Same old scene

4.2K 125 4
                                    

Ieri, mi deprimevo ascoltando canzoni vecchie e ho risentito Ci penserò domani, dei Pooh.
Prendendo il testo, ne ho fatto una one shot camren.
Spero che vi piaccia e sopra, vi lascio il video della canzone.
(Ps: siccome l'audio originale è stato bloccato e non può essere condiviso su altre piattaforme, la canzone che ho postato è una versione con un altro cantante).

Lei entrò, sulle scale qualcuno guardò
i suoi strani vestiti.
Mi aveva mandato un messaggio, dicendomi che aveva bisogno di me. Sapevo che poteva significare una sola cosa. Ero così abituata alla sua presenza, soprattutto quando era causata da uno di quegli episodi.

Appoggiò le spalle alla porta dicendo: <<Con lui, ci siamo lasciati>>.
Proprio come immaginavo. La sua fiamma del momento l'aveva lasciata, e lei era corsa da me per cercare conforto.

Osservai due occhi segnati e il viso bagnato dalla pioggia.
Era così bella. Somigliava ad una bambina innocente, che deve essere protetta a tutti i costi dal mondo crudele. In realtà, era una delle donne più sensuali e sicura di sé che avessi mai conosciuto.
Con i suoi capelli mori e ricci, che le ricadevano sulle spalle; gli occhi verdi- adesso stanchi- erano solitamente pieni di vita; e aveva due labbra così rosse e caronse da far venire voglia di baciarle in ogni momento.

<<Non so- mi disse- non so come uscirne fuori, non lo so>>.
Ma lei era forte. Trovava sempre un modo per venirne fuori da sola, aveva solo bisogno di un piccolo aiuto per trovare la forza. E se cercava il mio aiuto, chi ero io per negarglielo?

La guardai, ed ebbi un momento di pena, perché sembrava smarrita.
<<Io vorrei-mi disse-vorrei che non fosse cosí, ma è proprio finita>>.
Si perse un po' nei suoi pensieri, e immaginai che stesse ricordando cosa le aveva detto lui, prima di andarsene e lasciarla, come tutti gli altri.

Disse poi,ritrovando un sorriso a stento: <<Comunque l'ho voluta. Lo sai, le strade per farmi del male non le sbaglio mai>>.
Lei era così. Si buttava a capofitto in una situazione senza pensare alle conseguenze, e la maggior parte delle volte terminava ferita.

Poi mi raccontò la storia che io sapevo già. Dall'ultima volta si sentiva che era più sola, più cattiva.
Mi disse come avevano litigato, perché lei sentiva di non voler appartenere a nessuno, mentre gli altri volevano legara a loro stessi. Volevano tapparle le ali, cosa che lei odiava. Lei non apparteneva a nessuno se non a sé stessa. Questa era la cosa meravigliosa: potevi considerarla la tua ragazza, ma lei non sarebbe mai stata tua per davvero.
Lei non era la mia ragazza, ma ritornava da me di sua spontanea volontà ed io non potevo che esserne felice.

Si calmò, guardandosi intorno
e parlammo di me, bevendo più volte.
Le interessava sapere di me, sapere se avevo conosciuto qualcuno, se avevo fatto qualcosa di interessante. Solitamente, però, non trovavo mai il coraggio di dirle qualcosa a meno che non avessi bevuto un paio di bicchieri di vino rosso prima. Era il nostro preferito e mi dava la forza di parlarle  senza preoccuparmi di quanto ridicolo potesse suonare quello che dicevo.

Si sdraiò in mezzo ai cuscini e mi disse: <<Con te ero io la più forte>>.
Si comportava come se fosse a casa sua: frugava tra i miei cassetti, si stendeva sul mio divano o, in questo caso, nascondeva il suo corpo formoso tra i cuscini del mio letto. Era così bella. I capelli decoravano il cuscino bianco, e i suoi occhi mi guardavano con attenzione.

Disse poi inseguendo un pensiero:
<<È vero...con te io stavo bene...E se io fossi una donna che torna, è qui che tornerei>>.
Sentire quelle parole mi faceva male ogni singola volta, eppure le permettevo di tornare. Le permettevo di illudermi che tutto sarebbe tornato come una volta, ma puntualmente, non accadeva mai. Lei voleva solo un po' di incoraggiamento. Nient'altro.
Mi gettò sul letto, mettendosi su di me. Mi baciò con foga, vogliosa di dimenticare il suo dolore e io glielo permisi. Questo era tutto ciò che potevo ottenere da lei. Nient'altro.

Poi cenammo qui. Le chiesi:
<<Domani cosa fai?>>.
La pioggia batteva sui balconi, rispose:<<Ci penserò domani>>.
Un'alzata di spalle. Ottenni solo un'alzata di spalle.
Dopo avermi aiutato a pulire i piatti, si gettò nuovamente sul mio letto, ma questa volta si addormentò.

Mi svegliai la mattina e sentii la sua voce di là: parlava in inglese.
La guardai: aveva il telefono in mano e il caffè, e non mi sorprese.
Accettai il breve sorriso e il viso di una che non resta.
Terminò la chiamata, posando il telefono sul tavolo.
Si avvicinò, mi peggio una mano sulla guancia e mi guardò con dolcezza.

<<Se puoi- mi disse- se puoi,
non cambiare mai da come sei>>.
Mi lasciò un piccolo bacio sulla guancia, pulendo con il pollice il segno del rossetto che doveva aver lasciato. Sorrise.

Poi se ne andò via, nel modo che io sapevo già...
Senza guardarsi indietro, senza preoccuparsi della donna che ogni volta lasciava con il cuore spezzato. La donna che l'avrebbe amata fino alla fine dei giorni.

Passava un tassi, lo prese al volo.
"Abbi cura di te", pensai da sola...

Camren one shotDove le storie prendono vita. Scoprilo ora