17. Fly Away

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"Ciao Ash"
Perché era ancora lì?
Perché non me l'ero lasciata alle spalle dopo quella discussione?
Perché doveva ritornare e mandare la mia vita ancora più a puttane di quanto non lo fosse già? Perché?

"Cosa ci fai qui?" le chiesi lasciando trasparire chiaramente il mio disappunto nel vederla lì, davanti a me.
"Come stai?" mi domandò d'altro canto lei ignorando la mia domanda. Io la ignorai abbassando lo sguardo sul mio letto e sul mio corpo avvolto dalle lenzuola bianche.
Con la coda dell'occhio vidi che si avvicinò al mio letto, io istintivamente indietreggiai anche se ero seduto.

"Perché continui ad ignorarmi Ashton? Sai che se non fosse stato per me tu ora saresti ancora ad Hide Park svenuto su una panchina?"

Era stata lei ad avvisare i ragazzi? Beh, me lo sarei dovuto aspettare, in fondo c'eravamo solo io e lei in quel momento.

"Bene, vuoi che ti faccia un applauso per caso?" le chiesi sempre con quel tono da strafottente che ormai era diventato parte di me in quelle due settimane.
"Un 'grazie' sarebbe più che sufficiente" mi resse il gioco lei e io non potei non guardarla peggio.
"Vattene Bryana" le ordinai freddo indicandole la porta. Non ce la facevo più a vederla così maledettamente vicina a me. "Non voglio andarmene" si oppose lei sedendosi sulla sedia rigorosamente bianca, posta accanto al mio letto.

"Vattene, ti prego" le ripetei di nuovo guardandola dritta negli occhi.
Lei scosse la testa e cercò un contatto con la mia mano. Un contatto che io rifiutai seduta stante.
"Ashton come posso farti capire che ho sbagliato e che adesso voglio rimediare? Come posso far sì che tu mi creda?" gridò lei esasperata con di nuovo le guance bagnate dalle lacrime. "Io mi sono pentita, non volevo. E' stato solo un momento di debolezza che vorrei ci lasciassimo alle spalle, per favore" Non riuscivo a credere fino a che punto si stesse spingendo pur di vedermi soffrire per lei. Stava continuando a girare il dito nella piaga e la cosa faceva più male di una pugnalata dritta al petto.

Senza accorgermene cominciai a piangere anche io, ma non perché mi faceva male vederla così, ma perché mi faceva male il fatto che non riuscissi a farmela passare. Forse era perché non mi ero mai davvero innamorato di qualcuna. Non mi ero mai sentito come mi ero sentito quando stavo con Bryana, quando la baciavo e quando facevamo l'amore. Nessuna mi aveva mai fatto sentire in quel modo.
Probabilmente era per quello che non riuscivo a dimenticare lei e tutto il male che mi aveva fatto.

"Perché non mi hai cercato prima allora? Perché non hai cercato di riparare al danno appena lo avevi commesso?" le chiesi alzando leggermente la voce anche se usciva rotta a causa dei ripetuti singhiozzi. "Tanto non avrebbe cambiato nulla" continuai guardandola con amarezza.
Lei fece per parlare, ma la interruppi ripetendole per la terza volta che volevo che se ne andasse, che mi lasciasse in pace una volta per tutte, perché lei non meritava le mie lacrime, non meritava il mio dolore, non meritava proprio un cazzo di me, ma lei non si mosse di un centimetro dalla sedia in cui era seduta.

"Per caso sei diventata sorda?"

Sia io che la bionda ci girammo appena sentimmo qualcuno pronunciare quella frase. Quando vidi che era stata proprio Leslie a pronunciarla, le sorrisi con sincerità. Non ero mai stato più felice di averla vista.
Bryana la guardò sconvolta e poi guardò il sottoscritto quasi a volermi dire di fare qualcosa, che magari la cacciassi e che ci lasciasse finire la nostra discussione, ma quella era proprio l'ultima cosa che avrei voluto fare.

"Esci da questa stanza Bryana" e stavolta entrarono anche i ragazzi nella mia camera. Sorrisi a tutti quanti. Dopotutto quello che gli avevo detto erano rimasti con me. Erano rimasti e non se ne sarebbero andati. Erano la mia famiglia. Per una volta, dopo tanto tempo, sentii uno strano calore all'altezza del petto.

Photograph • Ashton IrwinDove le storie prendono vita. Scoprilo ora