, poggiando il suo peso sulla schiena dell'altro. Jackson si alza come nulla fosse, le braccia assicurate sotto le gambe dell'omega. In quel modo, riprendono il cammino e Jimin chiude gli occhi, assaporando il calore che lo avvolge per intero. Il beta odora come qualsiasi altro beta al CPO, quel mix indistinto di materia vivente e muschio.

In qualche maniera la familiarità di ciò rilassa Jimin, e per un momento si scorda di star marciando dritto verso l'interno del covo nemico.


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