Stavo camminando tra le strade di Milano, domani verso le dieci del mattino avrei abbandonato quell'orfanotrofio e non avrei più rivisto quella peste dagli occhi dolci e un sorriso più bello del mondo. Mi sedetti su una panchina, presi il cellulare e apro "Twitter".
"Buongiorno ragazzi, ho bisogno del vostro aiuto. Vi ho spiegato qualche giorno fa che sarei stato ad un orfanotrofio di Milano, ecco li ho conosciuto un bambino. Si chiama Ermal ha cinque anni ed è bellissimo. Oggi è il nostro ultimo giorno insieme e io non voglio abbandonarlo, aiutatemi a fare qualcosa. Un abbraccio Fab❤"
Dopo qualche minuto Andrea mi rispose.
"Adottalo".
"Sarebbe inutile".
"Perchè?"
"Non ci sono mai a casa, chi lo accompagna a scuola?"
"Una babysitter".
"Se un giorno avrò un figlio voglio che stia con me non con una estranea".
"Possiamo tenerlo noi".
"Come farete?"
"Non lo so, ma è meglio fare dei salti mortali che vederti triste".
"Non sono triste".
"No e allora perchè hai scritto quel post?"
"Perchè lui poi starà male".
"E anche tu".
"Chi ti dice questo?"
"Ti conosco".
"Si ok, starò male e anche lui. Non voglio che un bambino stia male per colpa mia, vorrei non fare questo lavoro!"
"Immagino, comunque tu adottalo penseremo noi a tutto".
"Non lo so, ci penserò".
"Ok, ma pensaci bene".
"Scusami, adesso vado ciao".
"Ciao".
Spengo il telefono, cammino e arrivo all'asilo. Appoggio una mano sulla ringhiera nera e guardo quell'istituto. Non potrò più vedere quel nano, con quel bel sorriso e le sue bellissime storie. Mi allontano e dopo due ore ritorno in orfanotrofio.
Entro nella camera di Ermal, mi avvicino alla cesta dei giocattoli e prendo la sua zebra celeste e bianca. Passo una mano su i miei occhi, non pensavo che un bambino mi avrebbe fatto piangere.
"Ehy tutto bene?" Entra Sabrina in camera.
"Non lo so..." dico in sussurro.
"Stai per piangere perchè ti mancherà Ermal?"
"Si". La vedo sedersi sul letto.
"Quando Ermal è arrivato la prima volta in questo istituto tremava. Non si fidava di nessuno, solo delle donne. Poi mi raccontò la sua piccola vita, mi disse che il padre picchiava lui e sua madre. Mi sono meravigliata quando l'ho visto giocare con te".
"Da-davvero?"
"Si, ti prego portalo via da qua".
"Ma io non ci sono mai a casa".
"Spero che Ermal prenderà bene questa notizia".
"Quale notizia?" Mi giro e vedo Ermal con lo zaino e un bellissimo sorriso.
"Mi lasci da solo con lui?"
"Si".
"Ok" si allontana e chiude la porta.
"Cosa devo sapere?" Dice avvicinandosi.
"Tu mi vuoi bene?"
"Si, tanto, tu?"
"Anch'io, vedi io ho un lavoro che non mi permette di stare a casa. Ho deciso di fare una sorpresa ai bambini, ho incontrato te e..."
"Che hai?"
"Io domani alle dieci tornerò a casa".
"Da-davvero?"
"Si piccolo".
Ermal abbassa lo sguardo e il suo viso si riempe di lacrime.
"Ti prego non piangere".
"Ti prego non te ne andare? Io senza di te non posso fare nulla".
"Anch'io, senti appena avrò dei giorni liberi e ti verrò a trovare".
"Non sarà lo stesso". Appoggia la sua testa sulla mia spalla, io lo stringo a me e cerco di calmarlo.
"Staremo per sempre insieme".
"Promesso?"
"Promesso". Lo abbraccio e gli accarezzo i capelli.
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|| Mio figlio|| Metamoro
Fanfiction"Sempre sarai nella tasca destra in alto In un passo stanco dentro un salto in alto Che mette i brividi".