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Valentina

Entrai in classe con un pò di ritardo. Non so perché ma quella mattina del martedì ci avevo messo una vita a pettinarmi i capelli e truccarmi per riuscire ad avere un aspetto decente.

Non appena vidi il prof William capì che ne era valsa la pena aver impiegato qualche minuto in più per curare il mio aspetto quella mattina.

Lo salutai con un "buongiorno" ed andai a sedermi al mio posto. Mi incantai con gli occhi fissi sul banco mentre l'immagine dei suoi bellissimi occhi mi fluttuava nella mente. Non so se avevo un sorriso da abete in quel momento, ma tornai nella realtà accorgendomi che il prof continuava a chiamarmi.

"Sì?"

"Stai attena mentre spiego, per favore." Disse freddamente. Per un attimo ci rimasi male per il tono che aveva usato, ma poi pensai che lo aveva fatto solo per non far sospettare a nessuno di noi.

"Ehm... Sì, mi scusi." Sorrisi lievemente.

Quasi tutta la classe si voltò guardandomi stupiti. So che si aspettavano che gli rispondessi male, cosi da litigare con lui e far perdere l'ora, ma in quel momento non avevo proprio le forze, nè la voglia.

Suonò la campanella e tutti si affrettarono ad uscire dall'aula. Tutti tranne me. Le mie amiche mi stavano aspettando alla porta, ma io dissi che le avrei raggiunte tra un pò perché dovevo fare una cosa.

Così rimanemmo solo lui ed io in aula. Mentre lui metteva aposto le sue cose io mi avvicinai alla cattedra e cominciai a parlargli.

"Hey Thomas."

"Chiamami prof. William." Mi rispose freddamente.

"Sì lo so, ma l'orario della scuola è finita quindi posso chiamarti Thomas... Me lo avevi detto tu..ricordi?" Gli dissi sorridendo. Poi mi avvicinai a lui e iniziai ad accarezzargli il braccio.

"No, non ricordo. E per favore mantieni le distanze." Disse continuando ad essere freddo.

"Puoi anche smettere di recitare. Non credo qualcuno ci stia spiando."

Lui mi guardò e poi distolse lo sguardo sbuffando.

"Per caso ti sto dando fastidio? Non ti ricordi di ciò che è successo sabato sera?" Incrociai le braccia.

"No, non ricordo. Finiamo questa conversazione." Disse prendendosi le sue cose

"Forse me lo sono sognato, ma io giurerei che tu mi abbia detto di piacerti e che non fai altro che pensare me... E che mi amavi." Gli dissi prima che potesse uscire dalla classe.

Lui si voltò improvvisamente.

"Abbassa la voce! Vuoi che tutti ti sentano? Senti, qualunque cosa abbia fatto ero ubriaco e non ero in me, quindi dimenticati di quella serata e non farne parola con nessuno!"

Uscì dall'aula e se ne andò lasciandomi là, sola e confusa.
Avrei voluto rincorrerlo e chiedergli spiegazioni ma poi mi ricordai che al pomeriggio lo avrei rivisto per i corsi di inglese quindi restai lì a guardarlo mentre si allontanava.
Mentre attreversavo il corrido per raggiungere le mie amiche sentivo un mucchio di ragazze parlare del prof. Di quanto fosse bello, di quanto adorassero le sue lezioni. Sentii anche una ragazza dire che se avesse avuto l'occasione ci avrebbe provato. La squadrai dalla testa ai piedi.

Ero più bella io quindi non aveva chance. Questo mi consolava.

"Perché ti sei fermato a parlare con il prof?" Chiese Sarah.

"Niente, voleva solo essere certo che oggi non sarei arrivata in ritardo come la settimana scorsa." Alzai le spalle. "Allora che mi raccontate?" Chiesi per cambiare argomento.

"Io mi sento una merda!" Sbuffò Vanex.

"Perché?" Le chiesi.

"Ieri ho baciato un ragazzo. E non era Alex."

