Arriviamo in orfanotrofio, lui con un sorriso tra le labbra. Mi tiene dolcemente la mano. Sabrina ci sorride e accarezza la guancia di Ermal.
"Ti sei divertito?"
"Si".
"Bene, adesso vai a mangiare sennò si raffredda tutto".
"Ehm...non ho fame".
"Ok, allora puoi andare a giocare".
"Si".
"Giochi con me?"
"Va bene". Mi prende la mano e mi porta in camera sua e prende due peluche. Mi prende di nuovo la mano e mi fa correre in giardino.
"Qui non c'è mai un bambino, dicono che questo giardino è brutto perchè non ci sono i fiori".
"Io lo trovo bellissimo".
"Grazie, lo tengo sempre pulito e nessuno può entrare". Fa un sorriso.
"Bene, chi sono questi due bellissimi peluche?"
"Lui è Gigi è una piccola zembra, invece lei è Marika è una farfalla. Quale vuoi?"
"Uhm...prendo la farfalla".
"Va bene". Iniziano a giocare e per Ermal era la prima volta. Nessuno gioca con lui, dicono che le sue storie sono troppo noiose e che la sua voce è troppo stridula. Per sbaglio Fabrizio fa un piccolo sbadiglio.
"Ti annoio?"
"No piccolo, sono solo un po stanco".
"Sicuro? Guarda che puoi fare come gli altri".
"Tranquillo mi sto divertendo, dai cosa succede alla piccola Marika?"
"Boh". Ride.
"Che ne dici di fare una partita a pallone?"
"Mi piacerebbe ma non è mio quel pallone".
"Lo prendiamo solo in prestito, nessuno se ne accorge, fidati di me" gli sorrido e prendo il pallone.
Iniziamo a giocare e devo ammettere che quel marmocchio è davvero veloce e molto agile. Decido di fargli uno scherzo.
"Ok hai vinto, sono stanco". Dico con il fiatone.
"Che hai? Non ti senti bene?"
"No, mi gira un po la testa". Tutto spaventato mi ordina di sedermi e mi fa un massaggio. Cerco di non sorride, voglio vedere cosa fa.
"Ti fa ancora male la testa?"
"Un po".
"Aspetta" corre dentro e spero che non stia combinando qualche guaio.
Dopo due minuti esce con un bicchiere d'acqua.
"Tieni".
"Grazie" gli sorrido, che carino, mi ha fatto acqua e zucchero.
"Come ti senti?"
"Molto meglio". Riprendo la palla.
"Vieni a giocare?"
"No, non voglio farti del male".
"Non mi fai del male, anzi, mi fai del bene", lui sorride e mi prende la mano.
"Cosa sono questi?"
"Tatuaggi".
"Cosa sono?"
"Disegni sulla pelle".
"Ne voglio uno". Sorrido, lui ripassa con il suo piccolo dito uno dei miei tatuaggi. Lo prendo in braccio e gli lascio un bacio sulla sua morbida guancia.
Sento una goccia sui miei capelli. Prendo i peluche di Ermal e ritorniamo a casa.
"Perchè siamo rientrati?"
"Perchè sta per piovere".
"Si ma io mi annoio".
"Signorino tu devi fare i compiti". Arriva Sabrina.
"Uffa! Odio la scuola". Io scoppio a ridere.
"Se non è un problema, può fare i compiti con me".
"Va bene, basta che li fate veramente".
"Si" Ermal sorride e mi porta in camera sua e chiude la porta.
"Allora cosa devi fare?" Lui prende il suo diario rosso con disegnato topolino.
"Matematica, italiano e geografia".
"Bene, dove sono i libri?"
"Nello zaino". Prendo il suo zaino e prendo i libri e i quaderni.
"Allora, che ne dici se facciamo prima matematica, poi geografia e per rilassarci facciamo italiano?"
"Si, ma io matematica non la so fare".
"Ti aiuto" gli sorrido. Apre il quaderno e il libro, copia la traccia.
"Che si fa".
"Allora togliamoci quelle più difficili, in questo caso le divisioni, poi le moltiplicazioni e infine le sottrazioni".
"Allora, prima devo calcolare 12:34, poi 20-7 e poi 40×9, giusto?"
"Si", gli rovino i capelli e lui prende la penna inizia a calcolare.
"Ho fatto qualche errore?" Dice passandomi il quaderno.
"Ehm, no, sei stato bravissimo". Chiudo il quaderno e prendo geografia.
"Che devo fare?"
"Devi rispondere a queste sei domande".
"Ok, ma io conosco solo la capitale dell'Italia e dell'Albania".
"Ti aiuto io".
"Ok, la capitale della Germania qual è?
"Inizia con la B".
"B...B...Bologna?"
"No" rido.
"Dai, Be"
"Berlino?".
"Si".
Si sente un tuono, Ermal si spaventa e cerca di scappare. Ma essendo ancora troppo piccolo non arriva alla maniglia.
"Ehy vieni qua!"
"Mi fanno paura". Mi alzai e mi avvicinai a lui, lo presi in braccio e gli feci un sorriso. Lui si nasconde sotto al mio collo.
"Ci sono io". Passo una mano tra i suoi capelli.
"Ho tanta paura".
"Lo so, ma tu sei un ometto, sei più forte di un tuono".
"No, non è vero".
"Si invece, dai adesso finiamo i compiti cosi possiamo vederci un bel film".
"Ok", lo faccio sedere mentre io, metto le mie braccia attorno al suo collo e lo aiuto.
Anche se spaventato finisce i compiti e io scendo giù e prendo il mio borsone nero, si mi sono portato un borsone, prendo il mio tablet e ritorno da Ermal.
"Che film vediamo?"
"Ehm, decidi tu".
"Un cartone?" Prende il tablet e apre "Netflix", apre la categoria animazione e con il suo piccolo dito clicca un film.
"Va bene Robin Hood?"
"Si" clicca play e ci vediamo il film, metto un braccio attorno al suo piccolo corpo e lui prende la mia mano.
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|| Mio figlio|| Metamoro
Fanfiction"Sempre sarai nella tasca destra in alto In un passo stanco dentro un salto in alto Che mette i brividi".