"Ehi amore" disse Justin dandomi un bacio sulla fronte "chi è il nostro ospite?" chiese.
Irvin aveva cinque anni quando i suoi genitori furono cacciati di casa perché non potevano permettersi di pagare l'affitto, sua madre e suo padre persero la vita a causa di una malattia e di Irvin si prese cura suo zio, anche se non avevano una casa, anche se vivevano per strada, dormendo su materassi scomodi e al freddo, lo zio gli ha insegnato l'educazione e il rispetto. Irvin non ha mai rubato, passava per i mercati e chiedeva se potevano regalargli un libro poiché da grande avrebbe voluto diventare un avvocato.
Quando ci siamo incontrati, Irvin aveva dieci anni e mezzo. Viveva ancora in quel posto, con quei pochi amici di suo zio e nuova gente che non conosceva, in un vicolo dove tempo fa avevamo in mente di costruire un ristorante ma la struttura non fu mai portata al termine, il vicolo era preceduto da una piazzetta dove di solito Irvin giocava con gli altri bambini."Perché vorresti fare l'avvocato?" chiese Justin sorridendo.
"Per la gente come me, come i miei genitori, che non possono permettersi una persona che li rappresenti dinanzi alla legge. Mio zio mi ha sempre detto di tendere una mano, adesso lo faccio nel mio piccolo ma quando sarò grande voglio rappresentare anche loro, tutti dobbiamo essere sullo stesso piano. Non potranno pagarmi? Non fa niente, ci saranno altri modi per ripagarmi come ad esempio essere gentili o portandomi una pizza" rispose senza pensarci.
Justin lo abbracciò e Irvin si commosse.
"Principessa, la vasca è pronta" disse Maya scendendo le scale.
"Vieni ti faccio vedere dove si trova il bagno" dissi porgendo la mano.
"La ringrazio di cuore ma devo andare prima che si faccia tardi" disse indietreggiando.
"Perché non ti fai un bagno caldo? Ti porterò dei vestiti tra poco" rispose Justin accarezzandogli i capelli.Irvin quando vide che stavamo andando a casa mia per poco non piangeva, non parlava e tratteneva le lacrime. Una volta arrivati, gli preparai un piatto di pasta e insieme facemmo una pizza.
Irvin non voleva fermarsi da noi perché diceva di sentirsi fuori luogo, quando per sbaglio andava a sbattere con il gomito sui mobili, quando faceva cadere le posate, si scusava.Io e Justin restammo a parlare mentre Juss chiese a Zayn di comprare dei vestiti maschili e di portarli a casa il più presto possibile.
Salì da Irvin e scesero insieme dopo una ventina di minuti.
"Come te la cavi a calcio?" chiese Justin.
"Sono abbastanza bravo, ci gioco il pomeriggio con i ragazzi in piazza" rispose Irvin.
"Bene quindi non avrai problemi a venire con me oggi, con i miei amici facciamo una partita" disse Justin.
Pranzammo tutti insieme, guardammo un film e subito dopo Justin e Irvin uscirono. Io restai a casa con i bambini e nel frattempo pensai alla conversazione tra me e Justin avuta durante l'assenza di Irvin, ovvero quello di farlo dormire da noi finché non trovavamo un posto dove poteva stare.Passò un po' di tempo e Irvin era considerato il nipotino di tutti, partecipava ai pranzi e alle cene che si tenevano con il resto della famiglia e iniziò a fare lezioni private che si tenevano stesso in casa, così da proseguire con lo studio.
Riuscimmo a convincere Irvin a stare da noi anche se spesso i pomeriggi andava in piazza per giocare con gli altri.
Irvin si impegnava davvero tanto nello studio, apprendeva velocemente. Giocava volentieri con i gemelli e usciva spesso con Justin.Un po' di tempo dopo; il compleanno di Justin.
Passai il pomeriggio in giro con Justin, il mio compito era quello di distrarlo mentre gli altri preparavano tutto. Giunse in fretta la sera e Justin guidò fino al capannone, entrammo e ovviamente non c'era nessuno, provò a chiamare i ragazzi ma non ricevette nessuna risposta, aspettammo un paio di minuti e poi lo convinsi ad andare a casa.
Quando entrammo nel giardino rimasi sorpresa anch'io, avevamo illuminato gli alberi con piccole lucine bianche mentre all'entrata c'erano delle piccole lucine gialle così da farle sembrare lucciole. Sul soffitto c'erano adesivi fatti di stelle con una grande luna al centro che con la sua particolare luce rendeva la stanza bellissima, le decorazioni erano stupende e messe al posto giusto, le luci non erano basse ma nemmeno forte, la stanza profumava di lavanda, era tutto stupendo, migliore da come l'avevo immaginato.
Non c'era nessuno ma Justin mi guardò stupito per poi sorridere.
"AUGURI" urlarono tutti spuntando da parti diverse della stanza.
"Voi siete pazzi" disse Justin con gli occhi lucidi.
Mi diede un bacio a stampo e ringrazio tutti uno per uno. Eravamo tutti seduti ad un lungo tavolo, Ryan dal mio lato, Cole dal lato di Justin e Irvin in mezzo a noi. Una serata davvero particolare, niente piatti raffinati ma cose che piacevano a chiunque come pizza, mini panini, patatine fritte e un mix di rustici, era strano anche per me vedere i miei e mia nonna mangiare senza posate, anche zia Amelia non aveva una postura corretta a tavola.