"Cosa? E chi era?" Domandò Sarah.

"Ok, vi ricordate dei ragazzi che abbiamo incontrato la settimana scorsa e che ci hanno chiesto di... beh ci siamo capiti?"

Annuimmo tutti e tre.

"Beh, ieri ho limonato con uno di loro a casa di sua nonna."

"Sei seria?" Chiesi.

"Sì ma lui non ha niente a che fare con quei suoi amici. Lui è diverso."

"E Daniele?" Chiese Sarah rivolgendosi a Jessica.

"Daniele cosa?" Domandò lei.

"Niente. Lascia stare."

La campanella suonò e le lezioni ripresero.

Fu una mattinata molto noiosa ma finalmente erano le due e avrei affrontato Thomas come si deve.

Ero già in classe prima di lui e quando arrivò non sembrava abbastanza contento di vedermi.

Mi porse un libro in inglese da leggere e poi si sedette sulla cattedra a farsi gli affari suoi.

"Non ho voglia di leggere. Preferisco parlare." Dissi rendendogli il libro.

"Per favore non ho voglia di discutere."

"Io lo so che provi qualcosa per me. Ne sono sicura."  Dissi guardandolo negli occhi.

"Te l'ho detto ero ubriaco."

"Può essere, ma eri sincero."

"Valentina, anche se fosse io e te non potremmo mai stare insieme. Sono un tuo professore e potrei perdere il lavoro."

"Questo significa che preferisci conservare il tuo lavoro piuttosto che stare con la persona che ami?"

"Significa che non possiamo stare insieme. Fine della storia."

Sbuffai e decisi di insistere. "Non deve per forza saperlo qualcuno. Potremmo tenerla segreta e continuare a far finta di odiarci durante le lezioni..."

Venni interrotta da qualcuno che aprì improvvisamente la porta. Era il preside.
Ero piegata sulle ginocchia a parlare intimamente con Thomas e non sapevo che spiegazioni dargli.

Lui inclinò la testa ed aggrottò la fronte.

"Ma come fa a dire che il mio accento inglese non è corretto? Quando canto le canzoni di Lana del Rey sembro una vera e propria americana!" Esclamai improvvisamente guardando Thomas. Non sapevo se era una buona improvvisazione ma speravo Thomas avesse capito.

"Beh io non la penso come te. Mi dispiace ma devi ancora lavorarci su." Disse lui chiudendo il libro che mi aveva dato da leggere. Ok, non eravamo male come attori.

Io sbuffai e il preside intervenne:

"Evita di fare le tue scene, Martini e dai retta al professore. Ricorda che rischi la sospensione se ne combini un'altra." Finito di dire queste parole, uscì e socchiuse la porta.

"Vedi, non è così difficile."

"Beh, non hai completamente torto... Ma non sarà facile."

Presi quella sua affermazione come approvazione della nostra relazione segreta e sorrisi. Poi mi diressi alla porta e la chiusi completamente e tirai la tendina che copriva la piccola finestra della porta.

"Che fai?" Lui si alzò.

"Non vorrei che qualcun'altro ci disturbasse."

"Non credo sia una buona idea." Si avvicinò alla porta per riaprirla ma lo fermai prendendogli la mano.
Poi mi avvicinai lentamente per baciarlo.

Lui mi prese per i fianchi facendomi appoggiare alla porta mentre io gli carrezzavo le spalle.

"Ho sempre soganto questo momento." Disse tra un bacio e l'altro.

"Io non posso dire lo stesso, ma ametto che mi piace da impazzire."

Chi lo avrebbe mai detto: io, Valentina Martini, che mi faccio il prof di inglese durante i corsi pomeridiani.

"Adoro la punizione che mi ha dato il preside." Sorrido.

Continuammo così fino alla fine del corso. A nessuno passò per la testa di fare un giro per i corridoi e di insospettirsi per la porta chiusa. E quando il corso terminò ci salutammo come se non fosse successo niente.

Stronzette Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora