ℭ𝔞𝔭𝔦𝔱𝔬𝔩𝔬 12

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Al mio risveglio mi accorsi di essere in una specie di cella, riconobbi un quadro appeso davanti ai miei occhi così capii che ero rinchiusa nelle segrete della torre di Clarissa Bertrand, ovvero, l'amica di mia nonna, quella donna era il male in persona, le bastava uno sguardo per influenzava facilmente i pensieri degli altri.
Ricordai di avere il telefono nella tasca destra ma sentii delle voci quindi non lo usai.
"Sei sveglia finalmente" disse mia nonna sorridendo.
"Principessa ci scusi se non c'è un letto" disse Clarissa ridendo.
"Perché sono qui? Cosa ti ho fatto?" chiesi urlando.
Mia nonna si avvicinò "Numero uno, stamattina sono usciti vari articoli in cui parlavano di te, inoltre c'era una foto tua in costume e la polizia alle spalle che ti metteva le manette. Numero due, ho sentito che dicevi a tua madre di esserti innamorata di un ragazzo che fa parte del personale di servizio. Tutti ti cercano per intervistarti e se vuoi essere libera dovrai fare un'intervista dicendo che ti hanno ammanettata poiché Justin Bieber ti ha incastrata nascondendo la droga tra le tue cose, se non accetti resterai qui finché le cose non si calmeranno non ti permetterò di infangare il nome della nostra famiglia" rimase a braccia conserte in attesa di una risposta.
Mi alzai da terra "non butterò mai merda su persone che non c'entrano nulla, tienimi qui quanto ti pare"
"Bene, dato che hai fatto la cattiva resterai digiuna tutta la giornata" disse Clarissa sorridendo per poi lanciarmi una bottiglia d'acqua "fattela bastare" continuò ridendo per poi andar via insieme alla nonna.

Rimasi in mezzo al nulla, la finestra era troppo in alto, ero in un piccolo spazio vuoto.
Chiamai Zayn.
"Selena dove cazzo sei? Sono con Justin e i nostri genitori, ti stanno ascoltando" disse Zayn urlando.
"Non posso parlare molto, ascoltatemi sto bene ma dovete venire a prendermi. Sono nelle segrete della torre di Clarissa Bertrand, la nonna mi ha rapita vi prego venite il più presto possibile" sentii dei passi "non posso parlare ciao" staccai la chiamata per poi mettere il telefono in tasca.
La nonna si avvicinò con un'espressione furiosa, aprì la cella per tirarmi i capelli "hai parlato abbastanza" prese il telefono dalla mia tasca per poi chiudermi nuovamente dentro e andar via.
Piansi per la disperazione, cercai di addormentarmi e quando mi svegliai mi trovai in macchina con due uomini forzuti.
"Dove mi state portando" chiesi agitata, mi resi conto di avere le mani e i piedi legati.
"Ci hanno ordinato di portarti in un posto" rispose l'uomo alla guida. 
"E sai perché?" chiese l'uomo accanto a me "perché qualcuno ha fatto la spia" continuò per  poi giocare con i miei capelli.
Mi portarono in una casa in campagna.
"Resterai qui, ci hanno ordinato di non portarti nulla da mangiare, la bottiglia che è sul tavolo è fresca" disse l'uomo più alto con un'espressione seria "ah dimenticavo, non cerare di scappare, per sbloccare la porta serve l'impronta nostra o di tua nonna" aggiunse.
"Guarda il lato positivo, adesso hai un letto" disse l'altro uomo ridendo.

Andarono via, mi sdraiai sul letto e cercai di addormentarmi poiché era l'unica cosa che potevo fare. Sentii dei rumori, dopodiché mi trovai davanti mia nonna.
"Ti ho portato una tisana, servirà a calmarti" disse per poi sedersi.
"Per tutto questo tempo hai finto di essere gentile?" chiesi guardandola con odio.
"No, io ho provato a cambiare per la serenità della nostra famiglia. Mio figlio ha iniziato a rimproverarmi per il mio carattere, non aveva mai alzato la voce con me, mi ha fatto capire che voglio o no sono tua nonna. Ho provato a volerti bene ma tu no, hai rovinato la nostra famiglia per i tuoi capricci da bambina viziata e adesso stanno cercando anche me poiché hai aperto bocca, resterò qui con te così non troveranno nessuna delle due" mi guardò con rabbia, si avvicinò a me per poi legarmi al letto. Aprì una scatola contenente del cibo "non guardare, non ne avrai nemmeno un po' e dato che hai fatto la spia non mangerai nemmeno domani" disse sorridendo, si avvicinò per poi iniziare a masticare vicino al mio orecchio.
Passarono un paio di minuti e mia nonna si avvicinò con una tazza "è la tisana che ti ho portato" disse guardandomi, aprii la bocca poiché avevo le mani legate.
Iniziai a sentirmi stanca, la mia vista era annebbiata, la testa iniziò a girarmi dopodiché...il vuoto.

Due pianeti diversi - JELENADove le storie prendono vita. Scoprilo ora