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Valentina

Il martedì arrivò e avrei dovuto passare un pomeriggio con la persona che odio di più in tutto il mondo. Come gli avevo detto arrivai con mezz'ora di ritardo e lo trovai sulla cattedra annoiato e stufo.

"Oh! Finalmente sei arrivata! Sbaglio o ti avevo detto che avremmo cominciato alle 2 in punto?"

"Sbaglio o Le avevo detto che sarei arrivata a che ora volevo?"

Lui scosse la testa. "Il tuo comportamento mi fa innervosire!"

"E io se avessi una pistola con due proiettili e mi trovassi chiusa in una stanza con due terroristi e Lei... beh, Le sparerei due volte."

"Non sei per niente simpatica con questo tuo atteggiamento!"

"Ok! Mi scusi, Mr. Two o'clock!"

Mi guardò male poi mi consegnò un foglio.

"Voglio che tu rifaccia il compito dell'altra volta e ti ripeto che do molta importanza alla domanda 8."

Tornò a sedersi allla cattedra corregendo altri compiti.

Cominciai a rifare il compito e in meno di venti minuti finii il tutto compresa la domanda 8.

Lui alzò la testa e vide che non stavo facendo più niente.

"Invece di guardarti in giro dovresti fare ciò che ti ho richiesto." Disse, seccato.

"Ma io ho finito."

"È impossibile."

Allora mi alzai e mi avvicinai alla cattedra per consegnarglielo. Invece di tornarmene al mio posto, me ne restai lì piegata sulla cattedra per vedere la sua reazione quando avrebbe capito che avevo fatto tutto. Lui distolse lo sguardo dal foglio e visto che avevo la maglietta scollata, i suoi occhi caddero sul mio seno, poi continuò a guardare il compito.

"Ehm... Sì ok, hai fatto tutto giusto... Brava."

Gli feci un finto sorriso e mi stavo preparando per andarmene via quando lui mi interruppe.

"Dove credi di andare?"

"Al polo Sud, perchè?"

"Smettila con il tuo sarcasmo e rimettiti al tuo posto! Non sono ancora le quattro e non puoi uscire prima."

"Stiamo scherzando? Ho fatto ciò che voleva! Neanche andare a casa mi lascia?!"

"Non pensavo ci mettessi così poco tempo. Stai lì ferma e aspetta la fine del corso."

"Intende che devo aspettare un'ora seduta su sto cazzo di banco a cazzeggiare?"

"Esatto. E per favore smettila di usare il tuo linguaggio volgare qui a scuola."

Sbuffai e tornai a sedermi pensando ai sopprannomi piú brutali con cui potevo chiamarlo.

Tirai fuori il cellulare, ma appena lui mi vide mi ordinò di metterlo via.

Non lo badai, così lui si alzò e venne dritto verso di me tendendomi la mano affinché gli dessi il cellulare. Mi alzai in piedi guardandolo con aria da sfida e le nostre facce erano vicine di quasi 15 centimetri. Ci stavamo guardando dritto negli occhi e notai che i suoi occhi erano di un azzurro chiaro come l'oceano, i suoi capelli castani erano un po spettinati il ché lo rendeva molto più giovane e... attraente. Cazzo! Non posso credere di averlo pensato.

"Dammi quel telefono immediatamente!"

"Non ho letto nessun regolamento che vieta l'uso del cellulare durante corsi d'inglese." Gli dissi tirando su il sopracciglio.

Lui mi fissò per un istante, poi sbuffó e si allontanò.

"E va bene. Non riuscirei a sopportare un altra ora la tua arroganza. Quindi puoi andartene... Ma se il preside te lo chiede tu digli che sei rimasta fino alle 4."

"Stai certo che non lo farò." Risi.

Presi la mia roba e me ne andai scostandomi i miei lunghi capelli sulla sua faccia, tanto per dargli fastidio.

Stronzette Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora