Succubus(ultima parte)

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DARK PAST

Non so quanto tempo passai lì, legata a quel letto. Venivo liberata solo per andare in bagno, e ogni tanto per mangiare. Non indossavo vestiti, poiché lei non lo riteneva necessario. L'unica cosa che le importava era tenermi in forze quanto bastava per umiliarmi. Ogni volta che veniva per prendermi, mi giuravo che non le avrei permesso di vedere quanto piacere mi sapesse dare, ma puntualmente, finivo a gemere incontrollabilmente. Era quel maledetto veleno che possedevano, poiché ero sicura che se non fossi intossicata, sicuramente sarei stata in grado di dirle che non doveva toccarmi.
Notai che dopo ogni nostra intensa sessione- Lauren era in grado di darmi anche cinque orgasmi in meno di tre ore-, perdevo sempre di più le forse. Mi sembrava sempre di aver fatto un qualche sport estremo, e il mio corpo si sentiva sempre più debole e privo di vita. Non importava quanto mangiassi, mi sentivo sempre sul punto di svenire. Faticavo a camminare e quando mi portava in bagno, doveva sorreggermi lei. Avevo voglia di dormire, sempre. Non ci misi molto a rendermi conto che mi stava uccidendo lentamente. Sapevo che tramite il sesso, portavano via l'energia vitale alle persone e Lauren ne aveva presa tantissima da quando ero divenuta sua prigioniera. Temevo sempre che ogni volta potesse essere l'ultima, e dal modo in cui mi guardava, potevo giurare che anche lei pensasse lo stesso.

Un giorno, comunque, mi lasciò completamente senza fiato. Insieme alla mia morte imminente, avevo notato anche che non mi aveva mai mostrato il suo corpo meraviglioso. Con ogni maglia che indossava, potevo vedere il suo seno prosperoso, mai coperto da un reggiseno. Con i jeans, potevo vedere che aveva delle gambe fantastiche e quando mi dava le spalle, invece, vedevo il suo sedere stupendo. Ma la vedevo sempre vestita. Non avevo mai avuto l'onore di vederla nuda.
Quel giorno, tuttavia, entrò nella stanza. Si mise al bordo del letto, permettendomi di guardarla negli occhi. Solitamente, restava lì a fissarmi per un po', poi saliva sul letto e gattonava lungo il mio corpo, come un predatore che sta per divorare la sua preda. Quella volta, però, vidi le sue mani raggiungere il bordo della sua maglia. Spalancai gli occhi quando la fece passare oltre le sue braccia e la sua testa. Il suo busto nudo era meglio di quanto immaginassi. I suoi addominali erano ben definiti e femminili; i suoi seni erano prosperosi e mi venne l'acquolina in bocca. Nemmeno la pelle evidentemente bruciata dopo un incidente sulla spalla destra, poteva rovinare la perfezione che era quel corpo. 
Dopo, si sbottonò i jeans. Maledii le catene, poiché persi i suoi movimenti mentre li sfilava lungo le gambe pallide e toniche. Sembrava proprio che le piacesse fare esercizio fisico...oltre al sesso. Lei era lì, adesso, in piedi davanti a me, con solo un paio di mutandine nere a dividermi dal vederla completamente nuda.
Un sussulto abbandonò le mie labbra quando si voltò, per camminare verso un cassetto. Se la pelle della sua spalla si era cicatrizzata, dopo un evidente brutto incidente con il fuoco, la pelle della sua schiena era messa mille volte peggio. Alzando la testa, notai che persino sulla gamba sinistra c'erano dei segni. Qualsiasi cosa le fosse successo, doveva vivere ogni giorno con il ricordo di quell'evento marchiato sulla pelle.
Frugò in un cassetto, poi ritornò verso di me. Salì sul letto, e evitai di guardarla negli occhi. Osservai con attenzione, tuttavia, come apriva le catene che mi tenevano legata al letto. Mi massaggiai i polsi, portando velocemente le gambe contro il petto, per poter coprire la mia nudità. Era assurdo, dato che mi aveva già vista nuda, ma non potevo evitare di provare imbarazzo.

<<Che significa?>>, chiesi. Non era il momento della doccia e sicuramente non dovevo andare in bagno, così come non aveva nemmeno del cibo con sé.

<<Stai perdendo le forze a causa mia>>, disse. Non c'era una punta di rimorso nella sua voce, però qualcosa mi diceva che qualsiasi cosa sarebbe successa, l'avrebbe fatta per me, per aiutarmi.

<<Fa parte della vostra natura>>, dissi.

<<Ho pensato ad un modo per poter aiutarti, senza doverti lasciare andare oppure interrompere i nostri incontri>>, disse, con un piccolo sorriso quando notò l'imbarazzo che avevano creato le sue parole. <<Finché ho ricordato una cosa che si diceva parecchio tempo fa. Ormai, ai succubi non interessa, quindi ho tardato un po' a ricordarmene...Dicevano che un succube prende l'energia vitale di un essere umano quando lo assaggia>>, e dette quelle parole, il suo sguardo si posò sul mio corpo nudo o meglio, su quella parte del mio corpo che conosceva meglio di chiunque altro. <<e un umano, può prendere l'energia vitale di un succube, se fa lo stesso. Con l'unica differenza, che il succube deve essere consenziente>>, terminò il suo discorso.
Oh, giusto! Loro potevano forzare gli umani con il loro veleno e quella lingua talentuosa, mentre noi essere umani dovevamo dipendere totalmente dalla loro volontà. Che leggi di merda....sempre che fosse una legge.

Camren one shotDove le storie prendono vita. Scoprilo ora