Mafia Love (Prima parte)

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AVVERTENZE: G!P Lauren.
Lauren: 25 anni.
Camila: 18 anni.

Quando avevo diciotto anni, salvai una ragazzina di undici anni da una strage che stava per compiere la mafia cubana.
La sua famiglia aveva chiesto loro un po' di denaro, ma quando il tempo per restituirli era scaduto e loro erano rimasti a mani vuote, avevano deciso di agire. Ovviamente, il dialogo non era esattamente il loro modus operandi, quindi era logico che usassero la violenza per ottenere quello che volevano. Anche se, più che per il denaro, loro uccidevano per lasciar comprendere a tutti che con loro non si scherzava.
Il caso voleva che mio padre conoscesse quella famiglia, e proprio quel giorno, mi dicesse di passare da loro. Siccome Alejandro Cabello, il padre della ragazzina, era suo amico da anni, mio padre aveva subito saputo del suo debito e stava cercando di fare di tutto per aiutarlo. Quel giorno mi disse che aveva trovato la maniera giusta per uscire indenni da questo guaio, quindi dovevo affrettarmi a raggiungerli per dire loro di seguirmi. Il suo piano era semplice: aveva delle amicizie in Europa, lì sarebbero stati al sicuro anche se per loro non era consigliabile poi ritornare a farsi vedere in giro anche dopo un paio di anni a questa parte.
Quindi, uscii di casa e mi recai alla loro che si trovava a soli tre isolati di distanza dalla nostra. Mi misi a correre per sprecare meno tempo possibile. Arrivai lì con il fiatone e non potei evitare di sorridere quando vidi la piccola Camila seduta sull'altalena, che si trovava nel giardino sul retro. La raggiunsi facendo rumore per farmi sentire, evitando così di spaventarla. Tuttavia, il mio sorriso si spense quando notai che i suoi occhi erano lucidi.

<<Qualcosa non va?>>, chiesi, preoccupata.

<<Mami y papi litigano...non volevo più sentirli, quindi sono venuta qui>>, disse lei, alzando le spalle e guardandomi con il suo faccino innocente. Le sorrisi in maniera dolce.

<<Non litigheranno più, Camz. Mio padre ha trovato la maniera di aiutarvi>>, dissi. I suoi occhi si illuminarono e corse verso di me, saltandomi in braccio. Ridacchiai, reggendola forte contro il mio petto.
Mi irrigidii quando sentii il rumore di una macchina dall'altro lato della casa, ed una strana sensazione iniziò a premermi contro il petto. Strinsi con più forza Camila, cercando di sentire meglio cosa accadeva.

<<Aspettavate qualcuno?>>, chiesi a voce bassa. Lei scosse la testa. Sembrava spaventata, forse perché aveva avvertito la mia preoccupazione.
Non ci misi molto a capire cosa stava succedendo, e per quanto volessi evitare che lei si rendesse conto che per i suoi genitori non c'era più speranza, iniziarono a sentirsi degli spari ripetuti. Dal rumore che produceva, seppi che era una mitraglietta.

<<Corri>>, dissi, prima di afferrarle una mano e spingerla con me verso la strada Si mise leggermente ad urlare, ma io le tappai la bocca, la presi in braccio e mi misi a correre, cercando di non far uccidere nessuna delle due.
Era un po' pesante, ma ciò non mi impedì di dare il mio meglio nel correre per metterci in salvo. Un paio di minuti dopo, le mie gambe cedettero e io e Camila cademmo a terra. Lei prese a piangere, ma sapevo che la caduta non c'entrava nulla: sapeva di aver perso i suoi genitori, perché sicuramente non era stupida.

<<Lauren...che succede?>>, chiese mio padre, affrettandosi ad uscire dalla porta di casa. Non gli risposi verbalmente, limitandomi a guardarlo negli occhi. Gli bastò vedere l'espressione piena di dolore di Camila e la mia, per comprendere cosa fosse successo nemmeno a tre isolati da qui.

