It's gonna be okay

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Tratto dal video di Robin Schulz (ft James Blunt)- OK.

Il ticchettio di un orologio. Dei piedi che battevano nervosamente a terra. Le unghie di una ragazza che tamburellavano contro il braccio di una sedia.
Le pareti bianche riflettevano troppo le luci, o almeno, questo mi dicevo mentre distoglievo lo sguardo e lo spostavo da una parte all'altra. C'erano anche altre persone con me, ma loro non sembravano così nervose. Anzi, erano tutte tranquille. Però, forse, non erano preoccupate solo perché eravamo qui per motivi diversi.
Una ragazza giovane uscì dalla stanza, chiamando il mio nome. Non aveva un sorriso dolce ed accogliente, cosa che avevo bisogno di vedere. Però, non aveva nemmeno uno sguardo di rimprovero o disgusto, perché ero troppo codarda per continuare ad andare avanti. Non potevo sopportare tutto questo dolore...Dovevo mandarlo via, ed era l'unica cosa a cui avevo potuto pensare. Nessuno se ne sarebbe accorto, poiché era proibito alle persone che conoscevo dire il suo nome. E se se ne fossero resi conto, sarebbe stato troppo tardi per poter farci qualcosa.
La ragazza dallo stile abbastanza gotico, che risaltava anche da sotto il suo camice bianco, mi portò lungo un corridoio. Anche lì, le pareti erano bianche e c'erano solo alcuni titoli di studio appesi in delle cornici ad addobarle.
Lei bussò ad una porta in legno, che dava l'impressione di essere massiccia e pesante. Forse...serviva per non far scappare le persone? Spalancai gli occhi, cercando di non pensarci. No, non potevo tirarmi indietro ora. Potevo farcela.
Entrammo in una stanza, che non era diversa dal resto dello studio per quanto riguardava le pareti. Tuttavia, all'interno c'erano principalmente due macchine. Una era composta da una sedia, con un casco che veniva poggiato sulla testa del paziente del momento. Alcuni fili pendevano dai lati di quell'aggeggio, ed iniziai ad avere il batticuore.
L'altra macchina si trovava di fronte alla prima, ed era lì che si trovava il dottore. Somigliava allo schermo di un computer, ma sapevo che non lo era.
Dopo avermi salutato velocemente, il dottore mi ordinò di sedermi. Appena lo feci, la ragazza abbassò l'oggetto sulla mia testa e collegò dei fili alle mie tempie e ne collegò anche uno dietro al collo.
Sapevo come funzionava, quindi non ci fu bisogno che il dottore me lo spiegasse.

La prima immagine arrivò troppo presto: una ragazza mora, con i capelli ricci che le ricadevano lungo le spalle. Occhi verdi, così belli ed intensi da poter fare invidia ai più preziosi degli smeraldi. Pelle pallida e liscia, così morbida che non potevo fare altro che pensare di baciarla. Viso da bambina, abbellito da un sorriso meravigliosamente dolce.

La seconda immagine vedeva me e quella stessa ragazza al nostro primo appuntamento. Era stata una semplice uscita per andare a bere qualcosa in un bar, ma alla fine lei mi aveva portato ad un parco e mi aveva detto che aveva voglia di rifare un'uscita. Voleva uscire di nuovo con me...anche dopo tutti i silenzi imbarazzanti dettati dalla mia timidezza, dopo tutte le parole farfugliate che avevo detto...
Non fu fino al quarto appuntamento che ci baciammo.
In città c'era il concerto di una band che piaceva ad entrambe e lei aveva comprato i biglietti. Avrei voluto darle almeno la metà dei soldi che aveva speso, ma me l'aveva proibito, dicendomi che potevo considerarlo un regalo anticipato di compleanno.
Durante una delle canzoni più dolci, dove il cantante diceva di essersi innamorato follemente della ragazza, lei si era voltata e mi aveva baciata dolcemente. Il mio primo bacio.

La terza immagine vedeva la nostra prima volta insieme. Io ero vergine, mentre lei aveva un po' di esperienza in più.
Eravamo da sole a casa sua. Lei aveva preparato un bagno caldo pieno di schiuma, delle candele profumate, della musica che suonava a volume basso e addirittura due bicchieri di vino rosso.
Un bel bagno, accompagnato dalle chiacchiere, dai suoi abbracci e le sue carezze, mi tranquillizzò abbastanza. Fece l'amore con me poco dopo, nel suo letto. Ricordavo perfettamente il suo profumo sulle lenzuola, che avevo stretto in preda al piacere.

La quarta immagine rappresentava il nostro primo litigio. Avevo sempre trovata carina la sua gelosia, perché mi dimostrava che mi voleva bene tanto quanto io volevo bene a lei.
Ma quella volta aveva esagerato. Aveva minacciato un ragazzo con una mazza da biliardo, solo perché lui mi sorrideva. Ci aveva fatte cacciare dal locale, e avevamo poi litigato per la strada siccome lei mi aveva detto che era colpa mia se ci provavano con me. Non capiva che non mi importava di nessuno, tranne che di lei?

La quinta immagine era della nostra prima vacanza insieme.
Eravamo andate poco fuori città con degli amici in comune, ma noi eravamo l'unica coppia ufficiale. Ci eravamo divertite a mare, tra tuffi, bibite e i classici baci al sapore di sale. Dividevamo la stessa stanza, quindi la prima sera facemmo di nuovo l'amore.
Successivamente, eravamo state troppo impegnate a fare le turiste con i nostri amici e la sera, quando tornavamo, eravamo troppo stanche.

La sesta immagine era la prima volta che ci eravamo dette di amarci.
I nostri genitori avevano insistito per conoscersi, quindi invece di farci venire l'ansia un paio di volte, avevamo deciso di fare un'unica cena in un ristorante per far conoscere le nostre famiglie.
Eravamo sedute sull'altalena in giardino, insieme a mia sorella e ai suoi due fratelli. Mia sorella, di appena nove anni, le aveva chiesto se mi avrebbe mai sposata. Lei aveva detto che mi amava tanto, quindi c'erano buone probabilità che ci sposassimo.
Avevo ricambiato quelle parole,e non perché dovessi, ma perché era quello che sentivo veramente. Sotto lo sguardo disgustato dei nostri fratelli, ci eravamo baciate appassionatamente.

La settima immagine era di uno dei nostri litigi. Quella volta litigavamo perché una sua amica ci stava provando spudoratamente con lei, eppure continuava ad insistere, dicendomi che stavo dando corpo alle ombre.
Non ci parlammo per una settimana quella volta.

L'ottava immagine rappresentava il bacio appassionato che ci eravamo scambiate dopo aver fatto l'ennesima volta la pace, dopo un ennessimo litigio. Tutte le coppie litigavano, ma ero convinta che noi due litigassimo più del normale.
Non ebbi molto tempo per pensarci, perché finimmo sul letto a fare di nuovo l'amore.

La nona immagine era semplicemente il giorno in cui mi aveva lasciata, dicendomi che non mi amava più.
Il dolore prese a farsi sentire come il primo giorno, proprio come dopo aver sentito le sue parole. Mi aveva detto che non mi amava più, che non ero quella giusta. Dopo cinque anni d'amore, si rendeva conto che non ero quella giusta e mi lasciava come se non valessi niente.
E come se non fosse abbastanza, nemmeno un mese dopo, usciva con un altro ragazzo.

Il dolore fu così forte ed intenso che il mio corpo venne scosso da brividi, e presi a tremare con violenza.
Senza pensarci su due volte, mi tolsi il casco che indossavo e corsi fuori dalla stanza, consapevole che la ragazza chiamava il mio nome. E non mi resi conto che il dottore premeva un pulsante sulla sua macchina, mentre sussurrava: "va tutto bene".
Appena stavo per girare l'angolo per ritornare in sala d'attesa e correre via, un brivido mi percosse la schiena e scossi la testa, guardandomi intorno, confusa.
Perché stavo correndo?
Camminai verso l'uscita, passando davanti agli altri clienti. Guardai con la coda dell'occhio una ragazza che si trovava seduta lì, in attesa: una ragazza mora, con i capelli ricci che le ricadevano lungo le spalle. Occhi verdi, così belli ed intensi da poter fare invidia ai più preziosi degli smeraldi. Pelle pallida e liscia, così morbida che non potevo fare altro che pensare di baciarla. Viso da donna, incupito da un'espressione triste.

Uscii dalla clinica, voltandomi un'ultima volta a guardare la grande insegna: Memory Removal.

Camren one shotDove le storie prendono vita. Scoprilo ora