I bambini si scatenarono in pista e anche noi li raggiungemmo, tutti eravamo sereni e spensierati.
Mi allontanai per andare in bagno e al mio ritorno tutti erano seduti sul lato destro e sinistro della sala, con una sedia al centro.
C'era una musica leggera e i ragazzi sorrisero così pensai che volevano dedicare qualcosa a Justin ma lui si avvicinò, mi prese per mano e mi fece sedere al centro della stanza, lo guardai confusa per poi spostare lo sguardo intorno a me, guardando gli altri.
Justin salì sul piccolo palco e si avvicinò al microfono come se stesse iniziando il discorso di una serata di beneficenza. Mia madre iniziò a piangere e la guardai sorridendo perché seriamente non capii nulla.
"Abbiamo passato molto tempo insieme, molto lo abbiamo perso ma alla fine siamo riusciti a recuperarlo. Non voglio prolungarmi molto, volevo solo dirti che sei mancata a tutti, a me principalmente è mancato quel sorriso sincero che finalmente adesso sfoggi, mi sono mancate le tue carezze, i tuoi modi di fare, pensa che mi è mancato anche quando ti prendevi le mie felpe, le mie maglie e quel profumo, Dio mio, ogni volta che rimettevi a posto le mie cose che usavi quel profumo era lì. Durante la tua assenza ho dovuto aprire l'armadio per sentirti, non usavo certe felpe solo per non far andar via quel profumo al gelsomino che lasciavi" disse per poi prendersi una pausa e sospirare, prese un fazzoletto dalla tasca e si asciugò le lacrime mentre le mie continuavano a scendere sul mio viso.
"Papà" urlò Chloe, non aveva capito la situazione ovviamente ma vedere Justin piangere aveva reso la sua espressione facciale confusa.
"Abbiamo una famiglia, una famiglia stupenda ma bisogna completare il tutto, perciò..." disse avvicinandosi, quando si inginocchiò mi trasformai in una fontana, misi le mani avanti al viso e piansi di gioia.
Justin mi prese le mani e le baciò per poi accarezzarle dopodiché mise una mano in tasca e cacciò un cofanetto per poi aprirlo e mostrarmi l'anello "Selena, vuoi sposarmi?" chiese con gli occhi lucidi.
"Certo che si" risposi annuendo, mi mise l'anello e lo baciai mentre gli altri applaudirono.
"Ci sposeremo dopodomani" disse guardandomi.
"Cosa?" chiesi ridendo.
Justin mi spiegò che lo stavano già progettando dal mio ritorno, ecco perché mio padre e Justin parlavamo spesso isolati. Le ragazze mi disserò di non preoccuparmi poiché avevano pensato loro alle decorazioni escludendo i ragazzi, mi diedero scelta libera per il vestito.
Mi sentivo in un altro mondo, era surreale.
"Auguri fratellone" disse Irvin abbracciando Justin.Si avete sentito bene, come vi ho detto, tutti avevano preso a cuore Irvin e la sua situazione. Irvin passava molto tempo con Justin ma anche con Jeremy, così Pattie e il padre di Justin decisero di adottarlo accorciando i tempi e soprattutto con l'aiuto di mia nonna e di persone che conosceva. Irvin diceva di sentirsi a proprio agio con loro poiché con noi c'era più probabilità di capitare tra le copertine, in tv e lui non voleva essere costantemente sotto i riflettori.
Justin mi prese per mano e mi portò fuori, in giardino.
"Non vedo l'ora di sposarti" disse stringendomi tra le sue braccia.
"Non vedo l'ora di diventare tua moglie" risposi per poi baciarlo.
Eh si, notte stellata. Restammo a baciarci sotto la luna e sotto le stelle un po' come se fosse un giuramento, del tipo, giuro avanti a loro di amarti per tutta la vita.
Restammo a parlare del nostro futuro, entrambi i piedi e ancora sotto quel cielo stellato, io tra le sue braccia e lui che mi stringeva forte.
"Non so davvero spiegarti come mi sento, in senso positivo ovviamente, quando i bambini mi chiamano "papà" ti giuro è una cosa indescrivibile immagina quando potrò dire a tutti che tu sarai mia moglie. Sono l'uomo più felice le mondo" disse per poi darmi un bacio sulla fronte.
Io mi sentivo esattamente come lui.Quando i ragazzi ricordarono a Justin di esprimere tre desideri, Justin mi guardò sorridendo per poi farmi l'occhiolino, soffiò e spezzò le candele.
Scattammo tantissime foto come ricordo, Austin mi fece notare che Bea passava molto tempo con Irvin e se prima avevamo solo Justin come padre geloso, quel numero uno divenne subito un due.
Noi ragazze ballammo per tutta la serata, anche con i bambini in braccio. Non avevamo dimenticato di essere giovani, pensate che anche zia Amelia si diede da fare.
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Due pianeti diversi - JELENA
FanfictionSelena Gomez è la principessa più amata del Regno Unito, figlia del re William Gomez e della regina Allyson Muller, condivide il suo regno con il primogenito Zayn Gomez e a breve si aggiungerà un nuovo posto in famiglia. Selena e Zayn nascondono un...