Camila passò la notte con noi, o per meglio dire, con me. Non voleva staccarsi dal mio fianco, e aveva mangiato solo perché gliel'avevo ordinato con voce un po' troppo dura. Lei mi aveva però obbedito.
Quando ci eravamo resi conto che avrebbe ascoltato solo me, i miei mi dissero che mi sarei dovuta prendere cura di lei per un po'. Mio padre mi disse che conveniva mandare Camila in Europa, proprio come aveva creduto all'inizio. Sarebbe partito con un suo amico di fiducia, che avrebbe trattato Camila come se fosse sua figlia. Lui l'avrebbe poi fatta vivere con sé, e la bambina sarebbe stata anche in ottima compagnia, poiché aveva due figli: un maschio ed una femmina.
La piccola cubana avrebbe passato del tempo a Londra con lui, e così facendo, ci saremmo assicurati che nessuno le facesse del male. Tuttavia, anche se mio padre mi aveva detto che non era conveniente farla tornare in futuro, io le avevo comunque detto che presto ci saremmo riviste. Era l'unica maniera che avevo trovato per farle spuntare un piccolo sorriso.
Così, quando Camila si riprese, la mandammo a Londra. Sia io che mio padre, giurammo- per motivi chiaramente distinti- di prenderci cura di lei fino alla fine dei nostri giorni.

Quando mio padre morì, cinque anni più tardi, ricevetti una delle tante lettere che Camila ci scriveva di tanto in tanto. Solitamente, ci raccontava come le andavano le cose, ci spiegava se si trovava bene o meno in un luogo, ci raccontava dei suoi amici e ci ringraziava ogni volta per averla salvata.
Mio padre le rispondeva in maniera molto formale. Le diceva che era felice per lei e per la vita che stava vivendo, alcune volte (anche se si sentiva in colpa a scriverlo poiché temeva di farla sentire triste) le diceva che i suoi genitori sarebbero stati orgogliosi di lei e poi, le diceva sempre che doveva smetterla di ringraziarci, siccome lei si meritava di essere salvata.
Tuttavia, anche io avevo trovato il modo di sapere come andava la vita di Camila. Da quando era andata via, avevo avvertito questo strano istinto di sapere sempre dove fosse e cosa facesse, come se volessi assicurarmi ogni singola volta che stava bene.
Quindi, avevo contattato Harry- il figlio dell'amico di mio padre- e avevo iniziato a parlare con lui per sapere ogni dettaglio della sua vita. Sapevo già che Harry fosse gay, per questo gli dissi che gli avrei affidato completamente Camila e gli feci giurare che non avrebbe mai permesso ad alcun ragazzo di avvicinarsi a lei. Sentivo proprio questo fortissimo bisogno di proteggerla, soprattutto dai ragazzi brutti e cattivi con l'acne e con semplicemente il sesso in testo.
Comunque, lessi la lettera di Camila in cui mi dava le sue più sentite condoglianze e mi diceva altre cose di poca rilevanza, ma che aveva scritto per tirarmi su di morale. Fu quello che scrisse verso la fine della lettera a lasciarmi senza parole: "<<Voglio ritornare a Cuba. Da te>>".
Egoisticamente, pensai al fatto che se lei fosse ritornata qui, sarei stata meno sola e finalmente, mi sarei potuta assicurare di persona che nessun ragazzo le si avvicinasse con cattive intenzioni. Poi, però, ricordai che poteva essere in pericolo e decisi che era meglio farla restare a Londra. Al sicuro.
Mi stupii moltissimo ricevere poco dopo una risposta in cui mi diceva che...aveva già prenotato i biglietti, quindi lei ed Harry sarebbero venuti a Cuba. Bene. Ero sicura che mio padre si stava rivoltando nella tomba.

Se credete che questo sia il peggio, be', vi sbagliate di grosso. Camila era solo una piccola bambina che volevo proteggere da tutto il male del mondo, poiché aveva perso una cosa importante in giovane età. Giuravo di prendermi cura di lei, e parlando con Harry, mi assicuravo sempre che stesse bene, che nessuno le facesse del male. Quindi, stupidamente, mi aspettavo di vedere una bambina di undici anni a giungere in aeroporto accanto ad un ragazzo alto, riccio e con gli occhi verdi con un forte accento britannico. Ma invece, rimasi a bocca aperta quando vidi una donna. Era diventata ovviamente più alta, ma non troppo. I suoi capelli lunghi e castani creavano delle onde lungo la sua schiena, donandole un aspetto da ragazza matura. I suoi occhi erano dello stesso colore del caffè, e a differenza di quello che credevo, brillavano di una luce gioiosa. Nessuno avrebbe mai immaginato che avesse sofferto troppo giovane.
Infine, il suo corpo era cambiato e si era trasformato in quello di una donna matura. Mentre la guardavo avvicinarsi a me con un bel sorriso sul volto, non potei evitare di pensare ad una cosa: merda!

A/a

Arriverà una seconda parte presto. Avrei voluto pubblicarlo in un solo unico capito, ma purtroppo non ce la faccio per una questione di tempo.
Nel prossimo capitolo, ci sarà lo smut che tanto amate.

Camren one shotDove le storie prendono vita. Scoprilo ora