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Sarah

Il prof di diritto mi fece andare via, dopo avermi rimproverata sul fatto che dovevo stare più attenta durante le lezioni.

Imitare una faccia dispiaciuta ed annuire ad ogni cosa che diceva rese le cose più semplici.

Presi le mie cose e decisi di tornare a casa.

"Chissà se le ragazze avranno parlato con Jessica." Mi domandai.

Presi la scorciatoia che mi portava a casa prima. Speravo che non ci fosse nessuno nel vicolo come l'ultima volta, ma in effetti c'era un poliziotto.
Sembrava lo stesso poliziotto che era qui la volta scorsa e aveva anche il cane.

Per curiosità gli domandai:

"Ehm... Sta cercando qualcosa?"

Lui si voltò e il cane fece lo stesso, poi il cane cominciò ad abbaiarmi contro.
Tirò il guinzaglio per tranquillizzare il cane ma non smetteva.

"Per caso lei fa uso di droga?" Mi domandò il poliziotto.

"No... perché?" Replicai nervosamente. Non che avessi qualcosa da nascondere ma quella domanda mi metteva a disagio. Per un momento pensai che mi dovessero aver riconosciuta quando la volta scorsa io e Daniele cercammo di scappare da lui.

"Il cane è abituato a reagire così quando riconosce della droga."

"Ah." Forse è il cane che ci aveva visti.

"Ultimamente ci sono un gruppo di drogati che frequentano questo posto per svagarsi. Vengono qui, si scambiano ciò che hanno, a volte li nascondo addirittura dentro i buchi che ci sono mei muri così quando il prossimo arriverà troverà tutto pronto. Lei ne sa qualcosa?"

"No." Non appena dissi quella parola il cane cominciò ancora ad abbaiarmi contro. Cavolo, era davvero astuto.

"Se dovesse vedere qualcosa non esiti a segnalare. Sa un ragazzo è appena morto per uso di droga e penso che anche lui frequentasse questo posto. Per questo presto ci sarà un divieto di accesso."

"Ah." Pensavo di andarmene prima che mi facesse altre domande ma la mia testa cercava di segnalarmi qualcosa, così gli porsi io una domanda.

"Scusi, ha i dea di come si chiamava il ragazzo?"

"Un certo Daniele Rizzo."

Mi venne quasi un colpo al cuore
"No... Non può essere." Scossi la testa.

"Da quello che sappiamo sì. È stato trovato deceduto in camera sua con una siringa sul braccio. E ho appena trovato una siringa qui per terra. Sono certo che frequentava questo posto..."

Smisi di ascoltarlo e presi il telefono per chiamare Jessica. Suonò ma non rispose.

La chiamai altre tre volte mentre mi dirigevo a casa di Daniele e alla terza volta partì la segreteria telefonica.

Quando arrivai davanti alla villetta di Daniele c'erano una cinquantina di persone radunate lì e un'ambulanza.

Notai che c'erano molti che piangevano, altri che si scambiavano informazioni e addirittura un paio di giornalisti che fotografavano. L'unica che non vidi era Jessica.

Mi feci largo tra la folla, ma poi mi voltai e la vidi.

Era seduta su un monumento lontano, di fronte alla casa; mentre tutto il vicinato si radunava in quella casa increduli e curiosi, lei se ne stava seduta li ad assistere la scena con gli occhi pieni di lacrima. Mi avvicinai

"Jessica." Dissi piano quando mi avvicinai a lei.

Lei non mosse un ciglio, nonostante sapeva che ero lì. Mi sedetti accanto a lei e la abbracciai; lei continuava a non muoversi come se fosse una statua, poi si sciolse e mi strinse più forte sfogandosi sulla mia spalla.

♦♦♦♦♦

"Tieni." Le porsi una tazza di tè, mentre lei tremava, seduta sul letto. L'avevo accompagnata a casa sua dopo un paio di ore che eravamo rimaste lì.

"Grazie." Prima di portarselo in bocca si alzò e corse in bagno.

La sentì di nuovo vomitare. Tornò ancora tremante e gli occhi rossi consumati dalle lacrime.

"Ok. So che forse non è il momento visto la situazione che stai vivendo, ma sono veramente preoccupata per te, insomma sai che la bulimia è pericolosa e che..."

"Non sono bulimica." Mi interruppe con in mano la tazza di tè e fissando fuori dalla finestra, poi abbassò lo sguardo e fece cadere una lacrima sulla tazza.

"Sono incinta."

La guardai a bocca aperta. Oltre ad aver perso Daniele era anche incinta di lui.

Mi misi sul letto accanto a lei e la abbracciai. Una lacrima scese anche a me.

"Lui lo sapeva?"

"No..." Bisbigliò con una voce angosciante.

"...Volevo dirglielo oggi, quando stavo andando da lui." Poi ricominciò a piangere.

Non riuscì a trattenermi. La accompagnai nel pianto stringendo più forte.

♦♦♦♦♦

Aprii leggermente gli occhi e mi trovai davanti un figura sfuocata e indistinta davanti, con occhi, naso e bocca.

"Oh mio Dio! Vanessa sei pazza?" Saltai bruscamente dal letto.

"Shh! Fai piano che la svegli!" Mi sussurrò indicando Jessica che dormiva ancora.

"C'è anche Valentina?" Chiesi stropicciandomi gli occhi.

"Sì. È in cucina che ci sta preparando la colazione. Vedrai che sorpresa."

Mi girai e guardai per un attimo Jessica. Stava ancora dormendo.

"La situazione è molto più grave di quanto tu possa immaginare." sussurrai.

"Tu dici?"

Jessica mosse la testa dal cuscino, poi aprì gli occhi; si vedeva che aveva passato tutta la notte piangendo.

Andammo in cucina e trovammo il tavolo pieno di frittelle, panini con nutella, cioccolata calda e succo di frutta.

"Ma voi non dovreste essere a scuola?" Chiese Jessica.

"Chissene frega della scuola. Sei più importante tu." Rispose Valentina.

"E... E come facevate a sapere di... quello che è successo?"

"Ieri sera Sarah ci ha inviato un messaggio. Ci dispiace tanto." Vanessa si avvicinò a lei abbracciandola, poi io e Valentina ripetemmo l'azione e lei scoppiò di nuovo a piangere.

"Immagino che sappiano già della situazione." Disse ad un tratto smettendo di piangere e rivolgendosi a me.

"Glielo hai già detto?"

Scossi la testa.

"Cosa?" Chiesero all'unisono Vanessa e Valentina.

Jessica si sedette a tavola e mescolò la tazza di cioccolata.

"Sono incinta di lui." Disse facendo il broncio.

Io, Valentina e Jessica ci guardammo pensando tutti la stessa cosa: era il momento peggiore della sua vita.

Stronzette Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora