The girl with the mask

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Non volevo andare a quella stupida festa. Però Dinah aveva conosciuto la migliore amica della ragazza che la organizzava, se n'era innamorata profondamente e adesso voleva che io andassi con lei per non lasciarla da sola. Entrambe sapevamo che appena vista la sua cotta, mi avrebbe abbandonata a me stessa, però non potevo resistere a quell'espressione di cucciolo che aveva messo su.

Mi aveva detto che era una festa in maschera, quindi il mio odio era aumentato ancora di più. Trovavo inutili le feste, perché non bevevo mai ed odiavo ballare. Inoltre, il fatto che tutti si sarebbero guardati intorno come degli stupidi per cercare di capire chi si nascondeva dietro le maschere, mi faceva passare solo la voglia di andarci. Dinah insisteva nel dire che mi sarei divertita, che tutto sarebbe andato bene e sopratutto, mi diceva che non mi sarei annoiata in alcun modo.

Ci credevo davvero poco, però di nuovo, era la mia migliore amica, non mi chiedeva mai nulla e potevo farle questo piccolo favore. Era solo uno sforzo piccolissimo, che avrei potuto compiere.
Fu così che mi convinse ad indossare un vestito bianco e una maschera dorata, che si abbinava con le scarpe e la pochette. Il trucco era stato scelto e fatto sempre da Dinah, che si era presa il suo tempo per prepararmi. Siccome la maschera copriva gran parte della mia fronte, aveva puntato agli occhi, sfumando l'ombretto e senza esagerare estremamente con la matita. Le labbra erano state truccate con un po' di lucidalabbra, senza rossetto che rovinasse la semplicità che diceva di aver creato con le sue scelte.
Lei, invece, aveva indossato un semplice vestito blu scuro, che risaltava benissimo la sua carnagione olivastra e i suoi capelli color miele. Indossava una di quelle maschere col manico, perché diceva che la faceva sentire più "donna dei vecchi tempi".

Così, uscimmo di casa. Arrivammo lì che già si sentiva la musica, stranamente nessuna di quelle canzoni rock, che mi sarei immaginata di sentire ad una festa.
Dinah però aveva detto che sarebbe stato tutto diverso, dato che la padrona di casa era una particolare. 
Entrammo in casa, lasciammo i cappotti alla donna che aspettava all'entrata, e sorrideva in maniera super finta. Chissà quanto la pagavano per fare queste stupidaggini. 
Ci guardammo intorno, finché Dinah non individuò la strada per la cucina. Versò un drink ad entrambe, e la guardai, non fidandomi molto di lei. Reggeva bene l'alcol, mentre io ricordavo a malapena l'ultima volta che avevo bevuto.

<<Non preoccuparti. Non può che farti del bene>>, sussurrò al mio orecchio, divertita. Spingendo il bicchiere contro la mia bocca, mi costrinse a bere. Dovevo ammettere che era buono: aveva un sapore di fragola, con il classico bruciore che apportava alla gola quel famoso bruciore. Dinah mi fece un occhiolino, bevendo dal suo bicchiere.
Ritornammo così in soggiorno. Un soggiorno davvero spazioso, dove un paio di persone ballavano al ritmo della musica lenta che suonava. 

Mi guardai intorno, rendendomi conto che non conoscevo davvero nessuno e che c'era davvero tanta gente. Dinah afferrò il mio braccio, facendomi sussultare. Mi indicò di guardare verso l'alto, verso le scale.
Tre persone erano poggiate contro la balconata, guardavano verso il soggiorno ed anche se indossavano le maschere come tutti gli altri, potevo leggere la loro espressione annoiata.
Erano vestiti tutti e tre di nero, solo che le due donne indossavano un vestito- quella dalla carnagione scura, ne portava uno che arrivava dopo il ginocchio, con una scollatura a cuore, mentre quella dalla pelle pallida ne portava uno lungo con lo spacco sulla coscia sinistra- e l'uomo portava un completo pantalone e camicia, privo di cravatta e giacca. Anche le loro maschere erano nere.

<<Quella scura di pelle...è Normani! Oddio quanto è bella!>>, esclamò, scuotendomi leggermente.

<<Be', va' da lei e parlale>>, dissi, alzando le spalle, bevendo un altro sorso della mia bevanda.

<<E cosa le dico?>>, sbottò, voltandomi per guardarmi sconvolta.

<<Che vuoi che ne sappia, Dinah?  Ci parli, così almeno smetti di guardarla da lontano come una stupida>>, ammisi.

Camren one shotDove le storie prendono vita. Scoprilo ora