ℭ𝔞𝔭𝔦𝔱𝔬𝔩𝔬 20

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Il giorno seguente.

"Tesoro svegliati" sussurrò una voce femminile.
"Mamma?" rimasi incredula pensando che stessi ancora dormendo.
"Dai dobbiamo andare, tu padre e tuo fratello ci stanno aspettando" disse accarezzandomi i capelli.
Uscì dalla stanza e io la seguii.
Mio fratello era seduto sul divano a braccia conserte, presi posto accanto a lui evitando lo sguardo di mio padre.
Mia nonna sbucò dal nulla per poi sedersi tra me e mio fratello.
"Devo ammettere che la mia reazione è stata eccessiva. Non fate nulla di male, da una parte sono deluso dal fatto che non avete aperto bocca con noi riguardo a questa situazione, dall'altra...è un vostro sogno e io, vostra madre e vostra nonna non vi ostacoleremo in questa volta scelta" si fermò per due secondi "inoltre, dovete ringraziare vostra madre e vostra nonna. Sono state loro che mi hanno fatto ragionare" si sedette sulla poltrona accanto a mia madre.
Guardai mio fratello che aveva il sopracciglio alzato "non ci aspettavamo quella reazione proprio da te".
Il mio sguardo si spostò su Justin che si stava avvicinando, corsi verso di lui urlando il suo nome per poi abbracciarlo.
"Dobbiamo parlare" sussurrò al mio orecchio.

Andammo in giardino, Justin aveva lo sguardo assente. Stava succedendo qualcosa, lo capii dal fatto che non mi cercò quando ero rinchiusa in camera.
"Selena...è meglio prendersi una pausa" disse abbassando lo sguardo.
"Cosa? Che stai dicendo? Perché?" chiesi cercando il suo sguardo.
"Non posso parlartene, o meglio non adesso" accese una sigaretta.
Justin fumava solo quando era nervoso.
"Justin sono la tua ragazza ho il diritto di sapere cosa tu st..." non mi fece finire la frase. "Ho detto che dobbiamo prenderci una pausa, vuol dire che voglio restare solo" disse per poi andar via.
Rimasi sola, incredula. C'era qualcosa sotto, dovevo andare fino in fondo. Iniziai a cercare Justin ma sembrava essersi polverizzato, provai a chiamarlo ma non rispose.
A chi avrebbe risposto? Esatto Steven.
"Steven" urlai per la cosa ripetutamente.
"Sono qui" corse verso di me "che succede?" chiese agitato.
"Chiama Justin, ti prego" dissi agitata.
"Ma perché?" chiese "non puoi farlo tu?" continuò.
"Fallo e basta" urlai guardandomi intorno.
Justin rispose alla chiamata, Steven gli chiese dove fosse e lui rispose in modo freddo "immagino che Selena mi stia ascoltando, tornerò. Adesso non posso raccontarvi nulla datemi un po' di tem..." Justin fu interrotto da una voce conosciuta "Bieber che cazzo stai facendo" la chiamata terminò.
"Justin" urlai, mi accasciai piangendo.
"Cosa sta succedendo?" chiese Zayn correndo verso di me "che cazzo lei hai fatto?" urlò contro Steven spingendolo con le spalle al muro.
"Prenditela con Justin" rispose Steven facendo spallucce.
Zayn si girò per poi chiedermi spiegazioni.
"Qualcuno lo sta intrattenendo e non so il motivo. Mi ha detto di prenderci una pausa e so che è stato obbligato a dire quelle cose ma ho paura, si è cacciato in qualche guaio, non riesco a riconoscere la voce che ha urlato al telefono ma l'ho già sentita non ricordo dove e quando" ero disperata, non facevo altro che piangere.
Zayn mi prese per il braccio delicatamente facendomi alzare da terra "ehi calmati lo ritroveremo"
"Quando succederà sapete dove trovarmi" fece spallucce e andò via.
"Non te ne frega un cazzo?" urlai verso di lui raggiungendolo "è comunque tuo fratello" lo spinsi dandogli un pugno sul petto.
"Selena calmati" urlò Zayn alle mie spalle tirandomi verso di lui.
Steven andò via senza dire nulla.
"Contatta i ragazzi e dai appuntamento al capannone" ordinai mentre Zayn rimase a fissarmi senza far nulla "Zayn adesso".
David si avvicinò chiedendomi cosa stesse successo e perché i miei occhi erano rossi e gonfi "devi accompagnarci al capannone, andiamo" corsi verso la macchina.

Ero agitata, iniziai a pensare al peggio. Justin era forte e coraggioso ma in quel momento non riuscivo a capire fino a che punto.
Arrivammo al capannone e poco dopo arrivarono gli altri ragazzi. Tutti presero posto e quando il silenzio dominò la stanza iniziai ad aprir bocca.
"Justin è sparito, suppongo che sapere cos'è successo e dove si trova. Dobbiamo organizzare un piano per portarlo via da quel posto" dissi guardando l'espressione di tutti "Ryan a te la parola" continuai indicando.
Ryan guardò gli altri, si alzò dal divano e fece segno di uscire fuori.
"Selena non è che non voglio dirtelo, è che non posso" disse dispiaciuto "appena si risolverà tutto sarà lui a parlarne con te e a dare spiegazioni agli altri ma io davvero non posso. Non gli succederà nulla te lo assicuro" continuò.
Annuii abbassando lo sguardo, Ryan mi abbracciò. Gli diedi un calcio dove non batte il sole e un pugno al naso, presi il cellulare dalla tasca e scappai il più lontano possibile. Mi sedetti sul marciapiede coperta da una macchina blu giusto per essere al sicuro, aprii la chat tra Ryan e Justin, parlavano di Adam Clarke, ecco a chi apparteneva quella voce che urlò al telefono.
Justin aveva un problema con lui.
Ruppi il vetro della macchina accanto a me, avvicinai i fili e misi in moto. Mi diressi a casa di Sam, parcheggiai la macchina non troppo vicino all'abitazione.
"Ciao Selena, Sam è venuto da te" disse la piccola Kate sorridendo.
"Lo so tesoro mi ha mandato lui, volevamo fare un giro e dato che non voleva tornare indietro a piedi sono venuta io. Dove sono le chiavi?" chiesi accarezzandole i capelli.
"Di sopra, in camera sua. Vai pure, io faccio il palo sai com'è, papà non si fida di Sam figurati se vede te alla guida" disse guardandosi intorno.
Mi sembrava perfetto, corsi in camera sua. Presi le chiavi che si trovavano sulla scrivania e uscii dalla stanza per poi fare ritorno e cercare la scatola di legno che Sam nascondeva dietro un quadro, presi la pistola al suo interno e corsi via.
Sam la portava sempre con se quando si occupava degli scarichi di droga.
Ringraziai la piccola e lasciai la casa, misi in moto e mi diressi al Manhattan Life. Sapevo stare alla guida ma è severamente vietato che una persona appartenente alla famiglia reale guidasse. Il telefono di Ryan continuava a squillare così lo spensi e feci lo stesso con il mio, entrai nel locale e vidi il ragazzo che lavorava per Adam Clarke.
Lo segui per un po' ma lo persi di vista dopo un po', lo cercai facendo numerosi giri per il locale dopo un paio di minuti lo vidi uscire dal locale ed entrare in macchina.
Cacciai la pistola e presi posto accanto a lui.

Due pianeti diversi - JELENADove le storie prendono vita. Scoprilo ora