Firmai le carte che mi portò l'infermiera e uscì da quell'istituto, l'aria fredda di fine novembre iniziava a farsi sentire, stringo il mio cappotto nero, se non fosse per il Natale l'inverno non mi piace. Odio svegliarmi la mattina e andar a lavorare con tutto questo freddo, però se voglio portare la pagnotta a casa devo farlo, sopratutto adesso ne siamo due in casa.
Abbasso lo sguardo quando del freddo attorno alla mia mano.
"Papà aspettami!"
"Scusami ma non vedevo l'ora di uscire dall'ospedale".
Lo prendo in braccio, inizio a camminare fino al mio palazzo marrone/bordeaux scuro e sperare che i miei vicini non ci siano. Sopratutto Oddie, il loro pitbull nero. Metto la chiave nella serratura, la giro e non sento nulla, apro il portone ed entriamo.
"Chi è Paola?" Dice fermandosi davanti alla nostra porta.
"Nessuno amore", dico triste. Non riesco a dimenticarla, mi fa ancora male il mio cuore.
"Ok ma allora perchè c'è scritto a casa tua?"
"Nostra, da oggi in poi questa sarà casa nostra", apro la porta e lui entra.
"Visto che non abbiamo mangiato, ti va qualcosa?"
"Sisi", va in salotto, si siede sul mio divano arancione.
"Mi accendi la TV?"
"Si", mi avvicino alla televisioni e prendo i telecomandi.
"Allora con il tasto blu spegni la televisione e con quello rosso regoli il volume".
"Il verde?"
"Il tasto verde e per scegliere i film".
"Ok, papà cosa mi prepari?"
"Non lo so, ma tranquillo qualcosa metterai sotto i denti".
"Ok", prende il telecomando e mette qualche cartone.
Io apro il frigo, dovrei fare la spesa, prendo il prosciutto e mozzarella, forse so cosa preparare.
Cucino con le sigle dei cartoni animati, missà che mi dovrò abituare.
Taglio a pezzettini la mozzarella, oddio, ma Ermal la sa mangiare la mozzarella?
"Ermal".
"Si?"
"Ma tu la mozzarella la sai mangiare?"
"Si, però a pezzettini piccoli piccoli".
"Ok".
Riprendo il coltello e faccio dei piccoli cubetti, prima era Paola che cucinava adesso sono io, spero di non far bruciare tutto.
"Papà!"
"Mh?".
"Cosa stai cucinando?"
"Una ricetta che mi ha insegnato la mia mamma".
"Cosa?"
"Non posso dirtelo".
"Sarà buona?"
"Grazie che non credi in me", lo sento ridere.
"Dov'è il bagno?"
"È l'ultima porta". Sorrido e ritorno a cucinare.~ dopo qualche minuto ~
"Ermal a mangiare!" Gli urlo per farmi sentire.
"Arrivo!"
Appoggio i piatti sul tavolo, prendo i bicchieri e l'acqua.
"Ermal! Dai che si raffredda tutto". Mi affaccio e lo guardo, è appiccicato alla televisione, guarda un cartone e nel mentre muove la mano sinistra agitato su tutto quello che può succedere. Sorrido e torno in salotto, prendo i piatti e li porto di la.
"Buon appetito, amore".
"Grazie papà". Prende il piatto.
"Cosa vedi?"
"Zanna bianca". Appoggio la mia mano sulla sua gamba.
Appoggia il cibo sul piatto e si alza.
"Dove vai?"
"Ho sete", si avvicina al tavolo, si siede e prende il bicchiere, poi in punta di piedi apre il frigo.
"Aspetta", prendo la bottiglietta dell'acqua e il bicchiere e gli verso l'acqua.
"Grazie", sorride e si beve l'acqua.
Dopo aver finito di mangiare lotta con tutto se stesso per non addormentarsi ma è tutto inutile. Lo prendo in braccio.
"Andiamo a dormire".
"Non devo finire di vedere il film".
"Domani", lo porto in camera mia, lo appoggio sul letto matrimoniale.
"Buonanotte Ermal", gli lascio un bacio sulla fronte.
"Non dormi con me, papà?"
"Non ci entriamo nel letto e poi staremmo tutti e due scomodi".
"Dove dormi?"
"Sul divano".
"Ok, buonanotte".
"Notte" e esco dalla camera.
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|| Mio figlio|| Metamoro
Fanfiction"Sempre sarai nella tasca destra in alto In un passo stanco dentro un salto in alto Che mette i brividi".